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MERITO E GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA
Giustizia distributiva: le teorie della giustizia distributiva cercano di specificare cosa si intende per giustadistribuzione dei beni tra i membri della società. Giustizia retributiva vs giustizia distributiva.
Aristotele: parla di giustizia distributiva secondo il principio di proporzionalità (equità).
"Siano eguali tra loro AA', BB', CC'. Si tolga da AA' il segmento AE e si aggiunga a C' un egual segmento, C'D. In tal modo la CC'D supera EA del segmento C'D più il segmento CZ, mentre supera BB' del segmento C'D."
Si lavora sulle proporzioni: ciò che è giusto non è uguale (la distribuzione dei beni non deve essere uguale, no marxismo). Le distribuzioni possono essere diseguali ma qualunque diseguaglianza deve essere proporzionale rispetto a qualche parametro. Si parte da una situazione in cui tutti hanno una base comune e poi interviene
il parametro del reddito o del merito. I criteri per la giustizia distributiva possono essere: merito, bisogno (marxismo), massimizzazione dell'utilità aggregata, diritti fondamentali (che corrispondono a bisogni, ma dipende dal sistema politico e da cosa si considera come bisogni).LE BASI DEL MERITO:
Base o titolo di merito: ciò che è identificato come meritevole, ciò per cui viene attribuito un merito. Questa base ha alcune caratteristiche:
- Il merito è personale: qualcosa che si riconosce a qualcuno nello specifico. Il merito è relativo a soggettività (quindi non può essere di tutti). I destinatari possono essere sia singole persone fisiche che collettività; quindi, una parte del tutto, ma non a società intere (il tutto) perché in questo modo stiamo ragionando considerando una società rispetto ad un'altra società.
- Il merito non può essere attribuito alla natura: non
Premiamo il genio o la caratteristica fisica insieme, ma premiamo qualcosa di più (ad esempio il fatto che vengono sfruttate quelle doti). Infatti, abbiamo due categorie di teorici del merito: alcuni dicono che la natura va considerata ma rispetto a quanto viene sfruttata quella caratteristica naturale; e altri dicono che la natura va tolta (concetto di merito antitetico al concetto di caratteristica naturale). In ogni caso non si premia solo e soltanto la natura. Ad esempio, Dio non può essere soggetto di merito perché non c'è nessuno di noi che sia all'altezza di attribuirgli un giudizio di merito, ma anzi, secondo certe visioni è lui che deve attribuire il merito.
Il merito non fa riferimento necessariamente alla sfera dell'azione intenzionale: il merito può riferirsi sia a qualità della persona ma anche a ciò che la persona fa. Il merito si riferisce solo a ciò che facciamo o anche a ciò che siamo?
Se premio ciò che si fa, premio l'azione e a quel punto che tipo di azione si premia? L'azione, per essere meritoria, deve essere intenzionale. Ma si possono anche premiare delle qualità di una persona. Il merito serve per premiare quello che siamo o quello che potremmo fare? (guarda al futuro o al passato?). RICOMPENSE DEL MERITO: Ricompensa del merito: potrebbe essere una vera e propria ricompensa (utilità positiva) o un mero riconoscimento simbolico al soggetto A da parte di F. La natura della ricompensa riflette un certo modo di vedere il merito, perché ad esempio non tutte le ricompense riguardano per forza la sfera del denaro. Per esempio, se io salvo una vita e qualcuno mi dice che sono stato bravo e che mi merito 1 mln di dollari, mi potrei quasi offendere in quanto non era quella la ragione per cui ho fatto quell'azione. Inoltre, la ricompensa dipende anche molto dal se il merito mi serve per compensare o per incentivare comportamenti.Altro aspetto importante riguarda la natura del rapporto tra la base del merito (ciò che è meritevole) e la ricompensa: Q -> R tramite F (la base del merito implica la ricompensa tramite la fonte del merito). Che tipo di relazione c'è quindi in quella implicazione (freccia)? C'è qualcuno che dice che:
- la relazione è naturale ed interna: è naturale che la ricompensa segua la base del merito e la ricompensa è intrinseca (interna) alla base del merito. L'esempio di relazione naturale e interna è quella di causa-effetto (l'effetto segue naturalmente la causa: l'evento che determina l'effetto ha in sé l'effetto). La ricompensa è determinata dalle caratteristiche naturali della base del merito (non è vero che la relazione naturale e intrinseca determina proprietà naturali; la ricompensa non per forza è qualcosa che ha caratteristiche naturali).
d'arte definiscono cosa è bello. La ricompensa viene riconosciuta da una fonte e questa fonte ricompensa sulla base di uno standard convenzionale e mediato dal punto di vista culturale. La ricompensa è distinta da ciò che è stato raggiunto (obiettivo). Ad esempio, il cacciatore è titolato ad avere la sua preda ma non la merita per il fatto che l'ha catturata. Il cacciatore ha un dovere e quindi se raggiunge il suo obiettivo non ha un merito, ma ha un merito se voleva catturare un fagiano e invece cattura un cervo (quindi se va oltre ciò che si era prefissato). La ricompensa del merito è tale perché il merito è diverso da: lavoro (lo stipendio non è che me lo merito, ma mi è dovuto se lavoro); entitlement; proprietà (se sono proprietario di qualcosa non significa necessariamente che me lo merito, come ad esempio le cose ereditate); vincita.
Fonte della ricompensa: è F,
è chi giudica il merito secondo propri criteri e attribuisce la ricompensa.
Esempio: per A. Sen la fonte della ricompensa è tipicamente la società stessa (F), perché «the rewarding of merit and the very concept of merit itself depend on the way we see a good society and the criteria we invoke to assess (vantare) the successes and failures of societies»
Ci dice che chi giudica è la società stessa perché nel riconoscere i meriti noi valutiamo i successi e gli insuccessi delle società e poi valutiamo qual è una società giusta. Ci dice quindi:
- il merito è relativo al concetto di società giusta (no concetto astratto).
- rispetto a quel concetto di giustizia io stabilisco dei criteri di giusto o non giusto: se qualcosa è un successo rispetto ai criteri è meritevole; altrimenti non lo è.
Riprendendo le due importanti correnti di pensiero sulla relazione tra base del merito e
ricompensa: CONVENZIONALE: (Sen) Nel caso più tipico, la fonte è un'istituzione che ricompensa secondo una regola che noi riconosciamo. Se la ricompensa è mediata da un'istituzione ed obbedisce a delle regole, allora l'attribuzione del merito da parte di F è arbitraria (quindi riconosco una certa discrezionalità, quindi margine di valutazione nella scelta)? Rapporto mediato. Il merito è soggettivo.
NATURALE: Se invece io ritengo che la ricompensa debba essere attribuita in maniera determinante (la fonte F non ha discrezionalità nel definire la ricompensa), io dico che la ricompensa è un fatto naturale (qualcosa che segue dalla base del merito) e che è istituito in modo precedente alle istituzioni (pre-istituzionale) e non c'è la mediazione della società. Q c'è ed R segue. Rapporto immediato. Il merito è oggettivo.
Dove sta il giusto tra queste due visioni? Nel mezzo.
L'alternativa alla naturalità non è la totale arbitrarietà ma è l'oggettività di una teoria della giustizia. Vedremo come il concetto di merito cambia a seconda della teoria della giustizia.
LEZIONE 15: MERITO E NORME
Non sono le norme che stabiliscono il merito. La relazione tra merito e ricompensa è regolata da norme?
- Se la relazione tra merito e ricompensa è regolata da norme: allora se fai Q (base del merito) e prendi sicuramente una ricompensa; risulterà che Q è obbligatorio (desiderabile). Quindi si apre un altro problema: se ciò che attribuisce ricompensa è una norma, allora sei nella logica della compliance (rispetto di una norma). Per esempio: se io non uccido (mi allineo ad uno standard), non è che merito una ricompensa.
- Se la relazione non è regolata da norme. Uno dei contrari è Joel Feinberg. Lui sostiene che l'acquisizione di meriti non si inquadra