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Capitolo3: Organizzazione e integrazione dei bambini stranieri nel sistema scolastico
italiano
L’Italia, che era stato un paese di emigrazione fino al 1973, si è trovata a dover fronteggiare
improvvisamente i flussi immigratori e il loro massiccio incremento senza avere né legislazione, né
strutture amministrative, né l’esperienza di un Paese d’immigrazione. Le motivazioni che
sorreggono la scolarizzazione degli alunni stranieri e la conseguente promozione di un’educazione
multiculturali discendono innanzitutto dal principio costituzionale del diritto allo studio che sancisce:
«La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e
gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti
degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio che devono essere
attribuite per concorso». La scuola deve accogliere ogni bambino. Alla fine degli anni Ottanta
comincia a divenire più esplicito il riferimento alla necessità di un’educazione interculturale in
concomitanza con quanto si stava già registrando in Europa rispetto al superamento del “modello
compensatorio” dell’educazione speciale per i figli degli immigrati. La presenza dei bambini
stranieri in Italia diviene un fatto rilevante dal 1990. Lo sforzo della ricerca pedagogica è quello di
rispondere alle richieste del mondo della scuola affinché possa dotarsi di strumenti metodologici e
linguistici atti a prevenire e combattere la formazione di pregiudizi e stereotipi nei confronti dei
bambini immigrati e, tuttavia, le prime iniziative attuate si muovono in una prospettiva di pura
assimilazione. Lo svantaggio è reso ancora più evidente da simili strategie di tipo compensatorio
miranti a colmare il divario scolastico. L'educazione interculturale fa la sua comparsa ufficiale nel
1990, quando il termine entra nel mondo educativo attraverso la circolare ministeriale n. 205 del
1990 che tratta, per la prima volta congiuntamente, i temi dell'inserimento degli alunni stranieri
nella scuola e l'educazione interculturale. Il documento:
dà, per la prima volta, indicazioni per l’accoglienza e l’integrazione;
• estende l’educazione interculturale a tutti gli alunni e non solo agli stranieri.
•
La popolazione scolastica con cittadinanza non italiana presenta, da subito, un’ampia
eterogeneità:
bambini che arrivano con la famiglia con progetto di restare in Italia;
• bambini che arrivano con la famiglia con progetto di tornare nel proprio paese di nascita;
• 5
bambini che si ricongiungono con la famiglia;
• bambini profughi di guerra;
• bambini adottati.
•
I bisogni educativi che si profilano sono, pertanto, molteplici e diversificate; questo comporta
trovare risposte che soddisfino, allo stesso tempo, le esigenze di ciascuno e di tutti. Progettare e
fornire risposte a domande del tutto nuove indotte dal cambiamento, significa arricchire i servizi e
le strutture educative di nuovi apporti e iniziative e interrogarsi anche su come noi stiamo
cambiando. Senza sottostimare l'importanza della padronanza linguistica è necessario considerare
anche altri fattori che contribuiscono al successo scolastico attraverso una metodologia
interculturale trasversale a tutte le discipline e allargata a tutta scuola.
In ordine temporale, il secondo documento che si occupa dell’accoglienza degli alunni stranieri è la
circolare ministeriale n. 73 del 1994 intitolata Dialogo interculturale e convivenza democratica:
l’impegno progettuale della scuola. Nel documento si ragiona in termini di società multiculturali e di
prevenzione del razzismo e dell’antisemitismo. Si introducono concetti quali il clima relazionale e la
promozione al dialogo, si forniscono indicazioni sulla valenza interculturale di tutte le discipline e
delle attività interdisciplinari. Il clima relazionale deve essere di apertura e di dialogo che coinvolge
tutta la comunità educativa. La competente attenzione degli insegnanti e la loro testimonianza
personale sono determinanti per attivare l’interazione positiva: il docente è una figura attiva che sa
leggere e interpretare i bisogni degli alunni e delle alunne e sulla base di queste interviene con una
base progettuale specifica. La disponibilità professione dell’insegnante si avvale anche
dell’osservazione dei bisogni degli studenti, ma è necessario anche un background culturale che
permette di trasformare ciò in didattica. Educare all'interculturalità significa costruire la disponibilità
a conoscere e a farsi conoscere nel rispetto dell'identità di ciascuno in un clima di dialogo e di
solidarietà. Si ritorna ancora al tema dell'inserimento degli alunni stranieri con il DPR n. 394 del
1999 che delinea la modalità di iscrizione, accoglienza e inserimento dei minori e della formazione
degli adulti immigrati, affermando il loro diritto/obbligo all'istruzione scolastica e prevedendo i
dispositivi mirati delle risorse da attivare per l'apprendimento dell'italiano e per facilitare l'accesso
alle strutture e al curricolo comuni, anche attraverso intese con gli enti locali, le comunità e le
associazioni. Il Regolamento contenente le norme in materia di Autonomia Scolastica n. 275 del
1999 delinea linee portanti della scuola del futuro, garantisce il carattere unitario del sistema di
istruzione e valorizza il pluralismo culturale e territoriale.
La tutela del diritto di accesso a scuola del minore straniero trova ancora alla sua fonte normativa
primaria nella legge sull’immigrazione n.40 del 1998 Disciplina dell’immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero da cui discendono due altri decreti. In questi decreti ci sono anche parti
specifiche per la scuola e, in particolare, le Disposizioni in materia di istruzione, diritto allo studio e
professioni. In quest’ultima disposizione, i minori stranieri, anche se non godono di permessi di
soggiorno e di una serie di elementi che attestano la loro salute fisica o il percorso di studio
precedenti, al pari dei bambini italiani hanno diritto di essere iscritti alla scuola corrispondente alla
loro età anagrafica. Da quel momento in poi, qualsiasi alunno fino alla maggiore età arrivasse
presso una scuola e chiedesse di essere iscritto, deve avere la possibilità di entrare a far parte
della comunità scolastica a cui chiede l’iscrizione. I documenti necessari all'iscrizione sono: il
permesso di soggiorno, i documenti anagrafici, il documento sanitario, il documento scolastico
attestante gli studi compiuti nel Paese di origine accompagnato da una dichiarazione di valore
rilasciata dall'Ambasciata italiana o dal Consolato. Dal 1999 si passa agli anni 2000, ovvero ci
vorrà fino fino al 2006 per avere una nuova normativa per la presenza di bambini stranieri nella
scuola italiana. La Circolare Ministeriale n. 24 del 2006, Linee guida per l'accoglienza e
l'integrazione degli alunni stranieri, sottolinea che i minori stranieri, come quelli italiani, sono
innanzitutto persone e, in quanto tali, titolari di diritti e doveri che prescindono dalla loro origine
nazionale. La scuola, inoltre, viene definita il luogo centrale per la costruzione e la condivisione di
regole comuni. Nella parte seconda di questa Circolare Ministeriale vengono elencate una serie di
indicazioni operative per agevolare l'esercizio del diritto di accesso del minore straniero
all’istruzione. In presenza, infatti, di fenomeni di concentrazione di alunni stranieri, si ritiene
proficua un'equilibrata distribuzione delle iscrizioni attraverso un'intesa tra scuole e reti di scuole e
una mirata collaborazione con gli Enti Locali.
Le strategie di accoglienza e il loro ambito di applicazione attraverso cui ogni istituto può
intervenire per garantire il diritto allo studio degli alunni stranieri sono: 6
1. strategie relative all’ambito amministrativo-burocratico. La documentazione che di norma è
richiesta per l'iscrizione a scuola degli alunni italiani è predisposta dal Comune di residenza e
comprende la certificazione della nascita e della residenza. Agli alunni stranieri sarà richiesto il
certificato di nascita tradotto e la dichiarazione di residenza. Per quanto riguarda la
certificazione sanitaria, l'iscrizione e la frequenza a scuola dell'alunno straniero avverrà solo a
seguito dell'effettuazione dell'accertamento sanitario;
2. strategie relative all’ambito educativo-organizzativo. L’età che i bambini stranieri hanno al
momento dell’arrivo in Italia è un elemento significativo. I bambini più piccoli, spesso nati o
arrivati in Italia da piccolissimi, trovano nei servizi educativi per l’infanzia un contesto
stimolante e molteplici occasioni per esprimersi. La scuola dell’infanzia facilita l’inserimento
nella scuola primaria, l’apprendimento della nuova lingua e rappresenta il momento di
passaggio dall’ambiente familiare a quello scolastico dove si parla una nuova lingua e vi sono
nuove regole di comportamento e abitudini diverse da acquisire. I bambini non italofoni
possono essere inseriti in una classe primaria inferiore e gli insegnanti di classe devono fornire
al bambino neo-arrivato il sostegno linguistico necessario. Tutto ciò avviene nell’ottica di
favorire un inserimento alla pari;
3. strategie relative all’ambito comunicativo. La comunicazione fra la scuola e la famiglia straniera
deve porre attenzione agli aspetti non verbali della comunicazione e ricorrere eventualmente a
interpreti e mediatori culturali;
4. strategie relative all’ambito relazionale. Per ridurre l'ansia e la differenza, il clima e la relazione
devono essere rivolte allo star bene e al piacere dell’incontro. La scelta e la permanenza del
bambino in un'unica classe è molto rassicurante per avere punti di riferimento costanti, mentre
il modello della rotazione dell'anno in diverse classi può risultare molto disorientante. Occorre
prestare molta attenzione all'inserimento nella classe fin dal primo giorno, cercando di entrare
immediatamente in contatto con l’allievo: il periodo iniziale è sicuramente difficile per
l'insegnante, per il bambino straniero e per i suoi compagni. L’insegnante deve farsi carico dei
problemi del bambino straniero ed impegnarsi a scoprire le sue potenzialità, privilegiando
modalità comunicative e organizzative che aiutino a superare il primo momento di grave
disagio e che mirino alla conoscenza reciproca;
5. strategie relative all’ambito sociale. L'accoglienza è il momento in cui diventano indispensabili
l'osservazione del bambino per raccogliere dati e informaz