Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 4
Psicologia dell'educazione Pag. 1
1 su 4
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Difficoltà scolastiche nei bambini

Ci sono bambini che non mostrano nessuna particolare difficoltà sin dall'inizio, altri che devono superare una fase iniziale di disagio ed incertezza, altri, invece, che non sono in grado affrontare e sostenere i compiti che la scuola pone sia sul piano cognitivo che sul piano sociale.

Il bambino che manifesta maggiori difficoltà può presentare diversi sintomi quali: pigrizia nell'alzarsi dal letto, vestirsi, fare colazione, mal di pancia, nausea, vomito, inappetenza, mal di testa, forti resistenze e proteste nel momento di varcare il cancello della scuola, in classe piange e chiede di tornare a casa.

Nei casi più difficili si può innescare un intenso rifiuto per la scuola, situazione caratterizzata da una forte ansia e disagio che manifesta il bambino nel momento di andare a scuola. Spesso i disturbi spariscono nel fine settimana o durante le vacanze.

Il rifiuto per la scuola, alcune volte, si manifesta dopo un primo periodo di normale

Inserimento, quando il bambino inizia a rendersi conto della realtà della scuola, degli impegni che prevede, del dover stare lontano da casa per un certo periodo di tempo durante la giornata. Infatti, i fattori in grado scatenare questo disturbo, possono essere anche l'immaturità affettiva e l'ansia di separazione.

Le motivazioni che sono alla base del rifiuto della scuola sono molteplici, oltre a quelle già riportate, vanno presi in considerazione i fattori legati all'ansia di imparare, alle difficoltà di approccio con lo studio che comportano la sperimentazione del fallimento, e l'incapacità del bambino a sopportare le frustrazioni, o tollerare gli insuccessi, ciò può sviluppare un senso di inadeguatezza, il pensiero di non corrispondere alle aspettative dei genitori e/o degli insegnanti.

Un'altra difficoltà è data dal dover stare per molto seduti al banco, per cui alcuni bambini manifestano sintomi di irrequietezza.

nonché nelle dinamiche familiari e scolastiche. Per quanto riguarda i comportamenti inadeguati e il disimpegno, è importante considerare che spesso sono l'espressione di disagi affettivi e relazionali. I bambini che hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri possono manifestare problemi di adattamento sociale e di gestione delle emozioni. È fondamentale distinguere l'insuccesso scolastico dalla flessione nel rendimento. Nel caso della flessione, si osserva un periodo di scolarità soddisfacente prima che compaiano i segni di una diminuzione delle prestazioni. Questo può essere interpretato come una risposta a difficoltà di varia origine. Le cause della flessione del rendimento possono essere molteplici e spesso si verificano in combinazione tra loro. È importante indagare sulle caratteristiche individuali del soggetto, nonché sulle dinamiche familiari e scolastiche, al fine di comprendere le origini del problema. In conclusione, è necessario considerare diversi fattori per comprendere le difficoltà scolastiche dei bambini, tra cui i comportamenti inadeguati, il disimpegno e i problemi di relazione. Solo attraverso un'analisi approfondita è possibile individuare le cause e intervenire in modo adeguato.

Nell'ambiente scolastico e in quello familiare.

Dispersione Scolastica

Con il termine dispersione scolastica si intende di solito una serie di eventi che determinano interruzioni e rallentamenti nell'iter scolastico.

E' un fenomeno complesso, i cui elementi principali sono la mancata iscrizione, la ripetenza, il ritardo, l'abbandono, l'insuccesso scolastico.

La dispersione scolastica non si manifesta ed identifica unicamente con l'abbandono.

Le cause della dispersione scolastica non sono solo quelle attribuibili all'ambiente socio-economico e al disagio personale; in moltissimi casi il distacco dalla scuola, infatti, non avviene con l'abbandono, ma con la disaffezione, il disinteresse, la demotivazione, noia, mancanza di esperienze positive. Tali manifestazioni si basano spesso su difficoltà d'apprendimento e su una carriera scolastica vissuta più come obbligo esterno (familiare, sociale), che come una motivazione interna bisogno di affermazione.

crescita, acquisizione di conoscenze, capacità per realizzarsi come persona. Per questo motivo è importante considerare l'alunno nella sua globalità, tenendo conto del livello di maturità raggiunto, della relazione fra dimensione emotiva e cognitiva, delle risorse e dei limiti personali, del contesto relazionale in cui è inserito.

Tecnica delle interviste appaiate

Per studiare le relazioni genitori-adolescenti, i metodi di ricerca devono soddisfare due criteri generali ma correlati;

  1. devono consentire una interpretazione relazionale
  2. devono essere sensibili all'andamento mutevole della relazione soprattutto su aspetti come conflitto indipendenza e interdipendenza.

Dopo metodi di intervista singola o osservazione diretta di una famiglia in una situazione di problem solving da parte di un osservatore interno, Honess e Lintern hanno sviluppato una nuova procedura chiamata strategia dell'intervista appaiata, qui genitori e figli vengono

intervistati separatamente sugli stessi argomenti in modo da poter confrontare direttamente le loro risposte. Successivamente ogni frase del genitore viene classificata in aree, individuate su contenuti emersi come significativi nelle interviste degli adolescenti. Poi le frasi sono codificate secondo le seguenti categorie relazionali: 1. Mutualità positiva: genitori e figli accettano come appropriati per sé i sentimenti e le azioni reciproche. 2. Mutualità negativa: entrambi affermano che ci sono tensioni nelle stesse aree. 3. Discrepanza: genitori e figli si contraddicono l'un l'altro su ciò che ciascuno offre alla relazione. 4. Prospettiva individuale positiva: il genitore menziona aspetti positivi o sostegni che offre al figlio che però il figlio non menziona. 5. Prospettiva individuale negativa: è solo il genitore che evidenzia aree di tensione o problematiche relazionali con il figlio che però il figlio non menziona. Gli effetti psicologici del

Gli effetti del lavoro sugli adolescenti possono essere positivi o negativi.

Effetti Positivi sono lo sviluppo delle capacità di impegnarsi e di applicarsi in compiti assegnati, la fiducia in se stessi, atteggiamenti positivi verso il lavoro, assunzione di responsabilità, comportamenti apprezzati in ambito lavorativo come puntualità, disponibilità, acquisizione di indipendenza, capacità di risolvere problemi, l'abilità di stare con gli adulti.

Effetti Negativi sono un generale peggioramento delle prestazioni e una riduzione del coinvolgimento extra curriculare, diminuzione dei contatti con i vecchi amici e familiari, uso di sigarette, droga e alcool mostrano il rischio per l'integrità psicofisica e si associano ad atteggiamenti negativi verso il lavorare come sentirsi inutile, svalutando quello che si apprende, non considerare possibili connessioni tra il lavoro e le conoscenze scolastiche, le.

Le attività del tempo libero subiscono scarsi effetti sui progetti occupazionali a lungo termine.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Murdaca Anna Maria.