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INTERVENTI DI REGIA: LE FORMULAZIONI.
La razionalità della conversazione.
Caratteristica di ogni conversazione naturale è la compresenza di due fattori che
sembrano in contrapposizione fra loro: da una parte un succedersi apparentemente
caotico di fatti interazionali continuamente emergenti; dall’altra una razionalità, un
ordine che fanno trapelare la presenza di un’opera di regia soggiacente a tale caos.
Questa razionalità si manifesta nella sincronia con cui i conversatori si alternano nei turni
di parola e nella puntuale messa in atto di comportamenti riparatori da parte di chi
interagisce quando qualcosa fa inceppare la sincronia del meccanismo dei turni.
Alla base dell’opera di regia degli interagenti c’è la capacità che questi hanno di
pianificare i propri comportamenti futuri e di modificare tali piani di comportamento in
relazione all’emergere di fatti inaspettati.
La pianificazione del proprio contributo all’interazione in corso è effettuata dai conversatori
in base all’analisi della situazione comunicativa, all’identificazione dell’attività a cui
prendono parte e alla formulazione di ipotesi sugli sviluppi futuri dell’interazione e
quindi relative anche ai comportamenti altrui.
I modelli di interazione ci dicono che cosa ci si può aspettare in una conversazione fra
amici, in una lite, in una discussione, in un discorso persuasorio, in un mero scambio di
informazioni, in un dibattito ecc.
Essi non si limitano ad indicare il tipo di regole di comportamento comunicativo che
debbono essere seguite all’interno di tali situazione, ma i luoghi, i partecipanti, le diverse
entità fisiche, le relazioni di ruolo e di tipo emotivo che caratterizzano la situazione.
La ridefinizione delle caratteristiche dell’interazione attraverso un processo di
negoziazione messo in atto dai partecipanti non costituisce un evento eccezionale, ma
quasi la norma nella comunicazione quotidiana. L’identificazione da parte dei conversatori
del tipo di interazione in cui sono coinvolti, del tipo, cioè, di situazione comunicativa e di
modello comportamentale di riferimento, non può, quindi avvenire una volta per tutte, ma
deve essere adeguata, attraverso una serie progressiva di aggiustamenti, agli sviluppi
della conversazione.
I diversi comportamenti comunicativi messi in atto dai partecipanti rappresentano uno
strumento per verificare la validità della propria analisi e l’esistenza o meno di una
definizione comune della situazione. La regia della conversazione consiste nell’orientare lo
scambio comunicativo secondo i piani di comportamento che sembrano più appropriati alla
situazione comunicativa in cui si ritiene di essere coinvolti. Nelle interazioni fra pari,
caratterizzate dal fatto che tutti gli interagenti condividono gli stessi diriti e doveri di
partecipazione, il controllo dell’organizzazione dello scambio comunicativo è il risultato di
un lavoro di co-regia. Diversa è la situazione in interazioni di tipo asimmetrico, in cui le
relazioni di ruolo fra i partecipanti definite per negoziazione nel corso del processo
interattivo fanno sì che uno solo assuma il ruolo di regista.
Metacomunicazione e regia.
In ambedue i tipi di interazione, simmetrica e asimmetrica, affinché esista un lavoro di
regia, e, quindi, uno sviluppo razionale del processo interattivo, sia che tale lavoro
avvenga in maniera cooperativa sia che avvenga ad opera di un solo, è necessario che fra
gli interagenti ci sia uno scambio di messaggi. Tali messaggi, che hanno per oggetto la
comunicazione ufficiale e si sviluppano parallelamente a questa, svolgono
fondamentalmente le seguenti funzioni:
permettere agli interagenti di confrontare momento per momento le proprie
1. assunzioni sull’interazione in corso, sulle caratteristiche dei partecipanti in termini
sia di relazioni di ruolo sia di rapporto psicologico (se sono tesi, tranquilli ecc.) per
arrivare ad una definizione largamente coincidente della situazione comunicativa. È
l’accordo sul grado di formalità che contraddistingue la situazione.
Segmentare, articolare l’attività in corso come una sorta di punteggiatura. La
2. segmentazione di un’interazione in fasi, l’individuazione di un inizio e una fine, può
essere segnalata in una comunicazione faccia a faccia dalla postura, l’orientamento
e la distanza fra i corpi, dalle pause del discorso, dall’adozione di formule di
apertura e di conclusione, dallo sviluppo che viene dato al tema di conversazione;
Comunicare ai partecipanti all’interazione come questa si sta svolgendo, se ci sono
3. intoppi, fraintendimenti, necessità di chiarimenti o se tutto va avanti senza problemi.
L’elemento in comune fra tutti i messaggi relativi alla struttura dell’interazione, sia che
vengano espressi attraverso segnali espliciti, sia che vengano ricostruiti da una serie di
indizi attraverso un processo inferenziale, consiste nel fatto che essi costituiscono una
sorta di comunicazione parallela rispetto all’interazione ufficiale, e, pur avendo per oggetto
proprio questa, non ne intralciano il fluire.
Questo è possibile in parte grazie alla molteplicità di canali comunicativi coinvolti
nell’interazione.
È come se la metacomunicazione si sviluppasse lungo un canale laterale rispetto a quello
della comunicazione ufficiale. In alcuni casi, però, la metacomunicazione si trasferisce dal
canale laterale a quello principale. Quando il canale laterale si rivela insufficiente o si
assume che possa essere non sufficientemente adeguato per definire e regolamentare ciò
che si sta facendo, soprattutto quando sembrano nascere delle difficoltà nell’interazione, la
funzione normalmente attribuita al canale laterale viene assunta da quello centrale.
Questo avviene attraverso la messa in atto delle ‘pratiche di glossa’, cioè dei commenti,
delle caratterizzazioni relative ad aspetti passati, presenti e futuri dell’interazione in corso.
Le pratiche di glossa.
La nozione di pratica di glossa è introdotta da Garfinkel e Sacks in un saggio in cui
vengono affrontati alcuni temi di fondo della ricerca etnometodologica.
Un punto centrale della ricerca etnometodologica è che i fatti sociali non esistono
indipendentemente dall’attività dei membri, ma sono realizzazione pratiche. La razionalità
dell’agire quotidiano è raggiunta, generata e concertata dai membri sociali.
Oggetto della etnometodologia sono proprio quelle procedure, il cosiddetto ragionamento
sociologico pratico, che rendono la realtà ordinata e descrivibile.
Nella conversazione le pratiche di glossa costituiscono un fenomeno particolare, ma sono
piuttosto un fatto di routine.
Proprietà generali delle pratiche di glossa.
La deitticità o dipendenza dal contesto.
1. Ciascuna formulazione costituisce una descrizione, un commento relativo a un
momento preciso dell’interazione. Esse forniscono a chi partecipa alla
conversazione delle indicazioni su come interpretare un frammento delimitato del
flusso interazionale. Sono quindi fortemente legate al contesto e l’indicazione esatta
del momento di riferimento è spesso raggiunta attraverso l’uso di espressioni
deittiche. Es. Adesso sto scherzando; finora abbiamo scherzato; parleremo della
rivoluzione francese.
La necessità di ancorare la descrizione della situazione comunicativa ad un preciso
momento deriva dal fatto che nel corso dell’interazione questa può cambiare più volte. La
situazione comunicativa non è fissata una volta per tutte, ma cambia momento per
momento attraverso le azioni, i comportamenti comunicativi delle parti coinvolte. essa non
è qualcosa di preesistente all’interazione, ma è costruita proprio attraverso questa. La
definizione di ciò che sta accadendo non può, quindi, essere data in maniera definitiva dai
conversatori, ma deve essere verificata e modificata in base a quanto avviene nel corso
dell’interazione.
Glossabilità.
2. le formulazioni non sono soltanto descrizioni e commenti aventi come oggetto
l’interazione e le diverse sue componenti, ma descrizioni e commenti relativi
all’interazione realizzati attraverso l’interazione stessa.
Organizzazione sequenziale delle formulazioni.
3. La nozione di sequenza è usata in analisi conversazionale per indicare non tanto la
questione banale che i contributi degli interagenti si succedono nel tempo, quanto il
fatto che nell’interazione è possibile individuare delle unità le cui componenti oltre a
succedersi in ordine seriale hanno in comune qualche proprietà.
In coppie di enunciati come domanda/risposta; appellativo/replica ecc., la proprietà
che lega gli elementi della sequenza è stato individuata nella cosiddetta rilevanza
condizionale. In una sequenza di questo tipo, dato il primo membro della coppia, ci
si aspetta il secondo in quanto il primo determina le condizioni di rilevanza del
secondo. L’occorrenza del secondo membro è prodotta e recepita come in risposta
al primo.
La sua mancata occorrenza, in tali condizioni, diventa un’assenza ufficiale che può
essere oggetto di commenti e reazioni (es. non mi ha risposto, forse ce l’ha con
me).
Formulazioni relative al parlante.
Il parlante dedica gran parte della propria attività comunicativa a descrivere, commentare,
spiegare quello che ha fatto, sta facendo e intende fare nel corso del processo
interazionale. Una possibile ragione di tanto impegno può essere trovata nel timore che
dai fatti interazionali, dalle parole pronunciate, possa emergere un’immagine di sé non
desiderata o per lo meno poco chiara, confusa. Il parlante sa che nel corso
dell’interazione, allo scopo di mettere in atto comportamenti comunicativi e interazionali
appropriati, si cerca continuamente di capire chi è la persona con cui si ha a che fare, chi
è sia sul piano cognitivo (quali conoscenze ha e quali ragionamenti può seguire e
sviluppare) e sociale (che posizione ha nella struttura sociale e nella particolare situazione
comunicativa, quale ruolo riveste nella comunicazione) e sa anche che tale processo di
interpretazione è guidato dai diversi segnali che vengono proprio dal comportamento
comunicativo e interazionale.
Chi parla può citare le parole di un altro e può dissociarsi dal contenuto espresso. È
proprio attraverso la pratica formulatoria che il parlante può distinguere i diversi ruoli e
fornire dei commenti delle descrizioni al riguardo.
Alcune osservazioni sugli aspetti morfosintattici e lessicali delle formulazioni relative al
parlante.
Una questione generale che riguarda tutti i tipi di formulazione, &egra