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Piaget

Quello dello sviluppo dell'intelligenza è un processo graduale di costante rottura e ritorno all'equilibrio, grazie a una sorta di reazione circolare. L'equilibrio è infatti inteso come condizione mobile, dinamica, che si realizza per mezzo di assimilazione e accomodamento. Parliamo di assimilazione quando una nuova esperienza viene assimilata a schemi già esistenti. Mentre per accomodamento intendiamo la modifica degli schemi esistenti.

32) Cosa si intende per apprendimento? Fornire una definizione e analizzare le teorie dell'apprendimento: Quando parliamo di apprendimento ci riferiamo ad un processo psichico che produce una modifica durevole nelle competenze, nelle conoscenze e nel comportamento che non è dovuta a fattori innati ma acquisiti tramite l'esperienza e l'interazione con l'ambiente. Diverse sono le teorie dell'apprendimento quali quella comportamentista, apprendimento sociale,

punto di vista dell'epistemologia genetica e cognitivista. Epistemologia genetica e cognitivista. All'interno della teoria cognitivista troviamo Watson e Pavlov con il condizionamento classico e condizionamento operante, fino ad arrivare a Skinner che riprese le teorie di Thorndike che aveva studiato l'apprendimento negli animali ed era giunto alla conclusione che essi imparano per prove ed errori. Mettendo infatti gli animali alla prova, alla cieca, essi trovavano una possibile soluzione dopo l'altra, fino ad arrivare a quella appropriata. Per quanto riguarda l'apprendimento sociale, Bandura introdusse il concetto di apprendimento osservativo, dove il soggetto apprende per imitazione comportamenti che ha modo di osservare in altre persone. Piaget, sostenitore dell'epistemologia genetica, postula lo sviluppo determinato biologicamente delle strutture intellettive. 33) Per lungo tempo si è assistito ad un pregiudizio culturale nei riguardi dell'educazione speciale. Come mai? Lo studente analizzi l'argomento dal punto di vista dell'epistemologia genetica e cognitivista.

Punto di vista storico e teorico: Fino al XX secolo si è registrato una sorta di pregiudizio culturale nei riguardi dell'educazione speciale poiché, era considerata un capitolo minore rispetto alla pedagogia generale. La storia dell'educazione speciale è una disciplina di recente costituzione, che fa riferimento e implica la conoscenza non solo dell'educazione ma di diverse discipline quali cura e assistenza, processi culturali, legislazione e ordinamenti civili e sociali. L'educazione speciale si avvale delle indagini e dei contributi di ricerca di ambiti disciplinari quali storia, medicina, pedagogia, diritto e economia. Anche la terminologia utilizzata per definire i destinatari dell'educazione speciale è molto recente, termini come handicappato, disabile, o devianti, risalgono al XX secolo. Queste terminologie in qualche modo differenziano le anomalie e le malattie e ne caratterizzano anche i diversi approcci in campo medico che affiancano.

34) Nel XVII secolo iniziò il "grande internamento", che si riferisce all'apertura di strutture in cui venivano reclusi i soggetti con qualsiasi tipo di problema, creando un meccanismo di esclusione sociale. Le conseguenze sulla popolazione furono molteplici, in quanto molte persone che avevano bisogno di aiuto vennero messe da parte.

35) Il contributo più significativo al rinnovamento della psichiatria e al trattamento delle malattie mentali, nonché al superamento definitivo della logica dell'internamento e della segregazione, venne portato da Philippe Pinel e Jean-Etienne Esquirol. Grazie al loro lavoro, si riuscì a superare l'approccio dell'internamento e della segregazione nella cura delle malattie mentali.

Entrambi lavorarono come medici in cliniche psichiatriche dove apportarono profonde riorganizzazioni. Pinel e Esquirol si approcciarono alla follia e alle malattie mentali in modo del tutto nuovo. Essi utilizzarono il metodo dell'osservazione per penetrare nei pensieri e nel vissuto mentale dei pazienti. La stessa nozione di follia era vista come accidentale, quindi destinata ad una durata temporale limitata che sfociasse nella guarigione. Il fattore genetico di cura della malattia erano le passioni e la stessa malattia era intesa come alterazione di esse. Le passioni infatti sono la causa più comune dell'alienazione mentale, sono collegate ai bisogni e da questi ne dipendono.

36) Nei primi decenni dell'Ottocento in Italia si iniziò un'educazione dei sordomuti, come era organizzata? Lo studente descriva le teorie e l'approccio pedagogico del periodo storico: Le istituzioni per i sordomuti sorte in Italia nel primo

Cinquantennio del secolo XIXs’ispirarono essenzialmente al sistema francese. Questa scelta prevalse su quella tedescaperché i primi istitutori italiani avevano soggiornato a lungo a Parigi, presso il de l’Épée, perapprendervi il metodo, diversi istitutori si erano formati direttamente sugli scritti dell’abatefrancese e del suo successore e poi per una questione prettamente politica, infatti ladominazione napoleonica in Italia contribuì a di ondere il metodo francese. Nell’Istitutodell’abate de l’Épée l’istruzione era impartita attraverso il metodo mimico o gestuale, chel’istitutore francese aveva modi cato, trasformando i gesti naturali in un vero e propriosistema regolato di comunicazione. Alla mimica veniva a ancata la dattilologia, ossial’alfabeto manuale e la scrittura che permetteva al sordomuto di comunicare con coloro chenon conoscevano la mimica e la dattilologia. Furono numerose le

congresso internazionale di Milano del 1880, il metodo orale puro non era universalmente accettato e ci furono molte controversie riguardo alla sua efficacia. Alcuni sostenevano che il metodo orale puro fosse l'unico modo per garantire ai sordomuti una piena integrazione nella società, mentre altri credevano che la mimica fosse un mezzo più naturale ed efficace per la comunicazione dei sordomuti. Il metodo orale puro si basava sull'idea che i sordomuti dovessero imparare a parlare utilizzando la pronuncia delle parole e l'uso dei suoni, senza fare ricorso alla lingua dei segni o alla mimica. Gli insegnanti utilizzavano varie tecniche, come l'articolazione delle parole, l'uso di esercizi di respirazione e l'imitazione dei movimenti della bocca, per aiutare i sordomuti a sviluppare la capacità di parlare. Tuttavia, il metodo orale puro presentava alcune limitazioni. Innanzitutto, non tutti i sordomuti erano in grado di imparare a parlare in modo fluente e comprensibile. Inoltre, il metodo richiedeva un impegno e una dedizione costante da parte degli insegnanti e degli studenti, rendendo difficile l'applicazione pratica in molte scuole. Nonostante le controversie e le limitazioni, il metodo orale puro ha avuto un impatto significativo sull'educazione dei sordomuti. Ha contribuito a promuovere l'idea che i sordomuti potessero imparare a parlare e comunicare efficacemente, aprendo nuove opportunità per la loro integrazione nella società. Tuttavia, è importante sottolineare che ogni individuo sordo è unico e che esistono diverse metodologie e approcci educativi che possono essere adattati alle specifiche esigenze di ciascun individuo.Congresso avesse dato ilvia al suo inserimento, nei 35 istituti presenti in Italia, la situazione appariva disomogenea. Ilsuo inserimento fu graduale e soprattutto, negli Istituti più piccoli e periferici, chedisponevano di pochi maestri e risorse ridotte, si preferiva ricorrere ad un metodo misto checomprendesse mimica e parola articolata, ritenuti meno impegnativi.
  1. Come era organizzata l'educazione dei sordomuti in Italia nel XVII secolo?
Le istituzioniper i sordomuti sorte in Italia nel primo cinquantennio del secolo XIX s'ispiraronoessenzialmente al sistema francese. Questa scelta prevalse su quella tedesca perché i primiistitutori italiani avevano soggiornato a lungo a Parigi, presso il de l'Épée, per apprendervi ilmetodo, diversi istitutori si erano formati direttamente sugli scritti dell'abate francese e delsuo successore e poi per una questione prettamente politica, infatti la dominazionenapoleonica in Italia.contribuirà a migliorare il metodo francese. Nell'Istituto dell'abate de l'Épée l'istruzione era impartita attraverso il metodo mimico o gestuale, che l'istitutore francese aveva modificato, trasformando i gesti naturali in un vero e proprio sistema regolato di comunicazione. Alla mimica veniva affiancata la dattilologia, ossia l'alfabeto manuale e la scrittura che permetteva al sordomuto di comunicare con coloro che non conoscevano la mimica e la dattilologia. Furono numerose le congregazioni religiose che si occuparono dell'educazione dei sordomuti, sia per assicurare loro l'ausilio all'istruzione ma anche per preservarli da gravi pericoli morali ai quali la loro condizione li esponeva. 39) L'applicazione del metodo "orale puro", cosa era? Descrivere il contesto politico ed educativo del periodo ed il metodo in oggetto: Il metodo orale puro si basa principalmente sull'ideologiaChe il sordo debba assolutamente parlare e non esprimersi con la mimica. Tale metodo, venne introdotto con il Congresso internazionale di Milano del 1880, dove venne dichiarato u cialmente preferibile a quello della mimica per l'educazione e l'istruzione dei sordomuti. Il metodo orale puro era considerato lo strumento più idoneo per consentire al sordomuto di sviluppare appieno le sue doti intellettuali e di integrarsi positivamente nella vita sociale ed era da preferire a quello della mimica per l'educazione e l'istruzione dei sordomuti. Nonostante il Congresso avesse dato il via al suo inserimento, nei 35 istituti presenti in Italia, la situazione appariva disomogenea. Il suo inserimento fu graduale e soprattutto, negli Istituti più piccoli e periferici, che disponevano di pochi maestri e risorse ridotte, si preferiva ricorrere ad un metodo misto che comprendesse mimica e parola articolata, ritenuti meno impegnativi.

40) Quali sono i principi per una

buona integrazione in un contesto di pedagogia speciale? La creazione di un percorso individualizzato che permetta l'integrazione e l'inclusione dello studente a scuola, ovvero che garantisca il suo diritto all'istruzione e all'educazione, il pieno sviluppo della sua personalità e l'effettiva partecipazione alla vita scolastica, è sicuramente uno dei principi fondamentali. Integrare una persona con disabilità significa includerla attivamente nella quotidianità, non vedendola solo come "diversa" e "speciale", ma riconoscendone anche la "normalità". Per fare questo è necessario affrontare le differenze che derivano dalla disabilità e dai deficit eliminando quei comportamenti e quei pensieri che creano differenze, bisogna comprendere la complessità che determina la diversità, saper accettare e sapersi confrontare con le diverse identità per far sì di ridurre.

L'handicap è una condizione che può limitare le capacità di una persona nel partecipare pienamente alla vita sociale ed educativa. Quando si parla di azione sociale ed educativa per le persone con handicap come "un diritto per tutti", si intende che ogni individuo, indipendentemente dalla sua condizione di disabilità, ha il diritto di accedere alle stesse opportunità e di godere degli stessi diritti e benefici della società.

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Publisher
A.A. 2020-2021
18 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher setdomande di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica e pedagogia speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Ciarcianelli Sandra.