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La letteratura tra fine ottocento e inizi 900 ci dà versioni diverse, da un lato la
risposta al disordine interno viene ricercata nel rafforzamento e irrigidimento
delle norme, ma anche dell’apparenza. La casa diviene quindi l’arido scrigno
della convenzione. Dall’altro lato la risposta proviene da una repulsione del
vuoto che si traduce in una essenza erotica, vicina all’estetismo. L’individuo
mette in campo la propria curiosità e la propria immaginazione per fare fronte
alla noia esistenziale. Un autore che rispecchia molto questo concetto è
D’Annunzio.
Il vuoto e l’inconscio
La letteratura novecentesca, fa emergere un altro concetto importante legato
al vuoto, l’assenza di punti di riferimento, la nuda mancanza di cose familiari
rivelano le paure dell’uomo. Un esempio eclatante è il Processo di Kafka in
cui l’interno assume un aspetto ostile, angoscioso, in cui il protagonista si
interroga sulla sua esperienza di vita. Anche Faulkner presenta degli interni
spogli e aperti all’esterno, che spesso sono carichi dei drammi dei
personaggi. Gli interni vengono trasferiti nella persona attraverso processi di
coscienza. Brigge invece presenta delle case rappresentative di un soffio
ostinato di vita, queste case sono oramai vuote dei mobili e dei suppellettili.
La Woolf invece crea un legame tra protagonista, casa e ricordo che si rivela
pienamente con la morte della protagonista del libro Al faro. Infatti nella
seconda parte del libro, il vento irrompe nella casa incontrando pochi reperti
della vita di un tempo. Tuttavia è con la Coscienza di Zeno che vengono
introdotte le tematiche dell’inconscio, l’interno come spazio-tempo diventa
memoria della psicoanalisi.
Le cornici di vita
Sartrè critica il concetto ormai largamente diffuso, che la memoria sia legata
alle cose. Egli afferma che l’unica vera libertà è la libertà dalle cose. Il
richiamo di Sartè al lusso dei proprietari è una critica nei confronti del
possesso di beni materiali, che diventerà uno degli argomenti presenti nella
letteratura novecentesca. Perec inoltre evidenzia nei suoi romanzi un altro
aspetto importante ovvero che gli oggetti sono delle cornici di vita, sono esse
stesse dei personaggi. Negli interni di Perec gli oggetti sono inseparabili
dall’itinerario di vita dei loro presenti o passati utenti. Inoltre in un altro
romanzo evidenzia che le cornici di vita sono vuote se la casa non è piena di
ricordi. Kertesez invece assegna alle cose il compito di creare certezza, come
se fossero tracce di senso da attecchire alle pareti.
Tracce, memoria e comfort
Secondo Benjamin abitare, vuol dire lasciare tracce, e le tracce sono
impronte della memoria. Tuttavia il mondo moderno impone che gli interni
domestici rispondano alla logica dell’ordine e del confort. L’ossessione del
pulito è un modo per far perdere le tracce, non si vuole lasciare tracce di se e
del proprio presente. Questo aspetto evidenzia che l’ossessione di non voler
lasciare tracce di se finisce per corrompere il ruolo della memoria e svilire il
ruolo del tempo nella costruzione della realtà.
Tecnologie del quotidiano e memoria
La crescente acquisizione dei valori di ordine e igiene all’interno del proprio
microambiente domestico si è accentuata con l’invenzione delle tecnologie.
Con l’avvento della via Taylorista hanno cambiato radicalmente la
distribuzione degli spazi e degli assetti domestici, fino al punto che si è
parlato di una rivoluzione industriale. In particolare ci si riferisce alle
tecnologie come sostitutive delle azioni umane, nella letteratura
fantascientifica la casa diventa essa stessa organismo dando corpo all’idea
che la tecnologia prende il controllo.
Flaneur della rete?
Le ipotesi che ci vengono suggerite dai teorici delle nuove tecnologie
evidenziano un tipo di casa che diverrà sempre più “intelligente”, e il ricordo e
le memorie verranno affidati a memorie elettroniche. La casa quindi non sarà
più il sacrario della memoria e identità. Una possibile soluzione è quella di
attuare una memoria topografica e consiste nella scelta di disposizione delle
cose, questo tipo di memoria è anche sociale perché la famiglia diventa una
parte essenziale della strutturazione della casa. Tuttavia questa memoria è
anche individuale, perché l’individuo sceglie come disporre le cose, ed è una
memoria che si permea della vita quotidiana dell’individuo. Ci si chiede allora
quale sarà il futuro dei nostri interni se le tecnologie digitali sono in grado di
spogliarle? Quello che ci suggeriscono i fautori del cyber spazio è che
l’individuo si potrebbe trasformare da flaneur dell’interno in fleneur della rete.
Capitolo 6: Computer, infanzia e sviluppo cognitivo
Scuola formale, scuola parallela
L’uso sempre maggiore del computer nelle scuole ha creato due tipi di
scuole: Scuola formale e scuola parallela. La prima si riferisce alla scuola
comunemente conosciuta in cui si impartiscono concetti, la seconda è una
scuola maggiormente attrattiva per i bambini e i ragazzi perché essi vivono
immersi nel mondo dei media e di internet. Una soluzione potrebbe essere
trasferire la scuola formale all’interno della scuola parallela. Comenio nel
1993 afferma che sarebbe necessario trasformare in campi di divertimento,
quei campi di lavoro forzato che sono le scuole.
La proposta di una alfabetizzazione informatica
Attualmente molti pensano che la presenza del computer nelle scuole sia un
ottimo metro educativo per i bambini. Maldonado è parzialmente contrario
all’uso massiccio dei computer in quanto ritiene che occorrerebbe fare prima
una valutazione sui pro e i contro di questa decisione. L’autore sostiene che
in realtà si voglia far entrare l’uso dei pc non da una via principale ma
mediante sotterfugi. Vi è inoltre il fatto che la maturità dei sistemi tecnologici
non corrisponde alla maturazione concettuale, ci si chiede quindi come e a
quale scopo usare i mezzi informatici nell’educazione. Maldonado evidenzia
ancora una volta che non è la tecnologia a cambiare la società, ma la società
che modifica la tecnologia. Un approccio improntato sulla oggettività e la
verifica empirica ha permesso di ponderare rischi e potenzialità dell’uso delle
tecnologie informatiche nell’educazione. Altri hanno proposto di usare il
computer già dall’asilo nido, tuttavia questo potrebbe recare dei danni
irreversibili allo sviluppo intellettivo.
Prima infanzia e sviluppo cognitivo
Negli ultimi 20 anni gli psicologi cognitivisti hanno ampiamente preso le
distanze dalla teoria piagetiana, non sul modello degli schemi che egli ha
proposto, ma sul modo in cui lo ha affrontato. In particolare gli psicologi
cognitivisti gli criticano il fatto che Piaget non abbia minimamente considerato
la presenza di competenze innate, già presenti alla nascita. Piaget quindi
ritiene il bambino privo di competenze, questo assunto è stato smentito da
molti studi i quali hanno rilevato che il bambino ha delle precompetenze che
vanno attivate, richiamate, sollecitate. Se ciò non avviene esse vengono
perse. Secondo alcuni autori, in particolare Mehler quindi le precompetenze
sono mortali e i neonati perdono molte competenze innate durante lo
sviluppo, perché il cervello “sacrifica” i neuroni poco adoperati, per dare più
spazio a quelli maggiormente adoperati.
Il bambino è competente?
E’ stato confermato da innumerevoli studi che il bambino è competente, la
critica a Piaget non si riferisce solo all’assunto che il bambino sia
incompetente ma anche alle sue nozioni centrali ovvero equilibrio,
adattamento, accomodamento e assimilazione. Piaget riserva un ruolo
fondamentale alla dimensione tattilo-chinestesica, per lui toccare è quasi
vedere, solo dopo vedere diventa anche toccare. Infatti è il tatto che
orchestra anche gli altri sensi, Tornando all’ipotesi che l’uso del computer
possa danneggiare lo sviluppo intellettivo del bambino, essa è stata
confermata, anche se ritenuta esagerata perché ciò produrrebbe un danno a
livello di interazione ambiente/bambino.
Lo scudo protettivo
I bambini di due anni hanno un forte scudo protettivo su qualsiasi schema
formativo, in particolare ci si riferisce all’irrequietezza, quindi all’incapacità del
bambino di stare fermo. Tuttavia è un errore credere che lo scudo protettivo
funzioni in ogni circostanza, perché ci sono dei prodotti multimediali che
catturano l’attenzione del bambino per mezz’ora o anche più ovvero i cartoni
animati. Queste sono le prime esperienze in cui l’attenzione viene disciplinata
e appare un filtro selettivo che viene attivato per un periodo di tempo
relativamente lungo. Quindi ci sarà da un lato un mondo in cui l’attenzione è
ipoattiva e vi è un distanziarsi dalla realtà sensomotoria, dall’altro un mondo
in cui l’attenzione è iperattiva. A partire dai quattro anni vi è una progressiva
crescita nella capacità di prestare attenzione. L’iperattività del bambino verrà
gradualmente condizionata dal mondo virtuale, producendo disturbi
dell’attenzione o in alcuni casi aggressività e violenza.
Il videogioco
In particolare sembra che i videogiochi abbiano una enorme influenza nel
bambino, in particolare quelli in cui il soggetto narrato è dinamico e vi è un
coinvolgimento emotivo dell’utente, come ad esempio i videogiochi di azione,
in cui il miglior giocatore è colui che è in grado di prevedere le azioni
dell’avversario. Un esempio è il First Person Shooter in cui il miglior giocatore
viene premiato con la sopravvivenza, il secondo con la morte. Questo tipo di
giochi possono portare a socio fobia, irritabilità e aggressività.
Il transfer
La tesi della compensazione per trasferimento è stata formulata nei primi
decenni del 900 da Thorndike. Secondo l’autore l’apprendimento del
latino,greco e calcolo una volta fissato poteva essere di aiuto per tutto il resto
dell’apprendimento. Poiché alcuni dati empirici smentirono questa teoria
l’autore ideo il concetto di transfer cioè della presenza di vincoli in un
processo che ha una affinità ai suoi estremi ad esempio sapere il greco può
essere di aiuto per imparare il tedesco, perché vi è una affinità grammaticale
tra le due lingue. Lo stesso vale per tutte le abilità cognitive acquisite con il
computer, in particolare la conoscenza del mon