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V. LE FORZE FORMATIVE NEL RAPPORTO MADRE- BAMBINO
Ogni azione della madre, anche la più insignificante, anche se non ha come oggetto il lattante, la sua
stessa presenza agisce da stimolo. Spitz afferma che lo sviluppo dei diversi settori della personalità
del b. è resa possibile dalla soddisfazione che egli sperimenta nel tradurre in azioni le sue pulsioni.
Le azioni che procurano piacere le ripete e le impara, le altre le abbandona (modello “prova ed
errore”). La madre provocherà e dirigerà la azioni del b. attraverso degli atteggiamenti consci ed
inconsci. Questa relazione, chiamata “diade” da Spitz, è intessuta da legami affettivi molto potenti
(v. il “sonno della nutrice”).
LA COMUNICAZIONE NELLA COPPIA MADRE- BAMBINO è esaminata da Spitz da un punto
di vista sperimentale. La comunicazione pre-linguistica si basa su atteggiamenti posturali che hanno
la caratteristica di una gestalt, vocalizzazioni, azioni espressive che esprimono uno stato d’animo.
Gli elementi principali che permettono la trasmissione di una comunicazione sono: il segno (una
percezione associata all’esperienza di un oggetto), il segnale (una percezione associata ad un
oggetto), il simbolo (un segno che rappresenta un oggetto, una situazione). Mentre le comunicazioni
emesse dal b. non sono che segni, quelle emesse dall’adulto sono segnali e vengono percepiti dal b.
in quanto segnali.
IL RUOLO DELLA PERCEZIONE. La percezione manca inizialmente e viene acquisita nel corso
del primo anno, cominciando dal 3 mese. I segni e i segnali che il b. riceve sono della categoria
dell’equilibrio, della tensione, della postura, della vibrazione, del contatto, del ritmo, della durata,
del suono ecc., di cui l’adulto poco si rende conto o li ignora perché ha sostituito tale sistema di
comunicazione con segnali diacritici o semantici. Spitz ipotizza che la donna, durante la gravidanza
e nel periodo successivo, ritrova una capacità di percezione di natura cenestesica.
GLI AFFETTI, LA PERCEZIONE, LA COMUNICAZIONE. La comunicazione tra madre e figlio
consiste in scambi affettivi reciproci, in uno processo affettivo che si instaura fin dalla nascita. Per il
lattante i segnali del tono affettivo della madre sono un tipo di comunicazione alla quale reagisce
con risposte globali. In questo processo evolutivo si hanno solo eccezionalmente fenomeni
traumatici isolati, mentre si tratta sempre di effetti cumulativi di esperienze (“clima affettivo”). I
processi affettivi precedono ogni altra funzione e conservano un predominio per tutto il 1 anno della
vita. Lo stato affettivo spiacevole ha un ruolo ugualmente importante.
VI. GLI STATI AFFETTIVI SPIACEVOLI (l’angoscia degli 8 mesi) hanno uno sviluppo
parallelo agli stati affettivi piacevoli e diventano sempre più specifici nei primi 3 mesi di vita. A 3
mesi il b. manifesta dispiacere se il partner umano l’abbandona. A 6 mesi il dispiacere si estende a
un numero maggiore di stimoli: manifesta disappunto se privato di un giocattolo. Spitz ritiene
entrambe le categorie di stati affettivi, piacevole e spiacevole, necessarie allo sviluppo normale
della percezione, del pensiero, dell’azione perché cooperano alla formazione della psiche (l’assenza
di uno dei due porta ad uno squilibrio). Tra il 6 e 8 mese, il b. non sorride più a tutti, distingue fra
l’amico e l’estraneo e rifiuta il contatto con l’estraneo, manifestando paura. Spitz chiama questo
fenomeno “l’angoscia dell’8 mese” e ritiene che rappresenta la prima manifestazione dell’angoscia
propriamente detta.
L’EVOLUZIONE DEGLI STATI AFFETTIVI NEGATIVI NEL PRIMO ANNO. Per Spitz non
esiste angoscia nelle prime settimane di vita ma solo reazioni a stati fisiologici di tensione,
caratterizzati da un modo diffuso di manifestare il dispiacere. Poco a poco lo stato di tensione si
manifesta in situazioni spiacevoli sempre più specifiche, riconoscibile anche da un osservatore
estraneo (si trasforma in un codice, in comunicazione). In basa alle risposte soddisfacenti il b. potrà
transizione
stabilire un rapporto tra le manifestazioni dei propri bisogni e le risposte conseguenti. La
dallo stato di manifestazioni espressive allo stato di manifestazioni di appello è il primo passo verso
i segnali semantici. Nel 2 semestre il b. comincia a presentare reazioni di paura verso l’estraneo,
anche se con questo non ha mai avuto esperienze spiacevoli. Spitz avanza l’ipotesi che il b. reagisce
con dispiacere all’assenza della madre: l’avvicinarsi dell’estraneo è per il b. la delusione del suo
desiderio di rivedere la madre (il b. confronta il viso dell’estraneo con la traccia mnestica del viso
materno). L’entrata in funzione di queste tracce mnestiche dimostra che il b. si è costruito un vero
rapporto oggettuale e che la madre è diventata il suo oggetto libidico. Inoltre, ciò fa capire che nel
b. si è costituita la funzione giudicante.
IL SECONDO ORGANIZZATORE Il fenomeno dell’angoscia del 8 mese, per Spitz, è il riscontro
che l’oggetto si è costituito non solo nel campo ottico ma soprattutto emotivo (si costituisce
l’oggetto vero e proprio). Il b. ha trovato il partner con quale stabilire rapporti oggettuali nel senso
vero e proprio. L’organizzazione dell’Io si arricchisce di motivi sempre più vari, si struttura e viene
delimitato dall’Es da un lato, e dal mondo esterno, dall’altro. Nella costituzione dell’Io, ha un ruolo
decisivo la differenziazione dell’aggressione dalla libido. L’età della comparsa dell’”angoscia degli
8 mesi” è variabile.
VARIAZIONI CULTURALI. Le osservazioni di Spitz sono state fatte nelle società occidentale
dove esistono rapporti stretti fra lattante e una sola madre.
VII. IL RUOLO E LO SVILUPPO DELLE PULSIONI
Per la formazione dei rapporti oggettuali partecipano sia le pulsioni libidiche, sia quelle aggressive.
Alla nascita e nel periodo narcisistico queste pulsioni non sono differenziate ma si differenziano nei
primi 3 mesi di vita.(a 3 mesi si costituisce l’oggetto precursore, puoi c’è un periodo di transizione
di 8 settimane per arrivare allo stadio della vera relazione oggettuale). In entrambi i periodi le
pulsioni si sviluppano in rapporto all’appagamento dei bisogni orali del b. La madre soddisfa i
bisogni e perciò verso di lei si dirigono sia le pulsioni libidiche (oggetto buono) che aggressive
(oggetto cattivo). Verso i 6 mesi si attua una fusione dei 2 oggetti nella persona della madre. Questo
processo rafforza un meccanismo molto importante: la tolleranza alle frustrazioni, che sta alla base
del principio di realtà (che è una funzione di aggiramento, che impone la rinuncia all’appagamento
immediato della pulsione per raggiungere una soddisfazione più adeguata). Tale rinuncia permette
la realizzazione del pensiero che, a sua volta, permetterà di acquisire il dominio sugli oggetti
dell’ambiente.
VIII. LA FORMAZIONE DEL 2 ORGANIZZATORE E LE SUE CONSEGUENZE.
Dopo la formazione del 2 organizzatore inizia la comprensione del gesto sociale come mezzo di
comunicazione (giochi sociali), la comprensione dello spazio oltre la culla, discriminazione fra gli
vari alimenti, gli affetti acquisiscono delle sfumature (rabbia, gelosia, invidia); c’è il primo debutto
della comprensione dell’assenza di uno strumento; l’identificazione attraverso l’imitazione
grossolana.
IX. L’ORIGINE E L’INIZIO DELLA COMUNICAZIONE SEMANTICA
La comunicazione direzionata e intenzionale tra madre e figlio si trasformerà progressivamente in
comunicazione verbale che modificherà l’aspetto dei rapporti oggettuali perché si effettueranno con
l’aiuto della parola. Al fine del primo anno di vita le relazioni oggettuali si modificano perché il b.
ha imparato a camminare, evento che presenta dei pericoli e la madre è costretta ad impedire le
iniziative del b. proprio all’epoca in cui la sua attività è in continuo aumento. La parola più
utilizzata dalla madre per le proibizioni e “no”, associata ai gesti e perciò questi sono i primi
simboli semantici assimilati dal b.(secondo Spitz il “no” non si fissa solo per imitazione). Secondo
Zeigarnik, l’individuo ricorda i compiti incompiuti e dimentica quelli condotti al termine (ciò che
succede al b. attraverso la proibizione materna). Il b. è nella situazione conflittuale determinata, da
una parte, dal desiderio di attività e dall’imposizione di tornare alla passività e, dall’altra, dal
dispiacere e dall’aggressione che ne deriva. Per uscire dal conflitto, il b. si serve del meccanismo di
“identificazione con l’aggressore” (A. Freud), cioè con l’oggetto libidico, fatto seguito da un attacco
diretto contro il mondo esterno (il “no” esprime la rimozione di energia aggressiva). Spitz ritiene
che l’acquisizione del “no” sia il sintomo della comparsa del terzo organizzatore ed è la
manifestazione del giudizio, dell’astrazione. Secondo Spitz, l’origine del gesto di diniego, movendo
la testa, sta nel “riflesso di suzione” o “riflesso di orientamento”, detto in inglese
“rooting”(grufolare del maialino). All’inizio, il movimento rotatorio della testa del neonato ha lo
scopo di trovare il seno, a 6 mesi serve ad allontanarsi dal seno nel momento di sazietà e, solo a 15
mesi, esprime il concetto astratto della negazione ed è indirizzato ad altri. Anche il movimento
verticale dell’affermazione ha l’origine nel comportamento del neonato: fra 3-6 mesi, durante
l’allattamento, se al b. viene tolto il capezzolo eseguirà movimenti verticali di avvicinamento al
seno.
X. DEFORMAZIONI E DEVIAZIONI DELLE RELAZIONI OGGETTUALE
La prima ipotesi di Spitz è che, se la relazione madre- bambino è normale, non ci dovrebbero essere
deviazioni o disordini nello sviluppo psichico del b. Normale è la relazione che soddisfa entrambi,
la soddisfazioni di uno rappresenta la soddisfazione dell’altro. La seconda ipotesi di Spitz è che gli
influssi psichici nocivi sorgono in seguito a relazioni non soddisfacenti tra madre e b. Le relazioni
dannose possono essere di 2 tipi:
1) Relazioni madre- figlio inadeguate (deformazione qualitativa delle relazioni oggettuali)
Traumi e lesioni psichiche possono provocare malattie somatiche. Questo è tanto più vero per il b.
che si trova in uno stato di poca differenziazione tra soma e psiche perciò influssi psichici hanno
effetti sul soma o cmq abbassano la resistenza del b. a varie malattie. Nel caso di relazioni impropri
il comportamento della madre agisce come tossina psichica e Spitz definisce il grupp