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Un’ulteriore, doverosa precisazione riguarda le fonti di materiale mitologico cui Sofocle è
solito attingere. Gli argomenti scelti da Sofocle per la composizione delle sue tragedie
appartengono esclusivamente ai miti. Ma, a parte le poche eccezioni – la maggior parte
delle quali riguardano miti provenienti dall’Attica – gli argomenti delle tragedie di Sofocle
non sono tratti da miti circoscritti a un’unica regione. Sofocle utilizza perlopiù il materiale
mitologico tratto dai Sofocle inserisce, dunque, i miti sistematicamente
κλέα ἀνδρῶν.
nella sua poesia.
Secondo la Vita di Sofocle (83, IV 39 Radt) le trame delle tragedie di Sofocle seguono le
tracce di Omero, e in molte di queste tragedie si produce quasi una copia esatta
dell’Odissea. Nella delineazione dei personaggi e nell’espressione artistica del pensiero,
147
gli scritti di Sofocle sembrano riprodurre il fascino della poesia di Omero .
Un’altra importante testimonianza sul rapporto fra la poesia di Omero e quella di Sofocle
è offerta da Polemone, il cui giudizio viene citato da Diogene Laerzio:
Diog. L., IV 20
ἔλεγεν οὖν τὸν μὲν Ὅμηρον ἐπικὸν εἶναι Σοφοκλέα, τὸν δὲ
148
Σοφοκλέα Ὅμηρον τραγικόν .
146 Vd. Fraustadt 1909, 21-41
147 Vd. Pearson 1963, XXII-XXIV
148 Diceva, dunque, che Omero fosse il Sofocle epico, mentre Sofocle era l’Omero tragico (cfr. anche Suid., IV
158 Adler, s.v. Πολέμων). 39
2. Il paradigma mitologico in Sofocle
È, dunque, possibile considerare Sofocle il più omerico dei poeti attici. Il punto più intimo
di contatto, da parte di Sofocle, con lo spirito omerico è il rifiuto di impiegare la propria
poesia al fine di favorire l’entusiasmo religioso, di promuovere una moralità più pura o di
liberare la mente dai condizionamenti tradizionali: Sofocle si proponeva di ridare vita alle
figure eroiche dei miti e di presentare, sia pur con qualche adattamento, la maestosità
dello stile di vita eroico che Omero per primo ritrasse. Sofocle, dunque, si avvalse di
materiale tratto da Omero e dal ciclo epico in misura maggiore rispetto agli altri poeti
tragici. Le sue fonti principali sono: la Teogonia (che comprende i miti ambientati nell’età
più antica del mondo, prima che il potere degli dei dell’Olimpo acquisisse stabilità), i miti
di Deucalione e degli Eolidi suoi discendenti, i miti collegati a Inaco, le leggende arcadiche
(relative a Pelasgo e alla sua genealogia), i miti relativi agli Asopidi, le leggende attiche
(che presuppongono Cecrope, il mitico primo re di Atene), i miti connessi ai Tantalidi e il
149
ciclo troiano .
Dopo aver enumerato le fonti mitologiche delle tragedie di Sofocle, appare doveroso
esporre i paradigmi mitici presenti in tali tragedie.
In Eschilo, i paradigmi mitici presenti nelle parti corali hanno generalmente la funzione di
ampliare il campo delle conoscenze, creando uno scarto fra la vicenda portata sulla scena
e quelle raccontate di scorcio (come avviene nel primo stasimo delle Coefore, 585-651). I
paradigmi presenti nelle parti recitate hanno, invece, funzione persuasiva (come quello
narrato durante il processo nelle Eumenidi, 614-743). I paradigmi mitici presenti nelle
tragedie di Sofocle a noi pervenute sono molto diversi: tali paradigmi sono presenti
pressoché esclusivamente in parti liriche, affidate al coro. Nell’Aiace c’è il paradigma
implicito di Procne (625-634); con “paradigma implicito” si intende un riferimento allusivo
a un mito, espresso senza un rinvio diretto. Nell’Antigone ci sono i paradigmi di Niobe
(823-852), Danae, Licurgo e Cleopatra (944-987). Nelle Trachinie c’è il paradigma implicito
di Procne (103-111; 962-963) e, inoltre, il paradigma di Zeus, Ade e Posidone, vittime di
Afrodite (497-530). Nei versi 103-109 dell’Elettra c’è il paradigma di Procne. Nei versi
successivi, viene menzionato nuovamente il paradigma di Procne, assieme a quello di
Niobe (145-152). Seguono il paradigma di Anfiarao (832-848) e ancora quello di Procne
(1074-1081). Nel Filottete, c’è il paradigma di Issione (676-717), che approfondirò nel
quarto capitolo. Nell’Edipo a Colono, c’è il paradigma implicito di Procne (668-678).
L’unico esempio mitologico presente in una sezione recitata è l’oscuro riferimento a Sisifo
150
ai versi 622-625 del Filottete .
149 Vd. Pearson 1963, XXIV-XXXIII
150 Vd. Nicolai 2003-2005, 80-99; Nicolai 2011, 1 40
2. Il paradigma mitologico in Sofocle
2.6. Procne nell’Aiace
Nei versi 623-635 dell’Aiace, il coro, angosciato dalla follia dell’eroe, immagina il dolore di
151
sua madre Eribea, esponendo il paradigma di Procne , che risulta essere appropriato al
dolore femminile: ἦ που παλαιᾷ μὲν σύντροφος ἁμέρᾳ,
λευκῷ τε γήρᾳ μάτηρ νιν ὅταν νοσοῦν-
τα φρενοβόρως ἀκούσῃ,
αἴλινον αἴλινον
οὐδ’ οἰκτρᾶς γόον ὄρνιθος ἀηδοῦς
σχήσει δύσμορος, ἀλλ’ ὀξυτόνους μὲν ᾠδὰς
θρηνήσει, χερόπληκτοι δ’
ἐν στέρνοισι πεσοῦνται 152
δοῦποι καὶ πολιᾶς ἄμυγμα χαίτας .
Il coro, immaginando il dolore di Eribea, fa riferimento a tre forme di lamentazione:
(canto funebre per Lino, figlio di Calliope e fratello di Orfeo ucciso da Apollo e
αἴλινος
compianto dalle Muse), (canto dell’usignolo, che si configura come espressione di
γόος 153
dolore estemporanea e improvvisata ) e (lamentazione funebre rituale tipica
θρῆνος
154
del mondo eroico) .
Fra le forme di lamentazione, Eribea inizialmente intonerà l’αἴλινος. Poi, dopo aver
155
rifiutato il dell’usignolo, canterà il . Eribea non si limiterà ai soli canti di
γόος θρῆνος
dolore, ma si percuoterà il petto, in segno di lutto.
Spesso, i lamenti degli uccelli sono rappresentati come forti e violenti (Soph., Tr. 922-
923), ma in questo caso il rifiuto del a favore del estrema espressione di
γόος θρῆνος,
151 Procne uccise il figlio Iti per vendicare la sorella Filomela, stuprata da Tereo, marito di Procne.
Successivamente, Procne venne trasformata in usignolo, e il suo canto si configura come un lamento
perpetuo per il figlio morto (Thuc., II 29, 3; Soph., fr. 520-535 Radt; Demosth., Or. LX 28; Paus., I 41, 8-9;
Strab., IX 3, 13; [Apollod.], Bibl. III 193-195; Ov., Met. VI 571-674; Sen., Hercules Oet. 957; Hyg., Fab. XLV)
(RE 1957, XXIII-1 247-252 s.v. Prokne; Graves 1955, 148-150 s.v. Tereus; Roscher 1977-1978, III-2, 3018-
3026 s.v. Prokne; DNP 2001, X 388-389 s.v. Prokne).
152 Quando la madre, che vive nel giorno senile e nella canuta vecchiaia, udrà che è malato nel senno, la
sfortunata emetterà un canto funebre, un canto funebre, e non il gemito del triste volatile usignolo, ma
piangerà canti dal suono acuto, sul petto s’abbatteranno colpi dati con le mani e lo strappo della chioma
canuta.
153 Garvie (1998, 183) definisce il canto dell’usignolo come un simbolo di lamento perpetuo. Stanford (1979,
140) sostiene che il canto dell’usignolo è ornamento della poesia europea a partire da Od. XIX 518.
154 Vd. Mazzoldi in Ciani, Mazzoldi 1999, 174
155 Vd. Finglass 2011, 322 41
2. Il paradigma mitologico in Sofocle
156
dolore, suggerisce che qui il canto dell’usignolo non assume toni violenti .
Bisogna, inoltre, osservare che costituisce un canto di dolore violento e
αἴλινος
l’
barbarico. È possibile, dunque, individuare un contrasto fra il violento e le più
αἴλινος
157
lamentose tonalità dell’usignolo .
Il lamento intonato da Eribea presenta toni molto violenti, per rappresentare la
profondità del dolore provato. La follia di Aiace viene compianta con un canto funebre:
come il coro aveva osservato al verso 635, è preferibile che un uomo malato di follia
158
muoia . 159
Se si accetta il testo tradito , che attesta il verbo al verso 630, il mito di Procne
ἥσει
sembrerebbe costituire termine di comparazione per esaltare il dolore di Eribea. Il fine del
paradigma sarebbe, dunque, l’accrescimento del attraverso la comparazione. Se,
πάθος
160
invece, si accetta la correzione , avverrebbe un’identificazione fra Eribea e
σχήσει
Procne. Se è indubbio il riferimento all’aspetto performativo del canto di dolore di
161
Eribea , ci si può chiedere se vi sia un legame paradigmatico fra i due miti: Procne ed
Eribea sono entrambe madri, ma la prima ha ucciso il figlio; la seconda è colta nel
162
momento in cui viene informata della follia del figlio .
A mio avviso, il paradigma mitologico di Procne nell’Aiace ha il fine di esasperare la
sofferenza di Eribea: il termine di paragone più vicino per il dolore provato da Eribea
sembra essere Procne, una madre che soffre per aver ucciso il figlio. Il dolore
dell’innocente Eribea, il cui figlio è affetto da una follia che lo spingerà alla morte, risulta
essere amplificato, in virtù della sua unicità.
2.7. Niobe nell’Antigone
Prima di affrontare la trattazione dei paradigmi mitologici presenti nell’Antigone, tutti
esposti in parti corali, è opportuno delineare brevemente la natura del coro di questa
tragedia.
La critica ha variamente definito il coro dell’Anti