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Viene il freddo
Giri per dirlo Arriva il freddo. Tu, scricciolo, ti aggiri per annunciarlo, attorno alle siepi; e fai sentire nel tuo zirlo il suono stridulo del ghiaccio che si spacca. Il tuo trillo somiglia al suono della brina che crepita, il vetro che si incrina... scricchiola, al suono del tuo trillo stridore di gelo che crepi... trr trr terit tirit...
Arriva l'inverno
Nel tuo verso c'è l'inverno completamente arido e intirizzito. Tu somigli a un guscio di noce, che ruzzola facendo un rumore secco. Il grillo ti ha insegnato il tuo breve trillo, l'esempio delle sue ali vibranti...
Il breve tuo trillo con l'elitre tremule il grillo...7trr trr trr terit tirit...III 8Nel tuo verso suona scrio scrio, 159con piccoli crepiti e stiocchi. Lo sgricciolo è un piccolo e grazioso passeraceo che vive solitamente nelle siepi. Altro suo nome, di registro menoumile, è "reattino". Qui da intendere come sinonimo di "trillo".2 Il verso acuto di uccelli come tordo, rondine e, appunto, scricciolo. Il verso dello scricciolo (riprodotto nel ritornello "trr trr trr terit tirit")3 ricorda il suono del ghiaccio che si spacca. Questo concetto viene ribadito nei due versi successivi. In riferimento al suono prodotto dall'infrangersi della superficie gelata.4 che si tratta di un termine della Garfagnana che significa "intirizzito".5 Pascoli stesso spiega non si tratta di un'invenzione di Pascoli e ciò è6 Lo scricciolo è tanto piccolo da somigliare ad un guscio di
noce;[…]dimostrato dalle parole del poeta stesso: «lo scricciolo, detto guscio di noce dai romagnoli».7 Si tratta delle ali anteriori degli insetti. Pascoli si riferisce al fatto che le ali del grillo, vibrando, producono un suonostridulo, un frinire simile a quello del verso dello scricciolo.“puro8 Espressione toscana per dire e semplice”; è evidente che Pascoli la sceglie soprattutto per la sua qualità fonica.sta per “schiocchi”.9 Altra voce toscana; 210il segreto scricchiolettio Lo scricchiolio segreto di quelmucchio di ceppi risuona puro e11di quella catasta di ciocchi . semplice nel tuo verso, con piccoliUno scricchiolettio ti parve crepitii e schiocchi. Ti sembrò disentirvi uno scricchiolio cercandod’udirvi cercando le larve… 20 le larve…trr trr trr terit tirit…IV 12Tutto, intorno, screpola rotto. Tutto, intorno a te, si screpola come se fosserotto. Tu voli frullando (prima) verso un
tetto,13Tu frulli ad un tetto, ad un vetro. (poi) verso una finestra. Così senti qualcosaCosì rompere odi lì sotto, che si rompe lì sotto (il tetto), così (senti)qualcosa che si screpola lì dietro (il vetro).così screpolare lì dietro. 25 Oh! Lì dentro (=dentro la casa) vedi unaOh! lì dentro vedi una vecchia vecchia che piega e spezza gli arbusti/i rami(per il fuoco)…(secchi) e i legnetti/le eriche…14 15che fiacca la stipa e la grecchiatrr trr trr terit tirit…VVedi il lume, vedi la vampa. Vedi le (prime) scintille, (e poi) vedi lafiammata/divampare il fuoco (nel camino).Tu frulli dal vetro alla fratta. 30 Tu frulli dalla finestra al cespuglio. Ecco16Ecco un tizzo soffia, una stiampa (che) un tizzone crepita, un ceppo giàscroscia/scoppietta, una corteccia giàgià croscia, una scorza già scatta. salta via/si stacca (dal tronco). (Ed) eccol’allegra fiammata(che)
scoppietta nellaEcco nella grigia casetta casetta grigia…l’allegra fiammata scoppietta…trr trr trr terit tirit… 35VIFuori, in terra, frusciano fogliecadute. Nell’Alpe lontanaInvenzione lessicale di Pascoli, da “scricchiolio”. Lo scricchiolettio qui perché l’insieme della legna10 è «segreto»accatastata produce piccoli rumori di assestamento che solo lo scricciolo può udire, mentre va a caccia di «larve».11 Grossi pezzi di legna da ardere.Sta per “si screpola”; per “si incrina” al v. 6).12 uso intransitivo assoluto invece che riflessivo (come già «incrina»13 Lo scricciolo vola frullando, ovvero producendo il tipico suono del suo volo: il frullo. Il frullo è il rumore prodottodalle ali degli uccelli che si alzano in volo. Dal vetro della finestra lo scricciolo può osservare la scena che segue.14 Di uso letterario.15 Voce toscana. Qui si
Parla dei legnetti utili per accendere il fuoco. La «stipa» è un arbusto che, una volta secco, è usato per dar vita alla fiamma; così la «grecchia» che - come spiega Pascoli - è «una specie di stipa più piccola, che fiorisce d'autunno». Voce toscana per “schiappa”: legna già tagliata e pronta per il fuoco. La 16 Pezzo di legno da ardere; «stiampa» qui (per “scroscia”), «croscia» cioè emette quel suo tipico fruscio che accompagna il crepitio della fiamma. 3ce n’è un mucchio grande che accoglie Nell’alta 17 la verde tua palla di lana. Fuori, sul suolo, le foglie cadute frusciano. Montagna ce n’è un grande mucchio che accoglie il Nido verde tra foglie morte, 40 tuo lanoso nido verde. Nido verde tra foglie morte che fanno, ad un soffio più forte… (=secche) che fanno, ad un soffio (di vento)
piùforte…trr trr trr terit tirit… e pubblicato l’anno seguente, nel 1905, prima su “IlQuesto componimento fu scritto nel 1904Giornale d’Italia” e poi nella terza edizione dei Canti di Castelvecchio; appartiene alle cosiddette«canzoni uccelline» (ovvero le poesie incentrate sui gesti e sui versi di uccelli) e viene a quel tempoconsiderato dal Pascoli un capolavoro. Protagonista indiscusso di questo lavoro poetico è - sulla scortalo scricciolo, chiamato anche “uccellino deldei trattati di ornitologia che il poeta amava studiare -freddo” in quanto, secondo la tradizione popolare, il suo canto annuncerebbe il freddo dell’inverno;passeraceo particolarmente gradito all’autoresi tratta di uno scattante perché piccolo ma dotato digran voce e perché avvezzo ai rigidi climi invernali, nei quali si muove con moltissima esperienzaaggirandosi tra città e paesaggi e svolazzando con
Curiosità sopra le cataste di legna e fascine. Il suoverso, qui riprodotto fedelmente come onomatopea grazie ad un sistematico studio del lavoro ornitologico di Alberto Bacchi della Lega, preannuncia il tempo invernale e sembra la voce del paesaggio stesso, intirizzito e avvolto da un gelo che rompe e spezza ogni cosa a suon di scricchioli e di scoppi. Le strofe della poesia sono incentrate sul rapporto che si instaura tra lo scricciolo e la natura invernale che lo circonda, in una simbiosi sonora nella cui suggestione il verso del volatile e i suoni del paesaggio sono sintonizzati sulla stessa nota. L'onomatopea che chiude ciascuna strofa, ma è strategicamente intessuto nelle cellule foniche delle parole che compongono il testo. Pascoli ama la natura in tutte le sue forme, ma senza dubbio il suo animale preferito è l'uccello. Come mai? Di sicuro perché gli uccelli hanno ricorre
Maggiormente nelle sue poesie - delle caratteristiche sociali molti simili a quelle degli uomini (si pensi ai pinguini, che amano la stessa compagna per tutta la vita, o in generale a tutti i volatili che, nonostante la migrazione stagionale, poi tornano sempre al loro vecchio nido - che è la loro casa), ma anche e soprattutto perché gli uccelli svolgono un ruolo "sacro" nella poesia pascoliana: quello di animali parlanti. Gli uccelli sono gli unici esseri a cui viene data la voce, a cui è concessa la possibilità di comunicare con una lingua oracolare e decodificabile (non a tutti è dato di comprenderla, però), che in se stessa è misteriosa. Il canto degli uccelli, dunque, è un linguaggio, e questo linguaggio può essere udito solo da chi riesce ad abbandonarsi all'istinto proprio del fanciullino: Pascoli ne è in grado; decifra il linguaggio degli uccelli, lo rende non solo suono, ma pensiero, e lo utilizza.
Per rompere il muro del silenzio e uscire da una dimensione di incomunicabilità. Gli uccelli sono i veri interlocutori, i veri confidenti della voce del poeta. Si allude al fatto che lo scricciolo costruisce un nido a forma di palla e che è verde perché fatto di muschio. Riporta lo scricciolo [...] fa per suo nido una grande palla di morbido muschio, la quale nasconde in un mucchio stesso Pascoli: "lodi foglie secche". Si capisce allora perché quel nido sia "di lana", in quanto morbido e caldo, e perché resti verde, essendo composto di muschio, in contrasto di colore con le foglie morte.
Bibliografo e scrittore italiano. I suoi due volumi ornitologici (Caccie e costumi degli uccelli silvani e Manuale del L'uccellino del freddo cacciatore dell'uccelletto) furono oggetto di studio da parte di Pascoli. Trova la sua fonte proprio - come segnala lo stesso poeta nelle note alla terza edizione dei Canti di Castelvecchio -
in modo fugace, la presenza di un grillo in un libro intitolato "Caccie e costumi degli uccelli silvani" di A. Bacchidella Lega. Il poeta afferma che il grillo ha insegnato allo scricciolo il suo breve trillo, dimostrando così che anche le creature del mondo animale hanno la loro importanza. Il grillo appartiene al mondo degli insetti, un universo microscopico che solo un occhio attento e un orecchio fine possono notare o percepire. Pascoli ama particolarmente i suoni di questo universo e considera la voce del grillo fondamentale. È importante notare che per il poeta tutti gli esseri viventi godono di pari dignità e vanno quindi tenuti sullo stesso piano.