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ANTROPOLOGIE TECNO-FATTUALI

NB: la prima e la seconda lista di parole non bisogna vederle come parole buone e parole cattive.

Bisogna combinarle insieme e capire ciò che vale di più e ciò che vale di meno; la sfida è riuscire

ordinare quello che abbiamo.

Non dobbiamo tirare una linea di confine tra male e bene. Noi dobbiamo essere capaci di

cogliere l’elemento positivo in qualsiasi situazione.

Questo elenco di parole rimandano a un elemento tecnico in quanto funzionale e quindi

descrivibile. Queste parole non dicono cose “cattive” e “sbagliate”; ma diventano cattive se noi le

assolutiziamo.

-efficacia: volontà per arrivare al risultato;

-efficienza: arrivare al risultato con il minor dispendio possibile(non va bene usare il doping,

perché la persona si tratta come cosa)

-autonomia: valore apprezzabile, fino a quando non ci fa cadere nell’autosufficienza. Se prendo

l’autonomia come la capacità di bastare a me stesso non va bene, perché l’essere umano NON

basta a sé stesso. Tutta la nostra vita è all’insegna della dipendenza, noi dobbiamo dipendere da

qualcosa e da qualcuno.

Ci sono due forma di dipendenza:

1. dipendenza del servaggio: colui che si lascia usare, si asserve, subisce la

situazione(sbagliatissimo).

2. dipendenza del servizio: nel servizio noi ci consegniamo deliberatamente. Il servizio prende

forma quando noi amiamo qualcuno. Quando amiamo qualcuno noi ci sentiamo dipendenti e

questa dipendenza ci fa appropriare di noi stessi(non ci espropria).

La nostra società è la società delle dipendenze, però l’unica dipendenza che va cercata è quella

dell’amore.

-pragmaticità: la persona pragmatica è la persona che risolve i problemi. Se noi trattiamo tutto

come problema e non come mistero non va bene. La differenza tra mistero e problema è che il

problema è ciò che abbiamo davanti a noi come oggetto e che dominiamo; invece, il mistero è ciò

che ci comprende e quindi non si può risolvere. La persona pragmatica deve stare attenta a non

trattare tutto come pragmatico.

-funzionalità: non è cattiva. È importante agire in modo funzionale, in modo che serva, ma

dobbiamo sempre riconoscere il primato dei fini sui mezzi. Se facciamo solo quello che serve

noi ci lasciamo usare e questo è improprio.

-rendicontazione: non tutto può essere tradotto in costi monetari, perché tutto si paga, ma non

tutto si compra. Oggi la monetizzazione(pensare che tutto può essere comprato) è diffusissima,

ma è sbagliato.

-selettività: è importante perché bisogna distinguere e selezionare, ma dobbiamo renderci conto

che tutti siamo essere umani. Non bisogna ricercare sempre il “campione”, “l’eccellenza”. La vera

sfida per tutti noi è di riuscire a vivere bene sulla terra.

ANTROPOLOGIE ONTRO-CONCRETE

L’aggettivo vuole alludere alla concretezza dell’essere umano, mettere davanti a tutto il valore

dell’essere persona.

-coerenza: è un valore; ma se essere coerenti significa non cambiare mai la propria idea e non

riconoscere l’errore, la coerenza diventa stupidità;

-corrispondenza: ciò che dico e faccio corrisponde a ciò che va fatto; non va bene perché

bisogna essere flessibili(ciò che va bene per me, non va bene per altri). NB: la “fissità” con la vita

NON va bene.

-dignità: fondamentale; il fatto che io ho una dignità non significa che io mi devo sottrarre a un

sacrificio. La parola sacrificio è fondamentale; sacrificio vuol dire che io mi troverò a fare

qualcosa che io non merito di fare, ma devo fare. La dignità non mi deve far cadere

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sull’arroganza(“tutto è dovuto”); arroganza è sinonimo di fragilità. Noi dobbiamo essere forti senza

essere arroganti. La forza significa anche essere capaci vivere in sacrificio.

Frase importante di S. Agostino(“Trattato sulla vedovanza”): “Quando uno ama, non sente la

fatica. Oppure, se la sente ama anche la fatica”. Ama la fatica non perché desidera soffrire, ma

perché ama la motivazione per cui sta faticando. Ama la fatica per amore.

Differenza specifica dell’essere umano rispetto a tutto il resto(che ha un corpo): libertà. La

libertà si specchia nell’amore come capacità di agire senza dover essere asserviti(subordinati) a

qualcosa. L’amore ci costudisce e ci richiama alla nostra responsabilità con noi stessi. Noi ci

conosciamo compresi dentro una relazione.

La nostra vita è un dono; ma non è un regalo. È un dono perché ci è stata data. Il dono vale

perché non è che ci faccia piacere, ma perché ci è stata dato. Il dono è importante perché dice

l’interesse nei nostri confronti. Il dono anche se non ci piace lo teniamo(a differenza del regalo).

-empatia: capacità di condividere emozioni. E’ diversa dalla condivisione impropria che ci porta

alla confusione.

-valore: positivo, bisogna cogliere sempre il valore di qualcosa.

-fine: devo chiedermi costantemente se il fine che sto perseguendo è quello che mi corrisponde.

-inclusività: domanda la capacità di escludere. Non possiamo includere sempre tutti/o.

Non dobbiamo rassegnarci a vivere la crisi, se no rinunciamo a vivere; non dobbiamo consegnarci

a una lettura puramente descrittiva della realtà e dell’essere umano, perché l’essere umano non

è puramente materiale. La libertà ci rende riconoscibile del fatto che noi non soddisfiamo solo

i nostri bisogni, ma andiamo oltre la dimensione del bisogno: il desiderio.

Il tratto tipico dell’essere umano è l’amore. L’amore ha sì una componente di bisogno, perché

“io ho bisogno di amare qualcuno”, ma supera il bisogno perché è anche desiderio, “desidero di

amare qualcuno”. Quando noi amiamo qualcuno la sua presenza è già di per sé importante; la

presenza va al di là della materialità, rimanda alla spiritualità. Spirituale è il contrario di materiale,

ma è concretissimo. Noi siamo fatti di materia ma anche d’altro.

La nostra crisi: ci siamo disabituati a riconoscere la condizione spirituale e riconosciamo solo

quella materiale.

Oggi noi riconosciamo alcune dinamiche come puramente materiali, ma in realtà non lo sono. Ad

esempio i problemi alimentari, che sono sì problemi materiali, mettono in campo un problema la

cui radice è spirituale e non alimentare.

Logica del consumo: puramente materiale. Non ci dobbiamo riconoscere solo in questa logica.

Noi siamo essere viventi materiali, e quindi non dobbiamo disprezzare la materia, ma

dobbiamo adottare un tipo di conoscenza e quindi di azione che dice quello siamo. Non si tratta di

respingere niente, ma di ordinare, ovvero di capire che cosa viene prima e cosa viene dopo, che

cosa è mezzo e cosa è fine, che cosa vale di più e che cosa vale di meno. Dobbiamo

riconoscere che tutto non vale allo stesso modo. SE capiamo ciò, capiremo ciò che alcune

cose NON CI MERITANO. Se noi ci adattiamo a un comportamento sbagliato ci sviliamo e non

siamo in grado di riconoscere la nostra dignità. Noi, essendo essere umani, abbiamo una dignità,

valiamo, e dobbiamo agire all’altezza della nostra dignità.

La tecno-fattualità non va disprezzata; deve esservi un incrocio tra il vettore tecno fattuale e il

vettore tecno concreto(es: bianco e nero non sono contrari/contraddittori, come “dentro” e “fuori”.

Perché ciò che non è bianco è di un altro colore). Noi dobbiamo riuscire a distinguere quando c’è

in gioco un’alternativa secca e quando c’è in gioco un’alternativa che non è secca. Noi dobbiamo

ordinare ciò abbiamo per capire ciò che ci merita.

ATTEGGIAMENTI EDUCATORE

-capacità empatica: essere empatici significa essere capaci di condividere sul piano emozionale.

Quando noi ci sentiamo capiti da qualcuno condividiamo non solo ciò che pensiamo, ma anche

quello che proviamo. Noi ci sentiamo capiti quando troviamo qualcuno che percepisce come noi.

Il pensare e il percepire: l’elemento che ci abbraccia non è mai il pensiero ma la percezione. Se

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c’è intesa nel pensare è importante, ma se non c’è anche intesa nel percepire, l’intesa del pensare

fa “poca strada”. Occorre che l’elemento percettivo e del pensiero siano insieme, ed è qui che

nasce un’intesa. Dobbiamo sempre chiederci se quello che ci attira, ci merita oppure no, se

corrisponde a quello che noi sentiamo.

-contestualizzazione: educatore deve cercare sempre di riconoscere dove si sta muovendo,

perché l’educazione è sempre un’opera di personalizzazione, è personale, e quindi si tratta

sempre di fare i conti con noi stessi, le persone che abbiamo avanti e l’ambiente in cui ci

muoviamo. Nella pratica educativa, il chi, il dove, il come e il quando non sono elementi

accessori, ma fondamentali. La stessa cosa fatta in momenti diversi, non è la stessa cosa.

-disposizione calorosa: l’essere umano è sempre un essere comprensivo e quindi l’educatore

deve stare attento ai segnali del suo interlocutore, ricordarsi i nomi e accoglierli. Dobbiamo far

capire al nostro interlocutore che ci interessa riconoscerlo.

-coerenza: è essenziale; deve essere uno sviluppo di coerenza: “i no devono rimanere no, e i sì,

rimanere sì”. Dobbiamo dare una certa coerenza in ciò che va fatto e non va fatto. Non dobbiamo

continuare a cambiare sistema perché se no non ci rendiamo credibili agli occhi di chi abbiamo

davanti.

-precisione: educatore non deve improvvisare ma progettare ciò che fa e pensarlo prima.

-disponibilità al confronto: condizione di dialogo.

-capacità di guida: è il punto più importante. Bisogna capire ciò che è essenziale e in

educazione è essenziale l’autorità.

AUTORITARISMO

[NB: l’autorità è corrispondente al potere del grado all’interno dell’organizzazione mentre invece

l’autorevolezza è data da ciò che gli altri riconoscono in noi, e quindi dalla fiducia/stima che noi

riponiamo nella persona.]

Il contrario di autoritarismo è autorità riconosciuta. Generalmente si tende a ritenere che il

contrario sia autorevolezza, perché la parola autorità ci fa paura e da essa percepiamo il senso

dalla subordinazione.

L’autorevolezza &egr

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
29 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alevalse000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e dello sport e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Mari Giuseppe.