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Svantaggio sociale e disadattamento

Il disadattamento sociale e scolastico è correlato allo svantaggio socioculturale, alla povertà, a un basso q.i. Il progetto più conosciuto per la prevenzione dei rischi connessi alle carenze socio-ambientali è l'Head Start (cominciare dall'inizio), cui fece seguito l'Home Start. Questo coinvolgeva i bambini per otto settimane presso asili in cui erano proposte attività per lo sviluppo psicomotorio, cognitivo e del linguaggio. Partecipavano anche i genitori che miglioravano l'alimentazione e le condizioni igieniche a casa. I limiti sono legati all'impossibilità di evidenziare benefici a lungo termine se non si mantenevano i bambini in un ambiente educativo di buon livello. La soluzione fu quella di coinvolgere in modo più sistematico i genitori (Bronfenbrenner: intervento ecologico). Sembrerebbe che i parent training possano compensare le carenze della stimolazione dei primi anni di vita.

annidi vita.Lutzker propone un approccio "eco comportamentale" per insegnare agli adulti le abilità necessarie per accudire i figli ed evitare le difficoltà quotidiane che possono scatenare la negligenza e l'abuso.

Il programma è articolato:

  • training sulla relazione genitore-figlio per favorire la compliance
  • sulle abilità di base
  • pediatria comportamentale
  • riduzione dello stress dei genitori
  • problem solving

Il p.t. sarebbe un intervento settoriale limitato; modifica alcune attività dei genitori che incidono sullo sviluppo dei bambini.

Alcuni bambini presentano difficoltà di adattamento sociale. Oltre a non rispettare le regole comuni, possono mostrare reazioni sproporzionate agli eventi e indifferenza rispetto alle conseguenze dei propri comportamenti; non provano sentimento di rimorso. In alcuni casi si possono mostrare divertiti, compiaciuti.

Patterson propone un modello che analizza l'origine di questi problemi e che

Prende in esame gli effetti multipli di diversi fattori di rischio - ciclo della coercizione. I punti chiave di questo processo sono:

  • influenza reciproca genitore-bambino
  • effetti del rinforzamento negativo
  • escalation di intensità dei comportamenti

Le interazioni familiari possono diventare un contesto per l'apprendimento di comportamenti antisociali.

Il p.t. si propone di rompere questo processo coercitivo, ma è necessario un intervento precoce.

Metodi inefficaci di disciplina:

  • comportamento verbale del genitore
  • ricorso alla punizione
  • rinforzamento (nel caso in cui viene prestata attenzione ai comportamenti da eliminare)
  • permissività
  • incoerenza

I programmi preventivi hanno lo scopo di evitare che i comportamenti antisociali si sviluppino con i familiari e dopo si estendano a scuola con insegnanti e coetanei, dove sarebbe difficile recuperare i comportamenti antisociali. Non tutti i genitori rispondono al trattamento, perché non vogliono prenderne parte.

o perché il p.t. non risolve problemi sociali e psicologici che possono affliggere la famiglia. Il p.t. di Patterson per bambini e ragazzi si propone di evitare il ricorso all'istituto, tentando la via del recupero sociale a partire dalla famiglia. L'intervento dura circa 4 mesi e si svolge in gruppo (20-30 ore. È previsto follow-up per il mantenimento a 3, 6 e 12 mesi dalla fine del programma). Affronta 5 strategie: - identificazione e osservazione dei comportamenti - contrattazione delle contingenze, rinforzamento dei comportamenti positivi - gestione dei comportamenti inadeguati secondo la loro gravità (costo della risposta, time out) - supervisione e controllo del bambino quando è lontano da casa - problem solving e negoziazione Oltre le tecniche: genitori come risorse Le convinzioni dei genitori rispetto alle proprie capacità educative hanno una grande influenza sui comportamenti concreti con i figli. La funzione genitoriale comprende anche un

Sistema di idee e aspettative che influenzano il modo di agire. Gli psicologi comportamentali ritengono che molte interazioni siano fortemente complesse: lo sforzo empirico è quello di analizzarle in termini di scambi funzionali.

Autoefficacia educativa: possesso di capacità necessarie alla cura e all'educazione dei figli; esercizio valido del ruolo genitoriale. Si tratta di efficacia percepita, rappresenta un costrutto difficile da circoscrivere. Include diversi domini, strettamente interconnessi, come competenza e soddisfazione. Autori hanno proposto strumenti per valutarla: scala del "Senso di competenza della cura dei figli".

Il senso dell'efficacia genitoriale sembra agire anche negativamente, in genitori che non si ritengono competenti.

Attribuzione delle cause agli eventi: le cause possono essere individuate all'interno o all'esterno dell'individuo e possono essere considerate transitorie o stabili. Comprendere quale

sial'orientamento cognitivo dei genitori è importante ai fini del cambiamento. Compito del consulente sarà quello di bilanciare in maniera realistica le aspettative riguardo i possibili successi ed il peso delle responsabilità degli adulti. È opportuno che la realizzazione de p.t. sia preceduta da una valutazione delle credenze e delle aspettative genitoriali che potrebbero essere di ostacolo al cambiamento. Critiche al p.t.: pretesa che la soluzione tecnica come l'unica praticabile (porta ad accentuare passività dei genitori, attribuzione del fallimento a una errata attuazione del programma da parte dei genitori); condivisione dell'idea che il p.t. sia un rimedio proponibile per tutti i genitori, e sempre efficace. Anche se un programma è focalizzato su comportamenti osservabili e circoscritti non viene escluso che il processo di cambiamento, per i bambini e i genitori, sia più globale e riguardi le emozioni, gli atteggiamenti.

E le modalità comunicative. Il metodo comportamentale dà consigli pratici e insegna l'uso di tecniche che possono garantire un risultato positivo. La psicoanalisi lo critica: i metodi sembrano incidere solo a livello superficiale, trasformando i comportamenti senza rimuovere le cause inconsce all'origine del problema. L'analisi comportamentale puntualizza che non sempre i programmi sono efficaci; vi sono condizioni in cui il p.t. non può dare risultati attesi o può essere sconsigliato. L'obiettivo del professionista è quello di aiutare i genitori a riprendere il controllo della situazione a casa, insegnando loro come modificare antecedenti e conseguenti del comportamento del bambino. Alle volte può correre il rischio di soffermarsi sugli aspetti tecnici fornendo ai genitori il programma ignorando l'individualità della famiglia. Qualunque p.t. è collaborativo. Deve esistere un dualismo tra famiglia e professionista.

Lepotenziali barriere che lo ostacolano sono:

  • credenze negative sui genitori
  • trascurare il funzionamento della famiglia
  • differenze razziali e culturali, nelle norme sociali, nei ruoli e nelle strutture familiari
  • visioni discrepanti sulla funzione genitoriale

Storia internazionale genitore-bambino Psicologo consulente

Genitore esperto dei problemi del suo bambino Esperto dei problemi clinici dello sviluppo

Conoscenza unica della situazione Conoscenze generali

Messa in comune delle competenze

Collaborazione

Proposte ai genitori

La relazione deve essere simmetrica e paritetica. Se i familiari possono essere ascoltati e possonoesprimere le loro perplessità, aumenta la loro fiducia in relazione ai problemi educativi. L’efficaciadi un approccio collaborativo riduce i conflitti e le incomprensioni, mentre aumenta l’impegno e lamotivazione.

Il p.t. poggia sulla nozione di empowrment: promuove l’autonomia a partire dall’esperienza deigenitori stessi, stimolando la

modificazione di atteggiamenti e la ricerca di soluzioni. La Consulenza individuale Auerbach: obiettivi della consulenza educativa o parent education - far conoscere i principali temi dello sviluppo infantile - chiarire il ruolo e l'influenza che gli adulti possono svolgere - aumentare la capacità di analisi delle situazioni ordinarie Due approcci fanno da sfondo alla maggior parte degli interventi di parent education: - counselling riflessivo: privilegia costrutti come l'empatia e la consapevolezza dei sentimenti - approccio comportamentale: si sofferma sui comportamenti osservabili dei genitori per spiegare come influenzano quelli dei figli e viceversa Sequenza tipica dei p.t.: - identificare il problema e descriverlo in termini comportamentali: l'indagine con i genitori (colloqui o test) consente di raccogliere molte informazioni. - L'assessment funzionale privilegia la rilevazione diretta delle abilità e delle pratiche dei genitori e lo strumento principe.è l’osservazione in contesti ecologici. Le routine familiari rappresentano un utile chiave di lettura delle interazioni tra genitori e figli; sono utili per l’individualizzazione dell’intervento. - decidere quale problema affrontare per primo - condurre un’analisi funzionale del problema: permette di scomporre le sequenze in: - eventi antecedenti - comportamenti del bambino - eventi conseguenti - situazione - assicurarsi che i genitori possiedano abilità necessarie a svolgere l’intervento - definire il piano dell’intervento: la fase operativa si realizza attraverso una negoziazione del piano dell’intervento - selezionare gli obiettivi (le attività procedono “a piccoli passi” e i cambiamenti non possono essere rapidi e completi) - discutere le alternative e scegliere le tecniche (in genere viene richiesta una combinazione di tecniche quali: fading, shaping, rinforzamento, modeling, role playing) - mettere inatto il programma: assessment dei rinforzatori, token economy- registrare i progressi: monitoraggio e verifica (il genitore è il primo ad avere un feedback circa l'efficacia dell'intervento, sono effettuate periodiche osservazioni per controllare che gli eventuali progressi siamo duraturi)- rivedere il programma se risulta inefficace- assicurarsi della generalizzazione e del mantenimento del programma: tale punto spesso viene trascurato. Per quanto concerne il perdurare dei risultati nel tempo, i genitori devono sapere dell'importanza di continuare ad applicare le strategie educative NB: una volta eliminato il problema originario, il rapporto con la famiglia dovrebbe cessare, anche se i genitori sanno che possono continuare a rivolgersi al consulente se subentrano nuove difficoltà. I Gruppi Educativi La mancanza di criteri rigorosi per documentare la validità e l'efficacia dell'intervento risulta essere
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Publisher
A.A. 2012-2013
9 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Murdaca Anna Maria.