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L−T
N−T
c=
- propensione marginale al consumo rispetto al reddito da lavoro
L−T
La teoria del ciclo vitale rappresenta il riferimento per la strutturazione dei sistemi
pensionistici:
- L’idea di fondo è che ogni individuo assume le proprie decisioni di consumo annuo
quando lavora e guadagna, valutando la propria aspettativa di vita.
- Posto che i diversi soggetti desiderano consumare da vecchi circa quanto potevano
permettersi da giovani occupati, essi risparmiano nella fase attiva e di conseguenza
accumulano un capitale da utilizzare nel periodo di quiescenza.
Si supponga che la vita inizia a 30 anni e finisca a 60, mentre la morte sopraggiunga a 80. Il
ciclo vitale è di 50 anni, di cui 20 inattivi. Se nei 30 anni di lavoro l’individuo guadagna 50 mila
euro l’anno, nell’arco della sua esistenza avrà un reddito complessivo di 1,5 milioni.
Volendo distribuire il consumo su 50 anni, e intendendo mantenerlo stabile, razionalmente
l’individuo sceglierà di consumare ogni anno 30’00 euro. Ciò implica che nei 30 anni lavorativi
deve essere risparmiato il 40% del reddito percepito; al momento del pensionamento ossia 60
anni, il soggetto avrà a disposizione 600'000 euro, che spenderà nel corso dei rimanenti 20
(questo è il modo in cui funziona il sistema a capitalizzazione).
anni di vita ulteriormente attesa
Si supponga ora che la popolazione sia composta di tante persone equamente distribuite nelle
diverse classi di età (ipotesi tipica di quando le popolazioni sono stazionarie); siano 1000
individui, di cui 20 di 30 anni, 20 di 31 anni, 20 di 32 anni, … , 20 di 60 anni; 20 di 70 anni, fino
all’anno finale ossia 20 di 80 anni; ne consegue che 600 persona sono nella fase 30-60 e 400
persone nella fase di inattività 60-80, se il regime pensionistico è a ripartizione e ogni
individuo guadagna 50'000 euro l’anno, è necessario che la popolazione attiva paghi un
contributo sociale di aliquota pari al 40%, al fine di trasferire una pensione annua di 30'000
euro a ciascuno dei soggetti inattivi; finché la popolazione rimane stazionaria, e la produttività
del lavoro non si modifica, ogni individuo riceve da vecchio esattamente quanto ha contribuito
da giovane.
L’equilibrio si rompe per effetto del processo di invecchiamento della popolazione, si ipotizzi
infatti una situazione in cui si hanno 400 giovani e 600 vecchi; questi ultimi avevano
contribuito al sistema pensionistico durante la fase attiva per 20'000 euro all’anno e per 30
anni, così acquisendo il diritto di ottenere 30'000 euro all’anno da vecchi, se i 400 giovani
dovessero pagare tale cifra ai 600 vecchi l’aliquota dovrebbe salire da 40% a 90%.
Ci sono però delle complicazioni da considerare:
- Incertezza sulla durata della vita e sulla continuità del lavoro
- Presenza di tassi di interesse e di inflazione
- Presenza di una ricchezza iniziale e di una ricchezza residua
- Ruolo assistenziale e sociale dello Stato e della famiglia
- Variabilità del reddito, della ricchezza e dei saggi di sconto e di rendimento
- Peso delle attese di ungo periodo ed elementi comportamentali
FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA A RIPARTIZIONE
p∙ P=c ∙ w ∙ L
Equilibrio tra contributi e prestazioni: dove p è la pensione media, P è il
numero dei pensionati, c’ è l’aliquota contributiva, w è il salario medio, L è il numero di
p P p
c= ∙
lavoratori, ovvero: dove è il tasso medio di sostituzione tra pensione
w L w P
e salario: incidenza percentuale della pensione media rispetto alla retribuzione media; e L
è il tasso di dipendenza, ossia il rapporto tra pensionati e lavoratori.
L’equilibrio generale:
( ) ( ) ( ) ( )
aliquota contributiva ∙ produzione lavoro tasso occupazione tasso finanziario stato
prestazione =
pensionati (tasso vecchiaia)( Incidenza pensioni anzianità)
Rispetto ad un sistema a capitalizzazione:
- Rilevano i fattori demografici in modo diretto (aumento popolazione, tasso di
dipendenza e aspettativa di vita)
- Rilevano in modo diretto i fattori collegati al mondo del lavoro (produttività, occupazione
e periodo di attività)
- Non rilevano i rendimenti ottenibili sui mercati finanziari e tassi di interesse
TIPOLOGIE DEI SISTEMI A CAPITALIZZAZIONE
- A prestazione definita, vengono fissati i livelli di prestazione (% dell’ultimo reddito),
variando coerentemente le contribuzioni; più frequente nei sistemi a ripartizione o nelle
forme integrative interne al settore privato
- A contribuzione definita, la contribuzione è fissa, le prestazioni sono variabili in funzione
della contribuzione e dei rendimenti ottenuti (tipico dei sistemi a capitalizzazione)
Modalità di calcolo della pensione:
- Sistema retributivo, commisura la pensione all’anzianità contributiva alla retribuzione
media dell’ultimo periodo
- Sistema contributivo, considera la sommatoria dei contributi versati, rivalutati
annualmente in funzione di un rendimento specifico
ORIGINI DEL SISTEMA ITALIANO
- Primi 900, creazione istituti previdenziali per invalidità, vecchiaia degli impiegati
pubblici (a capitalizzazione)
- Estensione nel 1919 a tutti i dipendenti privati con medesima modalità
- Nascita dello stato sociale: sanità, previdenza, assistenza, istruzione. Da protezione
minima a protezione totale
- Anni 50’-60’: estensione del sistema obbligatorio (es, coltivatori, artigiani,
commercianti, ecc.), progressiva e definitiva adozione del sistema a ripartizione
- Fine anni 60’: pensione sociale, passaggio da sistema contributivo a retributivo per i
lavoratori dipendenti privati (media degli ultimi 3 anni), assegni famigliari, tredicesima
- Anni 80’: prepensionamenti e maturazione del problema pensionistico
Soluzioni al disavanzo pensionistico:
1) Aumento del prelievo fiscale o del debito pubblico
2) Riforma del sistema pensionistico:
a) Minori uscite, riduzione del numero ed entità delle pensioni
b) Maggiori entrate, aumento del numero ed entità dei contributi
Posto che:
- Limitati sono gli spazi di manovra sull’aumento del prelievo fiscale e del debito pubblico
- La riduzione dell’entità delle pensioni in essere o del loro numero non è una leva
azionabile
- Limitati sono gli spazi di manovra sull’andamento dell’entità dei contributi (e in parte
anche sul numero)
- Interventi di riduzione dei tassi di sostituzione sono comunque pericolosi dal punto di
vista sociale
Possibile soluzione: aumento età pensionabile e correzione per gli effetti demografici
PREVIDENZA OBBLIGATORIA
RIFORMA AMATO
- Calcolo pensioni sulla vita lavorativa, ma con il sistema contributivo
- Unica indicizzazione all’inflazione
- Mantiene la pensione di anzianità (35 anni di contributi)
- Innalza i requisiti della pensione di vecchiaia, per le donne da 55 a 60, per gli uomini da
60 a 65, con requisiti contributivi dai 15 ai 20 anni, cessazione del rapporto di lavoro
- Introduce la previdenza complementare
- Alienamento del settore pubblico a quello privato
- Blocchi e finestre
- Innalzamento dei contributi
- Mantenimento dei diritti acquisiti e lungo periodo di transizione
RIFORMA DINI
- Calcolo a capitalizzazione simulata, i contributi versati nell’intera vita lavorativa sono
capitalizzati in funzione della crescita nominale del PIL: passaggio a sistema contributivo
- Lungo periodo transitorio:
a) Per i neoassunti, interamente contributivo
b) Meno di 18 anni di contributi, misto
c) Più di 18 anni di contributi, interamente retributivo
- Il collegamento con la retribuzione permane, ma la relazione non è più diretta
- Si abolisce l’integrazione al minimo, si ridefinisce ad autonomi la pensione di anzianità
- Innalzamento dei contributi, estensione ad autonomi e para subordinati
- Manca armonizzazione aliquote contributive (19% autonomi e 32,7% dipendenti)
- Penalizza chi andrà in pensione prima dei 63 anni
- Rilancio della previdenza complementare
PRINCIPALI RIFORME SUCCESSIVE
- RIFORMA PRODI, 1997, accelerazione della transizione per i dipendenti, elevazione dei
contributi per gli autonomi, innalzamento requisiti per la pensione di anzianità.
- RIFORMA MARONI, 2004, estensione della previdenza obbligatoria ad un maggior
numero di soggetti, conferma uomini a 65, donne a 60, anzianità 40(innalzamento di 5
anni), messa in sicurezza del sistema a livello macro. Permangono squilibrio di aliquote
e sperequazione, esempio uomini e donne.
- RIFORMA DAMIANO, 2007, diluizione scalone via quota, riduzione finestre,
aggiornamento coefficienti di trasformazione.
- INTERVENTO CORTE GIUSTIZIA DELL’UE,2008, equiparazione età pensionabile uomini e
donne nel pubblico impiego
- DECRETO LEGGE 78/2010, nuova disciplina della disciplina delle prestazioni, sulla
congiunzione della contribuzione e sul trasferimento della posizione assicurativa
- RIFORMA FORNERO MONTI, 2011, accelerazione e consolidamento del sistema
previdenziale obbligatorio, con interventi principalmente sul sistema retributivo, sulle
finestre e sull’età pensionabile.
PENSIONE ANTICIPATA
La pensione anticipata sostituisce la pensione di anzianità, e può essere raggiunto dal solo
requisito contributivo, indipendentemente dall’età anagrafica del beneficiario.
È stato difatti eliminato il requisito di età minima, difatti è previsto anche un sistema di
disincentivazione attraverso una riduzione della pensione per chi non ha raggiunto un limite
minimo di età fissato a 62 anni.
Nel sistema retributivo e misto a partire dal gennaio 2012, lavoratori che sono in possesso di
anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, cioè che erano nel sistema retributivo o misto al
dicembre 2011 possono conseguire la pensione anticipata indipendentemente dall’età
anagrafica, qualora abbiano un’anzianità di 42 anni e un mese lavorativo per gli uomini e 41 e
un mese per le donne, tale requisito va aumentato di un mese nel 2013 e un altro mese nel
2014.
Il requisito contributivo inoltre è soggetto ad adeguamenti che riguardano l’aumento
dell’aspettativa di vita.
La contribuzione, ai fini del raggiungimento, è valida solo se sono stati fatti 35 anni lavorativi
non figurativi derivanti da altri fattori. Chi percepisce prima dei 62 anni subisce una
penalizzazione.
PENSIONE DI VECCHIAIA
Prima della riforma Fornero erano necessari 60 anni per le donne e 65 per gli uomini ed almeno
20 anni di contributi versati, dopo la riforma Fornero i requisiti di accesso sono 66 anni per gli
uomini, e le donne pian piano a