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ANALISI DELLE AZIONI VERBALI E NON VERBALI.

Presentazione di un metodo per analizzare in maniera sistematica le azioni compiute in una determinata situazione;

l'analisi si focalizza sull'organizzazione sequenziale azioni e sulle risorse dei partecipanti per strutturarla (il metodo si

fonda sull'impianto dell'analisi conversazionale e lo estende a azioni non verbali + a obiettivi più generali di ricerca

psicologica).

1. DALL'ANALISI DEL DISCORSO ALL'ANALISI DELLE AZIONI

**1.1 l'approccio pragmatico al linguaggio.

Oggetto analisi del discorso: "come fare cose con le parole", elaborata da teoria degli atti linguistici; capovolgimento

dei rapporti tra i tre livelli di significato semantico, sintattico e pragmatico:

­a livello semantico: significato espressione = determinato dalla relazione che ha con l'oggetto reale a cui si riferisce

(referente), un'espressione a questo livello descrive il modo in cui è organizzata la realtà e può essere giudicata più o

meno vera;

­a livello sintattico: il significato dipende dal modo in cui elementi linguistici combinati fra di loro; una frase può essere

giudicata più o meno corretta;

­livello pragmatico: relativo all'uso che viene fatto del linguaggio per produrre espressioni adeguate alla situazione

specifica.

L'analisi del discorso considera quest'ordine artificioso e lo rovescia, facendo dipendere primariamente il significato dal

livello pragmatico, quindi dalla funzione dell'espressione nel contesto (da ciò che essa "fa").

Questa istanza ha dato origine all'analisi del discorso: analizza sistematicamente produzioni linguistiche reali, obiettivo:

individuare la regolarità nell'uso del linguaggio (es il sistema di presa di turni) + i fenomeni specifici prodotti coi discorsi;

in entrambi i casi l'uso del linguaggio = solo un punto di passaggio, in cui è espresso qualcosa di già formato in un altro

luogo (mente parlanti o codice culturale), i significati prendono forma nel momento della loro articolazione.

Quindi l'approccio discorsivo diviene modo critico per guardare ai fenomeni sociali, perché non li riduce a realtà

oggettiva invariabile, ma si interroga sul contesto spazio­temporale in cui sono prodotti.

**Assecondare la vocazione pragmatica: allargamento alla cultura e non al verbale.

Quando nelle espressioni locali si ricercano regolarità generali, quando si studiano le variazioni linguistiche tra

comunità, quando si enfatizza la natura relazionale del fenomeno linguistico = non si può non fare riferimento al

concetto di cultura.

La scelta della dimensione pragmatica come chiave esplicativa del significato + ruolo centrale al contesto = conducono

a allargare l'unità di analisi verso modalità non verbali di azione (privilegiare la sola modalità linguistica è una

forzatura). Quindi approccio discorsivo = esteso a studio azioni in generale, verbali e non verbali (una "multimodal

ecology of sign systems") + teso a tenere sempre aperto il riferimento alla dimensione culturale; così facendo argina

tendenza a ridurre la realtà al discorso + si prevengono i rischi di "testualismo" (ridurre la realtà alle sue manifestazioni

simboliche e linguistiche, ignorando modalità gestuali e trascurando dimensione materiale e corporea) e "relativismo"

(consiste nell'affermare che una costruzione sociale sia, in quanto costruzione, equivalente a qualsiasi altra e

arbitraria; questo è un freno all'idea che "tutto sia possibile").

**1.3 cosa si intende con "azione".

Intesa con taglio discorsivo e culturale, l'azione = crocevia fra mente e corpo, individuo e ambiente, esprime la

relazione tra i diversi aspetti della realtà.

Una tradizione teorica che ha enfatizzato l'azione = "activity theory" Leont'ev: obiettivo = sottolineare che i fenomeni

sociali sono pragmatici, fisici, materiali; dà rilievo al cambiamento che scaturisce dalle contraddizioni tra le componenti

dell'attività + invita a non cercare necessariamente l'armonia funzionale tra le componenti di un sistema + evidenzia

ruolo giocato dagli artefatti nello sviluppo delle capacità umane. Il modello è costruito attorno all'azione come questione

individuale e ogni aspetto sociale e culturale vi rientra indirettamente, come fattore che influenza l'intervento

intenzionale della persona singola; formalizza la struttura dell'azione secondo un'organizzazione gerarchica + identifica

le contraddizioni in base alle categorie di chi fa l'analisi (a differenza della "discourse analysis", che predilige un

approccio emico).

Una tradizione vicina a assunti della "discourse analysis" = "fenomenologia": considera l'azione come l'elemento

basilare per l'organizzazione dell'esperienza + il coinvolgimento fisico con il mondo come una delle risorse principali

per la costituzione del nostro sistema concettuale; ma differenza tra le 2 = fenomenologia traduce l'azione in termini di

esperienza individuale/analisi discorso si sofferma sulla scena aperta dell'azione + considera l'esperienza come

intrinsecamente sociale, culturale (fenomeni = non considerati per il loro costituirsi nella psiche individuale ma come il

prodotto di relazioni).

Punto di vista delle "scienze cognitive": azione = passaggio finale di un processo che inizia nella mente (es

l'elaborazione di un piano), non è considerata un prodotto secondario nè individuale, ma emerge dal reclutamento

situato di risorse appropriate al contesto. Occorre chiarire la distinzione fra: "azione" (evento locale legato a circostanze

contingenti)/"pratiche" (regolarità nel modo di agire che emergono col tempo in una comunità)/"attività" (macro eventi

che si compongono di più sequenze di azione, magari organizzate secondo pratiche culturali).

**1.4 cosa si può fare con questo metodo.

L'approccio prende le mosse dall'analisi conversazionale (analisi emica e situata, con esemplare cura metodologica),

estendendola ad un ambito più culturale + a fenomeni più variegati; così si ottiene uno studio delle sequenze di azione

verbali e non verbali prodotte dalle persone grazie all'uso strategico di risorse culturali in un preciso contesto; modo di

procedere del metodo: mette a fuoco sequenze di azioni, il loro collegamento con il contesto locale e le risorse con le

quali sono prodotte.

Analisi adottata per indagare quesiti a diversi gradi di generalità e di definizione: dal costruire un inventario delle

pratiche che caratterizzano un certo tipo di situazione sociale (bambini in cortile), all'esame di un singolo episodio di

interazione. Limiti: dispendiosità di tempo e sforzo + dover ricorrere a reti tese concettualmente sui dati per catturare gli

aspetti inespressi.

Allargamento a aspetti non verbali e culturali = con gli studi delle situazioni di collaborazione o antropologici.

2.PROCEDURA E CRITERI DI ANALISI.

Illustrati alcuni principi per l'analisi delle azioni verbali e non verbali secondo questo approccio (esempi utilizzati = tratti

da studi sugli aspetti psicologici dell'uso delle tecnologie in sessione di realtà virtuale immersiva, video registrati: il

partecipante si muove dentro ambiente grafico tridimensionale con un caschetto che fornisce le immagini e il suono;

l'interazione con l'ambiente è possibile grazie ai pulsanti avanti e indietro + possibile interagire con alcuni oggetti

nell'ambiente premendo un pulsante dopo averli messi al centro del campo visivo).

*2.1 Trascrizione.

L'analisi = comincia da trascrizione del materiale videoregistrato (trascritti dettagli importanti, in questo caso le azioni

verbali e non verbali + gli aspetti ambientali collegati); una volta trascritti = utilizzati nelle successive fasi di analisi.

Quindi primo trattamento del materiale in maniera analiticamente orientata; trascrizione non delegabile (si perderebbe

il momento più fecondo dell'analisi) nè automatizzabile (è un processo interpretativo). Per quanto sia accurata = mai

definitiva e non sostituisce il materiale originale.

**2.1.1 La codifica.

Privilegiate trascrizioni pulite e standard che possano essere mantenute anche al cambiare dell'obiettivo di ricerca; i

dati = citati sempre riportandoli come compaiono nella trascrizione, servendosi dei numeri di riga per localizzare un

fenomeno.

Gli aspetti che possono essere studiati sono numerosi (es. le inflessioni dialettali possono essere marginali, a meno

che non sia indicato che l'azione dei partecipanti tiene conto di esse), per questo ci si riserva di rivedere continuamente

le trascrizioni per aspetti sfuggiti in precedenza o esclusi deliberatamente.

1)Per parte verbale: lo standard = codice di Gail Jefferson: utilizza segni presenti su tastiera per indicare aspetti

fonetici e ritmici delle produzioni verbali (i due punti = non chiusura grammaticale di una frase ma prolungamento di un

suono).

Es. di espressione: "hm salt(h)iamo la parte:"; espressione trascritta:

­indicando anche aspetti non ben formati ("hm" iniziale);

­riportando parole come sono pronunciate, includendo anche suoni che non appartengono alla forma lessicale

standard della parola;

­evidenziando caratteristiche fonetiche (i due punti = prolungamento del suono "E" che li precede.Quindi trascrizione =

diversa da "sbobinatura" (in cui si correggono le imperfezioni del parlato).

2) per azioni/eventi non verbali: la convenzione è di descriverli su righe separate da quelle del verbale, racchiudendoli

fra doppie parentesi e indicando i punti di aggancio col verbale o con altri eventi non verbali grazie a parentesi quadre.

Trascrizione = selettiva (occorre decidere quali aspetti non verbali e eventi ambientali riportare),e per compiere scelta =

considerare scopo ricerca + adottare criterio emico: si riporta un evento o la caratteristica di un evento che:

­sia rilevante rispetto al contesto in cui appare;

­sia preso in considerazione nelle azioni dei partecipanti;

(es un suono "gridato").

**2.1.2 Trascrizioni multimodali.

Le trascrizioni, classicamente, partono col parlato; se un turno è molto lungo si prosegue fino alla fine e poi si indica il

non verbale simultaneo alla prima riga di parlato (finiscono per essere molto distanziate); se il non verbale costituisce

grossa parte dei dati, alternativa = dedicare righe specifiche a i tipi diversi di azione, togliendo cardinalità al parlato + si

fa corrispondere la lunghezza della riga con la sua durata temporale: il trascritto acquisirà la logica di un pentagramma

musicale, in cui le sequenzialità delle azioni sono apprezzabili a colpo d'occhio; in questi trascritti possono essere

inseriti i fotogrammi delle immagini per le azioni non v

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
18 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Tepka di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi delle pratiche conversazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Spagnolli Anna.