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ITALIA MIA, BENCHE’ ‘L PARLAR SIA INDARNO
Canzone composta e motivata dallo scoppio della guerra fra Gonzaga ed Estensi per il controllo
della città;
testimonianza di sincero impegno civile e morale;
alta oratoria, determinata anche dal fatto che la canzone è indirizzata ai signori italiani;
monito ai signori a non voler perseverare nella reciproca ostilità e a non usare più le truppe
mercenarie tedesche.
v.1-6: invocazioni all’Italia;
v-7-16: invocazioni a Dio.
Figure retoriche:
- antitesi (v.29: deserti strani/dolci campi);
- metafore (v.40: fiere selvagge = barbari; mansuete gregge = italiani);
- esclamazioni e interrogazioni retoriche per esprimere sdegno, commuovere e persuadere.
Italia mia, benché parlare riesca vano/sia inutile
A curare le piaghe mortali
Che vedo così numerose nel tuo bel corpo
Voglio almeno che i miei sospiri siano quali
il Tevere e l’Arno
e il Po, dove ora sto addolorato e turbato, si aspettano.
Governatore del cielo, io chiedo
Che la pietà che ti condusse sulla terra
Ti rivolga al tuo nobile paese preferito.
O signore cortese, tu vedi
da quali futili pretesti si è scatenata una guerra tanto crudele;
E apri e intenerisci e sciogli dall’errore,
tu, o padre, i cuori, che Marte superbo e feroce indurisce e chiude;
fa’ che la tua verità venga udita lì (nei cuori) attraverso le mie parole, chiunque io sia.
O voi (signori italiani) ai quali la sorte ha posto in mano il governo
delle belle regioni italiane,
delle quali pare che non vi tocchi nessuna pietà,
che fanno qui tanti soldati stranieri?
Sono qui forse affinché il verde terreno
si colori del sangue dei barbari?
Vi seduce una illusione infondata:
capite poco, e vi sembra di vedere molto, dato che cercate amore o fedeltà in cuori mercenari. Chi
possiede più truppe, questi è più circondato dai suoi nemici.
O diluvio raccolto da quali orridi luoghi selvaggi per inondare i nostri dolci campi! Se questo ci
accade a causa delle nostre mani, allora chi potrà salvarcene?
La natura provvide adeguatamente alla nostra esistenza,
quando pose il baluardo delle Alpi
fra noi e la ferocia tedesca;
ma poi il desiderio cieco e tenace contro il suo stesso interesse,
si è a tal punto dato da fare
che ha procurato devastazione al corpo sano.