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Il Sé e l'organismo nella valutazione sociale
Il Sé è il se stesso che si sviluppa interagendo con gli altri e comporta la coscienza di chi si è, basato sulla valutazione sociale. L'organismo è la totalità della persona, intesa come un insieme di bisogni innati, sociali ed emozioni. Principalmente si presenta un bisogno di considerazione positiva, essere accettati e valorizzati da altri. Il Sé ideale è quello che si vorrebbe essere, cioè quello che si vuole diventare. Se i vari bisogni sono appagati in modo accettabile il Sé è congruente con l'organismo. Al contrario si innescano conflitti interni, autorifiuto, autoestraneità, si scatena ostilità rivolta verso tutti. Nel caso che vi sia un incongruenza tra il Sé e il Sé ideale si produce uno squilibrio tra i due. L'organismo tende all'autorealizzazione, si tende a raggiungere un'autonomia. Rogers espone una terapia come processo rivolto a liberare la persona dai.propri ostacoli. Questo può avvenire solo se nell'operatore vi è l'accettazione (concezione positiva del soggetto, istaurare un rapporto da persona a persona); autenticità (non nascondere i propri sentimenti, apparire quello che si è); empatia (accettare l'altro, comprendere). La tecnica è il dialogo non direttivo (libertà ed autonomia individuale nel rapporto operatore/persona). Fondamentale è la comunicazione verbale, non vi devono essere ostacoli. Il dialogo deve essere fatto su contenuti ed esperienze coscienti. Non si valuta il passato (esperienze infantili), ma solo dal presente alle scelte per il futuro. Intervenire attivamente nel colloquio, visualizzare diversi punti di vista. Il ragazzo trascorre al di fuori della famiglia tempi sempre più lunghi. La voglia di uscire è data da: l'interesse per i coetanei, le loro attività, il loro modo di essere e di pensare; la consapevolezza dellad'accordo. Questo può portare a una mancanza di comunicazione e comprensione tra la generazione dei genitori e quella dei figli. I genitori spesso non riescono a capire che i loro figli stanno cercando di diventare indipendenti e autonomi. Vedono ancora i loro figli come bambini e cercano di influenzarli. Questa è la fase in cui i ragazzi criticano i loro genitori, rifiutano le manifestazioni di affetto e dicono di non aver bisogno del loro aiuto. Rimproverano i genitori perché non cercano di capirli quando sono in difficoltà e non vedono in loro un potenziale punto di riferimento. Inoltre, i genitori sono spesso perplessi di fronte ai comportamenti contraddittori dei loro figli adolescenti e non riescono a capirli. A volte i ragazzi cercano un adulto estraneo che possa ascoltarli e dare loro consigli, perché sentono che i loro genitori non li ascoltano quando non sono d'accordo con loro.più utile, senza poi sentirsi in colpa se questo adulto fosse un genitore.
Il rapporto tra genitori ed adolescenti, non è facile anche per i genitori, in quanto richiede una grande capacità di adattamento: di far evolvere un rapporto bambino-adulto a un rapporto adulto-adulto.
Nell'adolescenza vi è la ricerca della propria autonomia, staccandosi dalla famiglia. Questa è una fase inizialmente ambigua, poiché il ragazzo ha il desiderio di essere autonomo, quindi provare sensazioni di gioia nel conquistarla, ma nello stesso tempo ha la necessità di soddisfare il bisogno di sicurezza, che solo la famiglia può dargli.
L'istaurare dei rapporti con dei coetanei porta alla soddisfazione di diversi bisogni:
- scoprire di non essere l'unico a desiderare l'autonomia dall'adulto
- trovare chi condivide le stesse problematiche, quindi si sente "capito"
- la ricerca di sincerità e critica
la ricerca di un modello a cui ispirarsi, complementare alla sua personalità.
Per l'adolescente, l'amicizia riveste un ruolo importante, di esclusività e di permissività per cui difficilmente è permesso ad un terzo entrare in confidenza stretta in una coppia di amici senza suscitare conflittualità e tensioni.
La necessità di appartenenza ad un gruppo risponde ad avere "l'amico del cuore" per cui c'è condivisione, sicurezza, disponibilità ad accettare con molta facilità le abitudini e le modi in cui esso si trova.
Il ragazzo all'interno del gruppo, in parte si dedica con altruismo alle relazioni, più sensibile alle reazioni altrui, ma dall'altro canto riveste sul gruppo i suoi problemi e desideri sugli altri ed è alla ricerca di una condizione individuale, libera da legami e dipendenze sociali ed affettive.
Solo nella tarda adolescenza che il ragazzo impara ad
Essere autonomo e fronteggiare da solo le situazioni che si presentano ed essere più critico sul comportamento altrui. Tra le problematiche dell'inserimento del ragazzo al gruppo troviamo il bullismo e l'emarginazione. Per bullismo si intende il fenomeno di prepotenza fra bambini e ragazzi attraverso ingiustizie ed atti aggressivi e persecutori di vario tipo. Secondo Bandura, l'aggressività si forma attraverso l'osservazione, l'imitazione, la memorizzazione e la riproduzione del comportamento di un modello. L'identificazione può scattare principalmente perché il modello ha successo (identificazione vicaria) oppure perché generalmente si tende ad imitare chi è più simile a noi. L'ambiente più elettivo è la scuola. In questo fenomeno troviamo la vittima: incapace di difendersi dalla prepotenza del suo persecutore, quindi figura più debole, ansiosa ed insicura passiva e remissiva.
nei confronti degli altricompagni;persecutore: è strettamente la figura del bullo, in genere sono studenti più grandi di età, più robusti fisicamente. La relazione che istaura sulla vittima rimane stabile nel tempo
l'aiutante del bullo
il sostenitore del bullo
l'indifferente
il difensore della vittima
I fattori più importanti sembrano legati:
al tipo di personalità dei persecutori
al tipo di personalità delle vittime
all'educazione ricevuta dai genitori
all'atteggiamento ed al comportamento degli insegnanti
ai rituali che si creano all'interno della classe
Tipico nel bullo è la mancanza di empatia (capacità d'immedesimarsi in un'altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d'animo), infatti sono ragazzi/e impulsivi ed aggressivi. Le loro madri tendono ad essere indifferenti e poco affettuosi; si mostrano permissivi del loro comportamento
aggressivo e nello stesso tempo sono autoritari ericorrono alle punizioni fisiche. In genere da adulti, le vittime diventano persone insicure e portati a deprimesi, mentre ibulli sviluppano degli atteggiamenti antisociali. Le strategie utili per contrastare il bullismo, sono inserite nell'ambito scolastico nel suocomplesso, ma in particolare rivolte alla classe. In Italia vi è una sperimentazione incorso, per tale problema. E' stato predisposto un piano biennale di attività che prevedel'analisi e la discussione di brani letterari scelti apposta per lo scopo, attività teatrali edi role playing (giochi di ruolo) e la proiezione di realizzazione di filmati. Prima e dopotale lavoro di sensibilizzazione sono stati somministrati dei questionari in cuisegnalassero i nomi dei persecutori e delle vittime presenti nella scuola. Questo lavoro ha portato un'aumentata sensibilità verso il problema e la diminuzionedell'omertà verso i.prepotenti. Altro problema che si presenta in maniera sempre più crescente è la bulimia e l'anoressia. Vi è un tentativo di congelare l'evolvere del tempo, vuol dire non crescere per l'individuo e per la sua famiglia non accettare le trasformazioni che al suo interno il tempo produce. Prendendo in esame la nostra società, possiamo considerare il disturbo alimentare come un "disturbo etnico". Forte è l'influenza dei mass-media in quanto si evidenziano spot pubblicitari contrastanti: una parte presenta un invito a mangiare golosità di ogni tipo e dall'altra presenta un modello di persone magre, specialmente per quanto riguarda le donne. In effetti nella nostra società, la donna è alla ricerca di una nuova identità, relazione con l'uomo basato sull'autonomia ed autorealizzazione. Per realizzare ciò, si crede che un bel corpo curato, asciutto ed efficiente, sembra un
Freud parla che ogni disagio psichico porta ad un vantaggio secondario, per l'adolescente il rifiuto del cibo è un modo di esprimere il rifiuto del mondo genitoriale, in particolare la figura materna (prima procacciatrice di cibo); dall'altro canto è un modo per "congelare" l'infanzia e il bisogno di dipendenza che un bambino può avere.
Palazzoni parla di "stallo di coppia" quando l'insoddisfazione genitoriale porta a instrumentalizzare la figlia (gioco
d'istigazione) che di conseguenza ricorre al rifiuto del cibo per reclamare, anche se