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CAMPIONAMENTO
Per usare delle determinate tecniche di laboratorio ed affinchè i risultati siano attendibili è necessario eseguire un
campionamento corretto. Il prelievo di campioni deve essere effettuato da persone competenti, in modo
tecnicamente corretto e statisticamente attendibile, in funzione del tipo di analisi da effettuare. Nell’analisi di
patogeni necrotici, il campionamento va effettuato nella parte marginale della necrosi dove il patogeno è in attivo
accrescimento mentre nella parte necrotica vi potrebbe essere dei possibili saprofiti.
Gli aspetti da considerare sono:
• L’EPOCA DEL PRELIEVO DEI CAMPIONI (molti virus sono rilevabili nei tessuti vegetali soltano in periodi
dell’anno ristretti, la densità di popolazione di alcuni funghi tellurici presenta marcate variazioni stagionali,
con picchi di concentrazione nei mesi primaverili od all’inizio dell’autunno).
• Il saggio dei campioni, a partire già dalla scelta del materiale da saggiare (alcuni patogeni possono essere
rilevati con sufficiente sensibilità soltanto in particolari tessuti vegetali).
• La modalità di conservazione del campione (importanti sono soprattutto la temperatura, l’umidità e la
durata di conservazione).
• La sensibilità della tecnica o dei reagenti disponibili.
• L’accuratezza dell’esecuzione dei saggi (per alcune tecniche diagniostiche, oltre che un’elevata
professionalità degli operatori, è richiesta anche l’osservanza di procedure diagnostiche “standardizzate”,
che riducano le variabili che intervengono nei saggi).
SCHEMI DI CAMPIONAMENTO
Devono rispondere a criteri di semplicità e rapidità. L’approccio più
frequentemente utilizzato è quello sistematico randomizzato. Gli schemi
possono essere ad X, W, Z.
MICROSCOPIA OTTICA
Viene usato soprattutto per le malattie fungine mediante preparazione dei vetrini da sottoporre ad osservazione.
Consente di osservare la forma e la dimensione dei propaguli, la struttura dei corpi fruttiferi, aspetto e localizzazione
del micelio ed alterazione dei tessuti.
MICROSCOPIA ELETTRONICA
Il microscopio elettronico, è un tipo di microscopio che non sfrutta la luce come sorgente di radiazioni ma bensì un
fascio di elettroni. Consente di avere una risoluzione particolarmente elevata delle strutture, usato principalmente
per virus e batteri.
ISOLAMENTO SU TERRENI ARTIFICIALI
Tecnica utilizzabile per i parassiti facoltativi, cioè per tutti quei patogeni in grado di svilupparsi su un substrato
artificiale (possono vivere solo su cellule vive). Devono avere determinate caratteristiche quali concentrazione di
sostanze nutritive adeguata alle esigenze della specie microbica, adeguato grado di umidità e pH, devono infine
essere sterili e protetti dalla contaminazione. In base allo stato fisico si distinguono:
- TERRENI LIQUIDI: sono una semplice soluzione in acqua dei componenti nutritivi essenziali allo sviluppo
microbico e vengono chiamati anche brodi.
- TERRENI SOLIDI O AGARIZZATI: ai terreni liquidi viene aggiunto l’agar, un polisaccaride usato come
gelificante naturale e ricavato da alghe appartenenti a diversi generi. Dal punto di vista chimico, è un
polimero costituito principalmente da unità di D-galattosio (è quindi detto poligalattoside).
TIPOLOGIE DI SUBSTRATI ARTIFICIALI
- TERRENI GENERICI: servono alla coltivazione di un ampio spettro di microrganismi sia fungini sia batterici
senza particolari esigenze nutritive.
- TERRENI DIFFERENZIALI: in questi terreni la presenza di particolari indicatori consente di riconoscere le
singole specie batteriche dalle caratteristiche macroscopiche delle colonie.
- TERRENI SELETTIVI: favoriscono la crescita di alcune specie ed inibiscono quella di altre.
Si ottengono mediante l’aggiunta ai terreni nutritivi di sostanze inibenti quali antibiotici, coloranti e Sali.
Sono impiegati per isolare le singole specie da materiali plurimicrobici (es. V8).
PREPARAZIONE DI SUBSTRATI ARTIFICIALI
Si compie una pesata del substrato in polvere, dissoluzione in acqua distillata e controllo del pH.
Dopo di che si sterilizza in autoclave per garantire che il terreno sia privo di qualsiasi forma di vita, il trattamento si
esegue a 121°C per 15-20 minuti. Si versa poi il substrato in piastre Petri in condizioni di sterilità.
Si aspetta che la temperatura del substrato raggiunga i 50°C, si distribuisce poi il substrato ancora fluido in piastre
petri (90 mm) sotto cappa a flusso laminare che garantisce la sterilità.
IMPIEGO DI PIANTE INDICATRICI
Si tratta di quelle specie o cultivar che rispondono con sintomi caratteristici all’azione patogena determinata da un
virus o da un microrganismo o da una sostanza fitotossica. Si usano soprattutto per i patogeni biotrofi come i virus,
inoculati attraverso lesioni o microlesioni (polvere di cerite) oppure mediante vettori. Nel caso dei virus si può fare
una trasmissione meccanica su ospiti erbacei o mediante innesto
DIAGNOSI SIEROLOGICA
È basata sull’utilizzo di anticorpi-sonda in grado di identificare specificatamente, mediante un apposito test,
un antigene bersaglio (agente patogeno da identificare come virus ma anche per funghi e batteri).
Gli anticorpi sono delle proteine animali la cui formazione viene provocata in un organismo, come reazione di difesa,
in seguito all’invasione da parte di sostanze ad esso estranee che vengono definite antigeni per le caratteristiche
fisico-chimiche tali da stimolare la formazione di anticorpi.
Gli anticorpi sono definiti anche gamma globuline o immunoglobuline,
costituiscono una delle frazioni delle proteine del siero (parte liquida
del sangue) che comprende anche albumine, alfa e beta globuline.
Le immunoglobuline sono a loro volta suddivise in diverse classi:
IgA, IgD, IgM e IgG.
Le IgM predominano nella rispsota anticorpale all’immunizzazione
primaria mentre le IgG predominano nella reazione alle iniezioni di
richiamo. Le immunoglobuline sono prodotte dai linfociti B, hanno una
forma a Y composte da 3 segmenti di uguali dimensioni, tenute insieme
da una catena polipeptidica flessibile.
Sono presenti quattro catene polipeptidiche: due catene leggere, due
catene pesanti tenute insieme da ponti disolfuro.
Per quanto riguarda invece la struttura antigenica dei virus, la proteina virale, o capside, è costituita a sua volta da
subunità strutturali polipeptidiche. Per uno stesso antigene virale esistono solitamente diversi determinanti
antigenici (epitopi). Gli epitopi possono essere di superficie ed indipendenti dalle condizioni di assemblaggio
(metapodi) oppure interni, accessibili solo in condizioni di disassemblaggio (criptotopi).
ANTICORPI POLICLONALI: immunoglobuline eterogenee che si legano sulla superificie dell’antigene a diversi epitopi
(più siti antigenici). Sono prodotti in quantità limitata, eterogenei e dalla bassa specificità.
ANTICORPI MONOCLONALI: anticorpi omogenei uniformi che si legano ad un solo determinante antigenico o
epitopo. Sono tutti quanti identici e prodotti dalla fusione dei linfociti e delle cellule tumorali che formano così gli
ibridomi, la cellula avrà la capacità di produre anticorpi ma in modo indefinito.
SAGGI SIEROLOGICI
1- Precipitazione in tubo
2- Microprecipitazione in goccia
3- Doppia diffusione in gel di agar
4- Test ELISA (Elaisa) – più importante, si svolge in laboratorio
TEST ELISA
Il test si esegue in una piastra formata da 96 pozzetti in ciascuno dei quali si
fa una reazione sierologica, in cui l’anticorpo specifico reagisce col virus
prima intrappolandolo e poi rivelandone la presenza facendo reagire il virus
con anticorpi già coniugati ad un enzima (per esempio fosfatasi alcalina) ed
aggiungendo un adatto substrato (per esempio para-nitro-fenil-fosfato) che,
in presenza dell’enzima coniugato, sviluppa una reazione colorimetrica.
Sensibilità di rivelazione dell’antigene: 1 ng/ml.
FASI DEL SAGGIO ELISA
1- SENSIBILIZZAZIONE DELLA PIASTRA
Il pozzetto viene riempito con l’antisiero ed alcuni anticorpi (igG), i quali aderiscono alle
pareti del substrato, una volta riempiti i pozzetti si lascia in incubazione a 37°C
(temperatura ottimale) per 2 ore, permette così l’adsorbimento degli anticorpi alle pareti
del pozzetto. Successivamente si capolge la piastra eliminando dai pozzetti la soluzione e si
effettuano 3 lavaggi di 3 minuti con buffer di lavaggio.
2- AGGIUNTA DEL CAMPIONE
I pozzetti vegono riempiti con il campione, ovvero il succo estrato dal campione infetto
per triturazione. L’anticorpo riconosce l’antigene in particolari siti antigenici creando un
complesso (legame) tra l’anticorpo legato al pozzetto e l’antigene.
Si lascia poi in incubazione per 16 ore a 4°C (consente che il riconoscimento sia lento e
duraturo nel tempo permettendo la formazione di un legame stabile).
Poi si svuota nuovamente la piastra e ciò che non è stato riconosciuto viene eliminato,
si effettuano quindi 3 lavaggi di 3 minuti mediante buffer.
3- AGGIUNTA DEL CONIUGATO
I pozzetti vengono riempiti con una preparazione di IgG coniugata (anticorpo iniziale)
ad un enzima. L’anticorpo andrà a legarsi al virus creando un ulteriore complesso.
Questa fase si effettua ad una temperatura di 37 °C per 2 ore, dopo di che si esegue un
lavaggio.
4- AGGIUNTA DEL SUBSTRATO
Si aggiunge ai pozzetti una soluzione di substrato specifico per l’enzima (degradabile),
si sviluppa così una reazione colorimetrica in quanto l’enzima digerisce il substrato
producendo un colore giallo. Nei pozzetti con viraggio si avrà così l’indicazione che è
contenuto effettivamente il virus al suo interno mentre, nei pozzetti senza colorazione
è rimasto solamente il primo anticorpo. Si può impiegare anche un lettore di piastre ELISA
DIAGNOSI SIEROLOGICA MEDIANTE LATERAL FLOW
Permette di eseguire un’ analisi immediata, anche in campo, ma i cui risultati devono essere accertati
poiché non del tutto affidabili. Si basa su un dispositivo di test LF costituito da una membrana
cromatografica inserita tra due supporti in plastica. Sulla faccia superiore si aprono un pozzetto per il
caricamento dell’estratto vegetale da analizzare ed una finestra per la lettura del risultato,
contrassegnata dalla lettere T (test) e C (controllo). Nel sito S si mette il succo vegetale mentre la
barriera T e C sono due barriere per anticorpi, la T è specifica per il virus (antigene), mentre la C è
formata da anticorpi anti-anticorpi (riconoscono gli anticorpi per il virus).
Se il campione è negativo il risultato visivo sul test è solamente la banda in corrispondenza di C (test
andato a buon fine ma il campione risulta essere sano). Non avendo trovato il virus gli anticorpi per