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ENTAMOEBA HISTOLYTICA
E’ l’unica capace di arrecare danno, nel senso che ci sono tantissime amebe che risiedono nell’intestino, ma
sono innocue (tranne i casi in cui il soggetto si trova in uno stato di immunodepressione, quindi possono
dare una lieve sintomatologia – ad esempio E. coli può dare una lieve sintomatologia diarroica – ma non
arrecano grossi danni). Quindi, E. histolytica è l’unica degna di nota per la patologia, mentre le altre,
quando si vedono nei campioni fecali, vanno solo segnalate, perché così il paziente può sapere che sta
conducendo uno stile alimentare non molto igienico e dovrebbe provvedere ad adottare precauzioni
differenti. Di fatto, l’osservazione non richiede terapia.
E. hystolitica è capace di danneggiare e invadere i tessuti ed ha due “sorelle gemelle”: E. dispar ed E.
moshovskii, entrambe apatogene. Al microscopio è impossibile distinguerle, poiché sono identiche quindi,
per poterle identificare e tipizzare vanno mandate in centri di riferimento, come l’Istituto Superiore di
Sanità, per poter fare diagnosi definitiva sul profilo biochimico. L’unico criterio per poter distinguere E.
hystolitica dalle altre due (evento molto raro) è quello di riscontrare la presenza di globuli rossi nei
trofozoiti, perché solamente i trofozoiti di E. hystolitica compiono eritrofagocitosi, cioè inglobano i globuli
rossi. A fornire un aiuto per l’identificazione è la sintomatologia del paziente (ricoverato in malattie
infettive, con ascesso amebico epatico, ittero e febbre alta); in quel caso è sufficiente non solo ciò che si
trova nel campione fecale, perché quando le amebe raggiungono le sedi extraintestinali, non sono sempre
ritrovabili nel campione fecale, ma ci si avvale dell’aiuto della sierodiagnosi, cioè si ricercano gli anticorpi
anti E. hystolitica.
La forma vegetativa è il trofozoite,
che assume una forma a sigaro o a
siluro e le forme di resistenza, le cisti,
forme infettanti presenti
nell’ambiente. Questo tipo di
parassitosi, fino a poco tempo fa, era
confinata in aree di paesi tropicali o
sub-tropicali; con i flussi migratori, la
situazione è cambiata poiché gli
immigrati vengono spesso impiegati per le stagioni di raccolta degli ortaggi e, non essendo presenti nei
campi i dovuti servizi igienici, questo provoca la diffusione di questi protozoi nell’ambiente.
PATOGENESI
I trofozoiti aderiscono agli enterociti grazie all’aiuto di proteine di membrana, quindi ci sono antigeni
proteici che mediano l’adesione agli enterociti.
Rilasciano, inoltre, dei peptidi inducenti dei canali ionici sulla membrana degli enterociti, che portano alla
citolisi, ovvero alla distruzione della cellula. In seguito a lisi, sia le cellule che i detriti vengono fagocitati dai
trofozoiti tramite delle bocche che si chiamano amebostomi. Infine, inducono l’apoptosi.
EPIDEMIOLOGIA AMEBIASI
Attualmente è un’infezione ubiquitaria, con circa 40/50 milioni di casi sintomatici all’anno e un notevole
numero di morti, quando non viene diagnosticata e curata per tempo.
Nei Paesi industrializzati il rischio è dovuto alla presenza di immigrati, viaggiatori e pazienti di ospedali
psichiatrici; in quest’ultimo caso queste strutture si trovano in uno stato di abbandono igienico, molti
pazienti mangiano addirittura le feci (coprofagia) o terriccio contaminato da cisti, quindi è possibile che
queste infezioni si divulghino facilmente.
CLINICA AMEBIASI
E’ possibile una infezione asintomatica: in questo caso il soggetto è un portatore sano asintomatico che non
ha la malattia in atto, ma in caso di immunodepressione o situazioni che inducono l’Entamoeba a
virulentarsi, può manifestare sintomatologia. Quest’ultima è, in genere, una enterocolite di severità
variabile, fino alla classica dissenteria amebica. Nel caso di sospetto di dissenteria amebica, sempre se non
si rileva la positività all’esame dei primi campioni, si arriva ad esaminare 6 campioni fecali, prelevati a giorni
alterni. La diarrea, in questo caso, è ematica, compaiono dolori addominali, tenesmo (sensazione di spasmo
e dolore anale con sensazione di defecare), talora febbre anche elevata.
Ci possono essere forme acute, subacute e croniche.
Dalla sede intestinale il protozoo può raggiungere altri distretti attraverso la via ematica.
COMPLICANZE AMEBIASI
La più frequente delle complicanze è l’ascesso amebico epatico, con possibile apertura nel polmone; rari
sono gli ascessi in altre sedi.
E’ anche possibile peritonite e l’ameboma, ovvero una formazione simile ad un tumore (tumor-like), che è
una reazione infiammatoria granulomatosa nella parete dell’intestino crasso, dove si vengono a formare
dei nidi di trofozoiti e cisti.
Questi ascessi (che possono essere multipli) vengono drenati chirurgicamente, non è sufficiente una terapia
con farmaci antiprotozoari.
ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO
Prevede:
- Esame parassitologico delle feci;
- Ricerca dell’antigene fecale mediante ELISA;
- Sierodiagnosi, in caso di localizzazione extraintestinale;
- Esami di campioni prelevati in corso di colonscopia (poiché si possono evidenziare delle lesioni
denominate ulcerazioni a fiasco).
Per questo tipo di parassitosi, il contagio può avvenire anche attraverso la via sessuale negli omosessuali.
E. hystolitica, esame a fresco. E’ presente un nucleo
singolo con cariosoma centrale; il citoplasma ha un
aspetto granulare.
Cisti Entamoeba h./d./m.
Le cisti di E. hystolitica hanno 4 nuclei quando sono
mature, con nucleolo centrale e anello di cromatina.
In questo caso è possibile osservare dei corpi
cromatoidi, ovvero bastoncini con estremità
arrotondate che fungono da riserva di materiale
nutriente.
EMOFLAGELLATI:
Leishmania
La Leishmania è un emoflagellato (flagelli del sangue). Ci sono numerosissime e indistinguibili specie di
Leishmania, che sono veicolate da un insetto, chiamato Phlebotomus. A seconda delle aree geografiche ci
sono particolari specie di Leishmania e particolari specie di flebotomi. In Italia la malattia è endemica.
Sono parassiti endocellulari, perché prediligono il sistema reticolo-endoteliale. Le Leishmanie possono
essere trasmesse anche ai mammiferi, tra cui roditori, cani, volpi, e anche l’uomo, che è un ospite
accidentale, in quanto si tratta di una zoonosi che si trasforma in antropozoonosi, cioè una malattia degli
animali estesa poi anche all’uomo. Si tratta di parassiti endocellulari (prediligono SRE, ovvero il sistema
reticolo-endoteliale, ad esempio, linfonodi, milza, midollo osseo e fegato).
Nel nostro territorio la specie di leishmania presente è Leishmania infantum perché inizialmente, quando fu
scoperta, fu ritrovata nei bambini e si pensava che colpisse più frequentemente i bambini perché, ad
esempio, quando si portavano in giro, erano più scoperti e, quindi, più suscettibili alla puntura di questi
insetti. In seguito, si è visto che non è un’infezione che caratterizza solo i bambini, ma una notevole
percentuale di infetti è rappresentata proprio da bambini di piccola età, inferiore anche ad un anno.
MORFOTIPI Si hanno promastigoti, ovvero le forme vegetative,
caratterizzate da un corpo allungato, un flagello che origina
accanto al cinetoplasto (struttura che funge da riserva di DNA
extranucleare), posti davanti al nucleo ed emergono
dall’estremità anteriore (15 μm).
L’altro morfotipo è l’amastigote, con corpo rotondeggiante
provvisto di nucleo, cinetoplasto ed è privo di flagello esterno
(1,5- 4 μm). Questa è l’unica forma che si riscontra nell’ospite
umano, perché il promastigote esiste come stadio solo nel
flebotomo vettore: una volta inoculato nell’ospite, il
promastigote (che si trova in fase metaciclica, ovvero in fase
infettante) nei mammiferi si trasforma in amastigote.
CICLO
Il flebotomo, insetto della famiglia dei Pappataci, è un insetto a puntura notturna, silenzioso. Pungendo un
soggetto sano, rigurgita ed inocula i promastigoti che ha nell’intestino nell’ospite umano che, in poco
tempo, si trasformano in amastigoti ed invadono le cellule del sistema reticolo-endoteliale.
Il flebotomo, a sua volta, si infetta con i promastigoti compiendo il pasto di sangue su un animale infetto. Il
maggior indiziato come reservoir è il cane. Quindi, il flebotomo che è esente da promastigoti di Leishmania,
andando a compiere il pasto di sangue su un animale infetto, assume gli amasti goti che sono presenti nel
derma dell’animale che nell’intestino dell’animale di trasformano in promastigoti, si moltiplicano e si
conservano. Quando poi l’insetto va a consumare altri pasti di sangue su animali sani o sull’uomo sano, è in
grado di inoculare questi promastigoti in fase metaciclica, cioè infettante.
CICLO BIOLOGICO Leishmania
Negli ospiti vertebrati il
parassita è sempre
intracellulare.
Il ciclo completo dell’insetto
dura da 4 a 25 gg.
Nella specie di Phlebotomus
presente in Italia, ovvero
Phlebotomus perniciosus, il
ciclo dura all’incirca 1
settimana.
L’incontro con il parassita
non determina
necessariamente la
malattia, ma il manifestarsi
della malattia nell’uomo
può avvenire anche a
distanza di moltissimi mesi
dall’infezione.
Nel cane gli effetti della malattia sono devastanti, come anche nell’uomo, se non si interviene
tempestivamente, e una delle conseguenze della Leishmania nel cane è l’onicogrifosi, ovvero le unghie
diventano molto lunghe e si ripiegano all’interno. A volte il cane può morire in seguito alla terapia.
Del flebotomo, inoltre, solo la femmina è ematofaga, cioè inocula i promastigoti. Ha una lunghezza di 2-3
mm, somiglia molto ad una zanzara e in Italia. Ci sono circa 30 specie di flebotomo, in Italia la specie più
diffusa è quella del Phlebotomus perniciosus.
ALTRE FORME DI TRASMISSIONE
Altre forme di trasmissione, oltre a quella mediante vettore flebotomo, possono essere:
- Trasfusioni (raramente)
- Passaggio di siringhe (tossicodipendenti)
- Incidenti di laboratorio (laddove si maneggiano le colture).
LEISHMANIOSI: IMPORTANZA EPIDEMIOLOGICA
Si tratta di un’infezione endemica in 101 Paesi (tropicali, subtropicali, temperati). I casi vanno da un milione
e mezzo a due milioni di leishmaniosi cutanea. A livello globale, ci sono circa 12 milioni di casi all’anno.
L’evoluzione della malattia dipende dalla specie di Leishmania che infetta e dal suo tropismo: in ragione di
questo, c&rs