Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 19
Riassunto esame Pedagogia delle migrazioni, prof. Caronia, libro consigliato La conversazione diseguale. Potere e interazione, Orletti Pag. 1 Riassunto esame Pedagogia delle migrazioni, prof. Caronia, libro consigliato La conversazione diseguale. Potere e interazione, Orletti Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia delle migrazioni, prof. Caronia, libro consigliato La conversazione diseguale. Potere e interazione, Orletti Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia delle migrazioni, prof. Caronia, libro consigliato La conversazione diseguale. Potere e interazione, Orletti Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia delle migrazioni, prof. Caronia, libro consigliato La conversazione diseguale. Potere e interazione, Orletti Pag. 16
1 su 19
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

INTERVENTI DI REGIA: LE FORMULAZIONI.

La razionalità della conversazione.

Caratteristica di ogni conversazione naturale è la compresenza di due fattori che

sembrano in contrapposizione fra loro: da una parte un succedersi apparentemente

caotico di fatti interazionali continuamente emergenti; dall’altra una razionalità, un

ordine che fanno trapelare la presenza di un’opera di regia soggiacente a tale caos.

Questa razionalità si manifesta nella sincronia con cui i conversatori si alternano nei turni

di parola e nella puntuale messa in atto di comportamenti riparatori da parte di chi

interagisce quando qualcosa fa inceppare la sincronia del meccanismo dei turni.

Alla base dell’opera di regia degli interagenti c’è la capacità che questi hanno di

pianificare i propri comportamenti futuri e di modificare tali piani di comportamento in

relazione all’emergere di fatti inaspettati.

La pianificazione del proprio contributo all’interazione in corso è effettuata dai conversatori

in base all’analisi della situazione comunicativa, all’identificazione dell’attività a cui

prendono parte e alla formulazione di ipotesi sugli sviluppi futuri dell’interazione e

quindi relative anche ai comportamenti altrui.

I modelli di interazione ci dicono che cosa ci si può aspettare in una conversazione fra

amici, in una lite, in una discussione, in un discorso persuasorio, in un mero scambio di

informazioni, in un dibattito ecc.

Essi non si limitano ad indicare il tipo di regole di comportamento comunicativo che

debbono essere seguite all’interno di tali situazione, ma i luoghi, i partecipanti, le diverse

entità fisiche, le relazioni di ruolo e di tipo emotivo che caratterizzano la situazione.

La ridefinizione delle caratteristiche dell’interazione attraverso un processo di

negoziazione messo in atto dai partecipanti non costituisce un evento eccezionale, ma

quasi la norma nella comunicazione quotidiana. L’identificazione da parte dei conversatori

del tipo di interazione in cui sono coinvolti, del tipo, cioè, di situazione comunicativa e di

modello comportamentale di riferimento, non può, quindi avvenire una volta per tutte, ma

deve essere adeguata, attraverso una serie progressiva di aggiustamenti, agli sviluppi

della conversazione.

I diversi comportamenti comunicativi messi in atto dai partecipanti rappresentano uno

strumento per verificare la validità della propria analisi e l’esistenza o meno di una

definizione comune della situazione. La regia della conversazione consiste nell’orientare lo

scambio comunicativo secondo i piani di comportamento che sembrano più appropriati alla

situazione comunicativa in cui si ritiene di essere coinvolti. Nelle interazioni fra pari,

caratterizzate dal fatto che tutti gli interagenti condividono gli stessi diriti e doveri di

partecipazione, il controllo dell’organizzazione dello scambio comunicativo è il risultato di

un lavoro di co-regia. Diversa è la situazione in interazioni di tipo asimmetrico, in cui le

relazioni di ruolo fra i partecipanti definite per negoziazione nel corso del processo

interattivo fanno sì che uno solo assuma il ruolo di regista.

Metacomunicazione e regia.

In ambedue i tipi di interazione, simmetrica e asimmetrica, affinché esista un lavoro di

regia, e, quindi, uno sviluppo razionale del processo interattivo, sia che tale lavoro

avvenga in maniera cooperativa sia che avvenga ad opera di un solo, è necessario che fra

gli interagenti ci sia uno scambio di messaggi. Tali messaggi, che hanno per oggetto la

comunicazione ufficiale e si sviluppano parallelamente a questa, svolgono

fondamentalmente le seguenti funzioni:

permettere agli interagenti di confrontare momento per momento le proprie

1. assunzioni sull’interazione in corso, sulle caratteristiche dei partecipanti in termini

sia di relazioni di ruolo sia di rapporto psicologico (se sono tesi, tranquilli ecc.) per

arrivare ad una definizione largamente coincidente della situazione comunicativa. È

l’accordo sul grado di formalità che contraddistingue la situazione.

Segmentare, articolare l’attività in corso come una sorta di punteggiatura. La

2. segmentazione di un’interazione in fasi, l’individuazione di un inizio e una fine, può

essere segnalata in una comunicazione faccia a faccia dalla postura, l’orientamento

e la distanza fra i corpi, dalle pause del discorso, dall’adozione di formule di

apertura e di conclusione, dallo sviluppo che viene dato al tema di conversazione;

Comunicare ai partecipanti all’interazione come questa si sta svolgendo, se ci sono

3. intoppi, fraintendimenti, necessità di chiarimenti o se tutto va avanti senza problemi.

L’elemento in comune fra tutti i messaggi relativi alla struttura dell’interazione, sia che

vengano espressi attraverso segnali espliciti, sia che vengano ricostruiti da una serie di

indizi attraverso un processo inferenziale, consiste nel fatto che essi costituiscono una

sorta di comunicazione parallela rispetto all’interazione ufficiale, e, pur avendo per oggetto

proprio questa, non ne intralciano il fluire.

Questo è possibile in parte grazie alla molteplicità di canali comunicativi coinvolti

nell’interazione.

È come se la metacomunicazione si sviluppasse lungo un canale laterale rispetto a quello

della comunicazione ufficiale. In alcuni casi, però, la metacomunicazione si trasferisce dal

canale laterale a quello principale. Quando il canale laterale si rivela insufficiente o si

assume che possa essere non sufficientemente adeguato per definire e regolamentare ciò

che si sta facendo, soprattutto quando sembrano nascere delle difficoltà nell’interazione, la

funzione normalmente attribuita al canale laterale viene assunta da quello centrale.

Questo avviene attraverso la messa in atto delle ‘pratiche di glossa’, cioè dei commenti,

delle caratterizzazioni relative ad aspetti passati, presenti e futuri dell’interazione in corso.

Le pratiche di glossa.

La nozione di pratica di glossa è introdotta da Garfinkel e Sacks in un saggio in cui

vengono affrontati alcuni temi di fondo della ricerca etnometodologica.

Un punto centrale della ricerca etnometodologica è che i fatti sociali non esistono

indipendentemente dall’attività dei membri, ma sono realizzazione pratiche. La razionalità

dell’agire quotidiano è raggiunta, generata e concertata dai membri sociali.

Oggetto della etnometodologia sono proprio quelle procedure, il cosiddetto ragionamento

sociologico pratico, che rendono la realtà ordinata e descrivibile.

Nella conversazione le pratiche di glossa costituiscono un fenomeno particolare, ma sono

piuttosto un fatto di routine.

Proprietà generali delle pratiche di glossa.

La deitticità o dipendenza dal contesto.

1. Ciascuna formulazione costituisce una descrizione, un commento relativo a un

momento preciso dell’interazione. Esse forniscono a chi partecipa alla

conversazione delle indicazioni su come interpretare un frammento delimitato del

flusso interazionale. Sono quindi fortemente legate al contesto e l’indicazione esatta

del momento di riferimento è spesso raggiunta attraverso l’uso di espressioni

deittiche. Es. Adesso sto scherzando; finora abbiamo scherzato; parleremo della

rivoluzione francese.

La necessità di ancorare la descrizione della situazione comunicativa ad un preciso

momento deriva dal fatto che nel corso dell’interazione questa può cambiare più volte. La

situazione comunicativa non è fissata una volta per tutte, ma cambia momento per

momento attraverso le azioni, i comportamenti comunicativi delle parti coinvolte. essa non

è qualcosa di preesistente all’interazione, ma è costruita proprio attraverso questa. La

definizione di ciò che sta accadendo non può, quindi, essere data in maniera definitiva dai

conversatori, ma deve essere verificata e modificata in base a quanto avviene nel corso

dell’interazione.

Glossabilità.

2. le formulazioni non sono soltanto descrizioni e commenti aventi come oggetto

l’interazione e le diverse sue componenti, ma descrizioni e commenti relativi

all’interazione realizzati attraverso l’interazione stessa.

Organizzazione sequenziale delle formulazioni.

3. La nozione di sequenza è usata in analisi conversazionale per indicare non tanto la

questione banale che i contributi degli interagenti si succedono nel tempo, quanto il

fatto che nell’interazione è possibile individuare delle unità le cui componenti oltre a

succedersi in ordine seriale hanno in comune qualche proprietà.

In coppie di enunciati come domanda/risposta; appellativo/replica ecc., la proprietà

che lega gli elementi della sequenza è stato individuata nella cosiddetta rilevanza

condizionale. In una sequenza di questo tipo, dato il primo membro della coppia, ci

si aspetta il secondo in quanto il primo determina le condizioni di rilevanza del

secondo. L’occorrenza del secondo membro è prodotta e recepita come in risposta

al primo.

La sua mancata occorrenza, in tali condizioni, diventa un’assenza ufficiale che può

essere oggetto di commenti e reazioni (es. non mi ha risposto, forse ce l’ha con

me).

Formulazioni relative al parlante.

Il parlante dedica gran parte della propria attività comunicativa a descrivere, commentare,

spiegare quello che ha fatto, sta facendo e intende fare nel corso del processo

interazionale. Una possibile ragione di tanto impegno può essere trovata nel timore che

dai fatti interazionali, dalle parole pronunciate, possa emergere un’immagine di sé non

desiderata o per lo meno poco chiara, confusa. Il parlante sa che nel corso

dell’interazione, allo scopo di mettere in atto comportamenti comunicativi e interazionali

appropriati, si cerca continuamente di capire chi è la persona con cui si ha a che fare, chi

è sia sul piano cognitivo (quali conoscenze ha e quali ragionamenti può seguire e

sviluppare) e sociale (che posizione ha nella struttura sociale e nella particolare situazione

comunicativa, quale ruolo riveste nella comunicazione) e sa anche che tale processo di

interpretazione è guidato dai diversi segnali che vengono proprio dal comportamento

comunicativo e interazionale.

Chi parla può citare le parole di un altro e può dissociarsi dal contenuto espresso. È

proprio attraverso la pratica formulatoria che il parlante può distinguere i diversi ruoli e

fornire dei commenti delle descrizioni al riguardo.

Alcune osservazioni sugli aspetti morfosintattici e lessicali delle formulazioni relative al

parlante.

Una questione generale che riguarda tutti i tipi di formulazione, &egra

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
19 pagine
7 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tonia_la di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia delle migrazioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Caronia Letizia.