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-DISTACCO DAL RIBOSOMA
$ Steatosi da CCl (ruolo dei radicali nella steatosi)
4
- Patologia spontanea: via inalatoria e transcutanea (dosi elevate→collasso cardiocircolatorio)
- Patologia sperimentale: 55
per bocca (100-200µl/100g) STEATOSI in 1 ora:
1. Le prime lesioni che si hanno sono a livello del RE,
frammentazione cisterne, dilatazione vescicole → alterazione della
sintesi, trasferimento e secrezione di lipoproteine
2. Accumulo trigliceridi
3. Lesioni ai mitocondri
Meccanismo steatogeno
! Metabolismo CCl
4
Scissione omolitica nel reticolo endoplasmico dipendente da
citocromo P450 nel MEOS.
Si formano CCl • (clorometile) e Cl•
3
La cloroalchilazione del CCl determina la steatosi (legame
3
covalente del radicale con proteine e acidi nucleici pre-
esistenti).
La lipoperossidazione è responsabile della necrosi.
⇒ scompaginazione delle membrane.
Steatosi da blocco della secrezione
(interferenza con i sistemi contrattili)
$ 56
Steatosi da etanolo
La steatosi in questo caso riguarda gli alcolisti
cronici.
1ª ossidazione:
- Assunzione acuta: ADH
- Assunzione cronica: MEOS
Da entrambi si formano equivalenti riducenti,
NADH e NADPH.
Si forma acetaldeide, che ha effetto steatogeno
di per sé.
2ª ossidazione: acetaldeide deidrogenasi, si forma altro NADH.
Il mitocondrio deve riossidare tutti gli equivalenti riducenti, questo
impedisce l’ossidazione degli acidi grassi.
Inoltre si forma molto acetato, che sottrae tutto il CoA impedendo ulteriormente la β-ossidazione.
Anche l’etanolo nel suo metabolismo produce radicali di due tipi, che danno processi di
lipoperossidazione impedendo l’esportazione di trigliceridi.
$ $
$ 57
$ NAD
etanolo
l +
ADH
Sulla molecola dell’etanolo si forma il radicale etossilico, si forma un acetaldeide O
complesso fra etanolo e P450 (usa il ferro eme e viene parzialmente NADH
2
ridotto l’ossigeno). AO
A livello dei MEOS si formano radicali collateralmente alle reazioni. acetato
t t NAD +
O 2
Steatosi epatica da ipossia AO=aldeide ossidasi
STEATOSI EPATICA
d
da IPOSSIA
-ipossia
ipossia ipossica cronica
[P parziale di O bassa= ]
notevoli
2 altezze
-riduzione [Hb] nel SANGUE
-ipossia anemica -Hb-CO
-ipossia
p stagnante
g (
fegato noce moscata)
(x scompenso CARDIACO)
-ipossia
i i i
istotossica
i Steatosi epatica: fegato
(cianuro: dosi subletali)
! a noce moscata
Dilatazione dei sinusoidi
Parti gialle: steatosi dove c’è ipossia
Anche nello shock si verifica questa condizione. 58
$ scheletrico
•muscolo
-intossicazioni
-anemie lipidiche
-miopatie
(deficienze CARNITINA o
CARNITINA PALMITOIL
TRANSFERASI)
•rene (gocce di grasso in posizione
basale)
-intossicazioni/avvelenamenti
intossicazioni/avvelenamenti
-carenze alimentari (es:colina)
-ipossia (es:anemie)
spesso
p associato a
NB NECROSI EMORRAGICA
$ 59
Ischemia e riperfusione
Ischemia: inadeguato flusso locale di sangue.
È diverso dall’ipossia → mancanza di ossigeno, una condizione in cui di solito nell’ambiente c’è
• una riduzione di pO per cui c’è una ridotta ossigenazione nell’organismo.
2
Per esempio c’è ipossia quando si va alle grandi altezze. Individui che vi abitano hanno ipertrofia
cardiaca perché il cuore compensa con maggiore attività, inoltre hanno più epo per aumentare le
cellule in grado di trasportare l’ossigeno.
L’ischemia è più grave perché il sangue non c’è, quindi oltre all’ossigeno manca l’apporto di
metaboliti e la rimozione dei prodotti di scarto.
Cellule endoteliali in vitro possono resistere in ipossia (1% O ) anche per 4 giorni, ma non
2
possono resistere se private di metaboliti.
L’ischemia è diversa anche dallo shock → ridotto apporto di sangue in tutto l’organismo, è una
• condizione sistemica. Esempi di shock: emorragia, setticemia (condizione infettiva sistemica con
difetto della funzione contemporanea di più organi), riduzione della funzione cardiaca.
Shock settico: Questi individui hanno una condizione di ipotensione per un difetto della funzione
vascolare, inoltre i vasi sono insensibili all’azione dei vasocostrittori come le catecolammine (che
compenserebbero l’ipotensione). Molti difetti sono correlati alla produzione di un mediatore
vasoattivo (il radicale NO•) e alla riduzione dei livelli di GSH. Si ha un danno della funzione
mitocondriale, ridotta utilizzazione dell’ossigeno per difetto nel complesso I e nella citocromo
ossidasi. L’ipossia aumenta ulteriormente il danno mitocondriale, l’NO• si lega alla citocromo
ossidasi e la blocca.
Enzima eNOS sintetizza dall’arginina piccole quantità di ossido nitrico che fisiologicamente sono
importanti per la protezione degli endoteli. Anche nel SNC c’è una sintetasi nNOS che sintetizza
NOS (sempre a partire dall’arginina), inoltre c’è una forma inducibile di questo enzima che si
attiva nel processo infiammatorio.
Importanza dell’ischemia:
- Dopo l’infarto si ha morte per necrosi ischemica del cuore
- Trapianti: gli organi da trapiantare per un certo periodo di tempo si trovano in condizione
ischemica, non c’è flusso di sangue, poi avviene la riperfusione. Quando si rimette l’organo nel
ricevente, può essere danneggiato in maniera tanto grave da non permettere il riafflusso di
sangue. 60
Patogenesi dell’ischemia
Con ostacolo al flusso di sangue:
• Intrinseco nel vaso
• Totale
• Parziale
• Intermittente
•
Estrinseco (riguarda le vene, che hanno pressione minore)
•
Senza ostacolo al flusso di sangue
•
Le condizioni di ostacolo intrinseco (totale o parziale) sono dovute
principalmente ai trombi, formati da piastrine ed elementi della
coagulazione, sempre adesi alla parete del vaso. Un trombo può essere completamente o
parzialmente occludente.
Embolo → è un pezzo di trombo che si stacca e circola.
Ischemia cardiaca → trombo che si forma nelle coronarie
Ischemia cerebrale → embolo
I trombi si formano sempre nelle arterie o di medio calibro (es:
coronarie) o grandi. Questo perché il trombo è una complicanza della
lesione ateromatosa.
Aterosclerosi
La porzione centrale dell’ateroma è una porzione di tessuto necrotico
+ colesterolo.
Il colesterolo è portato all’interno dell’intima del vaso dai macrofagi,
le cellule continuano a ingolfarsi del materiale perché non c’è un
controllo a livello recettoriale, muoiono e rilasciano il materiale
all’esterno insieme al loro contenuto enzimatico.
Il danno è nell’intima, ma il resto delle tonache del vaso soffrono
perché il materiale schiaccia la tonaca media → si rompono le fibre
elastiche.
Poiché la lesione sporge verso il lume del vaso, l’endotelio via via
tende ad avere delle sollecitazioni. Spesso l’ateroma tende a formarsi
nelle biforcazioni. La parete del vaso viene attivata, vengono rilasciati
mediatori di richiamo per i fibroblasti che formano un cappuccio
fibroso. C’è quindi anche una componente sclerotica, un indurimento
determinato dallo strato fibroso esterno.
Sull’endotelio cominciano ad aderire le piastrine.
L’endotelio sano sintetizza PGI (prostaciclina) a partire dalla PGH,
2
ma quando l’endotelio è alterato l’intermedio ciclico viene convertito in trombossano TXA .
2 61
Sull’endotelio quindi si ha la sintesi del trombossano e l’esposizione dei fattori di Von Willebrand,
che determinano l’innesco del processo di formazione del trombo. È sempre adeso alla parete
perché le piastrine devono aderire all’endotelio o al sottoendotelio.
L’ostacolo al flusso del sangue è
diverso se avviene in un’arteria
terminale o in una non terminale.
Il blocco in un’arteria terminale
determina ischemia; se è grave e
⇒
completo si ha infarto necrosi
ischemica, morte del tessuto
conseguente all’ischemia.
Organi interessati:
- Cuore
- Retina
- Cervello
- Rene
Riduzione del flusso di sangue
che dura nel tempo → cronica. La riduzione cronica è meno grave perché permette nel cuore la
formazione di vasi collaterali; è il motivo per cui nell’eta avanzata l’infarto è meno grave, perché
col tempo una diminuzione può aver permesso la formazione di collaterali che portino comunque il
sangue nella zona. Nei più giovani invece il blocco è improvviso e si ha impedimento completo del
flusso di sangue. La riduzione dell’ossigenazione di un tessuto determina l’induzione
del fattore HIF-1α, la subunità α del fattore trascrizionale Hypoxia-
inducible factor 1.
HIF-1α viene sempre prodotta (insieme alla subunità β costitutiva),
ma solitamente la presenza di ossigeno ne determina l’idrossilazione
e viene quindi degradata nei proteasomi.
L’induzione non è quindi dovuta a nuova sintesi ma a diminuzione
della degradazione. HIF-1α si lega con la subunità β costitutiva, si
attiva quindi HIF-1 che agisce come fattore trascrizionale per il gene
VEGF (vascular endothelial growth factor).
VEGF agisce sulle cellule endoteliali dei vasi del cuore adiacenti alla
regione in cui c’è la zona di ipossia. Dai vasi di zone limitrofe il
⇒
VEGF fa migrare e dividere le cellule endoteliali proliferazione
degli endoteli, regola l’angiogenesi (formazione di vasi da vasi
vicini).
Nell’organismo nessuna cellula si divide se non c’è un fattore di crescita. 62
Si tenta di fare un precondizionamento a distanza creando segnali che arrivino sul cuore e diano
cardioprotezione. Il cuore da solo non rigenera, perché le sue cellule non possono dividersi. Se
l’individuo è colpito da ischemia con occlusione grave e improvvisa non si può fare nulla, ma un
individuo a rischio può esser protetto con interventi non dannosi. Si cerca quindi di fare
precondizionamenti ischemici remoti con ischemia e riperfusione blanda e studiare come mai un
organo lontano dal cuore può agire sul cuore.
Ipotesi:
1. Via neurale: il precondizionamento di un organo/tessuto lontano dal cuore genera sostanze
endogena come adenosina, bradichinina, CGRP, che poi attivano una via neurale afferente, che
a sua v