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CAP 4°: I NUOVI SERVIZI PER GENITORI E B: SUPPORTO ALLA RELAZIONE E

OCCASIONI EVOLUTIVE

La legge 285/97 individua 2 grandi categorie di nuovi servizi socio educativi per i più piccoli, entrambe con

una frequenza a tempo parziale, limitata ad alcuni momenti nell’arco della giornata o della settimana: nella

prima, gli adulti possono decidere se restare o meno al centro; nella seconda, la modalità di partecipazione

prevede la compresenza di B e genitori, che si rivolgono a B da 0/3 anni. Tale compresenza è significativa, in

quanto consente alla M di trovare ascolto e parola all’interno di un gruppo in cui riconoscersi e con cui

confrontarsi. La presenza di educatori preparati costituisce una modalità di sostegno e supporto alla relazione

adulto-B, il cui obiettivo è quello di aiutare la coppia a stare meglio insieme. Le nuove tipologie, nascono

come risposta ai bisogni delle famiglie, in relazione ai cambiamenti sociali e culturali. Alla stanchezza tipica

dei primi tempi, si aggiungono dubbi sulla propria adeguatezza al nuovo ruolo. Ne deriva una maggiore

necessità di socializzazione e di supporto alla funzione genitoriale. Il primo centro di questo genere, fu la

Maison Verte. Tra gli aspetti, troviamo la flessibilità e la libertà di frequenza, garantita agli utenti; la forma

organizzativa volta a favorirne un utilizzo autonomo. Abbiamo anche il servizio Family Centres inglese

rivolto alle fasce di popolazione a rischio; quello tedesco che ha come obiettivo quello di divenire un centro

di aggregazione per famiglie di condizioni economiche diverse, in risposta all’isolamento diffuso. In Italia, il

primo servizio è Il Tempo per le Famiglie volto a sostenere la relazione genitore-B. Uno degli obiettivi

prioritari di questi servizi, è che la diade M-B che vi accede, possa trovarvi opportunità di piacere

relazionale. Gli spazi di condivisione, sono pensati per instaurare relazioni. Il benessere reciproco si realizza

anche attraverso la ricerca di quella distanza ottimale tra M-B, avendo così modo di instaurare i primi

allontanamenti, i B possono fare esperienze di gioco con i coetanei, gli adulti ritrovarsi tra di loro. Attraverso

queste prime brevi separazioni, si ha l’opportunità di costruire le basi per un’autonomia e un’indipendenza

reciproca. Un altro obiettivo del centro, è quello di uscire dall’isolamento domestico favorendo l’opportunità

di socializzare. Sono luoghi in cui è possibile fornire le risposte ai problemi comuni legati alla cura dei figli e

favorire la valorizzazione dei differenti modi di essere genitore. La proposta consiste in alcuni momenti del

Tè o del caffè, in cui gli adulti si ritrovano in spazi pensati per loro, per facilitare la comunicazione. Lo

scambio di impressioni e preoccupazioni, consente di trovare una fonte di rassicurazione . Questi servizi,

possono diventare luoghi di parola, nei quali raccontare e raccontarsi. È importante porre attenzione alle

coppie con B nel primo anno di vita, in quanto è questo il periodo che maggiormente risente di difficoltà

dovute ai cambiamenti, che portano anche a ridefinire i ruoli della coppia. Il senso di inadeguatezza che le

neomamme sperimentano in questi primi mesi è enorme, ed è importante intervenire, perché è proprio qui

che si vanno formandosi e differenziandosi gli stili relazionali. Nei servizi viene offerto questo supporto alla

genitorialità, vengono affrontati argomenti che più interessano i genitori, come ad esempio la cura del

neonato, l’allattamento e lo svezzamento, il sonno, il pianto, i cambiamenti nella coppia. Con il passare del

tempo questi gruppi vanno sempre più assomigliando a quelli che accolgono B da 1/3 anni, per cui

l’attenzione va concentrandosi sul B e sullo sviluppo. Alcuni centri, offrono ai neogenitori incontri

sull’allattamento materno, gli sportelli di assistenza alla richiesta e alla compilazione delle domande per gli

assegni familiari e di maternità. L’operatore ha il ruolo di regista, mediatore, facilitatore e supporto rispetto

ai B, per i quali è chiamato ad individuare attività mirate ed adeguate alla loro età, cosa che richiede una

conoscenza dello sviluppo infantile. Dovrà quindi acquisire competenze relative alla conduzione dei gruppi

di adulti, di genitori, sarà necessaria una conoscenza degli elementi che caratterizzano la relazione M-B e gli

stili relazionali che la connotano. All’operatore viene richiesta la capacità di osservare la relazione.

L’obiettivo che un educatore deve avere in mente rispetto alle diadi non è il cambiamento dello stile

relazionale, quanto piuttosto quello di aiutare il genitore a vederne le caratteristiche e a riflettere su di esso,

in modo da sostenere l’individuazione e la scelta di uno stile coerente; altro obiettivo, è sostenere il processo

di separazione-individuazione favorendo il raggiungimento di quella giusta distanza che porta

all’acquisizione di un’autonomia. Determinante è il ruolo dell’equipè: essa, oltre ad essere il luogo in cui si

definiscono gli obiettivi, è lo spazio privilegiato dove è possibile il confronto con i colleghi, poiché occorre

analizzare, le situazioni vanno discusse e guardate dai vari punti di vista. Altro elemento, è rappresentato dal

supervisore a cui è affidato il compito di aiutare sia il singolo, sia il gruppo, a leggere ciò che si fa e ciò che

si dice. Tale ruolo è assunto da psicologi e pedagogisti. Ad essi è affidata la conduzione dei gruppi di adulti,

così come il servizio di counseling psicopedagogico per quei genitori che richiedessero colloqui individuali

per dubbi o difficoltà. Saper cogliere e rispondere alle domande che adulti e B pongono quotidianamente,

sostenendo la loro relazione, significa coltivare una strategia dell’attenzione nei confronti di ciascun utente,

piccolo o grande che sia e dei suoi bisogni.

CAP. 5: Separarsi e ritrovarsi al nido: strategie educat. e interpretaz. Culturali

Il nido è un luogo di socializzazione. La professionalità degli educatori ha contribuito ad accrescere la

fiducia che le famiglie esprimono nei confronti del nido. L’educatrice, rappresenta un punto di riferimento

per le scelte della famiglia. L’inserimento è comunque un punto cruciale, in quanto offre la possibilità di

osservare la delicata fase del lasciarsi e del ritrovarsi, consentendo di cogliere la qualità della relazione.

L’inserimento, è il primo passo di un’esperienza educativa, che si svolgerà al di fuori del contesto familiare,

rappresenta anche il primo distacco dai genitori. Il termine inserimento, indica tutte le strategie pedagogiche

che vanno dalle prime forme di conoscenza tra i genitori e le educatrici, attraverso la presenza della M nel

nido, fino alla completa assunzione delle responsabilità della cura da parte dell’educatrice. A livello più

profondo, indica il “processo emotivo e psicologica” che caratterizza le prime esperienze di separazione del

piccolo dalla sua figura di riferimento familiare. COME si SVOLGE l’inserimento: dopo i primi contatti con

la famiglia, il nido propone ad ogni coppia di adulto-B di trascorrere un periodo di tempo nel nuovo

ambiente per conoscere le educatrici, i B e i ritmi della giornata. La presenza al nido della coppia consentirà

alle educatrici di osservare e comprendere i ritmi, i modi, i tempi e le abitudini della diade. Dopo qualche

giorno di conoscenza, sono previste le prime separazioni, la M comincerà ad allontanarsi dal nido, all’inizio

per un breve periodo, poi più lungo, consentendo all’educatrice do creare una relazione col B. Generalmente

l’inserimento si conclude nell’arco di 1-2 settimane. Con l’ingresso al nido, il B si affaccia ad un universo

relazionale complesso e più ampio, che può essere interpretato come opportunità di costruire legami sicuri e

positivo con altri adulti. Nei casi in cui ci crea una buona relazione tra M ed educatrice, si avrà una buona

probabilità di vedere instaurare un buon rapporto anche tra B ed educatrice. Ma l’inserimento, rappresenta

anche un momento critico per la M, in quanto sperimenta l’occasione di trovarsi separata dal figlio. Durante

questo evento, la M potrà sentirsi sostenuta e appoggiata dalle educatrici per vivere pienamente l’intensità

del distacco. La M potrà confrontarsi con altre M sentendosi meno sola. Il ruolo dell’educatrice al momento

dell’inserimento, è complesso e implica la capacità di intervenire su più fronti: favorire una positiva

esperienza di separazione, portando il piccolo a vivere il suo primo distacco sereno; facilitare la

sperimentazione di percorsi di autonomia nel B; consentire una buona esperienza di riunione con la M;

facilitare la costruzione di un legame di fiducia con la famiglia; coordinare il proprio intervento,

confrontandosi con gli altri educatori. L’educatrice è chiamata a sapersi proporre come referente sicuro per il

B e per la M che sente di potersi allontanare dal figlio, nella certezza che rimarrà lei il suo punto di

riferimento. L’educatrice è anche chiamata a sostenere il momento del ricongiungimento, il cui intervento è

finalizzato a favorire l’incontro dei 2 partner; si tratta di saper restituire alla M il suo ruolo. È stata effettuata

una ricerca , il cui obiettivo era la riflessione sui legami tra le interpretazioni culturali relative ai temi della

relazione di attaccamento M-B e del distacco, e le pratiche educative proposte nei servizi per l’infanzia. Sono

stati individuati servizi per la prima infanzia, rivolti al B tra 0/3 anni, e per ogni servizio sono stati formati 2

gruppi di genitori ed educatori, disponibili a partecipare alla ricerca. Ci si è avvalsi dell’intervista, sono state

condotte diverse osservazioni, sia per consentire ai ricercatori di familiarizzare con un contesto culturale

diverso da loro, sia per raccogliere ulteriori dati. Sono state predisposte 2 interviste, una per i genitori, una

per gli educatori. L’intervista ai genitori, della durata di un’ora circa, dopo una prima parte dedicata alla

storia di vita della diade, che invitava a riflettere sulle prime esperienze di separazione, ricongiungimento,,

prevedeva una seconda parte finalizzata a stimolare il ricordo delle esperienze infantili dell’adulto.

L’intervista alle educatrici, dopo una prima parte più generale sulla storia professionale, invitava le

intervistate a riflettere sull’accoglienza dei B nei servizi, sulle strategie utilizzate, sui bisogni delle M. Da

una prima analisi, emergono differenze tra i 2 contesti culturali, allo stesso tempo risultano somiglianze sulle

emozioni e sui sentimenti che genitori ed educatori associano a questo momento delicato. Se d

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Publisher
A.A. 2013-2014
18 pagine
7 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher r.greco di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicodinamica e assessment della genitorialità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Carli Lucia.