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Il concetto di paradigma e le rivoluzioni nel modo di pensare
Opera di Thomas Kuhn centrata sul concetto di paradigma e rivoluzioni che avvengono nel modo di pensare, di riaccostarsi agli studi in momenti successivi. Questo concetto di paradigma funziona e viene usato anche nella scienza, collegato a un dibattito sorto qualche anno fa in seguito alle scoperte che erano state fatte al CERN (Centro di Ricerche Nucleari) di Ginevra e all'intervento di Odifreddi, storico della scienza italiano, il quale metteva in risalto come le nuove scoperte convivono con le vecchie ma possono modificare la mentalità.
Qualche anno fa una pagina della Repubblica si occupava del discorso per cui è stato fatto un esperimento nel Centro di Energia Nucleare Europeo a Ginevra. Di questo esperimento molti hanno parlato (i giornali, le televisioni) perché si sarebbe scoperto questo neutrino che sarebbe stato più veloce della luce. Questo poteva aprire una nuova prospettiva, poteva rivoluzionare le credenze, il modo di vedere, il modo di ragionare.
Le idee della scienza e si è aperto un grande dibattito per cui questa scoperta avrebbe dovuto mettere in discussione, tra le altre cose, la relatività di Einstein. Questo giornale aveva preso questa idea e l'aveva fatta discutere da Piergiorgio Odifreddi, che è anche uno storico della scienza. Lui fa il suo ragionamento. Nella sua spiegazione c'è l'idea della rivoluzione culturale, ma lui sottolineava che le nuove scoperte spesso convivono con le vecchie: "Quando la scienza ha fatto una rivoluzione (culturale). Le nuove scoperte spesso convivono con le vecchie. Ma possono modificare le mentalità diffuse". I problemi sono: la scienza progredisce per accumulazione? No. Non progredendo per accumulazione, la scienza elimina con le nuove scoperte le vecchie? No, spesso succede che le vecchie convivano. Quando abbiamo parlato del concetto di paradigma per Thomas Kuhn avevamo detto che la scienza non progredisce per accumulazione,
è come se ci fosse una ripulitura. Invece le scoperte convivono, non è che tutto viene buttato via, viene magari risistemato. Certo la mentalità può cambiare.
Allora per noi si pone il discorso: dobbiamo prendere il concetto di paradigma come un’idea di rivoluzione che cambia, spazza via, che mette idee totalmente nuove oppure dobbiamo pensare a come le idee nuove e vecchie nell’ambito della scienza come nell’ambito della ricerca letteraria magari possano anche convivere tra loro?
Conoscenza/scienza
L’idea di accumulazione, cioè che la scienza progredisca accumulando dati e quindi anche la nostra conoscenza in ambito linguistico, filologico può trovare per esempio un punto di riferimento, uno spunto di riflessione in almeno due testi del XII secolo (pieno Medioevo, tra la prima e la seconda metà del 1100). Dei due autori una è una donna, Maria di Francia, l’altro è un autore latino medievale, Giovanni di Salisbury.
Un ecclesiastico, un uomo molto potente anche alla corte inglese, il quale era stato a scuola di Bernardo di Chartres. Maria di Francia che sia di Francia lo sappiamo perché ce lo dice lei e perché scrive in Lais. lingua d'oil (francese). Ha scritto un'opera enigmatica dal titolo, i Lais = indicazione di una linea musicale che lei dice di aver sentito, particolare motivo musicale che rimandava a un episodio. Un po' alla volta la parte musicale era sparita ed era rimasto il racconto dell'episodio attraverso le parole. Quelle storie lei dice di volerle mettere in lingua romanza, in francese antico. Sono dei piccoli racconti narrativi in cui c'è il tema del meraviglioso, dell'imprevisto magico, dell'amore. Nel Medioevo c'era qualche riflessione più o meno sistematica di come proceda la conoscenza, la scienza, però il Medioevo non rivoluziona ma accumula.
Lais. Prendiamo come esempio l'inizio dei...
L'edizione in cui c'è la traduzione Lais fatta a cura di Giovanna Angeli non ha un titolo diverso, è scritto perché si potrebbe tradurre forse canti, lamenti, ma il titolo è quasi intraducibile. È una parola di difficile interpretazione: indica un motivo musicale, che Maria di Francia usa per questa sua opera e noi abbiamo difficoltà a renderla in un italiano convincente. Dobbiamo interpretarla come canti, come un testo narrativo breve derivato da un motivo musicale.
Maria di Francia, prima di cominciare le sue storie, dedicate a quegli episodi, a quegli aspetti di carattere fantastico, meraviglioso, scrive un prologo. Inizio sentenzioso: chi sa deve liberare le sue conoscenze, perché queste arricchiscono, affermazione presente in molti testi medievali, dei primi autori in lingua d'oïl, che riprendono un principio di carattere biblico, cioè il dovere per chi sa di parlare (se tu sai qualcosa, se hai una conoscenza non
devi tenerla per te ma la devi comunicare, la devi condividere con gli altri perché questo arricchisce la società, il rapporto tra uomini e donne). Tra l'altro nel Medioevo idee di questo genere fanno già capire come portano a concepire lo scrivere come un qualcosa che ha in sé un valore etico (bisogna scrivere delle cose per arricchire, migliorare la società) e poi naturalmente avrà anche un valore anche estetico (bisognerà scriverle anche bene, con un certo tipo di stile, di retorica e così via). "Quando una grande capacità è mostrata allora subito comincia a fiorire e quando questa virtù è lodata da molti, allora nel momento in cui è cresciuta i suoi fiori sbocciano" affermazione di principio che dà una giustificazione di perché scrivere (dovere morale far conoscere le cose che sa) C'è l'idea che gli antichi scrivessero volutamente in manieraoscura affinché i posteri potessero commentare, annotare la lettera e aggiungere il sovrappiù del loro sapere.
Scrivere oscuramente = scrivere in un modo che non sia banale ma affidare ai posteri un compito, quello di capire quello che i contemporanei non potevano capire. Sono scritti volutamente in maniera non chiara perché noi moderni con le nostre conoscenze, con le nostre aumentate capacità, senza cancellare ciò che gli antichi hanno detto, quei loro testi li possiamo capire e spiegare meglio, abbiamo un punto di vista capace di chiarire addirittura quello che gli antichi non conoscevano.
L’idea che viene fuori è che noi abbiamo la cultura degli antichi. C’è un lascito culturale dell’antichità che può e deve essere meglio interpretato dai moderni, perché i moderni hanno un sovrappiù di conoscenze, di ingegno. Maria di Francia scrive nella seconda metà del 100, quindi per lei gli antichi erano
I greci, i latini, per la conoscenza che leipoteva avere. Si rivolge agli antichi per prendere esempio. Da un lato scrivevanooscuramente sapendo di farlo, dall’altro scriverebbero quasi senza saperlo. Idea chel’obscuritas (Metamorfosisia un modo prevalentemente voluto di Ovidio, Bibbiapagana interpretata poi nel Medioevo). Scrivere oscuramente vuol dire anche scriverein un modo che non sia capibile in maniera banale ma sia anche un modo per affidarea chi viene dopo un compito, quello di capire ciò che i contemporanei non potevanocapire. I poeti lo sapevano. Essi stessi capivano che il significato delle loro opere piùpassava il tempo più avrebbero sollecitato interpretazioni più raffinate. Idea chestudiare, lo scrivere sia faticoso e sia anche qualcosa che ci porta via dall’oziosità. Cosìpuò allontanarci dal non far niente.
Idee che Maria di Francia pone:
- proverbio di origine biblica: “Chi sa deve manifestare il
Riporta al rapporto tra conoscenza e scienza epuò anche dare l'idea che la scienza nuova, i cambiamenti, la modernità non eliminaciò che è stato fatto ma procede per accumulazione, per aggiunta (quindi convivenza), per schiarimenti, per illuminazioni (nel senso che emergono una serie di immagini). L'idea è che le nuove scoperte e dunque le nuove teorie convivono con le vecchie. Quella di Maria di Francia è un'idea di accumulazione ma non passiva, che viene illuminata dalla scienza di chi viene successivamente. Un punto centrale nel prologo era il rilievo che Maria di Francia faceva dell'abitudine, della consuetudine degli scrittori antichi di parlare, di scrivere in maniera oscura. In questo Maria di Francia non esprimeva un'idea nuova, esprimeva un'idea che era già stata espressa da altri autori che scrivevano in latino, in particolare Prisciano, che Maria di Francia citava. Gli antichi avrebbero scritto in
maniera oscura per lasciare la possibilità ai moderni, a