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INDICAZIONI ALLA TERAPIA ANTIAGGREGANTE CON ACIDO ACETILSALICILICO
• Dopo un infarto del miocardio, pre prevenirne un secondo
• Dopo un intervento di angioplas?ca (con o senza stent)
• Per prevenire l’infarto in pazien? con angina stabile o instabile
• Dopo un intervento di by-pass
• Dopo un TIA cerebrale
• Dopo un ictus cerebrale ischemico
• Nella cura e nella prevenzione delle arteriopa?e cerebrali periferiche
• Dopo un intervento di disostruzione delle caro?di
• In presenza di fibrillazione atriale in pazien? giovani o che non possono assumere
an?coagulan? per diversi mo?vi
• In pazien? anziani con rischio aterotrombo?co (fumo, sedentarietà, diabete, ipertensione)
• In pazien? con alto rischio di mala7e da trombosi arteriosa (diabe?ci)
EMOSTATI SECONDARIA
A seguito del danno vascolare, le cellule endoteliali sinte?zzano fa9ori che, in sinergia con fa9ori
prodo7 dalle piastrine, a7vano la cascata coagula?va. Tale cascata consiste in una serie di
conversioni di proenzimi ina7vi in enzimi a7vi secondo il seguente schema: un enzima (il fa9ore
a7vato) agisce su un substrato (il fa9ore successivo nella forma non a7va) in presenza di un
cofa9ore che accelera la reazione. Queste tre componen? fondamentali sono assemblate sul
complesso fosfolipidico (FP3) espresso sulla superficie delle piastrine e tenute assieme dagli ioni
calcio.
La cascata coagula?va culmina con formazione della trombina che riconosce sele7vamente come
substrato il fibrinogeno (proteina plasma?ca solubile) trasformandolo in polimero insolubile: la
fibrina. Trombina e fibrina consolidano il tappo emosta?co piastrinico (tappo emosta?co
secondario o defini?vo), conferendogli stabilità e resistenza alle sollecitazioni pressorie.
FATTORI DELLA COAGULAZIONE
FATTORE DENOMINAZIONE EMIVITA (ORE) CONCENTRAZIONE
PLASMATICA (mg%)
I Fibrinogeno 90 200 – 400
II Protrombina 60 20
III Fa9ore tessutale
V Proaccellerina o fa9ore labile 18 0,5 – 1
VII Proconver?na 6 0,2
VIII Fa9ore an?emofilico A 14 0,05 – 0,15
IX Fa9ore an?emofilico B o fa9ore 25 0,3 – 0,4
di Christmas
X Fa9ore di Stuard 40 0,6 – 0,8
XI Antecedente plasma?co della 50 0,4
tromboplas?na
XIII Fa9ore stabilizzante la fibrina 96 2,5
XII Fa9ore di Hageman o fa9ore di 55 0,3
conta9o
SOSTANZE AD AZIONE ANTICOAGULANTE
Al di fuori del circolo il sangue può essere mantenuto liquido rimuovendo tu9o il fibrinogeno
oppure aggiungendo sostanze an?coagulan?.
Si dis?nguono due gruppi di sostanze ad azione an?coagulante:
1) Sostanze chelan? il calcio che, di fa9o, so9raggono il calcio alla cascata coagula?va:
- Citrato
- Ossalato
- EDTA (acido e?lendiaminico tetrace?co) so9o forma di Sali di sodio e potassio
2) Inibitori della trombina:
- Eparina: esalta l’a7vità an?trombinica dell’an?trombina III
ORDINE DI RACCOLTA DELLE PROVETTE
Le prove9e impiegate per la raccolta di sangue durante un prelievo devono essere riempite
secondo un ordine specifico per evitare la cross-contaminazione dei diversi addi?vi u?lizza?
(an?coagulan? o a7vatori della coagulazione).
COLORE ADDITIVO AZIONE ESAMI ESEGUITI
TAPPO
Variabile SPS (sodio polianetolsulfonato) An?coagulazione che Emocolture ed
abbassa l’azione esami colturali
ba9ericida del sangue su sangue intero
1° Azzurro Sodio citrato Converte il calcio in una Test
forma non ionizzata (per emocoagula?vi
la bassa tossicità su plasma
u?lizzato anche per le
trasfusioni di sangue)
2° Rosso Micropar?celle di silice A7vano ed accelerano Esami su siero
la coagulazione
3° Giallo Micropar?celle di silice e SSG Durante la Esami su siero
centrifugazione il gel si
muove verso l’alto
formando una barriera
stabile che separa il
siero dalle cellule
4° Verde Eparina Amplifica l’azione Esami su plasma
dell’an?trombina III,
inibitore naturale della
trombina
5° Lilla ETDA Chela in modo Esami su sangue
irreversibile il calcio intero: striscio
formando Sali insolubili: ed emocromo
preserva la morfologia
della componente
corpuscolata
6° Grigio Fluoruro di sodio Sequestra gli ioni calcio Glicemia e acido
e inibisce la glicolisi la7co
stabilizzando i valori
della glicemia
FATTORI VITAMINA K – DIPENDENTI
I fa9ori II, VII, IX e X sono defini? vitamina K – dipenden? in quanto necessitano della vitamina K
per svolgere la loro azione biologica.
La vitamina K è infa7 indispensabile per l’azione di un enzima epa?co (carbossilasi) che
aggiungendo un secondo gruppo carbossilico a specifici residui di acido glutamminico rende i
fa9ori sudde7 capaci di legare il calcio e di ancorarsi ai fosfolipidi piastrinici carichi nega?vamente.
In assenza di vitamina K, i fa9ori II, VII, IX e X vengono ugualmente sinte?zza? dal fegato, ma
risultano funzionalmente ina7vi.
FARMACI DICUMAROLICI – ANTICOAGULANTI ORALI INIBITORI DELLA VITAMINA K (WARFARIN –
COUMADIN)
I farmaci dicumarolici (Warfarin – coumadin), comunemente defini? an?coagulan? orali, svolgono
la loro azione bloccando la rigenerazione della vitamina K rido9a, essenziale per la carbossilazione
dei fa9ori vitamina K – dipenden?. I fa9ori della coagulazione non carbossila?, anche se a7va?,
non sono funzionali in quanto non riescono a legare il calcio e ad ancorarsi alla membrana
piastrinica (localizzazione necessaria alla loro funzione).
Gli inibitori della vitamina K agiscono bloccando la sintesi di nuovi fa9ori funzionali, a quelli già
presen? nel sangue permangono a7vi fino alla loro fisiologica degradazione; ciò comporta che:
- L’inizio dell’a7vità an?coagulante sia ritardato rispe9o al momento dell’assunzione del
farmaco a seguito del graduale turnover dei fa9ori preesisten?
- Dopo l’interruzione del tra9amento l’effe9o persista fino alla sintesi graduale di nuovi
fa9ori funzionali
CICLO DELLA VITAMINA K E MECCANISMO D’AZIONE DEI FARMACI DICUMAROLICI
FIBRINOLISI
Il sistema fibrinoli?co è fisiologicamente preposto alla dissoluzione dei trombi e dei coaguli di
fibrina.
Tale compito è svolto principalmente dalla plasmina, un potente enzima (proteasi) che viene
generata da un precursore ema?co ina7vo, il plasminogeno, a7vato dal t-PA (a7vatore tessutale
del plasminogeno), prodo9o dalle cellule endoteliali.
FARMACI FIBRINOLITICI
La terapia tromboli?ca basata sull’uso degli a7vatori del plasminogeno viene applicata con
successo nel tra9amento dell’infarto acuto del miocardio, dell’embolia polmonare e della trombosi
venosa profonda.
Il farmaco più sele7vo per indurre fibrinolisi è il ?ssue plasminogen ac?vator (t-PA) prodo9o
commercialmente con tecniche di DNA ricombinante (rt-PA o alteplase).
Per svolgere la sua azione questo farmaco si lega alla fibrina (e non al fibrinogeno) e solo in questa
forma può esercitare la sua azione di a7vazione sul plasminogeno; ciò assicura che la fibrinolisi sia
circoscri9a ai soli distre7 nei quali c’è stata a7vazione della cascata coagula?va con produzione di
fibrina.
MANIFESTAZIONI CLINICHE ASSOCIATE A DEFICIT DELL’EMOSTASI
Petecchie piccole emorragie capillari con diametro di circa 1-2 mm di colorito rosso
§ à
violaceo, frequen? nelle zone dove maggiore è la pressione idrosta?ca o dove c’è pressione
o frizione esterna
Porpore emorragie con diametro > 3 mm cos?tuite da un insieme di petecchie
§ à
Ecchimosi versamen? emorragici so9ocutanei di diametro tra 1 e 2 cm, inizialmente di
§ à
colore rosso-blu, poi verde – blu e quindi giallo – oro
Ematomi versamen? emorragici profondi che spesso dissecano le fasce muscolari.
§ à
Possono avere esi? clinicamente insignifican? (lividi) così come gravissimi o mortali
(versamento retroperitoneale da dissecazione di un aneurisma dell’aorta)
Versamen? ema?ci in cavità dell’organismo emotorace, emopericardio, emoperitoneo,
§ à
emartro
Sanguinamen? da determina? distre7 dell’organismo -> gengivorragia, epistassi,
§ ematemesi, melena, ematuria, menorragia e metrorragia
MALATTIE EMORRAGICHE – MANIFESTAZIONI CLINICHE
DEFICIT DELL’EMOSTASI DEFICIT DELL’EMOSTASI
PRIMARIA SECONDARIA
Manifestazioni obie7ve:
- Petecchie - Cara9eris?che - rare
- Ecchimosi - Piccole e numerose - grandi
- Ematomi profondi - Rari - cara9eris?ci
- Emartri - rari - cara9eris?ci
Sanguinamento da ferita Immediato e profuso; cessa in Ritardato e modesto; riprende
seguito all’applicazione di una dopo rimozione di una
pressione locale pressione locale
Sesso Più comune nelle femmine Più comune nei maschi
ereditarietà rara Frequente
INDAGINI DI LABORATORIO PER LA VALUTAZIONE DELLA FUNZIONALITÀ PIASTRINICA (EMOSTASI
PRIMARIA)
- tempo di sanguinamento
- conteggio delle piastrine
a. TEMPO DI SANGUINAMENTO
Il tempo di sanguinamento (o di emorragia) viene determinato effe9uando una piccola incisione
superficiale sulla rete capillare della faccia volare dell’avambraccio, in una zona pulita, esente da
mala7e della pelle e lontano dalle vene superficiali, mantenendo una pressione venosa costante
di 40 mmHg con uno sfigmomanometro e cronometrando la durata della fuoriuscita del sangue
dalla ferita. Il test viene eseguito in maniera accuratamente standardizzato provocando
un’incisione di profondità e lunghezza costante con una lama calibrata o con un bisturi automa?co:
i pazien? con un tempo di sanguinamento superiore ai 10 minu? presentano un rischio emorragico
aumentato.
CONTEGGIO DELLE PIASTRINE
• 150.000 – 400.000 valori normali
à
• > 100.000 i pazien? sono asintoma?ci e il tempo di sanguinamento rimane nella norma
à
• 50.000 – 100.000 il tempo di sanguinamento è lievemente allungato, ma senza alcuna
à
sintomatologia emorragica
• < 50.000 si osservano porpore cutanee dopo traumi minimi e sanguinamen? a livello
à
mucoso in seguito a piccoli interven? chirurgici
• < 20.000 notevole rischio di sanguinamen? spontanei intracranici e in altre sedi interne
à
RAPPORTO TRA TEMPO DI SANGUINAMENTO E CONTA PIASTRINICA
Il confronto tra il tempo di sanguinamento e la conta piastrinica consente di differenziare le
piastrinopenie dalle piastrinopa?e:
- Se il tempo di sanguinamento è allungato e la conta piastrinica è rido9a significa che il
deficit dell’emostasi primaria riscontrato in quel paziente dipende da una riduzione del
numero di piastrine (piastrinopenia)
- Se invece il tempo di sanguinamento è allungato e la conta piastrinicia risulta n