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Pedagogia e didattica dell'integrazione

L'obiettivo che oggi le istituzioni scolastiche si propongono di raggiungere, è la piena INCLUSIONE, cioè la garanzia, rivolta a tutti gli alunni, di una piena partecipazione alla vita scolastica e di una massima espressione dei propri potenziali. Realizzare l'inclusione significa individuare ed interpretare i diversi bisogni degli alunni e rispondere a questi in modo individualizzato poiché ogni individuo è un sistema unico di fattori personali, sociali, biologici, psicologici ed emotivi che si combinano tra loro. Fondamentale risulta, quindi, porre l'attenzione soprattutto sugli alunni con bisogni educativi speciali (BES), cioè quegli alunni che, in età evolutiva, presentano qualsiasi tipo di difficoltà in ambito educativo – apprenditivo e che, per questo, necessitano di una didattica speciale, individualizzata e personalizzata secondo le proprie esigenze, mirata allo sviluppo e all'attuazione di strategie funzionali alla facilitazione e semplificazione dei percorsi apprenditivi, ed al raggiungimento di un successo scolastico pari a quello degli altri alunni.

È possibile individuare tali BES attraverso il modello ICF dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui sono elencati alcuni fattori che, intrecciando tra loro, determinano il buon "funzionamento" dell'alunno. Questi sono:

  • condizioni fisiche biologiche;
  • funzioni e strutture corporee;
  • partecipazione sociale;
  • fattori ambientali e personali.

Come precedentemente affermato, questi fattori si combinano tra loro. Se l'interazione sarà positiva, l'alunno "funzionerà bene" e non presenterà alcun tipo di difficoltà nell'ambito educativo – apprenditivo; se uno dei fattori, invece, non dovesse funzionare, coinvolgerebbe gli altri determinando alcune difficoltà che si riverseranno sull'apprendimento (che diventerà difficoltoso e ostacolato) dell'alunno. Dalle infinite combinazioni di questi fattori, sarà possibile individuare i vari BES,che non corrispondono necessariamente a disabilità fisiche (stare bene fisicamente non è sinonimo di benessere psicologico!). DSA (disturbi specifici dell'apprendimento), difficoltà emozionali, comportamentali, relazionali, psicologiche, sociali, economiche, linguistiche e culturali.

Il modello ICF non si adatta solo alla disabilità ma a tutti gli alunni.

La difficoltà riscontrata dagli insegnanti e dalle famiglie nell'individuazione dei BES è quella di dover trovare una linea di confine tra “normalità” e “problematicità”. Infatti, non basta solo la sensazione precoce negli adulti che “qualcosa non va”: in questo modo si rischierebbe di attribuire “problematicità” a un numero troppo alto di alunni, anche a coloro i quali non presentano difficoltà e non necessitano di una didattica individualizzata o, al contrario, di non accorgersi in tempo di chi ne ha realmente bisogno. Per questo motivo vengono utilizzati 3 criteri oggettivi per decidere in quali casi è necessario intervenire.

  • DANNO. se le difficoltà dell'alunno diventano un problema immediato per se stesso e per gli altri;
  • OSTACOLO. se il problema non si presenta nell'immediato ma potrebbe ostacolare e rendere difficoltosa la vita futura dell'alunno (esempio. la timidezza non è un danno immediato che ostacola l'apprendimento, ma potrebbe comportare difficoltà nelle relazioni con gli altri in futuro);

STIGMA SOCIALE se a causa del suo comportamento e dei suoi bisogni speciali potrebbe venire etichettato, anche in questo caso, nella vita futura.

E' stato introdotto, inoltre, all'interno di alcune scuole un ulteriore software gestionale costituito da una serie di fattori (alcuni simili al modello ICF) che permettono di avere un quadro ancora più dettagliato della situazione di ogni alunno. Questi fattori sono: condizioni fisiche, strutture e funzioni corporee, capacità personali, competenze scolastiche, contesto ambientale e contesto personale. Per ogni voce è prevista una valutazione da 0 a 4. Se l'alunno totalizzerà 0 punti non presenta alcun problema nel funzionamento, se il suo punteggio sarà 4, significa che la sua situazione è grave e compromessa.

Poiché l'apprendimento degli alunni con BES è complesso, altrettanto complesse devono essere le strategie e le prassi educative da ampliare, che devono coinvolgere non solo il singolo alunno ma anche la famiglia ed il contesto sociale, affinché i risultati ottenuti a scuola possano proseguire e riversarsi anche sulla vita sociale. Queste strategie devono essere applicate dall'insegnante su 4 piani.

I piani (o cornici) dell'agire educativo

  • 1 Dimensione Relazionale
  • 2 Dimensione Affettiva
  • 3 Dimensione metodologica
  • 4 Comunicazione e mediazione

La prima dimensione è quella della BUONA RELAZIONE. Una relazione tra alunno ed insegnante può definirsi “buona”, cioè di qualità, se permette ad entrambe le parti di arricchirsi, di accrescere la motivazione per raggiungere risultati sempre più alti e se crea un benessere psicologico condiviso. Una buona relazione non nasce improvvisamente, ha bisogno di tempo, comprensione e conoscenza. L'insegnante deve porsi come guida e facilitatore, lasciando spazio all'alunno e progettando insieme senza cadere nella manipolazione o, al contrario, fuggire dalle proprie responsabilità, lavorando sulle resistenze che l'alunno potrebbe attuare. L'accettazione deve essere reciproca e l'educatore deve attribuire valore al suo alunno al di là dei suoi successi o insuccessi scolastici. Il bambino/adolescente, deve sentirsi valorizzato sempre, e deve costruirsi un'immagine positiva di se come colui che “può farcela e sa fare come gli altri”. Ingredienti fondamentali di una relazione di qualità sono anche l'ascolto attivo e l'empatia.

E' in questo modo che l'alunno sviluppa curiosità, autostima, interesse, una propria identità (che parte dalle relazioni interpersonali che ha con gli altri permettendogli di essere bene con se stessi), la ricerca di obiettivi sempre nuovi (l'insegnante deve permettere ampie sfide ed obiettivi da raggiungere) che necessariamente accresce anche la motivazione.

Il secondo piano dell'agire educativo è quello affettivo, strettamente legato a quello relazionale. L'educazione emotiva e lo sviluppo delle competenze legate ad essa sono fondamentali in quanto oggi l'apprendimento cognitivo non è mai nemico e ci coinvolge sempre emotivamente. Le attività scolastiche

PARTECIPAZIONE EQUA

cioè fare in modo che tutti partecipino attivamente, che ognuno dica la propria opinione e proponga soluzioni senza che alcuni membri dominino sugli altri o, al contrario, che qualcuno si “imboschi” e non partecipi. Per questo è possibile, quando il lavoro è già cominciato, passare tra i banchi e chiedere di tanto in tanto se tutti stanno esprimendo le proprie opinioni e se gli altri stanno ascoltando.

È necessario fare sempre pratica per acquisire queste semplici abilità sociali (ad esempio saper ascoltare, salutare, aiutare, comunicare, essere disponibili ecc).

Esistono tre tipi di gruppi.

  • FORMALI: che durano da un giorno ad alcune settimane
  • INFORMALI: che durano poche ore (ad esempio riunire la classe per vedere un filmato)
  • DI BASE: che hanno una lunga durata e che si protraggono al di fuori delle ore scolastiche

Per far sì che la cooperazione all'interno del gruppo funzioni, è necessaria la presenza di alcuni fattori.

Interdipendenza positiva

Interazione e costruttiva diretta

Responsabilità individuale e di gruppo

Valutazione e feedback

FORMARE I GRUPPI DI APPRENDIMENTO

Per i gruppi cooperativi non esistono dimensioni ideali anche se nei gruppi più piccoli si riesce a lavorare in modo più efficace ed in minor tempo e, soprattutto, tutti collaborano.

I gruppi possono essere “omogenei” o “eterogenei”, ma è più opportuno formare dei gruppi eterogenei in cui vi sia un alunno “più dotato”, due “mezzamente dotati” ed uno “meno dotato”. Inoltre è necessario non inserire nello stesso gruppo alunni “troppo amici” né alunni “nemici” e non lasciare nessuno da solo.

Una volta formati i gruppi, bisogna dare ad ogni membro un ruolo: leggere, spiegare, raccogliere dati, osservare, riassumere, ascoltare, correggere, proporre nuove soluzioni ecc. Tutti gli alunni seguiranno il proprio ruolo solo se motivati e se conoscono l'importanza della cooperazione ed il perché è necessario che ognuno faccia il proprio dovere.

Altri interventi da attuare, prima di cominciare il lavoro di gruppo, riguardano l'ambiente ed il materiale. L'ambiente deve facilitare i lavori: all'interno di un gruppo i membri devono stare vicini per poter comunicare senza disturbare gli altri ed i banchi di ogni gruppo devono essere abbastanza distanti da

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Publisher
A.A. 2018-2019
10 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giusis.13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia e didattica dell'integrazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Catalfamo Angela Francesca.