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Ipertrofia del miocardio
L'ipertrofia del miocardio, a differenza di quella muscolare, è raramente reversibile quando ne vengono rimosse le cause. Da un punto di vista cellulare, l'ipertrofia miocardica è dovuta all'aumento dei diametri e del volume dei singoli miocardiociti. Solo raramente è stato possibile dimostrare un modesto aumento del numero dei miociti, verosimilmente dovuto all'attivazione della quota staminale miocardica.
Possiamo distinguere tre tipi di ipertrofia:
- Nell'ipertrofia fisiologica, quella che si osserva negli atleti, aumentano, in maniera armonica rispetto ai miocardiociti normali, i diametri longitudinali e trasversi e proporzionalmente il volume cellulare. A livello ultrastrutturale i componenti (come i mitocondri) aumentano mantenendo sempre l'organizzazione e i rapporti che essi hanno nei miocardiociti normali.
- Nell'ipertrofia concentrica (che è quella francamente patologica), prevale l'aumento del
Il diametro trasverso e il materiale sarcomerico è prevalente rispetto agli altri componenti citoplasmatici. Si osserva una disorganizzazione vettoriale o disarray dei sarcomeri e conseguente inefficienza contrattile.
Nell'ipertrofia eccentrica, caratteristica soprattutto della cardiopatia dilatativa, i miocardiociti sono allungati e sottili. Sia nell'ipertrofia concentrica che in quella eccentrica si osservano isoforme immature delle proteine sarcomeriche (embrionali e fetali), responsabili del disarray sarcomerico e dell'inefficienza contrattile. Forme immature delle proteine sarcomeriche si possono ritrovare anche nell'ipertrofia fisiologica ma in questo caso tale presenza è solo temporanea visto che poi queste forme si trasformano in quelle adulte.
Quanto detto spiega la differenza nel fabbisogno energetico tra il miocardio normale adulto e quello ipertrofico. Infatti, mentre il miocardio adulto normale copre il 60-65% del fabbisogno energetico con
- acidigrassi; il miocardio ipertrofico torna ad un metabolismo energetico fetale, utilizzando preferibilmente glucosio come substrato. Ciò è dovuto ad una sottoregolazione dei geni che codificano per alcuni enzimi necessari all'ossidazione degli acidi grassi.
- 5 MALATTIE DEL MIOCARDIO
- miocarditi
- cardiomiopatia ipertrofica
- cardiomiopatia dilatativa
- cardiomiopatia restrittiva
- cardiomiopatia ischemica
- MIOCARDITE
Le malattie del miocardio possono essere distinte in cinque gruppi principali:
Sono malattie specifiche del miocardio ad eziologia infiammatoria o immunoinfiammatoria, con o senza la presenza di agenti infettivi. I sintomi sono di gravità variabili a seconda del danno al miocardio: dispnea, dolore toracico e danno emodinamico fino allo shock cardiogeno e alla morte. Possono guarire con completa restitutio ad integrum o evolvere verso la cardiomiopatia dilatativa e l'insufficienza cardiaca cronica. Le miocarditi infettive sono caratterizzate dalla presenza
trapianto cardiaco e si distinguono in:
- Ipertrofiche
- Dilatative
- Restrittive (falsa ipertrofia)
- Diabetica
Cardiomiopatia ipertrofica: è dovuta alla prevalenza dei segnali che tendono a compensare la deficiente funzione (genetica o acquisita) e rappresenta una delle tappe precoci più importanti verso l'insufficienza cardiaca e la cardiomiopatia dilatativa. Inizialmente compensata, l'ipertrofia si fa poi scompensata e evolve verso lo scompenso cardiaco.
La cardiomiopatia ipertrofica, causa di morte improvvisa, è caratterizzata da una cospicua ipertrofia del ventricolo sinistro, raramente del destro. È asimmetrica quando l'ispessimento è prevalente a carico del setto, è invece concentrica quando l'ispessimento si presenta diffuso.
Si osservano:
- Alterazione della diastole (necessaria per ottenere il giusto riempimento dei ventricoli). Il rilassamento non avviene normalmente.
- Ridotta capacità delle camere cardiache
corrisponde al rapporto tra il volume diastolico e quello sistolico e si esprime in %. Il valore perfetto è pari ad 1. Quando questo valore arriva al 15% circa non si può far nulla farmacologicamente e bisogna necessariamente procedere con il trapianto cardiaco.
Riduzione generalizzata dei potenziali,
Precoce evoluzione verso l'insufficienza cardiaca,
Assenza di coronopatie.
Le cardiomiopatie dilatative possono essere primarie e secondarie.
Quelle primarie sono dovute mutazioni con perdita di funzione di proteine di aggancio responsabili dell'organizzazione sarcomerica e destinate alla generazione della forza contrattile: laminina, distroglicani, sarcoglicani, desmina e LIM proteins (MLP).
Quelle secondarie invece possono essere dovute a cause:
- Tossiche. Basti pensare all'etanolo e ai farmaci. Va ricordato che nella cellula miocardica manca l'enzima alcool deidrogenasi, per cui il metabolismo dell'etanolo avviene prevalentemente attraverso
Il sistema microsomiale, con consumo di ossigeno e generazione di radicali liberi.
Endocrine. Si ha un difetto dell'azione di quegli ormoni che contribuiscono con il loro signalling al mantenimento e alla riparazione dei miocardiociti adulti.
Da un punto di vista patogenetico, la cardiomiopatia dilatativa può essere il risultato di un danno cronico con attivazione dell'apoptosi. Per dimostrare il ruolo della miofibrillolisi associata all'apoptosi sono stati costruiti topi transgenici sovraesprimenti la caspasi-3, la proteasi principalmente attivata nell'apoptosi e responsabile della degradazione di vari componenti cellulari incluse le proteine del sarcomero.
Trattamento con hrGH (ormone della crescita ricombinante umano). Si è visto che sei mesi di trattamento con hrGH mostrano un progressivo miglioramento clinico che rende non necessario il trapianto. Si osserva infatti una riparazione, avvenuta con l'espressione di geni embrionali, fetali e neonatali.
Dopo trattamento con hrGH i miocardiociti che prima apparivano vuoti, con aree PAS negative, si riempiono di materiale.