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EZIOLOGIA:
fattore di familiarità e di influenza genetica (possibile diatesi genetica).
Livelli anomali di alcuni ormoni come il cortisolo su cui l'ipotalamo esercita una funzione regolatoria (ipotalamo=
centro cerebrale per la regolazione della fame).
Possibile ruolo degli oppiacei endogeni liberati durante una fase di digiuno,produrrebbero un rinforzo positivo.
Rigide restrizioni alimentari che interferiscono con il sistema serotoninergico (bassi livelli di metaboliti per la
serotonina in pz anoressici).
Teorie psicodinamiche: molte teorie sostengono che la causa fondamentale vada ricercata in un rapporto disturbato
genitore-figlio e che questi disturbi dell'alimentazione rispondano a un bisogno profondo di accrescere il proprio senso
di autoefficacia in risposta a un senso di impotenza.
Studi di personalità i pz anoressici emergono come perfezionisti,timidi,remissivi (secondo resoconti retrospettivi).
Sembra inoltre che ad essere trasmesso geneticamente non sia il disturbo in sé e per sé ma una caratteristica della
personalità,come il perfezionismo,in grado di accrescere la vulnerabilità del disturbo. I pz anoressici inoltre presentano
elevati livelli di nevroticismo e ansia e una scarsa autostima,forte adesione ai canoni familiari e sociali, in particolar
modo riferivano depressione, isolamento sociale e ansia.
Quindi il perfezionismo è prospetticamente predittivo dell'insorgere dell'anoressia in giovani donne.
Teoria dei sistemi familiari di Munichin: il figlio con disturbi alimentari è visto come vulnerabile mentre la sua famiglia
presenta diverse caratteristiche che facilitano lo sviluppo del disturbo che svolge il ruolo di evitare che nella famiglia
insorgano altri conflitti. Le famiglie manifestano le seguenti caratteristiche: fusionalità, iperprotettività, rigidità e
mancata soluzione dei conflitti.
Terapie CC: evidenziano la paura di ingrassare e la distorsione dell'immagine corporea come fattori motivazionali che
rendono il digiuno autoimposto e il calo ponderale dei potenti elementi di rinforzo.
TRATTAMENTO:
Spesso è necessario ricorrere al ricovero ospedaliero in modo da combattere tempestivamente il decremento ponderale
anche tramite l'alimentazione per via endovenosa.
− farmacologico: i trattamenti farmacologici si sono rivelati scarsamente efficaci,l'olanzapine (Ziprexa) potrebbe
contribuire a incrementi ponderali e a ridurre l'ansia.
− Psicologico: processo a due fasi, obiettivo immediato di aumentare di peso ed evitare le complicanze mediche
e la possibilità della morte mentre il secondo obiettivo è il mantenimento a lungo termine degli incrementi
ponderali. La terapia familiare è la principale forma di trattamento per l'anoressia (teoria di Minuchin),
l'alimentazione del figlio deve generare la collaborazione e rendere i genitori più capaci di relazionarsi con lui.
Bulimia nervosa
− episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata;
− ricorrenti condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso;
− forma e peso corporei estremamente importanti per l'autostima.
Per procedere alla diagnosi gli episodi di abbuffata e condotta di eliminazione devono essere presenti almeno due volte
alla settimana per 3 mesi.
Si distinguono due sottotipi:
− con condotte di eliminazione;
− senza condotte di eliminazione, si attuano comportamenti compensatori quali digiuno o l'attività fisica
eccessiva.
Esordio tipicamente nell'adolescenza o nella prima età adulta, il 90% dei casi riguarda donne e presenta comorbilità
con: depressione,disturbi di personalità,disturbi d'ansia, abuso di sostanze e disturbo della condotta.
Disturbi fisiologici associati: irregolarità mestruali, amenorrea, ipopotassiemia,diarrea,irregolarità nella frequenza
cardiaca,lesioni a carico del tessuto dello stomaco e della gola. Rischio di morte meno rilevante rispetto all'anoressia.
Abbuffata: quantità eccessiva di cibo ingerita in un periodo inferiore alle due ore,non si può diagnosticare bulimia
nervosa se gli episodi di abbuffata e condotta di eliminazione si verificano solo in un contesto di anoressia nervosa e
calo ponderale. Generalmente avvengono in solitudine,possono essere indotte dallo stress e dalle emozioni negative e
continuano fino a quando la persona non si sente piena da scoppiare. I pz riferiscono di perdere il controllo durante la
crisi bulimica e ad abbuffata conclusa seguono una sensazione di disagio, vergogna e la paura di aumentare di peso,da
ciò deriva la seconda fase della bulimia nervosa: la condotta di eliminazione per tentare di rimediare agli effetti calorici
dell'abbuffata → circolo vizioso.
N.B gli individui con bulimia nervosa sono normalmente normopeso.
EZIOLOGIA:
fattore di familiarità e di influenza genetica (possibile diatesi genetica).
Possibile ruolo degli oppiacei endogeni liberati durante una fase di digiuno,produrrebbero un rinforzo positivo,nella
bulimia vi sarebbero bassi livelli di questi oppiacei → imperioso desiderio di cibo.
N.B i bassi livelli si osservano in concomitanza con la bulimia,non si osservano prima dell'insorgere del disturbo.
Possibile deficit di serotonina che promuove la sensazione di sazietà,decremento dei metaboliti della serotonina.
Fattori socioculturali: l'insoddisfazione rispetto al proprio corpo è un importante fattore predittivo dello sviluppo dei
disturbi dell'alimentazione tra le ragazze adolescenti.
Teorie psicodinamiche: molte teorie sostengono che la causa fondamentale vada ricercata in un rapporto disturbato
genitore-figlio e che questi disturbi dell'alimentazione rispondano a un bisogno profondo di accrescere il proprio senso
di autoefficacia in risposta a un senso di impotenza.
Teoria psicodinamica di Goodsitt ritiene che la bulimia nervosa origini dal mancato sviluppo di un senso adeguato di sé
dovuto a una relazione madre-figlia conflittuale.
Studi di personalità: i pz bulimici secondo resoconti retrospettivi sembrano presentare anche comportamenti
istrionici,instabilità affettiva e un'attitudine sociale estroversa.
I pz bulimici inoltre presentano elevati livelli di nevroticismo e ansia e una scarsa autostima,forte adesione ai canoni
familiari e sociali, in particolare manifestavano patologie più diffuse e gravi rispetto agli anoressici.
Teoria dei sistemi familiari di Munichin: il figlio con disturbi alimentari è visto come vulnerabile mentre la sua famiglia
presenta diverse caratteristiche che facilitano lo sviluppo del disturbo che svolge il ruolo di evitare che nella famiglia
insorgano altri conflitti. Le famiglie manifestano le seguenti caratteristiche: fusionalità, iperprotettività, rigidità e
mancata soluzione dei conflitti.
Abuso nell'infanzia: resoconti di questo tipo frequenti tra i pz con bulimia nervosa, ma il ruolo degli abusi rimane
incerto.
Terapie CC: i bulimici giudicano il loro valore come persone soprattutto in base al peso e alla forma corporea e godono
di una scarsa autostima, inoltre diversi stati negativi dell'umore come l'ansia e la depressione possono incentivare
ulteriormente l'ingestione di cibo. In generale la preoccupazione per la forma e il peso del corpo era predittiva delle
restrizioni alimentari le quali a loro volta erano predittive di un incremento dell'alimentazione incontrollata.
TRATTAMENTO:
− farmacologico: in quanto presenta spesso comorbilità con la depressione viene trattata con vari antidepressivi
(fluoxetina → prozac) però vi è un alto tasso di interruzione del trattamento e quando l'assunzione dei farmaci
viene sospesa si registra un alto tasso di recidiva.
− Psicologico: la terapia CC è lo standard più attuale e meglio convalidato per il trattamento della bulimia. I pz
devono rivelare e in seguito modificare le convinzioni che li spingono a digiunare per evitare di diventare
sovrappeso, gli si insegna a migliorare le proprie abilità assertive e relazionali. La finalità generale è sviluppare
comportamenti alimentari normali. Importante è la componente dell'esposizione e prevenzione della risposta e
comporta che si scoraggi il pz dall'intraprendere condotte di eliminazione dopo avere ingerito un tipo di cibo
proibito che di solito solecita un forte impulso a vomitare. La CBT da sola è più efficace di qualunque
trattamento farmacologico disponibile:
− terapia interpersonale Disturbo da alimentazione incontrollata
classificata tra le diagnosi che necessitano di ulteriori studi,comprende:
− ricorrenti abbuffate: due volte alla settimana per almeno sei mesi;
− perdita di controllo durante l'episodio di abbuffata e sensazione di disagio nei confronti del comportamento
patologico;
− ingestione rapida e in solitudine;
− assenza di decremento ponderale;
− assenza di comportamenti compensatori;
il più delle volte i pz affetti da DAI sono obesi (BMI=30) e hanno un'anamnesi di fluttuazioni ponderali e diete,
collegato inoltre a depressione,compromissione del funzionamento lavorativo e sociale, scarsa autostima,abuso di
sostanze e insoddisfazione per la forma del corpo.
Fattori di rischio: obesità infantile,commenti critici relativi al sovrappeso, mediocre concetto di sé, depressione e
maltrattamenti o abusi sessuali durante l'infanzia.
È più comune nelle donne rispetto agli uomini,anche se la differenza di genere non è rilevante come nell'anoressia e
nella bulimia. I DISTURBI CORRELATI A SOSTANZE
criteri diagnosti del DMS-IV per la diagnosi di dipendenza da sostanze:
devono essere presenti 3 o più dei seguenti sintomi:
1. tolleranza;
2. astinenza;
3. la sostanza viene assunta per un periodo più lungo o in quantità maggiori di quello che il soggetto vorrebbe;
4. desiderio o tentativo di ridurne o controllarne l'uso;
5. il soggetto dedica molto del suo tempo a ottenere la sostanza;
6. il soggetto rinuncia o riduce le attività sociali,ricreazionali e lavorative;
7. il soggetto continua a usare la sostanza,nonostante conosca i problemi che essa causa.
Colpisce maggiormente gli uomini.
Criteri diagnosti del DSM-IV per la diagnosi di abuso di sostanze:
l'uso disadattivo di una sostanza deve essere dimostrato da uno dei seguenti sintomi:
1. il soggetto non riesce a mantenere i suoi obblighi ed impegni sociali;
2. l'uso della sostanza è ripetuto anche in situazioni in cui è fisicamente pericoloso;
3. ripetersi di problemi legali collegati alla sostanza;
4. il soggetto continua a usare la sostanza,nonostante i problemi che essa causa.
Tolleranza: evidenziata da:
− la necessità di assumere di assumere la sostanza in dosi sempre più alte per ottenere l'effetto desiderato;
− la marcata riduzione degli effetti quando la sostanza viene ass