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I ∂U
∂V 2
− −
V )dA + (U grad V V grad U )ρ dΩ = 0 (5.4)
(U n n
∂n ∂n sfera
A −r̂.
consideriamo il secondo addendo. Si noti che la normale alla superficie sferica non è altri che il versore
ikr ikr
I I e e ∂U
∂
−iωt 2
2 −
− −V ρ dΩ
)
(U grad V V grad U )ρ dΩ = e (U
0
n n ∂r r r ∂r
sfera sfera r=ρ
ikr ikr
ikr
I ike e
e ∂U
−iωt 2
−V −
−
= e [U ( ) ρ dΩ
]
0 2
r r r ∂r
sfera r=ρ
ikρ
I e ∂U
−iωt 2 ikρ ikρ
−V −
= e (− ρ + U ike ρ e U )dΩ
0 ρ ∂r
→
passando al limite ρ 0 si ha I −iωt
2
−
(U grad V V grad U )ρ dΩ = V e U 4π (5.5)
0 P
n n
sfera
Dunque si ha sostituendo in (5.4) ikr ikr
I e e
1 −
( grad U U grad )dA (5.6)
U =
P n n
4π r r
A
che costituisce il teorema integrale di Kirchoff.
5.2.1 Applicazione - fenditura
Vogliamo ricavare il campo in corrispondenza di un punto P assumendo noto il campo in corrispondenza della
fenditura. Definiamo una superficie chiusa arbitraria comprendente il punto P e la fenditura. Risulta ragionevole
assumere il campo nullo sulla superficie definita eccezion fatta per la fenditura stessa e che il valore del campo
in corrispondenza dell’apertura è pari a quello che si avrebbe in sua assenza.
Assumiamo dunque che il campo U sia pari a 0
ikr
e −iωt
U = U e (5.7)
0 0
r
sulla fenditura e nullo negli altri punti della superficie.
Abbiamo dunque 0 0
ikr ikr ikr ikr
I
1 e e e e
−iωt −
U = U e ( grad grad )dA (5.8)
p 0 n n
0 0
4π r r r r
A
42 CHAPTER 5. DIFFRAZIONE
calcoliamo i gradienti 0 0 0
ikr ikr ikr
e ike e
ˆ
0 −
grad = cos(n̂, r )( )
n 0 0 02
r r r 0
0 ikr
ikr e
i2πe
ˆ
0 − )
= cos(n̂, r )( 0 02
λr r
0
ikr
i2πe
ˆ
0
≈ cos(n̂, r ) 0
λr
ikr ikr ikr
e ike e
− )
grad = cos(n̂, r̂)(
n 2
r r r
ikr ikr
i2πe e
−
= cos(n̂, r̂)( )
2
λr r
ikr
i2πe
≈ cos(n̂, r̂) λr −2
2
in cui si è sfruttato k = 2π/λ e che r >> rλ portando dunque al poter trascurare i termini di ordine r .
Si ha dunque sostituendo in (5.8) 0
−iωt ikr ikr
I
U e ike e
0 ˆ
0
− −
U = [cos(n̂, r̂) cos(n̂, r )]dA (5.9)
P 0
4π rr
Consideriamo il caso semplice di fenditura circolare.
In questo modo possiamo considerare in corrispondenza della fenditura una calotta sferica centrata in S di
ˆ ˆ
0 0 0
− −1.
raggio r . In questo modo si ha n̂ = r implicando cos(n̂, r ) = Si ha dunque
0
−iωt ikr ikr
I
U e ike e
0
− [cos(n̂, r̂) + 1]dA (5.10)
U =
P 0
4π rr −1
Si noti che considerando come punto P la sorgente S stessa si ha anche cos(n̂, r̂) = portano U = 0. Questo
P
implica che non si ha riflessione.
Questo risultato non si può ottenere dal solo principio di Huygens.
0 0
ikr
Possiamo interpretare la (5.10) nel seguente modo: U = U e /r è l’onda primaria incidente sulla fenditura.
A 0
Da questa ogni elemento di superficie dA dell’apertura è sorgente di un’onda sferica secondaria
i(kr−ωt)
U e
A dA
r
e l’effetto totale in corrispondenza di P è dato dalla somma di tutte queste onde, ognuna pesata dal fattore di
obliquità cos(n̂, r̂) + 1. −iπ/2 ◦
−i
Si osservi inoltre la presenza del fattore = e , implicando che l’onda diffratta è sfasata di 90 dall’onda
primaria incidente.
5.3 Regime di Fraunhofer
Tale regime è connotato dall’approssimare sia il fronte d’onda incidente che quello diffratto con un’onda piana.
Intuitivamente tale condizione si verifica se sia la distanza della sorgente che del punto P considerato dalla
fenditura è tale da rendere non apprezzabile la curvatura del fronte d’onda. Possiamo dare un criterio per poter
meglio quantificare tale condizione correlandola alle dimensioni proprie della fenditura.
Consideriamo la seguente figura
5.3. REGIME DI FRAUNHOFER 43
Calcoliamo la variazione della distanza totale che il fronte d’onda deve attraversare a seconda del punto della
fenditura considerato. Tale valore sarà pari alla differenza tra il cammino di lunghezza massima e minima:
p p
p p
0 02 0 02 02
2 2 2 2 2
− −
∆(r r ) = d + (h + δ) + d + (h + δ) ( d + h + d + h )
s s
s s
2 2 2
2
0 0 0
h + δ h + δ h h
0 0 −
−
+ d d
d
= d 1 + 1 + 1 + 1 +
0 0 0
d d d d
√
≈
sfrutto lo sviluppo notevole 1 + 1 + .
2 0 02
02 2 2 2 2
δ h δ h δ hδ h h
h 0
0 0 − −
− ≈ + + ) + d(1 + + + ) d (1 + ) d(1 + )
∆(r r ) d (1 + 02 02 02 02 02
2 2 2
2d 2d d 2d 2d d 2d 2d
0
h h 1
1 1 2
= ( + +
)δ + ( )δ
0 0
d d 2 d d
2
Il termine in δ è una misura della curvatura del fronte d’onda. In regime di Fraunhofer dunque tale termine
deve essere trascurabile. La lunghezza caratteristica dei fenomeni ondulatori è la lunghezza d’onda λ. Infatti
ikr ik(r+∆)
→
se i termini sono piccoli rispetto a quest’ultima allora le variazioni di e e sono piccole (implicando
in questo caso che i punti sono tutti in fase). Affermato ciò si ha dunque che la condizione affinchè il regime sia
di Fraunhofer è 1 1
1 2
( + )δ << λ
0
2 d d 0
1 d + d 2
δ << λ
0
2 dd
2
δ << Rλ
0 0
con R = 2dd /(d + d ), che rappresenta un sorta di distanza ridotta.
5.3.1 Esempi
Consideriamo in primis il teorema integrale di Kirchoof 0
−iωt ik(r+r )
Z Z e
ikU e
0 0
−
− [cos(n, r) cos(n, r )]dA (5.11)
U =
P 0
4π rr
A
0 0
ikr
Assumendo onda piana si ha che il termine e /r è costante in buona approssimazione e possiamo dunque
0
portarlo fuori dall’integrale; dato che r e r variano poco lo faranno anche gli angoli loro funzione, possiamo
0
−
dunque portare fuori dall’integrale cos(n, r) cos(n, r ); il termine 1/r varia poco e dunque possiamo sostituirlo
ikr i2πr/λ
= e data la dipendenza da λ è suscettibile anche a piccole variazioni
con il suo valore medio; il termine e
di r, dunque non lo si può portare fuori dall’integrale.
Si ha dunque che (5.11) si riduce a Z Z ikr
U = C e dA (5.12)
P A
con C che ingloba tutte le costanti.
Consideriamo adesso diversi esempi concreti di applicazione di tale formula.
• Singola fenditura unidimensionale
Consideriamo un sistema di riferimento solidale con la fenditura con l’asse y parallelo a questa e con y = 0
coincidente con il suo centro. La dimensione della fenditura è pari a b.
44 CHAPTER 5. DIFFRAZIONE
Vogliamo ricavare il valore del campo U in funzione dell’angolo θ, con θ pari all’angolo compreso tra la
P
direzione di propagazione del fronte d’onda piano e l’asse x.
Definiamo la distanza r = r + y sin θ, con r pari alla distanza dal punto y = 0 (centro della fenditura).
0 0
La scelta di tale definizione è data dal voler avere un dominio di integrazione simmetrico in modo da
ricondurci immediatamente ad una funzione trigonometrica.
Si ha dunque +b/2
Z ikr
U (θ) = C e dy
−b/2 +b/2
Z
ikr iky sin θ
= Ce e dy
0 −b/2
ikr
Ce 0 −ikb
ikb sin θ/2 sin θ/2
−
(e e )
= ik sin θ
ikr
2Ce b
0
= sin(k sin θ)
k sin θ 2
definiamo β = kb sin θ/2. Otteniamo sin β
0
U (θ) = C (5.13)
β
e l’intensità dell’onda è dunque pari a 2
sin β
I(θ) = I (5.14)
0 2
β
2 β
sin 2
β
1.0
0.8
0.6
0.4
0.2 β
-5 5
I minimi dell’intensità sono in corrispondenza di nλ
→ ±nπ → ≈ ±
sin β = 0 β = sin θ θ = b
5.3. REGIME DI FRAUNHOFER 45
Si ha che il primo minimo, che definisce la larghezza del picco maggiore, è θ = λ/b. Si evince che
min
→ → ∞ → ∞
per b 0 l’angolo diverge, mentre per b questo tende a zero. Il limite b implica che la
fenditura è di dimensione infinita, e l’angolo nullo implica che va avanti senza che abbia luogo il fenomeno
→
della diffrazione. In tale limite si ha I(β) δ(β). Si faccia attenzione che in quest’ultimo caso bisogna
considerare la presenza di una lente di dimensione infinita. Infatti in tale circostanza (in regime di
Fraunhofer) tutto è focalizzato in un solo punto.
Il parametro rilevante è il rapporto λ/b.
• Apertura rettangolare
Consideriamo un apertura rettangolare di lati a e b e definiamo gli angoli θ e φ tali che θ sia quello che
sottende lungo la direzione di b e φ lungo la direzione di a.
Si ottiene, senza compiere la dimostrazione 2 2
sin β
sin α (5.15)
I = I
0 α β
con α = ka sin φ/2 e β = kb sin θ/2.
• Due fenditure unidimensionali
A differenza dei casi precedenti si hanno in questo caso due aperture in cui il campo elettromagnetico è
diverso da zero. Utilizziamo il teorema integrale di Kirchoof applicandolo ad una superficie che racchiude
entrambe le fenditure. Definiamo un sistema di riferimento come mostrato in figura
ikr
Si ha dunque, senza espicitare il fattore di fase globale e 0
b h+b
Z Z Z
iky sin θ iky sin θ iky sin θ
e dy = e dy + e dy
A 0 h
1 ikb sin θ ik(b+h) sin θ ikh sin θ
− −
= (e 1 + e e )
ik sin θ
1 ikb sin θ ikh sin θ ikb sin θ
− −
= [(e 1) + e (e 1)]
ik sin θ
1 ikb sin θ ikh sin θ
−
= (e 1)(1 + e )
ik sin θ
ikb sin θ ikh sin θ
e e