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Alla fine della seduta, Sofia si mise un cappello da maschio e da qui cominciò tutto il racconto della madre su
come Sofia stesse cominciando ad assomigliare sempre di più ad un maschio. L’associazione al genere
maschile non veniva tanto da una questione di somiglianza fisica ma dall’idea che le femmine obbediscono
mentre i maschi fanno di testa loro. Questo è ciò che accadeva al parco quando Graziella portava Sofia a
giocare e lei stava con i maschi e disubbidiva, ma questo era anche ciò che capitava a casa sua quando lei era
piccola, quando lei doveva ubbidire mentre i suoi fratelli maschi potevano anche non farlo tanto erano maschi.
Sofia sembrava diventare sempre più maschio, sempre più disubbidiente ma anche sempre più diversa ed
opposto alla madre che invece si era sempre sottomessa alla volontà e ai divieti della propria madre senza mai
imporsi. Sembra che Sofia ricevi un segnale contraddittorio: da un lato la visione del ruolo femminile nella 11
sua famiglia, a cui lei dovrebbe conformarsi, promuove un modello di sottomissione e obbedienza, dall’altro,
la madre sembra sollevata, sebbene infastidita, dalla ribellione di Sofia, poiché questo la rende più maschio e
l’avvicina a quei privilegi di potere che sono riservati solo ai maschi.
La questione si fa più complessa quando Graziella afferma che da quando luigi stava male, sembrava che
Sofia gli volesse più bene. A suo dire, a Sofia piaceva più luigi poiché era costretto a mettere le supposte un
po’ come capitava a lei, e questo era la dimostrazione che infondo lui non aveva poi così tanti privilegi. Il
terapeuta interpreta questo racconto come un nuovo passaggio di pensieri e valori dalla madre alla figlia:
Graziella riesce ad attribuire questi sentimenti alla figlia perché probabilmente percepisce che sono quando un
maschio è umiliato e sminuito allora verrà riportato allo stesso livello della donna e sarà suo pari.
Ancora una volta,i sentimenti della madre, relativi alla gelosia e all’invidia nei confronti dell’uomo, vengono
messi in atto da Sofia nel suo gioco. Graziella spiega come Sofia pianga quando piange suo fratello in modo
da richiamare l’attenzione della madre e cercare di far rimanere il fratello in disparte. Durante questo
racconto, Sofia chiede alla madre di fare uscire il terapeuta, che esegue l’ordine. Poi mette sulle ginocchia
della mamma una bambola a cui dà il biberon e che accarezza dolcemente per poi introdurre brutalmente un
indice negli occhi della bambola. Vediamo come questa scena mostra la forte ambivalenza dentro la bimba: da
un lato la volontà di arrogarsi gli attributi di cura materna, di identificazione con la madre, creazione di un
legame, dall’altro l’impossibilità di poter resistere alla tentazione di danneggiare il pupazzo. Sofia ha messa
alla porta il terapeuta così come ha fatto con il fratellino. Probabilmente la gelosia è stata generalizzata a tutto
il genere maschile, in fondo particolarmente odiato anche dalla madre, identificando l’uomo come “ladro di
mamme”. Se Sofia si sveglia di notte è per assicurarsi che la madre stia bene e per rinsaldare il suo legame
esclusivo senza luigi.
Graziella poi continua il suo discorso sulla negatività della maternità vista con assoluto disincanto e definita
come “poco poetica”, non caratterizzata quindi dai connotati che di solito vi si attribuiscono (tenerezza, amore
incondizionato, ecc.). Poi continua il discorso sugli uomini, su come tutto gli venga facile, su come non
soffrano e non pensino alle responsabilità quotidiane, della disillusione rispetto alla visione positiva degli
uomini scandinavi che in base ai racconti dei genitori dovevano essere in grado di sostituirsi alle mogli ma che
in realtà cedono ai loro privilegi ancestrali. Tutto questo pone il problema di chiedersi quando Graziella
esprimerà l’inevitabile associazione che riporta anche il terapeuta in questo gruppo di “omuncoli”. E questo
aspetto arriva nel momento in cui Graziella sottolinea il limite di comprensione degli uomini: un uomo no può
comprendere la maternità, perché non la sperimenta, non ne prova i dolori. Ritorna allora il tema della donna
siciliana che Graziella ha trovato per avere aiuto a casa. Sembra che sia lei il principale fattore terapeutico, sia
in termini pratici di organizzazione e aiuto ( come antidepressivo) ma anche perché la sua presenza la mette i
contatto con una figura materna nuova, questa volta meno fragile, più accogliente e disponibile all’aiuto.
Questa presenza femminile porta Graziella a ricercare alla la sua vera madre con cui si vedrà di più anche in
coincidenza della nascita di Luigi. In questo modo a avrà la possibilità di fare un’esperienza diversa e più
positiva di sua madre: non solo donna depressa ma anche donna esperta, dona che ha saputo affrontare la
m,maternità non solo con sofferenza ma anche con molto amore e dedizione. Forse la visione della “donna
destinata a soffrire” si smorzerà lentamente?
Da bambina a donna
Durante i colloqui spesso i genitori pongono dei quesiti relativi allo stile di educazione adottato nei confronti
dei propri figlia, avendo paura di essere eccessivamente autoritari fino alla traumatizzazione. Effettivamente,
nella nostra cultura l’educazione individua un dislivello di potere tra il genitore e il bambino, tra il primo che
ha la possibilità e il compito di plasmare il secondo che, essendo particolar,ente recettivo, cercherà di
adeguarsi per assicurarsi l’affetto del genitore. Questo dà al genitore un effettivo potere molto grande che
spesso abbiamo paura di utilizzare. 12
Gli ambiti in cui l’eduzione interviene sono i più svariati; i valori, le opinioni e anche semplicemente i gusti
dei genitori plasmano quello che sarà il bambino, in base ad un progetto educativo che rispecchia il loro
ideale.
Un aspetto interessante di trasmissione e trasmutazione genitoriale è quello dell’identità di genere, ossia tutti
quegli elementi che determino l’appartenenza ad un sesso. Se in passato si riteneva che il maschile e il
femminile fossero caratterizzati da aspetti assolutamente intrinseci e stabiliti secondo natura, successivamente
ci si rese conto che molti di questi aspetti sono di natura sociale, culturale. Allo stesso tempo, le nuove
ricerche neuro scientifiche hanno individuare alcune predisposizioni genetiche che determinerebbero alcune
tendenze al comportamento e alle espressioni delle emozioni tipiche per genere sessuale. Come ogni cosa,
allora, possiamo dire che lì identità di genere è caratterizzata da aspetti genetici ma anche da aspetti culturali
trasmessi attraverso la famiglia d’origine. Educazione di Sofia
Come visto in precedenza, Graziella educa Sofia in base al modello, trasmesso dalle donne della sua famiglia,
di una femminilità intrinsecamente collegata all’essere una madre, e dove la maternità viene intesa come
naturale sofferenza e sacrificio, ricollegandosi quindi alla sottomissione della madre alla volontà dei figli.
Sebbene questo valore è stato trasmesso a Graziella dalle sue antenate, cramer ritiene come in molti casi le
tematiche culturali che ci influenzano siano molto più antiche di quello che crediamo. Sebbene la militanza
femminile abbia portato ad un cambiamento del ruolo della donna, lo stesso cambiamento non è avvenuto nel
concetto di ruolo materno che, nella nostra cultura occidentale, sembra essere collegato alla visione cristiana.
Con questo intendiamo l’idea della donna che deve sopportare i dolori del parto come forma di espiazione del
peccato originale. Ecco che le donne si sottomettono al dolore per provare il piacere di mettere al mondo una
vita e sentirsi libere dal proprio peccato. La storia è caratterizzata anche da madri-sante, donne che hanno
accentuato fino all’estremo il sacrifico e il dolore che si identifica con la gloria del parto e della sofferenza
nell’accudire i figli. Pensiamo ad una donna che era stata dotata da Do di una ferita sul cuore che le provocava
un dolore immenso durante l’allattamento che veniva comunque praticato; o colei che si bruciò i capezzoli
come segno di espiazione. Maria stessa, la madre di Cristo, simboleggia il sacrificio della vergine che non
conoscendo il piacere si sottomette al suo ruolo di donna procreatrice, come unico scopo della sua vita.
Ecco che nel tempo questo valore si è trasformato, si è adeguato ai cambiamenti culturali e ai nuovi temi
socialmente mediati. Oggi nelle valutazioni psichiatriche troviamo spesso dei forti vissuti di colpe legate alla
maternità, vissuti legati all’attività sessuale implicita alla procreazione o al sentimento di voler essere
superiori rispetto ai propri genitori si superarli ed umiliarli nel progetto più ambizione, quello di creare un
essere umano. Sono proprio questi i contenuti presenti in Graziella.
Il destino di sofferenza in Graziella
Qualche mese dopo la nascita di Luigi, Graziella chiama disperata il terapeuta comunicandogli di essere di
nuovo incinta. Questo le riattiva una serie di paure e ansie: essere lacerata di nuovo, morire durante il parto o
comunque soffrire molto, paura della troppa vicinanza dei bambini, rimanesse sola con tre bambini piccoli,
essere soffocata,entrare in depressione, ecc. In generale, Graziella ricollega l’idea di avere tre figli alla follia.
Allo stesso tempo, in questi fatti reali, sebbene non voluti almeno consciamente, troviamo una forte
similitudine, tanto da parlare di identità, con i fatti relativi alla vita della madre che ha avuto i propri 4 figlie
esattamente con la stessa distanza di tempo di Graziella. Quest’ultima, da un lato afferma di volere una casa
piena di figli ma , allo stesso tempo, questo la porta a competere con la madre ma anche ad identificarsi con
un’idea di madre sofferente e depressa. Inoltre, in fatto di vivere in un era moderna in cui è possibile
programmare la nascita di un figlio, il fatto che lei sia rimasta incinta viene vissuta come una responsabilità
personale. Il risultato di questo insieme di vissuti è il fatto di dover soffrire: soffrire per i sensi di colpa verso
la madre, per la paura di diventare come la madre e per il fatto di aver voluto essere di nuovo incinta. Ritorna
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ancora il tema della differenza dei due sessi, di come Graziella sogna un modo in cui tale differenza si annulli,
i cui si annulli la supremazia maschile. Questo ci apre anche ala possibilità che la maternità, sebbene vissuta
in modo così ambivalente, sia per Graziella un modo di rivendicare il proprio potere sull’uomo, assumendo un
ruolo che l’uomo non può per natura assumere. È come se il figlio da un lato rappresenti la rivendicazione del
proprio valore e il controllo sul sesso m