V GIORNATA: NOVELLA IX, FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI
NARRATORE: Fiammetta
SNODI NARRATIVI :
1. Amore non corrisposto di Federigo per Monna Giovanna
2. Caduta in povertà di Federigo e trasferimento in campagna col falcone, unico bene
3. Trasferimento in campagna di Monna Giovanna, divenuta vedova, e del suo figliuolo
4. Malattia del figlio e desiderio espresso
5. Cena da Federigo e richiesta
TEMATICHE:
Sintesi fra ideologia cavalleresca ed ideali borghesi nella figura di Federigo, portatore
dei valori della cortesia e della concretezza
RIASSUNTO:
In questa novella il Boccaccio narra, circondata da un mondo di nobiltà e cortesia, la storia di
un uomo “vinto” dalle cose, Federigo degli Alberighi.
Costui era innamorato di una giovane, madonna Giovanna, che però non corrispondeva il suo
amore. Il giovane Federigo, per farsi notare dalla ragazza, faceva spese folli. Fu così che pian
piano dilapidò tutte le sue ricchezze. Quindi non potendo più vivere decorosamente in città, si
ritirò in un suo podere di campagna recando con sé il suo pregiato falcone che, oltre al podere,
era l’unica cosa che gli fosse rimasta.
Nel frattempo Monna Giovanna si era sposata e aveva avuto un figlio; quando quest’ ultimo
era ormai adolescente, il padre morì e lo lasciò erede di tutti i suoi beni. Giovanna, rimasta
vedova, si ritirò col figlio in una tenuta di campagna come era usanza in quel tempo. Essendo
le due tenute, quella di Federigo e quella di Giovanna, poco distanti tra loro il figlio della
donna ebbe l’opportunità di conoscere Federigo. Il ragazzo vedendo volare il falcone di
Federigo desiderò spesso di averlo ma non ebbe mai il coraggio di farsi regalare l’unica cosa
cara rimasta al pover’ uomo.
Accadde un giorno che il ragazzo si ammalasse e, alle continue domande della madre che
voleva sapere se c’era qualcosa che egli desiderasse avere in regalo, egli rispose che gli
sarebbe piaciuto il falco di Federigo. Monna Giovanna sebbene desiderasse la gioia del figlio
malato, rifletté a lungo prima di andare a chiedere il falcone a Federigo; alla fine, vincendo in
lei l’amore materno, si recò con un’amica a casa di Federigo. Questi la accolse felice di poter
invitare a pranzo presso di lui la donna che tanto aveva amato e che amava tuttora.
Purtroppo però la sfortuna lo perseguitava ancora poiché, non sapendo cosa offrire alle due
donne, pensò di far cucinare proprio il suo falcone nonostante il fatto che vi fosse tanto
affezionato. Dopo il pranzo Giovanna ritenne che fosse arrivato il momento di fare la richiesta
a Federigo e così, con profonde scuse ed insieme con gran dignità, ella gli spiegò il motivo
della sua visita. Federigo, saputolo, si rammaricò moltissimo e spiegò alla donna come, non
sapendo cosa offrirle di meglio, avesse ucciso il suo adorato falco.
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Appunti di Livia Satriano
Dopodiché Giovanna lo salutò e ritornò, assai amareggiata, dal figlio che un po’ per la malattia
un po’ per il dispiacere di non aver potuto avere ciò che tanto desiderava, morì dopo pochi
giorni. Essendo la madre rimasta erede di tutti i suoi averi fu sollecitata più volte dai fratelli a
sposarsi. Fu così che, stimando Federigo per il suo animo nobile che aveva avuto occasione di
conoscere quando era stata sua ospite, ella lo sposò.
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Appunti di Livia Satriano
VI GIORNATA: NOVELLA I, MADONNA ORETTA
NARRATORE: Filomena
SNODI NARRATIVI :
Madonna Oretta a cavallo intenta ad ascoltare la novella raccontatale in malo modo dal
cavaliere
TEMATICHE:
Prontezza di spirito
Sottile denuncia alle responsabilità dei narratori e l’indicazione di due difetti tecnico
formali che comprometterebbero anche la materia migliore (cattiva esecuzione
narrativa e incapacità di adeguare lo stile al contenuto)
RIASSUNTO:
Una gentildonna fiorentina, Madonna Oretta passeggia in compagnia di altre dame e di
cavalieri quando, uno di questi, si offre di “portarla a cavallo con una novella”, cioè di
alleviarle la fatica del cammino distraendola piacevolmente con un racconto. Purtroppo il
cavaliere si dimostra un pessimo narratore, rovinando completamente la splendida novella,
con grande sofferenza e disagio intollerabile di Oretta che, a un certo punto, esasperata,
interrompe la narrazione con un “leggiadro motto”: “Messer questo cavallo ha troppo duro
trotto, per che io vi priego che vi piaccia di pormi a piè”, intendendo riferirsi alla pessima
capacità di narrazione del cavaliere che allora, prendendola con ironia, lascia stare il racconto
di quella novella e passa al racconto di altre.
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Appunti di Livia Satriano
GIORNATA VII: NOVELLA I, GIANNI LOTTERINGHI
NARRATORE: Emilia
SNODI NARRATIVI:
1. Mordace introduzione di Emilia
2. Descrizione delle qualità peculiari dei protagonisti e dei loro interessi
3. Azione vera e propria (ritorno improvviso del marito – arrivo dell’amante –
esorcismo/messaggio)
4. Doppio finale (due versioni diverse di esorcismo)
TEMATICHE: bigotteria VS eros
RIASSUNTO:
A Firenze vi era un cardatore della lana di nome Gianni Lotteringhi, il quale era molto
religioso e recitava tutti giorni delle lodi alla Madonna e spesso era molto preso dal lavoro da
trascurare la moglie, Monna Tessa. Quest’ultima era innamorata di un certo Federigo e dal
momento che lei viveva in una villa un po’ fuori città e il marito soltanto qualche volta se ne
veniva a casa a cenare e a dormire, molto spesso incontrava il suo amante di nascosto
utilizzando, come segnale per avvisare il giovane della presenza del marito in casa, un teschio
d’asino posto su un palo nella vigna della villa che, se aveva il muso rivolto verso Firenze, era
segno di assenza del marito. Si incontrarono così molte volte ma una volta capitò che un
contadino che passava per caso di lì spostò il muso e non sapendo Federigo che Monna Tessa
era a letto con il marito bussò tre volte come al solito, facendo destare subito il marito che
però ella prontamente avvertì affermando che si trattava di fantasmi e che conosceva una lode
per scacciarli. Marito e moglie si incamminarono così verso la porta e Monna Tessa, una volta
giunta alla porta, pronunciò quella lode, suggerendo così all’amante, con le parole
dell’esorcismo stesso, un messaggio che lo invitava ad andarsene, senza far sospettare di nulla
il marito credulone.
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Appunti di Livia Satriano
GIORNATA VIII: NOVELLA III, CALANDRINO E L’ELITROPIA
NARRATORE: Elissa
SNODI NARRATIVI:
1. Colloquio tra Maso del Saggio e Calandrino nella chiesa di San Giovanni
2. Ricerca delle pietre con Bruno e Buffalmacco e illusione del ritrovamento dell’elitropia
3. Ritorno a casa e disillusione (“fiera battitura” della moglie)
TEMATICHE: beffa come capolavoro d’intelligenza VS stupidità
RIASSUNTO:
Viveva a Firenze un uomo assai sciocco ed ingenuo di nome Calandrino. Egli aveva due cari
amici, Bruno e Buffalmacco, ai quali piaceva il divertimento. Vi era a Firenze anche un giovane
astuto di nome Maso del Saggio; questi, saputo della semplicità di Calandrino, pensò di
assai
burlarsi di lui. Incontratolo per caso, iniziò a raccontargli di un paese favoloso nel quale si
trovavano pietre magiche, monti di formaggio parmigiano e fiumi di Vernaccia. Calandrino,
affascinato da quei racconti, cominciò a porgli le più svariate domande e seppe così che
esisteva una pietra, in una località nei pressi di Firenze, che aveva le proprietà di far divenire
invisibile chiunque la portasse indosso. Maso, continuando a burlarsi di lui, gliene indicò tutte
le proprietà ben sicuro che Calandrino, in base alle sue indicazioni, sarebbe andato a cercarla.
Finita la conversazione, infatti, lo sciocco Calandrino corse ad avvertire i suoi due cari amici.
Questi, nel sentire le sue parole, si accorsero subito che egli era stato ingannato da qualcuno e,
messisi d’accordo, vollero anche loro prendersi gioco di lui.
Il giorno prestabilito i tre amici si riunirono nel luogo indicato da Calandrino per cercare
l’”elitropia”: questo era il nome della pietra magica.
Calandrino raccolse moltissime pietre e, quando fu l’ora di pranzo, si avviò verso i due amici
che finsero, però, di non vederlo. I tre si avviarono verso casa e Calandrino, che camminava
innanzi, fu ripetutamente colpito dalle pietre che i due amici gli lanciavano approfittando
della situazione.
Anche quando oltrepassò la porta della città non fu fermato dai dazieri che erano stati
preavvertiti da Bruno e Buffalmacco. Essendo ora di pranzo le vie erano deserte e, avendo
tutti fretta, nessuno gli rivolse la parola. Calandrino, convinto allora di essere invisibile, giunse
a casa dove la moglie, vedendolo arrivare, lo rimproverò del suo ritardo. Non l’avesse mai
fatto: Calandrino, infuriato, cominciò a picchiarla incolpandola di aver tolto l’effetto magico
della pietra.
Sopraggiunti i due amici, Calandrino raccontò loro il fatto che essi, avendolo causato,
conoscevano perfettamente. Comunque fingendosi ignari dell’accaduto, fecero notare a
Calandrino che il colpevole di tutto ciò era lui stesso e non la moglie in quanto a lui sarebbe
toccato di avvertirla affinché non si facesse da lui vedere in quel giorno; dopodiché, lasciato il
pover’uomo triste e malinconico, se ne andarono.
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Appunti di Livia Satriano
X GIORNATA: NOVELLA X, GRISELDA
NARRATORE: Dioneo
SNODI NARRATIVI :
1. Matrimonio fra Gualtieri e Griselda
2. Il marchese mette a dura prova la moglie con le tre prove
TEMATICHE:
Nobiltà d’animo VS nobiltà d’origine
Fortuna (che permette ad un’ umile contadina di diventare moglie di marchese)
RIASSUNTO:
Il marchese di Saluzzo, Gualtieri, non vuole sentire di sposarsi nonostante i suoi sudditi lo
vogliano vedere presto con una moglie al fianco a tal punto da proporsi di trovargliela loro.
Gualtieri allora messo alle strette, li tranquillizza dicendo di non preoccuparsi che se la
troverà da sé. Da tempo infatti gli erano “piaciuti i costumi” dell’umile Griselda e così decide di
sposarla, va dal padre, Giannucole, a chiedere la mano di sua figlia e organizza una festa in
pompa magna per il matrimonio. La ragazza benché con un passato da contadina, si adatta fin
da subito alla vita di corte e si dimostra dotata di un “nob
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