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Estratto del documento

Il trovatore

  • Diviso in 4 parti con 8 quadri
  • Prima esecuzione: il 19 gennaio 1853 a Roma
  • Libretto di Cammarano e completato da Bardare

Parte Prima

Il Duello

  1. N.1 Introduzione: “All’erta!” (Ferrando, Coro)
  2. N.2 Cavatina Leonora: “Che più t’arresti?... Tacea la notte placida” (Leonora, Ines)
  3. N.3 Scena: “Tacea la notte” Romanza: “Deserto sulla terra” Terzetto: “Qual voce?... Ah, tenebre” (Leonora, Manrico, Conte)
  • La scrittura del “Trovatore” fu:
    • Lunga 2 anni
    • Non commissionata da teatri
    • Tratta dal dramma spagnolo “El Trovador di Gutierrez”

- Da alcune lettere al poeta ammaliato si può facilmente dedurre che Verdi volesse proseguire la strada tracciata con il “Rigoletto” (forme elastiche, contento fluido flusso ininterrotto).

- Il programma inviato dal poeta però andava in senso opposto: numeri musicali isolati più da concerto che da opera.

- Questo lascia perplesso Verdi che però nella tessitura finale ne rimase estasiato.

  • Il libretto finale è lontanissimo dalle idee verdiane
  • prediligono le forme chiuse
  • c’è all'inizio un coro
  • Leonora è presentata con una cavatina

Ma:

  • le forme vengono plasmate alle esigenze musicali
  • il coro è incastrato con la ballata di Fernando
  • la cavatina è coerente e toccante al contenito drammatico
  • Verdi allora capì che proseguire la linea dell'opera precedente non andava bene perché il tono del Trovatore non era realistico ma più onirico
  • Alcuni critici lo accusarono di versare vino nuovo in botti vecchie senza capire che la vera novità non era perpetuare la forma libera ma rimaneggiare quella chiusa
  • Questo l’obiettivo dei due artisti che riuscirono a creare la quinta essenza del melodramma, esprimendo l’intercità con il tempo musicale e facendo trionfare la forma ma reinventata
  • Verdi riuscì a creare così dinamismo in pezzi apparentemente statici grazie a:
    • invenzione ritmica
    • propulsione melodica sferzatisima (fino la tinta e il movimento)
    • svolte tonali (comincia il pezzo in un tono e lo finisce in un altro)

- A quel punto c’è un tempo di mezzo, in recitativo con versi ciclici in cui il coro chiede che fine ha fatto la zingara, cosa è successo dopo la morte del figlio.

- Il tono sfugge via poi cupo con dei bassi serpeggianti.

- La conclusione, ballata in sensari doppi, vede la voce di Fernando intrecciata al coro, con i ritmi tremolanti tziganechi più acanzonati.

- Il lugubre e il sinistro aumentano fino ad esplodere nell’evocazione della mezzanotte di Fernando.

- La campana suona, passato e presente si uniscono, il racconto diventa attuale, si è immersi nell’immaginario popolare (un po’ romanzato)

- La struttura della scena unisce:

  • aria italiana
  • ballata francese

- Caratteristiche e significati:

  • mappa genetica dell’opera
  • unità e fluido
  • fissa il tema del notturno e delle fiamme
  • fa capire che l’opera è un racconto di racconti
  • l’opera sarà una successione di momenti distaccati

SCENA QUARTA

  • Il conte viene spazzato via da un allegretto che riscopre.
  • Leonora scende e confondendosi abbraccia il Conte.
  • Manrico fa accusa e parte senza controllo nuovamente il ritmo giambico, simbolo dell'agitazione resa.
  • Manrico compare all'improvviso dopo che Leonora lo ha evocato.

SCENA QUINTA

  • Vi è il terzetto effettivo che dovrebbe essere:
    • tempo d'attacco
    • tempo di mezzo
    • cabaletta
  • Lui elimina il tempo di mezzo per mantenere i due blocchi veloci, scattanti, adatti alle emozioni della scena.
  • La forma chiusa attacca subito senza declamato.
  • Vi è forte movimento drammatico che come una cascata precipita accompagnato dalla musica.
  • Non vi è individualità dei personaggi quanto più lo scontro tra due blocchi:
    • soprano/tenore vs Baritono
  • Il conte è anche sconvolto dal rifiuto tangibile e il suo canto è frammentato con anche alcuni momenti di declamato che cozzano come una spada sulle altre voci.

zione drammatica e malinconica di una madre/figlia tormentata dall'ingiustizia.

- Per anni sbagliando Azucena è stata interpretata come una pazza vecchia ma nelle sue metafore nulla chiama alla vecchiaia.

- Il fuoco vieni dipinto dall'orchestra con i soliti accorgimenti. Essa rimane ineco fissa, con gli archi che creano una pulsiona regolare.

- Il fuoco è compito del canto che grazie all'utilizzo della parola "fende" rimanda subito al suono del suo crepitio. Più volte nel testo vi sono immagini della fiamma. In più la voce.

  • guizza nei ripetuti trilli
  • si frastaglia in piccoli vocalizzi
  • scatto sul sistema giambico
  • tremola, serpeggia, scintilla come la fiamma

- Via via che procede il canto si fa sempre più allucinata e viene accentuato il suo pietoso lamento (echi di oboe e clarinetto)

- La cantante è cantata da Azucena al presente con nuovamente la sovrapposizione di presente e passato. In più, fuoco e lo stesso dove morì la madre.

- Per rilasciare la profondità ancestrale del momento il cantante deve seguire le prescrizioni di Verdi, dipingendo Azucena per l'artistà che è, anche insegnate di canto popolare per Manrico.

- Dopo un silenzio di dialogo immobile tra Essi e il fuoco il coro commenta la canzone Azucena

- risponde in modo cupo e allargato sprofondando

  • Si passa da minore a maggiore per sottolineare che il clima si fa battagliero e virile.
  • L'orchestra fino a qui ha accompagnato solo.
  • Si conclude rapidamente e con una troncatura.

Scena Terza

  • Vi è il secondo quadro, nuovamente immerso nelle tenebre (contrasto).
  • L'azione si sposta nell'atrio del convento dove si è ritirata Leonora.
  • Il conte appare di nuovo avvolto in un mantello.
  • La scena è una rielaborazione molto libera del secondo atto di Gutierrez e accese nuovamente la creatività di Verdi che ne fece un esempio di dinamicità incastonata nell'immutabilità.
  • L'aria del conte, che si abbandona nonostante sia il "cattivo" a vagheggiamenti amorosi, ha:
    • recitativo (breve)
    • cantabile
    • tempo di mezzo
    • cabaletta
  • È quindi un'aria completa ma con degli accorgimenti.
  • Il canto inizia nel silenzio ma i resti più famosi sono quelli dove il conte parla dell'amore come un dardo con la melodia carezzevole e il canto che sfiora note acutissime.
  • L'amore non è quello religioso, etico, descritto da Manrico e Leonora, ma sensuale. Il conte è comunque carezzevole qui perché di nobili origini.
  • L'aria ha la forma ripetuta A-B-A' con una coda.

Scena Terza

  • Entra Ferrando che, nel recitativo del terzetto, annuncia di aver catturato una strega, una zingara.
  • L'unico scopo del recitativo è quello, attraverso l'allegro agitato, di creare anticipazione fisica.
  • Ferrando canta su note ribattute.

Scena Quarta

  • Prima del "cantato" l'unica parte interessante è un piccolo arioso di Azucena nel quale esprime la sua nostalgia verso i monti in cui viveva.
  • Da questo parte velocemente spoglia si elabora il cantabile del terzetto nel quale Azucena inizia un altro racconto: quello del figlio che se ne è andato ed ora cerca.
  • Le parole sono sopraffatte dalla musica e dal ritmo, la melodia però è dolce (è infatti felice del suo stato, della sua vita da zingara). Ora però è sofferente perché il figlio se ne è andato e quindi l'arioso ha un piccolo ascendente.
  • Il terzetto, come quello del primo atto, ha un veloce tempo di attacco, un tempo di mezzo che assomiglia ad un cantabile e la cabaletta/stretta finale verso la quale precipita.
  • Inizialmente il canto di Azucena è sofferente, faticoso e barcolla.
  • Anche l'orchestra, che coglie la sua melodia, si.
Dettagli
A.A. 2018-2019
43 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gisellapiccolis di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della musica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Malvano Andrea.