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I MODELLI SOCIOLOGICI
La sociologia della devianza si considera nata a partire dalla Scuola di Chicago, Università in cui fu istituito il primo dipartimento di tale disciplina, nel 1892. Il gruppo di studiosi che ha inaugurato le elaborazioni teoriche della devianza in questo ambito, assumeva come base il fatto che gli individui fossero esseri complessi e che la società inducesse modificazioni del comportamento. Il focus si sposta dalle variabili interne a quelle esterne. Viene data priorità agli stimoli sociali ed ambientali considerati più determinanti sull'agito. Svilupparono dunque un tipo di sociologia empirica, che metteva al centro l'analisi del cittadino ed anche della città. Con l'innovazione tecnologica e la rivoluzione industriale emersero nuovi problemi, tra cui un numero crescente di senzadimora, lo sviluppo di bande giovanili e la commissione di atti illegali. Ci si trovò ad affrontare alcuni dei problemi tipici delle.società moderne tentando di capire come affrontarli al meglio. Fino ad allora la criminologia americana si era ispirata a quella europea, soprattutto italiana ed inglese, assumendo anche paradigmi di tipo positivista. Il cambiamento culturale avvenne con l'ascesa delle teorie culturali del comportamento degli individui e dei gruppi. Iniziò a prevalere un'influenza di matrice tedesca e su tutti quella di Emile Durkheim (1895) e quello dell'antropologia, sotto la guida di Franz Boas e i suoi allievi. Questi approcci sostenevano che la natura dell'uomo fosse un prodotto quasi del tutto culturale e non biologico. I sociologi americani cercarono poi di accreditare la scientificità del loro lavoro, volendo distaccarsi da un'immagine di esso come totalmente teorico. Iniziarono ad utilizzare mezzi matematici e a sviluppare la statistica, che prevedeva l'utilizzo di dati ufficiali raccolti ed analizzati per ogni area delle città.portando a scoperte di notevole impatto per le successive elaborazioni teoriche, perl'apertura ad altre discipline e per attività di prevenzione. L'altro mezzo utilizzato era quello della raccolta delle storie di vita, poi diventata l'etnografia. I ricercatori innestavano un processo socio - psicologico che prevedeva la frequentazione delle persone che intendevano studiare, fuori dalle università. Molti degli studi operati in quell'epoca sono tuttora applicabili ai fenomeni che oggi sembrano sommergere di preoccupazione gli stati occidentali. Inoltre l'etnografia è più che mai applicata e ha seguito il passo dei tempi. Si parla oggi anche di etnografia virtuale: essa prevede di immergersi nel mondo sociale o nel dark web interessato (es: fingendosi un compratore di farmaci illegali, un cliente di escort o uno straniero che intende migrare). L'ANOMIA - LA TENSIONE SOCIALE Il concetto di anomia, elaborato da Durkheim, descriveLa deregolamentazione che avviene all'interno di una società (quando le regole, scritte e non, si svuotano del loro significato e di efficacia), essa provocherebbe la devianza. Infatti se le regole perdono di pregnanza non controllano più i rapporti tra gli individui, che non sanno più cosa aspettarsi gli uni dagli altri. Senza regole chiare i cittadini non sono in grado di comprendere il loro ruolo sociale, né i mezzi per raggiungere i propri obiettivi. Robert K. MERTON (1964) utilizzò il concetto di anomia spiegare la devianza ad ampio raggio, operando delle specificazioni. Innanzitutto delinea quelli che sono i valori proposti dalle società, non parlandone in senso generico ma distinguendo in essi tra: mete sociali; mezzi tramite cui raggiungerle.
Esistono infatti traguardi che, secondo la cultura popolare, è necessario raggiungere entro una certa età per essere considerate persone valide e realizzate. Viene posto
l'accento sul soddisfacimento economico, l'ascesa sociale, la famiglia e così via. I mezzi per raggiungere questi scopi sono altrettanto enfatizzati: lo studio, il lavoro instancabile, il culto del proprio corpo. Tutto questo viene proposto fin dalla nascita in maniera pressante, tuttavia è evidente che non tutti possono accedere ai mezzi e ai traguardi. Merton individua diverse modalità di adattamento a questa disparità tra aspirazioni e opportunità: 1. CONFORMITÀ: strategia adottata dalla maggioranza della popolazione. Si constata che l'accesso a mezzi/mete è limitato e lo si accetta considerando normale e legittima la condizione. 2. INNOVAZIONE: è il tipo di devianza più diffuso. Si accettano le mete proposte dalla società ma non avendo i mezzi per raggiungerle si ricorre a mezzi illegittimi. 3. RITUALISMO: si accettano i mezzi rinunciando alle mete, percependole come irraggiungibili. (es: ci si concentra)sul lavoro per compensare la propria frustrazione, in quanto già esso porta del riconoscimento sociale e dà (dava) una certa sicurezza). 4. RINUNCIA: si accantonano sia le mete che i mezzi e si abbandona ogni tentativo di andare avanti nella vita. Gli individui che operano questa scelta sono solitamente i marginali della società: tossicomani, vagabondi e alcolizzati. 5. RIBELLIONE: i mezzi e le mete vengono arbitrariamente sostituiti con altri. Presuppone un'alienazione dai parametri dominanti nel tentativo di costruire una società diversa. Questa teorizzazione non sfugge ai criteri patologizzanti, infatti, in questo caso si ritiene che la società stessa sia la causa della malattia, creando mete culturalmente determinate senza però fornire a tutti gli stessi mezzi per raggiungerle. Il focus, inoltre, è dato alla motivazione: le persone sono mosse a comportamenti devianti perché hanno degli obiettivi, altrimenti manterrebbero uncomportamento conforme. 27Ricerche empiriche, considerate ancora scarne ma effettuate, hanno indagato diverse variabili.Si riporta qui, ad esempio, l'applicazione di essa sugli adolescenti che pur non avendo ancora rinunciato alle mete presentanouna povertà di mezzi e quindi iniziano ad assumere condotte devianti.AGNEW (1992) elaborò la Teoria generale della Tensione: essa prevede che non debbano essere prese in considerazione solole mete con connotazioni positive ma anche la meta di evitare situazioni negative.La meta sociale può non essere perseguita per la paura di affrontare momenti dolorosi o particolarmente difficili.Ad esempio, il ragazzo può avere l'obiettivo del diploma ma non riuscire a superare i brutti voti, l'etichetta negativa e lo sforzodi dover studiare molto. TEORIE DELLA SUBCULTURAGli anni '50 e '60 hanno avuto come oggetto principale di studio la delinquenza giovanile, in particolare le bande
giovanilicriminali.Nell'analisi del contesto delle gang viene valorizzato un nuovo concetto sociologico: quello di subcultura (= un insieme di elementi culturali come valori, comportamenti, regole, linguaggi, che si differenziano da quelli preponderanti). Albert K. COHEN (1955) utilizzò questa concettualizzazione, appoggiandosi sulle teorie dell'anomia/ tensione, per elaborare la sua Teoria sulle bande giovanili. Egli constatò che le subculture giovanili si distinguevano per atteggiamenti prevaricatori, negativi e non utilitaristici. I loro fini parevano essere di puro edonismo e a breve termine. Non trovava quindi nessuna motivazione razionale che spingesse all'agito criminale se non quella di una ricerca di approvazione e di status tra i pari. Notò inoltre che questi gruppi tendevano ad essere:- autonomisti (escludono chiunque non ne facesse parte);
- versatili (operano diverse forme di delinquenza).
provengono da famiglie di classi inferiori percepiscono lo scarto con le possibilità dichi invece appartiene alla classe media. La sofferenza causata da questa frustrazione è gestita tramite alcuni metodi di adattamento. In alcuni casi, la soluzione può essere collettiva e vedere la modificazione dei mezzi per raggiungere lo status. All'interno del gruppo dei "frustrati" vengono dunque poste nuove regole e nuovi criteri per definire gli status, sulla base delle caratteristiche possedute e sui comportamenti che si è capaci di mettere in atto, in questo modo si viene a creare una subcultura delinquente. CLOWAD e OHLIN (1960) proseguono il lavoro di Cohen ed elaborano la Teoria della opportunità differenziali. Essi specificano il tipo di subcultura che si va a creare in base ad una variabile non presa in considerazione da Cohen, ovvero quella dell'integrazione sociale. Gli autori sostengono che non è possibile avere successo
nemmeno tramite canali criminali, se questi non sono già formati all'interno di una società. I ragazzi sono l'ultima ruota del carro di un'associazione più ampia che gli insegna mezzi e metodi per poi, se bravi, svolgere attività sempre più complesse. Questa si definisce subcultura criminale. Una comunità disgregata invece, che ha i giovani molto meno sotto controllo, è meno organizzata anche nell'attività illegale. Le bande che si sviluppano in questo contesto sono più incontrollate. Come le subculture di Cohen, lo scopo primario è ottenere il "rispetto". I valori sono realmente alternativi rispetto a quelli della società (es: il profitto). È questo il caso delle gang giovanili che si caratterizzano per autonomia, edonismo e versatilità. I reati più spesso ascritti a questo tipo di gruppi sono atti vandalici, distruzione di proprietà e violenze didiverso tipo.A differenza dei giovani incanalati in carriere devianti organizzate, questi utilizzano la violenza come mezzo per ottenere unostatus e sono più facilmente perseguiti dalle istituzioni preposte. Questa si definisce subcultura conflittuale.
Infine, vi è un tipo di subcultura composta da giovani che hanno fallito o che non hanno avuto accesso né al percorso legittimoche a quello illegittimo: quelli che Merton definisce i rinunciatari.
28TEORIE DELL’ETICHETTAMENTOLEMERT (1967) e BECKER: elaborano la Teoria dell’etichettamento, essa ha origine dalla criminologia del conflitto.
Questa teoria recupera alcune prospettive dell’interazionismo simbolico dando un’essenziale importanza ad una visionedicotomica delle classi sociali.
L’attenzione passa dal delinquente e dalle condizioni sociali che si credevano essere la causa del delinquere (conflitti culturali,povertà, anomia, ecc.) alla reazione sociale.
La definizione della
La devianza è data da come la società reagisce a determinati atti, prima che dalle norme. Il deviante è tale solo perché li commette, ciò implica che è la società stessa a creare la devianza.