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Il ruolo del servo nel teatro rinascimentale

Fin dal principio il servo della commedia italiana sembra chiamato a ricoprire ruoli meno ovvi e più delicati rispetto alla traduzione plautina; nella di Ruzante del 1533 Truffo riflette sul legame tra Cortigiana padroni e servi, i quali non sarebbero tali senza gli altri; e nella redazione definitiva della di Aretino del 1534 al famiglio Rosso viene affidato il breve manifesto di poetica, sui rapporti tra la fabula e Lena la realtà a cui essa si aspira; ma già prima un discorso sul teatro era stato affidato a Corbolo, nella dell'Ariosto, del 1528. Il servo del teatro rinascimentale risulta per forza di cose tanto più convenzionale e stilizzato quanto più pesanti sono le sue responsabilità di deus ex machina, e insieme di portavoce dell'autore; ma nel settecento i complessi ben orchestrati riti mondani del declinante ancien régime dovevano offrire ai domestici una posizione ricca di risvolti drammatici, un punto di osservazione privilegiato.

nella sua ovvia scomodità, all'esercizio della critica e dell'ironia; Goldoni combina con risultati teatralmente nuovi il servo filosofo della commedia cinquecentesca col servo del settecento, testimonio-interprete d'una inesauribile fiera delle vanità; scartiamo il tipo del servo fedele e affezionato, frequente soprattutto al tempo della collaborazione coi Medebach, ossia il domestico al tempo stesso integrato e alienato che pratica con accanimento le virtù borghesi, che rappresenta l'estrema metamorfosi di un vecchio personaggio, il punto d'arrivo in un processo di relativa promozione sociale alla cui origine sta il famelico e irriverente servo dell'Arte; qualche volta Goldoni utilizza questi superstizi di una tradizione in declino per introdurre una nota di libera fantasia, ai margini dell'assurdo, in un ambiente sempre più castigato dai dettami della bienséances e della verosimiglianza; le massime del codice mercantile.

Le commedie di Goldoni sono recitate dagli zanni con una misura di ingenuità e di malizia che fa del lazzo inapparenza gratuito una pungente riflessione teatrale sul Mondo.

In un teatro fondato su una chiara solidarietà ideologica fra autore, personaggi e pubblico i servi rappresentano l'elemento più rifrattario, laterale, o esterno al sistema dei valori in gioco, e proprio perciò possono talvolta alludere sottilmente alle condizioni in cui si trova l'autore mentre scrive la fabula, tutti questi servi dunque fanno deliberatamente del teatro, suscitano uno spazio ludico dentro la commedia, che invece dal canto suo dovrebbe essere il meno teatrale possibile; l'irrisolta tensione tra coscienza critica e funzionale parodia da un lato, illusione comica e convenzione realistica dall'altro, può aver contribuito a spingere Goldoni verso una sperimentazione scenica sempre più varia, e artisticamente rischiosa, fin verso la fine degli anni '50. La funzione

Demistificante dei servi riuscirà del tutto integrata Gli Innamorati nell'organismo teatrale in due commedie degli ultimi anni del Goldoni a Venezia, Le avventure della villeggiatura del 1759, e La Locandiera del 1761. Non si tratta più per Goldoni di opporre personaggi buoni o che hanno ragione a personaggi cattivi o che hanno torto; gli ultimi servi goldoniani non sono né buoni né cattivi, ma descrivendo o rappresentando i propri padroni senza identificarsi in loro, essi conservano la capacità di vedere e far vedere come relativo tutto quello, dall'amore alla gelosia alla moda al puntiglio, che la vicenda e i protagonisti borghesi di queste commedie tendono a presentare e a vivere come assoluto.

CAPITOLO V

Le Donne Curiose

Fra Le Locandiera del 1753, ultime commedie importanti scritte per i Medebach nel 1754 e Gli Innamorati del 1759, si stende il periodo più grigio e tormentato della carriera veneziana del Goldoni; tra il 1754 e il

1759 vengono scritte le o carnevalesche in dialetto,massere Le donne de casa soa l campiello Le morbinose, , e specialmente I e , ancora ottime commedie; malasciando i Medebach ha cambiato teatro, e ora, al San Luca, deve lavorare con attori meno allenati emeno docili, su un palcoscenico troppo grande, per dei padroni - i nobiluomini fratelli Vendramin – piùautoritari e più esosi; e intanto l'abate Chiari incanta il pubblico di Venezia con i suoi drammiavventurosi e romanzeschi; la ragione di questa crisi può in parte essere trovata nei tentativi teatrali indirezioni nuove, nelle molteplici esperienze tecniche e culturali, nei frequenti fallimenti checaratterizzano l'attività del Goldoni nella seconda metà degli anni '50.Nelle commedie frettolose e spessoinfelici scritte per il San Luca troviamo un mondo più ricco di sfumature e di tentazioni, piùLa donna stravagante Lacontraddittorio. Questo gruppo di commedie

«Cattive» comprende , 1756,donna sola La donna bizzarra a sposa sagace La donna di governo, 1757, , 1758, L , 1759, dello stessoLa scuola di ballo L'impresario di Smirne La donna di maneggio aanno, , 1759, e , entrambe del 1760, e Lbuona madre del 1761; tali commedie sono di solito considerate irrappresentabili.

Il primo elemento che esse hanno in comune è l'impiego dei versi martelliani, settenari doppi a rimabaciata, corrispettivo ,spesso involontaria parodia degli alessandrini francesi; i versi zoppicanti econvenzionali costituiscono in un certo senso il miglior linguaggio possibile per il tipo di ambienteteatrale rappresentato nelle due commedie. Troviamo solo artisti mediocri e rassegnati, cantanti derisoriche si dichiarano perpetuamente raffreddati e marcano visita per non cantare, allieve di una scuola diballo che confessano francamente di non saper danzare, anzi di detestare il ballo, e non sognano altroche matrimoni borghesi per piantare

l'arte e le scene. Tra questa rappresentazione distaccata e inquietante del mondo teatrale e il giudizio disincantato che Goldoni dà in questi anni della società contemporanea, vi è un legame importante; fin dai titoli possiamo cogliere un altro elemento costante, la citazione di una donna "qualche cosa", apparentemente un vecchio cliché goldoniano, ma gli aggettivi non sono più tanto complimentosi e la stessa formula non ha più lo stesso contenuto, basta guardare La donna di governo l'avidà e senza scrupoli Valentina de , o la donna Giulia, nobile e soccorrente ma poco convincente protagonista de La donna di maneggio Sposa Sagace, o ancora la Barbara della , esempio dell'errore goldoniano che domina i suoi personaggi, o meglio si illude sul significato di personaggi la cui principale caratteristica è di illudersi su se stessi; ma il vero colpo di genio è la bulimia e l'insaziabile appetito di Petronilla.nella stessa opera; e se nella prefazione Goldoni dichiara una dicotomia di utile e dolce inammissibile al tempo della sua moraleggiante riforma, "questa è una commedia fatta unicamente per divertire". In tutti i campi sembra trionfare il principio dello scambio, del commercio, che è poi alla base dell'ideologia capitalistica settecentesca, e proprio nel suo estendersi dappertutto, dal matrimonio piccolo-borghese alla guerra elegantemente gestita da ufficiali titolati, esso svela la sua natura più gretta. Goldoni non sembra rendersi conto pienamente del miscuglio di temibile durezza e di pietose illusioni che Valnetina, Giulia, Petronilla e Barbara dispiegano nel loro comportamento. Ma la tetralogia domestica di queste commedie apre la strada a personaggi nei quali il carattere chiuso, illusorio e interessato della virtù borghese si farà perfettamente chiaro anche agli occhi dell'autore. Il regista che oggi volesse mettere in scena queste commedie,dovrebbe accentuare il carattere sottilmente mostruoso d'unubuesque rococò, per così dire, dei loro protagonisti, le cui azioni smentiscono di scena in scena nonsolo quello che essi dicono, ma anche paradossalmente quello che l'autore pensa di loro. Si ha davvero l'impressione che la logica interna della fabula superi le ragioni critiche, o almeno le intenzioni ufficiali edichiarate di chi l'ha scritta. CAPITOLO VII motivi privilegiati per la loro consistenza drammatica come per la loro carica metaforica nel quadro diun discorso del Goldoni sul suo teatro sono il carnevale, la festa, lo spettacolo. Il festino non è un caso isolato;se il teatro veneziano del '700 in genere, e un certo teatro di Goldoni inparticolare, è una manifestazione o un prodotto significativo delle rèjouissances carnevalesche, a lorovolta un evento speciale e ricorrente nel calendario della società veneziana che Goldoni vuolerappresentare, èlogico che il carnevale e la festa diventino a un certo punto, da contenente che erano, contenuto della commedia: un momento di accresciuta allegria e libertà per i personaggi, ma anche di più sottile verità e di più arduo impegno per l'autore. Di solito infatti spettatori e attori sono rispettivamente fuori e dentro la commedia, su posizioni separate e contigue di uno spazio teatrale, diciamo, euclideo. Ma qui, se ciò che era occasione e tempo esterno dello spettacolo diventa trama e tempo interno dell'azione, i rapporti tra pubblico e fabula si complicano e sfumano in un nuovo spazio teatrale, che per completare la metafora geometrica potremmo chiamare topologico. Nei secoli scorsi il carnevale faceva pare ben più di oggi di una realtà psicologica e ambientale scandita non solo dalle ore del giorno ma anche dalle feste e dalle stagioni; nelle commedie più antiche il carnevale appare effettivamente di rado, come espediente per.

contestare o legittimare dal punto di vista del verosimile l'uso delle maschere.

Occasione di musica e di avventure, di movimento e sorprese è il carnevale del dramma giocoso del 1751

La mascherata: la festa è al centro dell'azione, non più mezzo o sfondo ma scopo, evento centrale attorno al quale ruotano i puntigli e le dell'azione speranze dei personaggi, e si fanno debiti, e si ordono cabale. Nel o del 1754 si manifestano gli aspetti più originali e scenicamente notevoli del carnevale in commedia; in carnevale il tempo scorre più rapido, e aggirandosi nel vortice di questo accelerato presente desideri e capricci dei personaggi ingigantiscono, diventano questioni di vita o di morte: c'è solo da sperare che la corrente si calmi a valle, che le cose ritrovino dopo la festa il loro assetto naturale. Se dunque da un lato il carnevale acutizza il senso del tempo dei personaggi, li spinge a inseguire smaniosamente le

più effimere soddisfazioni, dall'altro, corrodendo i confini tra i vari spazi chiusi della conversazione teatrale esso permette una momentanea sovrapposizione

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A.A. 2009-2010
14 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Tatti Silvia.