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I PRINCIPALI TIPI DI LAYOUT
Layout a posizione fissa
Dove le risorse trasformate non si spostano tra le risorse trasformanti. Invece di
esserci materiali, informazioni o clienti che fluiscono attraverso le operations, l’oggetto del
processo di trasformazione è statico e sono le attrezzature, le macchine, la struttura
produttiva e le persone che eseguono il processo a spostarsi secondo necessità (es.
preparazioni di pasticceria)
Lay-out funzionale
In questo tipo di sistema di produzione, le attività o le risorse trasformanti simili, sono collocate
vicine. In questo modo, quando i materiali, le informazioni o i clienti fluiscono attraverso le
operations, passano da un’attività all’altra secondo la loro necessità e quando stabilito dal
processo
In queste organizzazioni produttive la varietà dei cicli da realizzare è tale che l’unica forma di
orientamento possibile è quella di aggregare i macchinari in reparti omogenei per tipo
di lavorazione realizzabile (sezione di cotture secche o umide, preparazioni, etc.). In una
sezione (cella) di cottura potrebbe essere la zona dei forni, dei cuocipasta, etc..
Layout a celle
Il layout a celle è quello in cui il materiale, le informazioni o i clienti che entrano nelle
operations vengono preselezionati, per andare in una sezione dell’operation, detta cella,
in cui si trovano tutte le risorse trasformanti necessarie per soddisfare la necessità
di processo specifiche di quel gruppo, o famiglia, di materiali, informazioni o clienti.
All’interno, la cella si può organizzare nel modo più appropriato. In effetti, il layout a celle è un
tentativo di mettere ordine nella complessità dei flussi che caratterizza il layout funzionale.
La cella ideale permette di produrre il più alto numero di prodotti simili, contenendo tutte le
attrezzature, impianti e risorse umane necessarie allo scopo. Le celle sono le sezioni proprie del
sistema produttivo della ristorazione
Layout per prodotto
Il layout per prodotto implica la collocazione delle persone e delle macchine in funzione
esclusiva delle risorse trasformate. Ogni prodotto segue un percorso prestabilito, in cui la
sequenza delle attività da eseguire corrisponde alle sequenze elementari che costituiscono i
singoli processi. Le risorse trasformate “scorrono” lungo una “linea”. Ecco perché questo tipo di
layout viene talvolta chiamato layout a flusso o layout in linea. Il flusso è chiaro, prevedibile
e, perciò, relativamente facile da controllare. Esempi di layout per prodotto sono le linee
di assemblaggio di un vassoio.
In questo tipo di layout le apparecchiature sono altamente automatizzate e dedicate al
prodotto specifico, con velocità di produzione elevate. Si hanno bassi costi unitari per
volumi elevati e lo spostamento dei materiali è agevole. I tempi di set up sono nulli per via
della bassa o nulla flessibilità del mix produttivo che possiamo andare a realizzare. Il lavoro è
molto ripetitivo è può portare alla demotivazione della manodopera che sarà di
basso livello.
Viene utilizzato per la produzione di volumi molto grandi di prodotto (preparazioni panini,
snack, etc.)
Layout a U
La caratteristica principale, sia delle linee produttive, sia delle celle di lavoro è la vicinanza tra
le stazioni di lavoro e quindi l'accelerazione del flusso e la limitazione della coda massima nel
corso delle lavorazioni. Di solito, per avere risultati ancora migliori, le stazioni vengono
disposte secondo un percorso ad U.
Un layout ad U assicura almeno sei vantaggi alle celle o alle linee:
1. Personale flessibile e bilanciato
2. Lavoro di gruppo
3. Rilavorazione
4. Tragitti
5. Distribuzione della lavorazione e delle attrezzature
6. Collegamento con altir layout a U
Layout ibridi
I layout ibridi, cioè due o più tipi di layout in una sola struttura, sono molto comuni, se non
addirittura la norma.
Un ristorante che offre un pranzo a buffet alla domenica ne è un esempio. Il cliente può
Un cliente che entra in
scegliere di servirsi al buffet o di restare seduto ed ordinare alla carta.
un ristorante può essere visto come materia prima, mentre un cliente che esce costituisce un
prodotto finito. La produzione consiste nella trasformazione di un cliente affamato in uno sazio .
Il ristorante assiste due tipi di clienti con due tipi di layout della struttura. Il cliente al buffet
un layout per linea di prodotti o a celle (è difficile distinguere tra i due tipi): si tratta di
utilizza
una linea di flusso. un layout a postazioni fisse:
Il cliente alla carta riceve il servizio con menu, cibo, bevande e
conto arrivano presso di lui.
La figura rappresenta uno schizzo di questo ristorante in cui sono indicati il layout per linea di
presenta
prodotto ed il layout a postazioni fisse. Si evidenzia anche che il ristorante, in cucina,
un terzo layout di tipo funzionale dove il prodotto sottoposto a trasformazione è il cibo e non il
cliente. Le aree funzionali includono grill, preparazione delle insalate, fornelli, preparazione dei
dessert, forni, frigorifero e dispensa. Le frecce indicano l'intreccio dei percorsi di flusso.
Conclusioni
Le sezioni sono poste una dopo l’altra, bisogna rispettare la marcia in avanti, evitare incroci,
se è possibile creare un corridoio (creare un flusso dei rifiuti che non si vada ad intersecare con
il flusso principale)
Una volta individuata la consequenzialità, identifico il layout prevalente (postazione fissa,
funzionale, a celle, per prodotto, ad U, ibrido) come risultato della struttura e delle risorse
umane presenti.
Infine, valutazione numeriche: metodo dell’intensità del traffico, metodo dei momenti,
identificazione del fattore limitante, studio delle code, metodo Montecarlo
PRODUTTIVITA’
La Ristorazione Collettiva non presenta problemi di produttività in quanto i numeri degli utenti
sono fissi e fin dall’inizio si ipotizza la produttività dell’impianto.
Sicuramente sono più complessi i sistemi legati al mondo della Ristorazione Commerciale in
quanto l’utenza è più imprevedibile e come tale è più difficile la valutazione del corretto
dimensionamento della produttività.
A tale scopo è stata messa a punto una metodica che permette di stimare la produttività di una
realtà di questo tipo attraverso un modello matematico basato direttamente su alcune
considerazioni fornite dal gestore/imprenditore.
Scopo di questa ricerca è stato la definizione di un modello applicativo in grado di fornire una
stima reale del numero massimo di pasti erogabile da un esercizio della ristorazione
commerciale. La ricerca si è articolata in 3 fasi operative:
1. Individuazione delle porzioni ottenibili da ogni attrezzatura: abbiamo
dimensionato l’attrezzatura tramite il sistema GastroNorm che è alla base della
definizione della modularità delle teglie usate nel settore alimentare.
2. Ipotesi per la formulazione di un modello: sono necessari dei dati e si devono
avanzare alcune ipotesi. Definiamo come fattore limitante la pietanza a cottura espressa
che richiede maggior tempo di preparazione e cottura o l’attrezzatura che viene usata
più a lungo nel tempo per diverse cotture non effettuabili contemporaneamente.
Si assume come parametro che il 50% dei clienti scelga lo stesso piatto e che per
prepararlo si impieghi il 60% della capacità dell’attrezzatura interessata dal processo.
3. Messa a punto della check-list e verifica
Metodo Monte-Carlo
Ha una sua struttura metodologica:
Si definiscono le variabili del problema
Si rilevano i dati empirici riguardanti le variabili definite
Si scelgono a caso dei valori dalla tabella dei numeri casuali equiprobabili
I valori trovati rappresentano con elevata probabilità il fenomeno studiato
Il metodo Monte Carlo è utile nell’ambito della ristorazione, poiché permette di valutare
l’adeguatezza di un impianto produttivo, di un servizio o di rivelarne la criticità e verificare
la soluzione proposta.
La simulazione aiuta ad individuare le criticità e permette di intervenire dove necessario,
evitando operazioni superflue.
Ha come limite quello di fare una fotografia (caso aleatorio), è uno studio probabilistico. Si
applica a problemi legati a code (perché non so quanta gente arriverà)
Questa teoria applicata ad una pizzeria d’asporto, l’elemento critico è il tempo di attesa (su 50
clienti)
Si fa una fotografia di tuti gli elementi; le due variabili individuate (due elementi critici) sono: il
tempo di arrivo e quante pizze vuole ciascuna persona
Si va a considerare la causa dell’attesa, aggiungendo una postazione il tempo di attesa è
calato.
ELETTROLOGIA
V= differenza di potenziale (Volt=V) tensione forza che permette al sistema di
mettere qualcosa in movimento. Differenza tra i valori del potenziale elettrico agli estremi del
conduttore che fa fluire una certa intensità di corrente.
I= intensità di corrente (Ampere=A) quantità di carica che passa nell’unità di tempo in
seguita ad una certa differenza di potenziale.
P= potenza elettrica (Watt=W) P = I x V
R= resistenza elettrica (Ohm) la resistenza dipende dalla natura e dalle caratteristiche
del materiale, è direttamente proporzionale alla lunghezza del materiale [L] e inversamente
proporzionale alla superficie del materiale [S]
R= p x L/S questo ci fa capire che più è lungo più offre resistenza ma più è largo più favorisce
il passaggio di corrente 2
p= resistività del materiale (Ohm x mm /m) la resistività è l’attitudine del materiale ad
opporre resistenza al passaggio delle cariche elettriche. I materiali conduttori come il platino,
l’argento, il rame, che non contrastano il fluire della corrente, hanno resistività bassa, i
materiali isolanti come il legno, l’aria e le plastiche isolanti, hanno resistività alta.
Effetto Joule
Consideriamo un circuito elettrico in cui scorre una corrente di intensità I, e ai cui
capi sia presente una differenza di potenziale V, allora nel circuito si sviluppa
una potenza P pari al prodotto tra intensità di corrente e differenza di potenziale: P
= I x V. Questo fenomeno va sotto il nome di effetto Joule.
Se il conduttore di cui è costituito il circuito è ohmico, a questo conduttore sarà sempre
2
associata una dispersione di calore, cioè una potenza termica W, tale che W = I x R dove R è
la resistenza del conduttore.
L’effetto Joule si sfrutta:
Per l’utilizzo a fini termici si massimizza e fa