vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il ruolo dell'attenzione condivisa nella comunicazione
Un aspetto legato è il ruolo dell'attenzione condivisa che è la capacità di un bambino di condividere la sua attenzione con un adulto o un pari, se più grande, rispetto a un oggetto o a un evento che sta accadendo in quel momento (es. bambino sta giocando e chiede attenzione all'adulto con sguardo e così entrambi condividono stesso focus). Non è un processo linguistico ma è alla base della comunicazione referenziale; con lo sguardo condiviso è fondamentale per la costruzione della competenza di condivisione del linguaggio (quando attenzione condivisa viene a mancare è un segnale di allarme).
Questa richiede una competenza per il bambino di considerare l'altro come un interlocutore, un individuo con cui interagire; il bambino deve coordinare attenzione in modo bidirezionale (all'adulto e all'oggetto) e bilanciare i due aspetti per tenere canale comunicativo aperto. Capacità che
sguardo (capacità di comprendere l'attenzione degli altri)18 mesi condivide l'attenzione con l'adulto, ad esempio puntando il dito verso un oggetto di interesse comune (capacità di coordinare l'attenzione condivisa)24 mesi segue le indicazioni verbali dell'adulto per orientare la propria attenzione (capacità di comprendere e seguire istruzioni)36 mesi partecipa attivamente a conversazioni, rispondendo alle domande e facendo domande (sviluppo del linguaggio e della comunicazione)48 mesi utilizza il linguaggio per condividere pensieri, emozioni e informazioni con gli altri (capacità di comunicazione avanzata)sguardo adulto: nell'incertezza (per avere una conferma); cerca di dirigere l'attenzione degli adulti verso un oggetto o un evento di suo interesse (indica frequentemente perché vuole che l'adulto ponga l'attenzione lì)15 mesi coordina la sua attenzione con quella degli adulti rispetto a un oggetto esterno con l'interazione
Quando parliamo di orientamento reciproco c'è una situazione in cui i partecipanti coordinano il loro comportamento e attraverso i gesti, postura, sguardo, vocalizzi e anche parole i bambini entrano in comunicazione con l'adulto connettendo attenzione, linguaggio e attività condivisa. L'attenzione su un'attività ha un effetto importante anche rispetto all'acquisizione di un'ulteriore competenza (giocando con il bambino gli faccio sviluppare una competenza maggiore riguardo a quel gioco).
Questo significa partecipazione e sguardo come concetti collegati; sguardoimportante perché guardo una persona e non un'altra capisco cose (se un bambino cerca di stabilire un focus attentivo condiviso ma il genitore guarda un momento e poi fa altro, allora non sta prestando attenzione); si crea un'attività congiunta (attenzione all'ambiente e interlocutori) così riusciamo a mettere a fuoco particolari aspetti dell'attività e sostenere il percorso di crescita del bambino. Visto video con disturbo dell'attenzione condivisa e del linguaggio collegati all'autismo (nelle diagnosi precoci di questo si lavora con il bambino ad acquisire questa competenza) in cui emerge come l'interazione avviene con combinazione dell'indicazione, movimento della testa e il contatto visivo. Per sviluppare la join attention deve guardare l'oggetto, adulto e poi oggetto di nuovo. Due tipi di join attention ovvero quando l'intenzione parte spontaneamente dal bambino (e deve dirigere l'altro, la sua azione suciò che interessa al bambino) e quando segue l'iniziativa dell'adulto (seguire una persona e anche imitare che non è facile perché deve esserci l'attenzione e la capacità di replicare un modello). Dei segnali di attenzione condivisa c'è la lettura di storie e il fare solletico e poi smettere (se ti guarda significa che vuole ancora). L'attenzione condivisa è importante perché così il bambino capisce cosa guarda la persona e per l'aspetto emotivo, iniziare a comprendere lo stato mentale altrui; importante per condividere gli aspetti di divertimento insieme a un'altra persona. Per quanto riguarda l'autismo emerge che hanno difficoltà a direzionare l'attenzione e senza attenzione condivisa il bambino potrebbe avere difficoltà a identificare nomi ed ampliare vocabolario (non chiedo attenzione all'adulto quindi mi imito). Attraverso un training intensivo i bambinipossono migliorare questa competenza e imparare a condividere. Visto un video sul Red approach, che è un approccio della prima infanzia in cui si pone un'educazione incentrata sul bambino che parte dai suoi interessi. La lettura condivisa fa sviluppare diverse competenze, ad esempio se leggiamo insieme una storia del colibrì che si misura la coda, introduciamo il concetto di misurazione, ecc. Puoi trovare ulteriori risorse per lo sviluppo delle competenze linguistiche su questo sito: https://www.eif.org.uk/resource/early-years-library. BRUNER - PSICOLOGIA CULTURALE Bruner è stato uno psicologo che si è occupato della psicologia dello sviluppo e dell'apprendimento. Ha affrontato diverse fasi nella sua lunga ricerca e produzione. In una prima fase, si è focalizzato sui processi cognitivi legati allo sviluppo dei bambini. Nella seconda fase, ha sviluppato la psicologia culturale, pensando allo sviluppo dell'apprendimento come un contesto socio-culturale, dai processi cognitivi interni alla mente come il linguaggio.
Attenzione, memoria, ragionamento sono processi interattivi che avvengono nel contesto sociale. Questa teoria rientra nelle teorie ecologiche culturali dello sviluppo, che considerano i processi di crescita come fattori interconnessi con l'ambiente sociale.
Nella sua seconda fase di ricerca, si afferma che il processo di apprendimento e sviluppo è fortemente influenzato dall'interazione tra l'individuo e il contesto sociale e culturale di riferimento. L'apprendimento e lo sviluppo non sono solo acquisizioni procedurali o concettuali, ma sono definiti come la costruzione di competenze e conoscenze. Questo processo è graduale e si costruisce attraverso l'esperienza e l'interazione con adulti e contesti. Pertanto, è importante prestare grande attenzione alle modalità di interazione.
Questa teoria non considera il bambino come uno spettatore passivo, ma riconosce il suo ruolo attivo e partecipe nel suo processo di crescita.
Quando parliamo di apprendimento, intendiamo qualcosa di attivo e non passivo.trasmissione dicontenuti), continua interazione tra contesto e persona. La sua la definisce psicologia culturale per questo motivo.
CULTURA E RETI DI RAPPRESENTAZIONI COMUNI
Parla di codici simbolici condivisi ovvero l'insieme delle reti di rappresentazioni comunicanti ovvero l'aspetto simbolico che si definisce in una cultura come il linguaggio, si dà un significato a un insieme di simboli. Questo processo è fondamentale perché così riusciamo a comprendere l'ambiente in cui viviamo e a dare significato alle esperienze e acquisire peculiarità del sistema in cui cresciamo. L'aspetto della partecipazione ai contesti è fondamentale perché così acquisiamo questa rete simbolica che ci fa comprendere il mondo in cui viviamo.INTERSOGGETTIVITÀ
L'intersoggettività è strettamente collegata al concetto di relazione. Quando entriamo in relazione con l'altro, affinché si crei uno scambio incui condividiamo il nostro pensiero, dobbiamo creare uno spazio mentale di condivisione, intersoggettività, che lo condividiamo con l'altro (es. quando usiamo il linguaggio rappresentiamo il nostro pensiero, idea, stato d'animo) affinché l'altro lo comprenda, la definiamo anche empatia questa condivisione in cui mettiamo assieme gli stati mentali (mio e tuo). Con questo piano possiamo condividere le nostre idee, credenze, rappresentazioni con l'altro. In questo processo di condivisione anche modifichiamo le nostre costruzioni mentali: mi confido con un amico e nell'interagire con lui modifico il mio modo di vedere la storia, creo una percezione mentale diversa; uso la condivisione di racconto anche per rivedere ciò che mi sono costruita. Modifichiamo, quindi, anche le nostre credenze; raccontando una nostra esperienza la rappresentazione che avevamo può cambiare perché magari colgo elementi che prima non mi erano chiari. Usiamoquesto spazio per ampliare il nostro pensiero, credenze e rappresentazioni. La nostra crescita è quindi fortemente influenzata dalle esperienze e dalla condivisione che facciamo con l'altro.SCAFFOLDING
In una relazione adulto-bambino l'adulto, affinché il processo di crescita del bambino avvenga in modo positivo, introduce questa struttura di sostegno. L'adulto dovrebbe fornire una struttura di sostegno che supporti la sua crescita e il suo apprendimento (rispetto tutte le sfaccettature).
Parte dalla zona di sviluppo prossimale di Vygotskij che diceva che il bambino parte dallo sviluppo attuale e può raggiungere quello potenziale con l'adulto appena sopra quello attuale per farlo arrivare al potenziale. Bruner dice che l'adulto deve aiutare il bambino con lo scaffolding. Stargli vicino finché non riesce a svolgere la competenza in modo autonomo.
Concetto non fisso ma variabile rispetto all'andamento di sviluppo del bambino e man
Mano che esso acquisisce la competenza, l'adulto deve ridurre l'intervento per rendere il bambino autonomo. Bambino come agente attivo! Processo di crescita non adultocentrica ma che ruoti attorno al bambino (child centered che parte da quello che il bambino sa fare), non con l'adulto che determina le attività e il bambino deve raggiungere quel livello. Concetto legato anche al concetto di condivisione tra bambino e adulto in cui si crea un momento di attenzione condivisa e dove, progressivamente, la condivisione aiuta il bambino ad essere sempre più autonomo ed acquisire competenze. Scaffolding traducibile anche come struttura/sostegno quindi l'adulto che sostiene il bambino per renderlo autonomo. Inizialmente l'adulto assume parte del compito per sostenerlo con l'obiettivo di trasferire la responsabilità al bambino. La strategia dello scaffolding si sviluppa in tre fasi: 1. precede l'apprendimento; si parte da ciò che sa fare
il bambino per attivare le conoscenze pregresse (anche in contesto riabilitativo) per creare un ponte con quelle nuove che dovrebbe sviluppare in futuro. 2. di apprendimento; si definiscono obiettivi e, con strategie di insegnamento adeguate, si favorisce l'acquisizione di nuove competenze.