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Romanticismo storico.
Francesco Hayez. Malinconia.
è stato dipinto tra il 1840 e il 1842, afferma in modo generico che il
dipinto presenta molti riferimenti colti collegati 1) al colore della veste
che ricorda i dipinti del Tiziano e del Savoldo 2) alla natura morta che
ricorda i fiamminghi. Posso suggerire, da ricordi di studi, che i quadri di
Hayez riprendono un'atmosfera legata al Medioevo, vedi sfondo con
parete "nuda", di pietra chiara quasi a suggerire un castello o un antico palazzo, quindi un
clima più freddo, nuvoloso; ancor più l'ombra sulla parete rimanda ai...pensieri "in ombra",
malinconici, della donna; i fiori così colorati, di un profumo intenso ( giglio, rosa mi sembra,
comunque fiori estivi), iniziano a sfiorire, come le belle cose che durano poco.
L'atteggiamento, la spalla scoperta della donna seducente ci possono suggerire un
richiamo alla giovinezza-tristezza. Hayez. Ritratto di alessandro e teresa manzoni.
1841, 190x1000. attraverso un ritratto può emergere,
oltre all’aspetto fisico con i suoi eventuali pregi e difetti,
la vera natura dell’uomo con la sua carica di emozioni,
sentimenti, desideri e stili di vita.
Hayez a tale proposito diceva che “nel fare un ritratto somigliante mi pare che un pittore
debba trovar spesso quel piacere che avrebbe chi dovesse copiare un manoscritto sparso
di errori di ortografia senza potervi fare le correzioni necessarie”.
Il personaggio ritratto è il grande romanziere e poeta italiano Alessandro Manzoni.
Il ritratto di Alessandro Manzoni, da sempre ritenuto la miglior raffigurazione del grande
poeta italiano, venne commissionato a Hayez dalla contessa Teresa Manzoni Stampa
Borsi e dal figlio Stefano. Manzoni doveva essere ritratto nella maniera più informale
possibile, privo di quegli elementi che gli potevano dare un aspetto ispirato o aulico, come
ad esempio un libro o una penna in mano. È tipico dell’artista romantico rappresentare gli
stati d’animo e i sentimenti profondi del soggetto che ritrae.
Molto bella è la descrizione di questo quadro fatta dal numismatico Gaetano Cattaneo.
“Egli [Hayez] ha ultimato un ritratto di Manzoni che è un vero capo d’opera. Grazie al cielo
vedi un Alessandro in una posizione naturale, e sua abituale, e con quella faccia che
sarebbe tutta soave se non fosse terminata da una fronte nella quale si legge chiaramente
tutta quell’abbondanza di pensieri e di idee che racchiude. Insomma è un Alessandro
senza quelle convulsioni che egli tanto aborre e teme, e che l’arte non dovrebbe mai
esprimere perché contraffanno quell’essere raro."
hayez. Il bacio. 1859.
. Il tema ripropone quello della versione del 1823, L'ultimo bacio dato
a Giulietta da Romeo, conservato a Tramezzo e un'altra versione più
simile a questa, ritrovata nel 1998, realizzata tra il 1859-67 e inviata
all'esposizione Universale di Parigi del 1867.
L'accattivante resa cromatica nell'accordo perfetto dei colori e nella
sapiente resa delle luci e soprattutto delle ombre, l'atmosfera di mistero e la vaga
ambientazione medievale, hanno reso questo dipinto uno dei soggetti più sfruttati per
la pubblicità e per riproduzioni a stampa di vario tipo. Ma soprattutto è stato la fonte
d'ispirazione per molte famose scene del cinema.
Le componenti di effusione sentimentale, sensualità, colorismo vivace e accattivante si
ritrovano in gran parte dei soggetti erotici presentati da questo artista e questo soggetto è
stato riproposto più volte da Hayez.
La scena è tradotta in termini di un coinvolgimento emotivo dello spettatore tipicamente
teatrale, e con una seminascosta allusione politica agli ideali del Risorgimento, con il
rinvio retorico alla partenza per l'esilio che sono gli elementi fondamentali del grande
successo di questo dipinto tra i suoi contemporanei.
L' interpretazione politica è sugggerita da alcuni dettagli: il ragazzo coperto dal mantello,
col berretto calato sugli occhi, il viso in ombra e un pugnale nella cintura, suggerice
l'idea di un cospiratore o un rivoluzionario. Il piede sullo scalino, come se dovesse
scappare e l'ombra dell'uomo misterioso tagliato fuori dall'immagine (come se ci fosse
qualcuno ad aspettarlo: un complice?) fanno pensare a un delitto o un'azione violenta, o a
una fuga, insomma al dettaglio di una storia che sembra un soggetto per il teatro (o, se
fosse contemporaneo, per un film storico). Per contrasto al dinamismo della figura
maschile, la ragazza è completamente abbandonata, il corpo arcuato all'indietro e la mano
che sembra più aggrapparsi che abbracciare.
Raffinatissimo e di grande effetto il contrasto tra il rosso e l'azzurro, dei riflessi luminosi
della seta dell'abito della fanciulla e dell'opacità e consistenza del mantello del ragazzo.
Il significato politico contenuto nel quadro va posto anche il relazione all'esposizione di
questo dipinto, avvenuta a Brera il 9 settembre del 1859, pochi mesi dopo l'arrivo di
Vittorio Emanuele e Napoleone III nella città di Milano.
Il confronto tra la versione del Brera e quella parigina, solo recentemente scoperta, mette
in luce in modo ancora più sorprendente il messaggio politico risorgimentale. Nella
versione parigina compare infatti un velo bianco abbandonato sugli scalini e il risvolto del
mantello del ragazzo verde. Il tricolore italiano, accostato all'azzurro della veste della
ragazza allude all'alleanza tra Italia e Francia, che aveva permesso il formarsi del nuovo
stato italiano. Hayez. Un vaso di fiori sulla finestra di un harem. 1890
Un vaso colmo di fiori domina la composizione con le sue varietà e i
suoi colori. Fanno da sfondo al vaso le arcate di tipo arabo e un
tappeto orientale poggiato sul davanzale. Le mani femminili e il volto
velato completano la scena e danno pieno significato al titolo del
quadro. Sala 38
Giovanni segantini: pascoli di primavera. 1895.
L'opera si presenta in formato di grandi dimensioni (169 x
278 cm.), dove anche grande è la monumentalità
dell'impianto compositivo che amplifica il significato
simbolico della stessa natura montana - aspra e fredda - la
quale offre con grande fatica il minimo per sopravvivere, in
giornate talvolta insopportabili dal freddo o da un sole
estenuante. Anche la materia pittorica si fa più sottile, tanto da conferire una maggiore
magrezza allo sconnesso e poco fertile terreno, ed alla solitaria uniformità paesaggistica
del fondo. Monumentalità dell'impatto compositivo. Rappresenta una malinconia bucolica
ma alo stesso momento la serenità lontana dal progresso che da li a poco tempo avrebbe
investito il 900.
Emilio Longoni. 1916
Neve in alta montagna , Fu coinvolto nei tumulti del 1898 a
Milano e nella censura poliziesca che seguì alla sanguinosa
repressione del tenente generale Fiorenzo Bava Beccaris,
lamentando nelle sue memorie di aver subito per anni i
controlli della polizia ("Passo per il pittore degli anarchici").
Ha toccato nella sua opera temi politici e sociali che
coinvolgevano i processi messi in atto dalla modernizzazione
tecnica divisionista.
di Milano. Sviluppa un crescente
contatto con la natura e si avvicina al buddismo
gaetano previati. Adorazione dei magi.
dopo una giovanile esperienza nella Scapigliatura
milanese, fu rappresentativo soprattutto della
corrente del divisionismo italiano. Pennallata
filamentosa.
Previati, Gaetano. Funerale di una vergine.
• Dimensioni - pannello centrale 150 x 159 cm;
pannelli laterali 156 x 220 cm (ciascuno)
• Datazione - 1912-1913
• Provenienza - 1923, legato di Alberto Grubicy
Descrizione breve
Il grande trittico è il punto di arrivo di un tema che l'artista aveva già cominciato a trattare con
Angeli. L'opera rappresenta una scena ambientata all'aperto con il corteo che muove da destra verso
sinistra. È una composizione decorativa monumentale che accentua la ripetizione e la serialità
connaturate al soggetto. In evidenza la parte centrale del trittico con il catafalco della fanciulla
morta che interrompe l'abnorme sviluppo orizzontale e la staticità uniforme delle figure allineate.
Previati tende a un effetto unitario e trova il migliore alleato nell'unità di tono dorato, raggiunta,
come notò Boccioni (Boccioni 1916), "illuminando con gialli cadmi le terre", seguendo "la
tendenza moderna a lavorare con sintesi di colori puri. L'intensità luminosa è ottenuta dal gioco
delle grandi masse gialle e viola delle figure mezze in ombra, dalla massa del cielo e dal drappo
funebre viola-azzurro". Pietro Rossi prigioniero degli scaglieri. Hayez.Olio su
tela. 1820
L'opera destò molto clamore all'esposizione di Brera del
1820, a causa della scelta del soggetto "storico-
medioevale" (anziché "mitologico") ed a causa della
scelta cromatica piuttosto scura ed "ombrosa" che
volutamente doveva rafforzare l'emozione ed il dramma
nella scena.
Il personaggio Pietro Rossi è protagonista nel Trecento di
un eroico episodio di resistenza al dispotismo contro la
città di Venezia: già impegnato nell'assedio al Castello di
Pontremoli viene raggiunto da un messaggero del doge Dandolo ed invitato a prendere il comando
della resistenza veneziana alle mire espansionistiche degli Scaligeri. Alla presenza della moglie e
delle figlie piangenti, l'eroe accetta l'invito.
La ricostruzione storica appare molto verosimile, la narrazione lenta e ricca di dettagli
l'ambientazione: i contenuti politici di un atto eroico del passato risultano strettamente connessi ai
fatti contemporanei secondo una sensibilità proprio "romantica", così come avveniva nel
contemporaneo "romanzo storico", che ebbe nei "Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni del 1840
il massimo capolavoro. Per tali motivi il "Pietro Rossi" di Hayez venne visto come una specie di
manifesto della pittura romantica italiana. Anche essa opera romantica.
Palagi, Pelagio. - Pittore e architettoa Milano
(1815-32), dove si dedicò al ritratto e ai temi
storico-mitologici. Collezionista di cose
d'arte, legò le sue raccolte al comune di
Bologna.
Si dedica all’attività pittorica inaugurando
nel 1828 il genere del "ritratto ambientato",
caratterizzato dalla resa meticolosa e sfarzosa
dell’ambiente e dei costumi, che gli procura
uno straordinario successo e lo pone in diretta
competizione con Francesco Hayez.
Pittore soprattutto di quadri storici, si
distaccò dalla maniera di F. Hayez,
inclinando a un romanticismo più sogge