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3. DETERMINARE CHI PARLA:L'ORGANIZZAZIONE SPECIALE DELLA PRESA DEL TURNO
Le occasioni formali si caratterizzano dal punto di vista dell'organizzazione del parlato (diritto di parlare di più o meno
rigidamente prestabilito tra le parti); negli incontri "orchestrati" solo uno dei partecipanti ha il diritto esclusivo di
determinare quando gli altri partecipanti possono parlare, e nello stesso tempo è meno legato al tipo di regole
procedurali esplicite: è il caso delle classi scolastiche (luoghi turbolenti, dove gli interventi si accavallano + i bisogni
individuali si intersecano con le esigenze istituzionali); le modalità di interazione alunni/insegnante è un definito campo
di indagine: generalmente l'insegnante sceglie l'alunno che dovrà parlare + quando + l'argomento che dovrà essere
discusso ecc; ad ogni possibile punto di completamento del turno, l'insegnante = due possibilità: o l'insegnante designa
un alunno come parlante successivo, oppure continua a parlare; la scelta dello studente avviene attraverso varie
procedure: nominandolo, segnalandolo in modo non verbale, invitando gli alunni ad alzare la mano e scegliendo,
lasciando parlare l'alunno che si è autoselezionato; ad ogni punto di completamento della risposta dell'alunno, non è
previsto che lo studente selezioni a parlare un compagno (è l'insegnante che distribuisce i turni); è un sistema
asimmetrico di distribuzione dei diritti di parola + insegnante = figura guida che comincia e termina ogni interazione; nel
caso che uno studente si autoselezioni, la procedura deve essere autorizzata; se l'ordine in classe è infranto,
insegnante ha alcune tecniche di riparazione:
tecniche preventive: meccanismo delle mani alzate: gli studenti si autoselezionano come appartenenti al gruppo di
potenziali parlanti successivi, invece che parlare contemporaneamente le mani alzate permettono la procedura di
preselezione fatta dagli studenti stessi;
quando il sistema è già infranto, insegnante può tornare alla normale procedura di prese di turno comportandosi
secondo le regole: seleziona un solo studente come parlante, assieme ad un'invocazione alle regole ("uno alla volta!",
Assumono il carattere di un promemoria).
4. GLI EFFETTI DEL SISTEMA SPECIALE DELLA PRESA DEL TURNO NELL'INTERAZIONE
ISTITUZIONALE:QUANTO PUO' PARLARE UNA PERSONA?
Nelle conversazioni ordinarie la transizione dei parlanti = nel possibile completamento del turno, quindi turni brevi.
Nelle conversazioni istituzionali turni = composti da più unità costruttive (l'intervistatore può far precedere la domanda
vera e propria da affermazioni o da una narrazione più o meno breve, e l'intervistato in genere si astiene
dall'intervenire, anche con un semplice continuer; anche le risposte dell'intervistato hanno un turno esteso composto
da più unità, e anche quando una risposta sembra chiaramente data spesso l'intervistatore non interviene, e ciò viene
interpretato dall'intervistato come un preciso segnale che il suo turno non è completo + che viene richiesta non una
risposta laconica ma una elaborata).
Non solo i turni in certi contesti possono essere sistematicamente più ampi, ma in certi altri possono essere più brevi; il
turno può anche essere interrotto, es negli incontri tra medici e pazienti: i medici (almeno maschi), nel corpus studiato
da West, interrompono i pazienti più di quanto i pazienti non facciano con i medici; Quando c'è una sovrapposizione tra
parlanti in una conversazione ordinaria, viene meno il principio della conversazione stessa, quindi= messe in atto
procedure di riparazione (la più semplice è che uno smetta di parlare), quindi non tutte le sovrapposizioni sono
interruzioni: le interruzioni sono un atto unidirezionale di negazione del diritto di una persona a parlare, il turno legittimo
si interrompe; nel colloquio medico, chi rinuncia a parlare è colui che ha subito l'interruzione (paziente), il che fa
ritenere che esista la presenza nel colloquio medico di una asimmetria (interruzione = veicolo privilegiato per il medico
per controllare il discorso).
5. DOMANDE E RISPOSTE: L'ORGANIZZAZIONE DELLA FORMA DELLA PARTECIPAZIONE
Le conversazioni istituzionali si caratterizzano perché in esse = meccanismo speciale di presa del turno + perché è
specificato in anticipo il tipo di turno che verrà prodotto dalle parti ( il tipo di turno prestabilito è quello di una domanda
o di una risposta); inoltre, questi tipi di turno = allocati in modo non reciproco: solo una parte fa domande, l'altra deve
rispondere; es. interazione medico/paziente (considerazioni altrettanto valide se prendiamo in considerazione
l'interrogatorio in tribunale): i medici fanno domande + i pazienti rispondono più alle domande dei medici di quanto non
facciano i medici alle domande dei pazienti; quindi medico = autorizzato a fare domande, il paziente accetta le pretese
(accetta di rinunciare ai suoi diritti conversazioali), il medico spesso decide della rilevanza delle domande del paziente,
esercitando il potere non reciproco di non rispondere; le domande del paziente si possono presentare subito dopo una
domanda del medico, al posto (slot) della risposta che dovrebbe dire (mirano a richiedere spiegazioni, a chiedere
conferma di aver capito bene prima di rispondere); le domande aprono sequenze di riparazione, per cui la rilevanza
della interrogazione iniziale è immediatamente ristabilita; domande spesso sono sollecitate dal medico ("ha capito?
Qualcosa non è chiaro?"), Oppure, se iniziate autonomamente, presentano turni caratterizzati da componenti di
prestazione (in cui si chiede l'autorizzazione a fare la domanda: "vorrei chiedere una cosa").
6.L'ORGANIZZAZIONE DELLE SEQUENZE (PRIMA PARTE): DALLA "COPPIA" ALLA "TRIPLETTA"
Nella conversazione ordinaria, i partecipanti possono commentare quanto hanno ascoltato nell'enunciato precedente; i
commenti, quando compaiono in una struttura sequenziale domanda/risposta = non costituiscono l'inizio di una
ulteriore coppia, ma un "terzo turno" dopo la risposta, in cui chi ha fatto la domanda può, senza interferire con il
formato dell'intervista, eseguire varie azioni: mostrare il proprio allineamento/disaccordo/sollecitare ulteriori
informazioni/dimostrare di stare ascoltando. Dopo il commento, il turno rimane allo stesso parlante, che può utilizzarlo
per fare un'altra domanda; quindi da un formato DR a formato DRC, e così la struttura è sbilanciata nei diritti di uno
dei parlanti, che può esercitare la prerogativa di commentare quanto viene detto senza che il diritto sia reciproco; una
asimmetria di questo tipo es nell'interazione insegnante/alunno:1) insegnante una domanda 2) alunno risponde 3)
insegnante riprende il turno per valutare quanto detto, quindi l'andamento dell'interazione è ternario; anche se
l'insegnante sta zitto, questo silenzio = ha valore valutativo (gli stessi studenti sentono che manca qualcosa, che la loro
risposta è incompleta o scorretta); la valutazione è un vero frame che inquadra tutta l'attività in classe (nulla sfugge a
questo implicito controllo in classe); le due possibili mosse dell'insegnante (valutare in modo esplicito o non dir nulla) =
due conseguenze per prosecuzione dell'interazione:
se l'insegnante valuta in modo positivo l'interscambio, allora la valutazione ha valore conclusivo;
se insegnante rinuncia al suo terzo turno di valutazione, l'interscambio resta aperto: o l'alunno cerca di aggiungere
qualcosa, o qualche altro alunno si propone per offrire un'altra risposta;
l'insegnante può usare diverse strategie per ottenere la risposta corretta, per poi chiudere la stringa con il commento e
la valutazione.
Nel colloquio tra medico e paziente la struttura a tripletta è presente, anche se con minore diffusione + con valenze
differenti (terzo turno = utilizzato dal medico in modo neutrale, in modo da incoraggiare il resoconto del paziente e
dimostrare la propria attenzione, ma senza elementi valutativi).
7. L'ORGANIZZAZIONE DELLE SEQUENZE (SECONDA PARTE): LA "COPPIA" DI "COPPIE"
In alcuni contesti istituzionali c'è una organizzazione dell'interazione basata non su due elementi ma su quattro: nella
conversaz. ordinaria la produzione di un solo "turno successivo" = per verificare il grado di comprensione di quello che
viene detto: il parlante verifica se è stato compreso; dal terzo turno, i partecipanti possono continuare la conversazione,
o possono chiarire quanto detto al primo turno se c'è stato un fraintendimento. Può capitare che il primo parlante non
percepisca fraintendimenti e il primo parlante produca un terzo turno che prosegue la sequenza, a quel punto può
essere l'interlocutore a scoprire che non aveva capito e da qui ha a disposizione, nel turno successivo al terzo, la prima
occasione per rimediare.
In certi contesti istituzionali la formula della sequenza di quattro turni è frequente proprio per evitare il darsi di
fraintendimenti e incomprensioni, poiché così l'interazione possa proseguire su basi accertate; es. = il lavoro degli
operatori di una centrale operativa per gestire l'emergenza: Fulvio sta chiedendo a Luciano informazioni a proposito di
un evento di trasporto di sangue; Fulvio = constatazione "c'è da portaghe il sangue"; in questo modo invita Luciano a
confermare o disconfermare la constatazione; Luciano risponde disconfermando "no, è già a posto"; Fulvio chiede
conferma Luciano del fatto che quell'evento, che sembrava ancora in sospeso, invece già completato (linea 4: "è a
posto?"), Luciano conferma (linea 5:" sì"); una sequenza di quattro mosse è arrivata a completamento, e prima di
incominciare un nuovo compito Fulvio utilizza il suo terzo turno per verificare la correttezza nell'informazione fornita dal
collega.
8. LE FORMULAZIONI
un'altra delle prerogative di colui che controlla il discorso (tipica di situazioni asimmetriche) consiste nell'interpretare e
riassumere ciò che l'interlocutore ha appena detto; sono poi le posizioni parafrasate a diventare quelle ufficiali,
considerate corrette; le formulazioni assumono questa funzione; dal punto di vista linguistico = sono un atto
metacomunicativo.
Le formulazioni non hanno sempre la stessa funzione nell'interazione; i partecipanti fanno diverse cose quando
utilizzano una formulazione: es nelle sedute di psicoterapia pazienti li usano per rendere chiaro il senso di
un'osservazione esplicitamente vaga da parte del terapista; nei programmi radiofonici che prevedono una telefonata, le
formulazioni = utilizzate dal condutto