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RW.

Differenza in termini di valore qualitativo.

Keen ha sferrato un attacco: la “cultura amatoriale” starebbe uccidendo la “nostra cultura”. Molte persone hanno espresso

timori analoghi.

Sims: “Se hai dei giovani interessati alla produzione cinematografica dovresti incoraggiarli a fare film, invece di limitarsi a

dedicare tutto il loro tempo libero a giocherellare con quelli che altre persone hanno realizzato con grosse spese, per creare

cose che non sono molto interessanti. C’è un fallimento basilare dell’immaginazione”. Questa critica è valida. La grande

maggioranza dei remix, dei video fatti in casa, delle foto scattate da non professionisti o dei blog, è semplicemente

spazzatura. La grande maggioranza di ciò che scrivono gli studenti non è altro che spazzatura. Per quale motivo

dovremmo sprecare il loro tempo affinchè producano robaccia come quella? Chiunque pensi che i remix o i mashup non

siano ne originali, ne creativi, sa ben poco di come vengono realizzati.

I migliori remix risultano avvincenti tanto la prima quanto la centesima volta. Anzi, è solo la centesima volta che si inizia a

capirli abbastanza affinchè abbiano un senso.

Voglio che i miei figli ascoltino il remix, voglio che lo ascoltino un migliaio di volte. Tale ascolto è attivo, è coinvolgente,

molto più di quanto non accada con le melodie affetti da “morte cerebrale” di Britney Spears. La sua musica non attinge ad

alcunchè. Si mostra il rispetto nei confronti della tradizione, incorporandola, ma la si rende avvincente

incorporandola in modo tale da far venire voglia a tutti di capirla di più.

Stone: “Questo dibattito sarà finito tra 10 o 20 anni, a mano a mano che i baby boomer moriranno. La generazione seguente

non è affatto interessata a questo dibattito. Da per scontato che il remix sia una componente della musica e che sia parte de l

processo. E lo difenderà finchè nascerà una nuova forma di creatività che a quel punto cercherà di fermare. Tutti noi

diventiamo esattamente come i nostri genitori.”

Differenza a livello legale (ovvero, è permesso?).

La legge sul copyright regola qualunque opera creativa per un termine massimo equivalente all’arco di vita dell’autore più

altri 70 anni. Questa norma ha un rapporto diverso con la cultura RO e quella RW. In parole povere, promuove le pratiche

della prima e contrasta quelle della seconda.

• Iniziamo dal rapporto del diritto d’autore con la cultura RO. L’essenza di tale cultura è che l’utente è autorizzato

unicamente a fruire.

Il fair use è una clausola presente nel copyright che stabilisce la lecita citazione di materiale protetto da copyright

nell’opera di un altro autore, sotto alcune condizioni. Gli usi consentiti sono i fini di critica, insegnamento, commento,

informazione, ricerca.

Nel mondo materiale la legge sul diritto d’autore non fornisce a chi detiene il copyright relativo a un libro alcun controllo

legittimo. Nel mondo materiale la legge sul copyright scatta quando porti il libro in una copisteria il che rappresenta un

utilizzo possibile, ma non comune. Gli utilizzi comuni del libro non sono soggetti alla norma della legge. Nel mondo

digitale, gli stessi identici atti sono regolamentati in modo diverso. Per condividere un libro ci vuole l’autorizzazione. Per

leggere un libro ci vuole l’autorizzazione. Per copiare un paragrafo ci vuole l’autorizzazione. La tecnologia può

regolamentare più efficacemente. L’uso delle opere soggette al diritto d’autore nell’ambiente digitale può essere

controllato alla perfezione. In questo senso la legge supporta la cultura RO più che mai.

• Il rapporto della legge con la cultura RW è diverso. L’utilizzo in chiave RW viola la legge sul diritto d’autore. La cultura

RW è presumibilmente illegale. Con l’andar del tempo la parola iniziò ad essere riferita a tutte le tecnologie che generano

una copia. Così, a mano a mano che la gamma di tecnologie consentivano alla gente di copiare, aumentava anche la portata

effettiva della normativa si applicava.

Il loro timore era che l’utilizzo di tali tecnologie soppiantasse un mercato che ritenevano di loro proprietà. La tecnologia

stava facendo concorrenza alla protezione garantita dal copyright. La tecnologia, in altre parole, stava facendo

concorrenza alla cultura RO. Oggi che la cultura RW si è trasferita in Internet le tecnologie digitali fanno esplodere la

domanda relativa alla cultura RW.

La minaccia relativa alle possibili violazioni del copyright è enorme, di conseguenza anche il prezzo da pagare per

risolvere le controversie è enorme. Perché proprio oggi che la tecnologia incoraggia la creatività, la legge dovrebbe

essere più restrittiva che mai? La legge favorisce la cultura RO, ma sfavorisce quella RW. Dovremmo stabilire se questa

discriminazione nei confronti della creatività RW abbia senso e se debba continuare o meno.

Lezioni dalle culture.

Che cosa possiamo apprendere da queste due culture? Quali lezioni possiamo trarre dalla loro interazione?

La cultura RO è valida e importante.

Il primo passo per apprendere è ascoltare. La cultura RO è essenziale ai fini di compiere questo primo passo.

La cultura RO prospererà nell’era digitale.

La cultura RO prospererà: più contenuti culturali saranno accessibili a un prezzo più conveniente che mai.

Anche la cultura RW è valida e importante.

Fin dagli albori della cultura umana abbiamo insegnato ai nostri figli la creatività RW. Abbiamo insegnato loro a basarsi

sulla cultura che ci circonda. Le parole erano l’unica forma di espressione a cui tutti quanti avevano accesso. Il XX secolo ci

offrì una straordinaria gamma di nuove tipologie di scrittura. Fino agli ultimi anni di quel secolo nessuna di esse godette

della stessa democratizzazione che era toccata al testo. Solo poche persone potevano frequentare un’accademia

cinematografica. La rivoluzione digitale è stato l’abbattimento di tali barriere. Oggi tutte le forme significative di scrittura

sono state democratizzate.

Vi siete mai fatti dei problemi a citare Bob Dylan in un saggio sulla guerra? La risposta è no. Siamo cresciuti dando per

scontate le libertà di cui avevamo bisogno per praticare la nostra forma di scrittura. I nostri ragazzi vogliono godere delle

stesse libertà nei riguardi delle loro forme di scrittura. Non solo delle parole ma anche d’immagini, film e musica.

Il fatto che la cultura RW prosperi o meno dipende almeno in parte dalla legge.

Nelle sua forma attuale, la legge sul copyright impedisce queste nuove forme di cultura. La legge ostacolerà lo sviluppo

delle istituzioni culturali che devono entrare in gioco se si vuole che tale cultura si diffonda. Le scuole ne staranno alla

larga dato che questa forma di remix è illegale.

L’impostazione attuale della legge è al tempo stesso distruttiva e controproducente nei confronti di valori molto

più importanti del profitto delle industrie culturali.

Circa 10 anni fa i teorici e gli attivisti iniziarono a invocare una risposta legislativa a quello che avremmo finito per

chiamare file sharing p2p. La guerra al file sharing è stata un fallimento totale. Sui siti peer-to-peer sono stati scambiati

più di 5 miliardi di canzoni, mentre le vendite dei CD continuano a calare.

Se avessimo avuto un sistema di licenze obbligatorie non avremmo una generazione di ragazzi cresciuti violando la legge.

L’ultimo decennio non ha posto freno al file sharing; non ha aiutato concretamente molti artisti; non ha stimolato

un’ampia gamma di innovazioni. L’unica cosa incontroversibile che ha fatto è stata dar vita a una generazione di “pirati”.

Se vi fosse stata una licenza obbligatoria, gli artisti avrebbero ricevuto più soldi; il mondo del business avrebbe avuto

maggiori opportunità di innovare e i nostri ragazzi non sarebbero stati dei pirati.

E’ davvero il caso che i prossimi 10 anni siano un altro decennio di guerra contro i nostri ragazzi? E’ opportuno che

spendiamo altre risorse per assoldare avvocati e tecnologi affinchè fabbrichino armi migliori tramite cui possiamo

sferrare guerra a chi pratica la cultura RW?

“Non è solo l’attuale calo delle vendite a preoccuparmi, ma anche le abitudini prese all’università. Questo è un momento in

cui si può ancora insegnare qualcosa, un’opportunità per educare questi studenti riguardo all’importanza del rispettare la

musica in quanto proprietà intellettuale.”

Quali sono le norme che dovremmo sforzarci così tanto di far rispettare?

Non esiste alcuna tesi che dimostri che permettere ai ragazzi di remixare la musica faccia del male a qualcuno.

Finchè qualcuno non riuscirà a dimostrarlo la legge dovrebbe togliersi di torno.

Nella prima parte ho descritto 2 culture: quella fatta per essere usata RO e quella fatta per essere… rifatta RW.

Entrambe faranno parte del nostro futuro: Internet darà luogo a una cultura RO più esuberante, ma anche una cultura RW

più espansiva. Mentre gli incentivi allo sviluppo della cultura RO sono chiari, quali sono quelli relativi alla cultura RW? Chi

investirà nel suo sviluppo?

In questa seconda parte descriverò 2 economie della produzione sociale –l’economia commerciale e quella di

condivisione- per arrivare a descrivere una miscela tra le 2, un’economia che chiamerò “l’ibrido”.

6. 2 economie: commerciale e di condivisione.

Un’economia è una pratica di scambio. A da qualcosa a B. B da in cambio qualcosa ad A. Questo “qualcosa” può avere un

valore economico, oppure può essere intangibile: amicizia, oppure l’aiuto che si da a qualcuno.

La gente calcola il rapporto tra ciò che da e ciò che riceve, e dobbiamo aspettarci che continui a prendervi parte

fintantochè riceve a sufficienza in relazione a ciò che da.

• Per “economia commerciale” intendo un’economia in cui il denaro o il “prezzo” costituisce una condizione

fondamentale. L’ultimo CD di Lyle Lovett. Lo comprate in cambio di 13 euro. Lo scambio è definito in termini di prezzo.

• Un’”economia di condivisione” è diversa. Potete chiedere ad un amico che passi più tempo con voi, e il rapporto

rimane di amicizia. Se gli chiedete di pagarvi in cambio del tempo che passate con lui, il rapporto non è più di amicizia.

Nell’economia di condivisione, il denaro è inappropriato. Esse si completano fra loro. Nessuna società potrebbe

sopravvivere solo con una o con l’altra. Internet offre molti esempi di economie commerciali e di condivisio

Dettagli
A.A. 2013-2014
15 pagine
8 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Theladyfromshanghay di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e tecnica dei nuovi media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pescatore Guglielmo.