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FASI DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ

La prima infanzia

Fase pre-natale

La vita non comincia con la nascita. Il cuore del feto comincia a battere verso la 6a settimana dopo il concepimento. Verso le 20 settimane si costituisce il cervello, coi suoi 12 miliardi di cellule nervose. A partire dal 3o mese risponde con movimenti globali alle stimolazioni interne legate al suo sviluppo (vedi l'alternanza di attività motoria e di riposo). Al 6o mese può rispondere a stimolazioni esterne (p.es. suono/rumore). Un neonato prematuro di 6 mesi è capace di succhiare-inghiottire-reagire diversamente ai sapori salati/dolci-reagire a stimoli olfattivi. Molto prima della nascita è sensibile, a livello cutaneo, alla pressione, al dolore e calore. È stato dimostrato che in questa fase tutte le condizioni di grave e prolungato stress, ansia, frustrazione, denutrizione della madre possono determinare nel feto paralisi cerebrale, epilessia, deficienza.

mentale, disturbi del comportamento, difficoltà di apprendimento. Conseguenze queste rilevabili solo dopo la nascita. Fase neo-natale La nascita rappresenta un trauma (a causa delle pressioni-contrazioni dell'utero), una metamorfosi (da un ambiente liquido a uno gassoso): è il passaggio da un'esistenza "parassitaria", condotta in un ambiente relativamente stabile e regolato, ad un'esistenza autonoma dal punto di vista fisiologico, condotta in un ambiente molto meno protetto e molto più variabile. Il passaggio avviene in un tempo piuttosto breve e richiede al neonato certe risorse e certi sforzi di rapido adattamento. Il neonato già possiede uno stato di sensibilità generica relativamente al piacere-dolore e all'aumento-diminuzione delle tensioni, ma si difende dagli stimoli esterni oltre che col sonno, anche col fatto che la sua soglia percettiva esclude gran parte del mondo esterno dal suo mondo privato. Per il neonato

Non esiste ancora differenza tra ciò che proviene da lui ed è interno, e ciò che proviene dall'esterno. Il bambino vede ma non percepisce: non sa che cosa vede, in quanto per lui non esiste tempo-spazio-causa-relazione di qualsiasi genere.

Il neonato reagisce alla luce sin dall'inizio, anche se non è in grado di focalizzare gli oggetti né di percepirli secondo le normali coordinate spaziali (a 3 settimane può fissare un oggetto ma solo a due mesi può seguirne uno spostamento lento). Gli stimoli uditivi sono poco avvertiti, a meno che non superino certi valori d'intensità.

Il neonato risponde col riflesso di suzione a stimoli dolci, con smorfie, pianto o alterazione del ritmo respiratorio a stimoli salati-amari. Il freddo provoca il pianto. Dà prova di sensibilità tattile soprattutto nella testa e intorno alla bocca. La stimolazione del palmo della mano (con un oggetto-dito) provoca il riflesso di presa.

È capace di poppare-inghiottire-vomitare-sbadigliare-starnutire-singhiozzare-volgere la testa per respirare meglio o per allontanare uno stimolo disturbante, ecc. Insomma è provvisto di tutto un corredo senso-motorio pronto a entrare in azione, anche se non possiede alcun quadro di riferimento in cui collocare le impressioni ricevute.

Rapporto con la madre

L'esperienza vitale del neonato non è che un ciclo continuo di accumulo-scarico di tensione: l'accumulo a causa dei bisogni primari di alimentazione-calore-riposo; lo scarico invece corrisponde al loro soddisfacimento che produce quiete.

La soddisfazione dei bisogni del bambino è affidata totalmente al mondo esterno e in particolare alla madre, sul piano sia fisiologico che psicologico. La madre rappresenta il primo "IO" del bambino e, nel contempo, la prima persona ch'egli gradualmente (soprattutto a partire dal 3o mese) considera diversa da sé (ad es., risponde col sorriso).

al sorriso della madre, pur non conoscendo ancora il proprio viso, oppure reagisce alle voci emettendo suoni). Erotismo primario: fase orale La psicanalisi ha osservato che la suzione non è solo in rapporto con la fame ma anche col piacere. I bambini infatti succhiano anche quando sono sazi o durante il sonno. Ovvero il piacere della suzione, originariamente connesso all'ingestione del latte, diventa una forma di attività edonistica fine a se stessa. La bocca, per la psicanalisi, è anche una zona erogena che origina sensazioni di tipo erotico. Questa tendenza erotica infantile coincide con la fase orale. Si ha una conferma di questo, secondo la psicanalisi, ogni volta che il bambino porta alla bocca gli oggetti che vuole conoscere: in tal modo egli se ne appropria. Dalla fase narcisistica al rapporto oggettivo All'inizio il bambino è caratterizzato da uno spiccato egocentrismo (fase narcisistica), il quale non gli permette di possedere un vero rapporto oggettivo.

Sentimento della realtà esterna. Un vero e proprio "IO" del bambino non esiste in questa fase, poiché non c'è consapevolezza di sé se manca quella della realtà esterna, cioè degli altri.

Il motivo per cui il bambino è costretto ad assumere questa consapevolezza oggettiva dipende dal fatto che non sempre i suoi bisogni primari vengono immediatamente soddisfatti. Il ritardo fa acquisire al bambino il limite della sua onnipotenza e gli fa ammettere l'esistenza di una realtà esterna.

Gli inizi della socialità del bambino corrispondono alla comparsa della risposta-sorriso; poi si verifica il dispiacere quando viene lasciato solo; più tardi subentra il dispiacere quando viene privato di un oggetto. Tra i cinque e i sette mesi sa distinguere la mimica degli adulti, cioè reagisce in modo differente secondo che l'adulto sia arrabbiato o sorridente. A partire dai sei mesi mostra interesse per i

giochi di imitazione(ad es. "cucù"), è contenuto di riconoscersi davanti allo specchio (il che gli permette di distinguersi dagli altri). d) All'età di sei mesi, tuttavia, i contatti sociali coi suoi coetanei sono negativi: o non presta loro alcuna attenzione o li tratta come oggetti, mentre verso i nove mesi s'interessa di loro in funzione delle cose che possiedono. e) Verso l'ottavo mese reagisce positivamente ai volti familiari e negativamente a quelli estranei. Si serve, quando è solo o ha fame o sta per addormentarsi, di oggetti transizionali (ad es. una coperta, un oggetto particolare) per sostituire la figura materna quando essa è assente: si tratta di un'esperienza illusoria ma gratificante, perché il bambino la può facilmente controllare. Peraltro, grazie all'uso fantastico di questi oggetti nasce l'esigenza del gioco con oggetti familiari. f) È stato dimostrato che con un rapporto iperprotettivo,

Il bambino non si abitua all'angoscia del distacco dalla madre, per cui non compie uno sforzo transizionale. Ciò significa che la sua dipendenza è assoluta e che la separazione dalla madre, anche temporanea, gli può scatenare ansie persecutorie. Viceversa, se il rapporto madre-figlio è molto scarso, il bambino tende ad accentuare notevolmente i suoi sforzi transizionali (simbolici), al punto di essere incapace di una normale comunicativa.

La frustrazione quindi, entro certi limiti, è necessaria alla crescita del bambino, in quanto gli permette di superare il suo narcisismo e di orientarsi verso il mondo esterno.

La seconda infanzia

La seconda fase dello sviluppo infantile va, all'incirca, dalla fine del primo anno all'inizio del sesto. Si tende a suddividere questa fase in due momenti: il primo va da uno a tre anni (fase anale), il secondo da tre a sei anni (fase fallica).

Conquista dell'autonomia

  1. La conquista della deambulazione, allo

Scadere del Io anno, conferisce al bambino un principio di indipendenza. Progressivamente si sviluppa la motricità (oltre a camminare, in questa fase si mantiene pulito, è disciplinato nell'alimentazione -se educato-, controlla gli sfinteri, usa come primo mezzo di locomozione il triciclo, progrediscono nel complesso la prensione e la manipolazione. Il gioco resta la sua attività principale).

Sviluppa anche la fonazione: quanto più aumenta la facilità comunicativa ed espressiva, tanto più aumenta la possibilità della maturità personale. Ha la sensazione del potere quasi magico della parola: per lui conoscere il nome di una cosa significa impadronirsene; di qui l'insistenza con cui chiede il nome degli oggetti. Tuttavia l'aspetto cognitivo è subordinato a quello affettivo (p.es. il bambino usa nei suoi giochi qualunque oggetto per qualunque scopo).

Il bambino non è del tutto consapevole della propria individualità.

Inizia adesso ad acquisire il senso della realtà e ad elaborare le prime forme di giudizio. Si accorge che la sua dipendenza dalla madre diminuisce. Impara a sopportare per periodi sempre più lunghi l'accumulo della tensione. Vive una situazione conflittuale fra il desiderio di agire autonomamente e lo stato di dipendenza dagli altri.

Fase anale

La zona anale sarebbe quella ove viene localizzata la libido nel primo periodo. Ossia la parte del corpo che acquista maggiore importanza nei contatti con l'ambiente sarebbe l'intestino con le sue funzioni escretorie ("trattenere" o "espellere" le feci avrebbero contemporaneamente un effetto di soddisfazione o insoddisfazione nei riguardi del mondo esterno). Il bambino si rende conto che non può più evacuare appena ne sente il bisogno: egli cioè si scontra con le norme dell'ambiente sociale (il "fare da sé" deve ora tener conto di certi limiti).

D'altra parte senza questo senso di frustrazione non c'è sviluppo dell'autonomia. Il bambino però deve comprendere che la frustrazione riguarda tutti, non solo lui, e serve a regolamentare l'autonomia non a impedirla. Fase fallica Nel secondo periodo la libido si localizza nei genitali. Il bambino scopre le differenze anatomiche, cui corrispondono -secondo la cultura e a volte secondo l'atteggiamento sbagliato degli adulti, che differenziano le norme educative dei figli sulla base del sesso- diverse modalità di abbigliamento, acconciatura, toilette. In questa fase possono comparire le prime manifestazioni di masturbazione, narcisismo, esibizionismo. La psicanalisi considera i "nevrotici da successo" o i "don Giovanni" una forma di regressione dell'adulto alla fase fallica. Identificazione con i genitori 1. Identificandosi coi genitori, il bambino matura una prima superficiale coscienza morale, cioè una

prima organizzazione di autocontrollo. Se il bambino avverte dentro di sé la presenza dei genitori (che ordinano o proibiscono o rassicurano e proteggono) anche qua

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'adolescenza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Larcan Rosalba.