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COMPORTAMENTI COVERT E STRATEGIE DI COPING IN BAMBINI RIFIUTATI DAI PARI. ANALISI CROSS-CULTURAL.

1.1 - Introduzione.

La capacità dei bambini di stabilire relazioni sociali con i pari può essere considerata come una delle più rilevanti misure "critiche" della qualità della vita. Negli ultimi trent'anni gli studi sul rifiuto dei pari hanno osservato che questa condizione costituisce uno dei più deleteri fattori di rischio per svariati problemi di salute mentale (solitudine, depressione, abuso di sostanze, abbandono della scuola, delinquenza, ecc.) lungo tutto l'arco della vita. Per gli effetti a breve e a lungo termine che l'esperienza del rifiuto può avere, è fondamentale comprendere i comportamenti covert e le strategie di coping adottate dai bambini rifiutati dai pari.

Lungo tutto l'arco della vita. Per gli effetti a breve e a lungotermine che l'esperienza del rifiuto. Recenti ricerche hanno riscontrato che i bambini rifiutati dai pari, quando affrontano situazioni problematiche, esibiscono comportamenti overt (abilità sociali) e/o covert (risposte affettive e processi cognitivi) che sono responsabili della loro condizione di rifiuto. Di conseguenza, le differenti modalità (funzionali o disfunzionali) e/o le capacità (o i deficit) di elaborazione cognitiva degli stimoli sociali, potrebbero spiegare perché alcuni bambini siano sopraffatti dalle difficoltà quando devono affrontare una situazione problematica con i coetanei o con gli adulti, mentre altri reagiscono agli eventi conflittuali considerandoli come sfide da vincere. La maggior parte dei soggetti che manifesta comportamenti di interiorizzazione degli stati emotivi distressanti (timidi, ansiosi, depressi) o di esternalizzazione (aggressivi, iperattivi) effettua,

con elevata frequenza, alcuni errori cognitivi (distorsioni) durante il processo di elaborazione degli eventi, operando una ipervalutazione soggettiva dei dati che "va oltre l'evidenza dei fatti". Tali errori cognitivi non sono solo il sintomo di un disturbo psicologico ma, al contrario, sono molto diffusi anche nel funzionamento mentale normale. L'aspetto disfunzionale è determinato dalla compresenza di più fattori (processi, convinzioni, cronicità) che agiscono a livelli diversi, sostituendosi al ragionamento realistico e funzionale del soggetto. I processi maggiormente chiamati in causa nell'errata decodifica degli stimoli contestuali sono quelli relativi alla generalizzazione (categorizzazione), all'eliminazione (filtraggio selettivo) e alla distorsione di informazioni. Infatti, i giudizi e le preferenze dei soggetti possono essere influenzati sia da errori cognitivi, riguardanti il processo di trattamento delle informazioni, sia da

Osservazioni e convinzioni personali, in qualche modo influenzate dai belief che la persona possiede e dal suo stile attributivo. Alcuni soggetti, ad esempio, attribuiscono sistematicamente il controllo degli eventi a cause esterne (locus of control esterno), di conseguenza non si ritengono mai responsabili; altri, invece, lo considerano stabilmente all'interno di se stessi (locus of control interno) e, quindi, si attribuiscono la responsabilità degli esiti degli eventi in quanto direttamente influenzati dal sistema di controllo attivato dall'individuo. Le credenze circa le cause degli eventi e le maggiori o minori convinzioni della loro controllabilità, influenzano le aspettative di successo e di fallimento e, di conseguenza, anche le strategie di coping attivate nelle diverse situazioni stressanti o conflittuali. Soprattutto i soggetti aggressivi, nelle situazioni ambigue, tendono a focalizzare l'attenzione sulle connotazioni negative di un evento, trascurando

La ricerca di quelle che sono le reali intenzioni del partner e, di conseguenza, incorrono in un'elevata quantità di interpretazioni sbagliate. Tuttavia, come dimostrato da precedenti ricerche, la capacità di cogliere ed interpretare le intenzioni altrui è ugualmente presente nei bambini aggressivi e non, ed è compromessa solo nel momento in cui le intenzioni degli altri non sono palesi; quindi, la conoscenza degli stati mentali altrui non costituisce un fattore necessario e sufficiente a spiegare le differenze individuali nella frequenza dei comportamenti aggressivi. Un ruolo di maggiore importanza è ricoperto dalle modalità di pensiero che inducono i soggetti ad avere "eccessive pretese" o ad effettuare arbitrarie "generalizzazioni"; pretendere e generalizzare sembrano essere, infatti, i principali "filtri selettivi" a cui i soggetti aggressivi fanno riferimento per la decodifica degli eventi. Le eccessiveCoping per la risoluzione dei conflitti. Il coping, considerato tradizionalmente come un meccanismo di difesa, favorisce lo sviluppo di complesse strategie cognitive e comportamentali che assolvono a funzioni di problem-solving e di regolazione dell'emozione. Facoltà non solo attraverso atti comportamentali, ma anche con risposte emotive e cognitive. Inoltre, nella maggior parte delle situazioni, invece di essere considerate "uno stile", le diverse modalità di coping possono essere ritenute un profilo di attività che variano secondo il genere dell'agente stressante.

1.2 - Scopo ed ipotesi della ricerca. Coetanei autoctoni e stranieri in funzione della presenza o meno di meccanismi di rifiuto; inoltre, di esaminare eventuali credenze ed ideazioni disfunzionali implicati nei processi di accettazione/rifiuto; infine, di valutare le modalità di coping utilizzate dai bambini autoctoni e stranieri per fronteggiare lo stress conseguente al rifiuto.

In modo specifico, la ricerca si prefigge di indagare:
  1. se e in quale misura il comportamento di rifiuto dei pari sia maggiormente riscontrabile in situazioni di in-group (aggressivi vs non aggressivi della stessa nazionalità) piuttosto che in situazioni di out-group (autoctoni vs stranieri);
  2. se l'esperienza del rifiuto si verifichi in maniera più o meno consapevole in rapporto alle caratteristiche dei soggetti rifiutati (timidi/isolati e aggressivi);
  3. se, ed eventualmente in quale misura, sia possibile riscontrare la presenza di pensieri disfunzionali (interpretazioni sbagliate, generalizzazione, catastrofizzazione, pretese eccessive, svalutazione) in bambini socialmente popolari o rifiutati dai pari;
  4. se la scelta delle strategie di coping si differenzi in funzione dell'appartenenza etnica, del livello di integrazione scolastica e/o della diversa frequenza di condotte aggressive.

1.3 - Metodologia

Soggetti: all'indagine hanno partecipato 350

bambini autoctoni frequentanti le classi III, IV e V elementare e I, II e III media della provincia di Messina, e 52 bambini stranieri inseriti nelle stesse classi.

Assessment: sono state effettuate due diverse fasi di assessment: la prima, diretta alla selezione del campione e la seconda, volta ad effettuare analisi più specifiche in base alla suddivisione del campione.

Prima fase di assessment

Strumenti e procedura: Questionario dell'amicizia che analizza la qualità dell'integrazione scolastica e le modalità di giudizio circa le caratteristiche personali dei compagni. Lo strumento è suddiviso in due sezioni: la prima cerca di identificare quei compagni di classe che possono essere considerati amici, migliori amici o non amici. La seconda, denominata Elenco degli aggettivi, ha l'obiettivo di individuare il tipo di valutazione che ciascun soggetto effettua nei confronti degli altri compagni di classe, in funzione del numero di aggettivi positivi o negativi.

negativi a loro attribuiti. Inoltre, nell'ambito degli attributi negativi, vi è un'ulteriore distinzione tra connotazioni negative riferite ai comportamenti di isolamento sociale/timidezza e quelle riferite alle caratteristiche tipiche delle condotte iperattive/aggressive.

Questionario Io e gli altri, che valuta il livello di autostima e autoefficacia negli scambi interattivi, osservando come i soggetti si auto-attribuiscono validità sociale nelle relazioni con i compagni e con gli insegnati e, di conseguenza, se si considerano più o meno socialmente di successo all'interno della classe. Il questionario descrive diverse situazioni scolastiche (10 negative e 10 positive) e ai bambini viene chiesto di indicare, su una scala a 3 punti, se e con quale frequenza avvengono gli episodi elencati.

A tutti i soggetti è stato somministrato il Questionario dell'amicizia e ciascun bambino doveva elencare i nomi dei compagni e delle compagne di classe, segnalando,

Formattazione del testo

Accanto a ciascun nome, il tipo di rapporto che riteneva di avere con lui/lei; inoltre doveva annotare il nome dei compagni ai quali attribuiva ciascuna delle qualità positive e negative rappresentate nell'elenco.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
46 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher KrazyGin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Bagnato Karin.