Riassunto esame Metodologia del movimento umano, prof. Bensi, libro consigliato Apprendimento motorio e prestazione, Schmidt - Wrisberg
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ESTEROCETTORI e PROPRIOCEOTTORI (riguardo l’azione compiuta: STATO
ATTUALE) costituisce il FEEDBACK, il quale verrà comparato con lo STATO
DESIDERATO. Qualsiasi discrepanza tra FEEDBACK SENSORIALI-SENSITIVI e
lo STATO DESIDERATO, viene registrato come ERRORE DI MOVIMENTO.
Ogni qualvolta viene segnalato un ERRORE, esso viene trasmesso
all’ESECUTORE, il quale opererà una CORREZZIONE attraverso i 3 stadi di
elaborazione (elaborazione controllata).
Oltre a questo modello ce ne sono altri che fanno uso del feedback x regolare i
movimenti.
Il SISTEMA CIRCUITO CHIUSO è efficace nelle ABILITA’ CONTINUE e di
LUNGA DURATA
Questo tipo di modello concettuale è utile x comprendere come fa il SN ad
ottenere posizioni:
STATICHE mantenimento della postura, mantenimento verticale
(ginnasti), mantenimento equilibrio x permettere poi di svolgere altre
funzioni (esemp.tirare freccia).
DINAMICHE in questo caso il circuito segue un bersaglio continuamente
variabile. Esemp. guida automobile (ogni qualvolta il pilota rileva
visivamente che la posizione dell’automobile sulla strada non è corretta,
vengono attuati dei movimenti di controllo (sterzare) x permettere di
riassumere la corretta posizione), fondista (confronta i feedback estrinseci e
cinestestici “attuali” con quelli desiderati).
Limiti del SISTEMA A CIRCUITO CHIUSO
Attività di inseguimento veloce (tracking veloce) Questo sistema,
presenta al suo interno i 3 STADI DI ELABORAZIONE
(identificazione-scelta-programmazione) che hanno il vantaggio di rendere il
controllo motorio flessibile, potendo mettere in atto una varietà di strategie in
funzione del compito e delle varie situazioni ambientali. Nonostante ciò, ha
anche un notevole svantaggio: è molto lento. Infatti è stato visto che questo
sistema apporta delle correzione con una frequenza di circa 3 al secondo, di
conseguenza attività che richiedono una frequenza maggiore, rendono
INEFFICACE questo tipo di circuito (difficoltà nell’intercettare una palla che
rimbalza velocemente in un terreno irregolare: i continui cambi di direzione,
avvengono troppo rapidamente, lasciando all’atleta poco tempo x poter
correggere il movimento).
Compiti discreti e di breve durata ad esempio nel compito di colpire una
palla, il battitore si serve delle informazioni relative alla traiettoria della palla e
alla velocità di avvicinamento, x poter formulare una risposta motoria (grazie
agli STADI DI ELABORAZIONE). Fin tanto che VELOCITA’ e TRAIETTORIA
rimangono costanti, il movimento organizzato ed eseguito dovrebbe risultare
idoneo.
Nel momento in cui però, avviene una qualsiasi modificazione della palla
(esemp.traiettoria), il sistema a CIRCUITO CHIUSO risulta troppo lento
(mentre l’info riguardante il CAMBIAMENTO DI TRAIETTORIA viene elaborata, il
movimento continua a procedere così com’era stato originariamente
pianificato).
Vista la lentezza di questo circuito, si ipotizza che x la produzione di movimenti
rapidi, vengano messi in atto movimenti già completamenti pianificati,
che facciano parte di un PROGRAMMA PREORGANIZZATO e non dipenda
dagli STADI DI ELABORAZIONE.
Si pensa anche che le AZIONI VELOCI seguano una modalità “del tutto o
niente”, dove una volta raggiunta una certa soglia, viene dato un segnale
interno di “via” che porta alla produzione del movimento, e qualunque altro
segnale dato dopo l’esecuzione del “via” viene ignorato dal movimento e il
movimento procede senza interruzioni. Tale segnale si ipotizza che venga
dato all’interno dello STADIO DI PROGRAMMAZIONE DELLA RISPOSTA.
MODULAZIONE RILFESSA DELLE ABILITA’ MOTORIE
Ci sono correzioni dei movimenti dei quali non siamo coscienti, tali correzioni
involontarie, stereotipate e rapide, avvengono a livello nel TRONCO
DELL’ENCEFALO e nel MIDOLLO SPINALE e prendono il nome di RIFLESSI.
Questi riflessi comportano delle modificazioni del movimento in risposta ad
adattamenti esterni.
I 4 tipi di compensazione quando ci troviamo in situazioni in cui il nostro
organismo deve adattarsi, x far si che l’adattamento avvenga si hanno 4 tipi
di reazioni muscoli che permettono di compensare tale adattamento
(stud.pag.100-101-102):
REAZIONE M1 riflesso monosinaptico da stiramento
• REAZIONE M2 riflesso da stiramento funzionale polisinaptico
• REAZIONE INDOTTA reazione a eventi destabilizzanti
• REAZIONE M3 reazione volontaria
•
La caratteristica di questi 4 tipi di compensazione è che: più la latenza della
reazione è maggiore, maggiore sarà la flessibilità della reazione,
determinando una relazione inversamente proporzionale tra VELOCITA’ –
FLESSIBILITA’.
Le risposte riflesse M1 e M2 si inseriscono nel MODELLO
CONCETTUALE a livello dell’EFFETTORE (diagramma pag.105)
CIRCUITO M1 porta al MIDOLLO SPINALE dei feedback relativi alla
lunghezza (stiramento) e (forse) alla TENSIONE MUSCOLARE; di
conseguenza poi il MIDOLLO SPINALE invia direttamente al MUSCOLO dei
comandi x modificare l’attività.
Questo circuito non ha accesso ad informazioni di livello superiore riguardo agli
obiettivi del compito, ma piuttosto si limita ad assolvere il compito
relativamente ottuso di mantenere costante i livelli di lunghezza o
tensione del muscolo. Perciò questo circuito è insensibile al
raggiungimento o meno dell’OBIETTIVO DI PRESTAZIONE. Le info relative al
raggiungimento o meno dell’obiettivo, viene elaborato dal circuito più esterno.
Le caratteristiche di questo circuito sono: veloce, relativamente non
flessibile (nessun contatto con centri cerebrali superiori).
CIRCUITO M2 i MUSCOLI inviano feedback relativi la loro FORZA,
LUNGHEZZA e riguardo posizione articolazioni e corpo intero, a CENTRI
CELEBRALI SUPERIORI (programma motorio).
I CENTRI CEREBRALI SUPERIORI producono modificazioni secondarie dei
comandi motori ed inviano queste informazioni al MIDOLLO SPINALE
MUSCOLI.
Le caratteristiche di questo circuito sono: più lento rispetto a M1, ma più
flessibile in quanto include un livello di controllo superiore.
INSIEME COMANDI MOTORI ORIGINALI + RIFLESSO M1 + RIFLESSO M2
VIA FINALE COMUNE
TEMPO DI MOVIMENTO: come il SISTEMA FEEDBACK e RIFLESSI
agiscono sull’azione a seconda del TEMPO DI ESECUZIONE?
(diagramma pag.106)
Maggiore è il TEMPO DI ESECUZIONE di un certo movimento (TEMPO DI
MOVIMENTO), più aumentano le probabilità che le REAZIONI M1-M2
influenzino l’azione originariamente programmata.
Movimento ≈40ms La più veloce delle azioni umane ha un TEMPO DI
MOVIMENTO di circa 40ms. In una simile azione né il SISTEMA FEEDBACK,
né RIFLESSO M2 influenzano l’azione, mentre il RIFLESSO M1 ha un tempo
appena sufficiente x iniziare ad influenzare il muscolo soltanto quasi al
termine del movimento.
Movimenti ≈100ms M1 influenza l’azione. M2 raggiunge i LIVELLI
CEREBRALI SUPERIORI-MIDOLLO SPINALE e forse i MUSCOLI. Il SISTEMA
ESTERNO non fa in tempo ad influenzare l’azione.
Movimenti > 100ms sia M1 che M2 influenzano l’azione, mentre il SISTEMA
FEEDBACK ESTERNO non influenza l’azione in quanto raggiunge soltanto gli
STADI DI ELABORAZIONE DELL’ESECUTORE.
Movimenti ≥ 300ms sia M1, M2 che SISTEMA FEEDBACK ESTERNO
influenza l’azione.
Possiamo dedurre come il TEMPO DI MOVIMENTO è una delle variabili più
importanti fra quelle che influenzano il modo di controllare i nostri
movimenti: maggiore è il tempo, maggiore è la probabilità che si possano
innescare quei sistemi di controllo del movimento, modificandolo.
Scelta fra diversi tipi di controllo
In molti casi ci troviamo nelle condizioni di poter scegliere quale tipo di
controllo motorio applicare. Se il movimento ha una durata sufficientemente
lunga, è possibile pre-programmare il sistema di controllo all’uso dei soli
processi automatici di feedback (si avvale di processi lenti,seriali, che
richiedono attenzione e sono associati ad operazioni che vengono messe in
atto nel circuito di feedback più esterno). Comunque questo tipo di
elaborazione cosciente porta ad un ipercontrollo dell’azione con conseguente
deterioramento della prestazione che potrà risultare esitante e instabile.
La migliore prestazione, sembra provenire da quelle situazioni in cui si agisce
automaticamente (in queste situazioni sembra che il controllo del movimento
sia pressoché inesistente), cioè i movimenti vengono messi in atto in maniera
“fluida”, lasciando che siano le capacità apprese dal nostro sistema
motorio a controllare l’azione. Coloro che lasciano fluire i movimenti,
probabilmente fanno uso di operazioni pre-programmate che possono essere
corrette mediante circuiti di feedback interni.
Tra le varie FONTI D’INFORMAZIONE (vista,udito, tatto, ecc), più
frequentemente le persone scelgono di usare la VISTA (DOMINANZA
VISIVA) è stato visto come nell’uomo ci siano 2 sistemi visivi,
sostanzialmente separati: l’informazione visiva viene convogliata dalla retina
dell’occhio, lungo 2 vie separate fino a giungere a 2 diverse zone del
cervello. Queste vie sono usate diversamente nel controllo motorio e sono:
Visione focale specializzata nell’IDENTIFICAZIONE DEGLI OGGETTI al
• centro del campo visivo. Concorre alla percezione cosciente degli
oggetti che selezioniamo e mettiamo a fuoco, consentendoci di
identificarli e eventualmente agire (esemp.identificare e quindi
comprender le parole del libro). La visione focale si riduce in situazioni di
scarsa luminosità.
Visione ambientale opera sia nella zona centrale che periferica, è
• specializzata nel CONTROLLO DEI MOVIMENTI: rileva il movimento e la
posizione di oggetti nell’ambiente e ci fornisce info riguardo i nostri stessi
movimenti rispetto ad altri oeggetti. È inconscio e non viene seriamente
compromessa in condizioni di scarsa luminosità.
Funzione della VISIONE FOCALE e AMBIENTALE nel CONTROLLO
MOTORIO
Visione focale nonostante la funzione principale di questo processo
• visivo è quella di IDENTIFICARE OGGETTI, è implicata anche nel
controllo dei movimenti. Ciò si viene a realizzare in quanto la VISIONE
FOCALE ha accesso alla coscienza x cui, l’info visiva trattata da questo
sistema passa attraverso i 3 stadi di elaborazione e l’elaborazione
porta al compimento dell’azione (esemp.pag.111).
Visione ambientale un concetto fondamentale della visione
• ambientale è il FLUSSO OTTICO, con il quale si intende il flusso di
cambiamenti di angolazione della luce riflessa che provengono
dall’oggetto in direzione della retina. Questi cambiamenti sono
continui e forniscono all’osservatore informazioni riguardo movimento,
posizione e tempo. Da tali info è possibile ricavare equilibrio
(pag.114), velocità di movimento nell’ambiente; direzione di
movimento rispetto oggetti fissi presenti nell’ambiente;
movimenti di oggetti nell’ambiente rispetto all’osservatore;
tempo che intercorre prima di entrare in contatto con un oggetto
presente nell’ambiente (esemp. pag.112-113).
PROPIOCENZIONE VISIVA indica il tipo di info sensoriale che si
ottiene quando la visione, fornisce alla persona info riguardo
propriocezione e movimento del corpo nello spazio.
La propriocezione visiva si manifesta anche in quelle situazioni in cui un
oggetto si muove verso un SOGGETTO IMMOBILE, causando una
REAZIONE MOTORIA (esemp.pag.114), oppure in quelle situazioni di
SPAVENTO (esemp.pag.114).
I movimenti compensatori (cambiamenti muscolatura) che si manifestano
quando si sta x eseguire una certa azione, sono spesso il risultato
dell’elaborazione dell’info del flusso ottico da parte del SISTEMA VISIVO
AMBIENTALE (esemp.pag.115).
Come collocare la VISIONE FOCALE e AMBIENTALE all’interno del
modello concettuale (diag.pag.116)
FOCALE info proveniente dalla VISIONE FOCALE, viene trasmessa lungo il
circuito feedback più esterno. L’elaborazione di tale info è cosciente, lenta e
richiede impegno attentivo, infatti deve passare attraverso i 3 stadi
elaborazione. Tale info può avere effetti sul controllo del movimento, ma
solo dopo un lasso di tempo relativamente lungo.
AMBIENTALE l’info proveniente dalla VISIONE AMBIENTALE, viene trasmessa
a un livello inferiore rispetto ai processi superiori che selezionano e iniziano
il movimento, ma comunque a “monte” del MIDOLLO SPINALE e MUSCOLI.
Opera quindi ad un livello intermedio, apportando aggiustamenti secondari
ad azioni già programmate (adattamenti postura x mantenimento
equilibrio).
Non sempre l’informazione visiva produce effetti positivi sulla
prestazione nonostante la vista sia la forma di controllo maggiormente
usata dalle persone, essa può essere utile in determinate situazioni (sbucciare
mela con coltello) ma controproducente in tutte quelle altre situazioni
che prevedono l’utilizzo di altre fonti di informazione che consentono di
ottenere PRESTAZIONI PIU’ EFFICACI (esemp.pag.117-118).
Cap.5
Come vengono strutturate le AZIONI RAPIDE??
SISTEMA DI CONTROLLO A CIRCUITO APERTO
Alcune forme di CONTROLLO A CIRCUITO CHIUSO richiedono così tanto
tempo che non possono essere apportate correzioni al movimento
prima che sia stato completamente eseguito.
Per quanto riguarda le AZIONI RAPIDE, si pensa che non siano controllate da
sistemi di controllo a CIRCUITO CHIUSO, ma bensì a CIRCUITO APERTO.
Come è strutturato un CIRCUITO APERTO (img.pag.125) formato da 2
parti: ESECUTORE – EFFETTORE. Queste 2 parti sono presenti anche nel
CIRCUITO CHIUSO, con la differenza che in questo caso non sono presenti i
FEEDBACK e COMPARATORE che rileva gli errori.
Funzionamento: viene fornito un INPUT all’ESECUTORE, il quale lo elabora
e prende una decisione riguardo l’azione da mettere in atto. Le
istruzioni che permetteranno l’esecuzione dell’azione vengono inviate all’
EFFETTORE, che le mette in atto. A questo punto il compito del sistema è
FINITO, non essendoci feedback il sistema “rimane all’oscuro” sull’esito
dell’azione (raggiunto o meno il suo scopo) [esemp.pag.125].
Le CARATTERSTICHE del CIRCUITO APERTO sono:
Vengono date in anticipo le ISTRUZIONI relative all’AZIONE,
• specificando: ORDINE delle operazioni da eseguire (sequencing);
TIMING.
Una volta avviato il PROGRAMMA, il sistema mette in atto
• fedelmente le istruzioni SENZA MODIFICARLE.
Il non utilizzo di FEEDBACK, virtualmente non da la possibilità di
• correggere o rilevare ERRORI.
Il CIRCUITO APERTO, risulta efficace soprattutto x controllare OPERAZIONI che
vengono realizzate in ambienti stabili e prevedibili (scarsa necessità di
modificare i programmi).
Stud.pag.126-127 prog.motorio come sistema di controllo a circuito aperto.
Il CIRCUITO APERTO nel modello concettuale, rappresenta la parte
costituita da ESECUTORE-EFFETTORE-OUTPUT (senza feedback)
(diagramma pag.128)
Questo tipo di modello concettuale, ha la possibilità di operare in ciascuno
dei 2 modi, a seconda dei movimenti:
Movimento MOLTO LENTO richiede l’attuazione del sistema CIRCUITO
CHIUSO, dotato di FEEDBACK che provengono dalla periferia, ed hanno il
compito di modificare il movimento in via di esecuzione.
Movimento MOLTO VELOCE richiede l’attuazione del sistema CIRCUITO
APERTO, dove il movimento è un’azione programmata, nella quale
NON influiscono (sostanzialmente) i feedback sensoriali-sensitivi.
Comunque, gran parte del COMPORTAMENTO MOTORIO è il risultato di una
miscela di operazioni sia a circuito APERTO che CHIUSO, perciò spesso
entrambi i tipi di sistemi di controllo agiscono contemporaneamente o
in modo intermittente.
Che cosa deve prevedere il PROGRAMMA MOTORIO di un movimento
rapido (e anticipato)?
Un movimento viene organizzato anticipatamente mediante un PROGRAMMA,
cioè un “copione” che specifica i dettagli essenziali del movimento, ma
non tutti i particolari, in quanto sono possibili anche attività di tipo riflesso. Ciò
che un programma motorio prevede:
MUSCOLI SPECIFICI necessari x produrre l’azione
ORDINE con il quale questi muscoli devono essere attivati
FORZA delle varie contrazioni
TIMING e SEQUENZA delle contrazioni
DURATA ogni contrazione
AGGIUSTAMENTI POSTURALI PRIMA DELL’AZIONE
Il nostro sistema motorio è organizzato in maniera tale da prevedere degli
aggiustamenti della postura, prima che venga ad essere eseguito un
qualsiasi movimento (esemp. muovere un arto).
Queste modificazioni posturali avvengono SEMPRE anticipatamente
all’azione da eseguire e mai dopo, in quanto ciò permette di poter eseguire il
movimento senza che avvenga una perdita di equilibrio che andrebbe a
degradare il movimento stesso.
Le “modificazioni posturali” sembrano quindi essere azioni previste
all’interno di un PROGRAMMA MOTORIO, ad esempio, di sollevamento di un
arto. Pertanto modificazione posturali e azione prevista
(esemp.sollevamento braccio) vanno interpretate come un insieme unitario e
coordinato.
Questi aggiustamenti posturali, svaniscono dal momento in cui il soggetto si
appoggia a qualche tipo di supporto, prima di realizzare il movimento: il
sistema si accorge che la preparazione anticipata della postura non è
necessaria x quel tipo di situazione.
Ci sono 3 filoni di ricerca separati, che convergono tutti a sostegno
della TEORIA DEL CONTROLLO MOTORIO di AZIONE RAPIDE mediante
PROGRAMMA MOTORIO:
TEMPO REAZIONE attraverso esperimenti, Henry e Rogers
esaminarono il TR di soggetti ai quali veniva chiesto di mettere in atto ad
un certo stimolo, movimento con complessità variabile. I risultati furono
il TR aumentava quando: al movimento venivano aggiunti ulteriori
elementi; movimento richiedeva coordinazione numero maggiore di
arti; movimento richiedeva una durata maggiore.
Da questi risultati si evidenziò che:
TR aumenta più i movimenti sono complessi
Ciò venne interpretato come:
l’aumento del TR è dovuto in quanto si necessità di più tempo x
organizzare il sistema deputato all’avvio del movimento, e tale
organizzazione del movimento avviene nello stadio di
PROGRAMMAZIONE DELLA RISPSOTA.
DEAFFERENTAZIONE è una tecnica chirurgica che porta
all’interruzione, nel punto di accesso al midollo, di un’afferenza
sensoriale (sensitiva), impendendo così che gli impulsi nervosi dalla
PERIFERIA possano raggiungere il MIDOLLO SPINALE (esemp.pag.130).
Dai soggetti dell’esperimento, si notò come la deafferentazione totale
di alcune vie sensitive, non aveva determinato l’impossibilità
nell’eseguire movimenti. Ciò portò a smentire la teoria del controllo
motorio secondo la quale “per eseguire un movimento sia necessaria
l’informazione sensitiva”, a favore di un’ipotesi che prevedeva che i
movimenti siano organizzati a livello centrale, in forma di
PROGRAMMI MOTORI e che siano messi in atto attraverso
CIRCUITO APERTO. Tale ipotesi è sostenuta dalla motivazione seconda
la quale, alcune azioni vengono realizzate troppo rapidamente perché
sia possibile utilizzare il feedback x controllarle, cioè movimenti molto
veloci vengono portati a termine da chi li esegue, prima ancora che
possa utilizzare il feedback prodotto dall’azione x modificarne il corso.
ELETTOMIOGRAFIA vedi esperimento e analisi pag.131-132 +
interpretazione esperimento pag.132.
PROGRAMMA MOTORIO analogo GENERATORE CENTRALE DI PATTERN
Per GENERATORE CENTRALE DI PATTERN si intende il meccanismo che
produce azioni ripetitive (esemp. locomozione degli animali; nuoto dei
pesci; ecc). L’organizzazione di questo meccanismo è definita geneticamente
(ereditaria): uno STIMOLO SCATENANTE determina l’invio alla MUSCOLATURA
di segnali di tipo ritmico-oscillatorio. Questi segnali definiscono una
sequenza di attività alternanti e ripetitive (esemp. movimenti arto
dx-sx-dx-sx) simili a quelle che hanno luogo durante la LOCOMOZIONE. Alcuni
studi su soggetti non umani, hanno dimostrato come questi comandi vengono
inviati anticipatamente anche nel caso di DEAFFERENTAZIONE, facendo
ipotizzare che questo meccanismo sia di natura centrale. (esemp.
meccanismo e img. pag.134).
Nonostante PROGRAMMA MOTORIO e GENERATORE CENTRALE DI PATTERN
siano simili, presentano una differenza fondamentale: il GENERATORE DI
PATTERN è associato ad attività geneticamente prestabilite
(locomozione, masticazione, respirazione,ecc); mentre il PROG.MOTORIO
ha a che fare con attività apprese controllate centralmente (calciare,lanciare,
ecc).
Oltre ai circuiti a FEEDBACK, l’OUTPUT può essere modificato
attraverso un’altra categoria di RIFLESSI che sortiscono effetti diversi
è il caso del fenomeno dell’INVERSIONE DEL RIFLESSO, cioè un
particolare caso si attività riflessa la quale si differenzia dagli altri casi x la
sua capacità di generare una reazione DIVERSA (non STEREOTIPATA) a
seconda delle situazioni in cui viene messo in atto lo STIMOLO. Tale
riflesso si manifesta in azioni ripetitive e agiscono modificando l’azione stessa.
Questa variazione sembra sia provocata da interazione tra PROGRAMMA
MOTORIO, GENERATORE CENTRALE DI PATTERN e FEEDBACK VIE
AFFERENTI. Mentre la modulazione di questo fenomeno si pensa sia a carico
del GENERATORE CENTRALE DI PATTERN, il quale determina il tipo di via
riflessa (esper.pag.134-135).
I riflessi vengono messi in atto con uno scopo (cause “inversione del riflesso”
nel gatto pag.136).
I PROGRAMMI MOTORI nel definire l’azione, regolano anche i vari
GRADI DI LIBERTA’ dei movimenti stessi cioè definiscono quale
articolazione “bloccare” e quali non, x il raggiungimento di un determinato
movimento.
Limiti della TEORIA DEI PROGRAMMI MOTORI il suo limite maggiore
riguarda l’impossibilità nel spiegare come facciamo a produrre
movimenti nuovi e creare pattern motori flessibili.
Secondo la TEORIA DEL PROGRAMMA MOTORIO, ogni movimento ha bisogno di
un proprio programma il quale contiene i vari comandi motori
immagazzinati nella memoria a lungo termine. Dal momento che esistono
un numero illimitato di varianti di ogni movimento, per produrli occorre
possedere un numero illimitato di programmi motori questa condizione
induce al PROBLEMA DELL’IMMAGAZZINAMENTO: enorme numero di
PROGRAMMI devono essere immagazzinati nella memoria lungo termine.
A questo problema, ne consegue un altro PROBLEMA DELLA NOVITA’
(esemp.pag.139).
La TERORIA DEL PROGRAMMA MOTORIO non è in grado di spiegare
come fa l’uomo a eseguire azioni mai eseguite prima.
Il PROBLEMA DELL’IMMAGAZZINAMENTO, portò alla formulazione di una nuova
idea, quella di: PROGRAMMA MOTORIO GENERALIZZATO programma che
definisce un MODELLO DI MOVIMENTI (pattern), piuttosto che un
movimento specifico. Questa sua flessibilità, permette al programma
motorio di poter essere modificato nel corso dell’esecuzione , generando
movimenti NON ASSOLUTAMENTE NUOVI, ma neanche qualcosa di VECCHIO: lo
stesso movimento viene ripetuto in modi diversi (c’è un modello
generale di movimento registrato nella memoria a lungo termine, capace di
potersi modificare a seconda delle condizioni ambientali). Ciò spiega il motivo x
cui ogni soggetto nell’esprimere un movimento, mantiene il proprio stile di
esecuzione, nonostante metta in atto movimenti sempre diversi (tennista che
colpisce ogni volta la pallina con oscillazioni della racchetta che variano a
seconda dell’angolazione del rimbalzo, forza impressa alla pallina, posizione
del corpo, ecc).
Quali caratteristiche del movimento vengono modificate?
Queste caratteristiche vengono definite caratteristiche superficiali, ma
anche PARAMENTRI, in quanto sono componenti modificabili dei
programmi motori generalizzati:
Variazione del tempo di movimento un movimento può essere
• eseguito in tempi e velocità diversi, lasciando inalterato la sua
struttura fondamentale (esemp.pag.140).
Variazione dell’ampiezza di movimento un movimento può essere
• eseguito ad ampiezze diverse, attraverso la stessa azione (esemp.
compiere saltelli di altezza diversa, pur usando la stessa azione
fondamentale di salto) (esper.pag.141).
Variazione dell’arto e dei muscoli utilizzati si possono eseguire
• movimenti diversi utilizzando arti o muscoli differenti, mantenendo però il
pattern di base (lo stesso stile di movimento) (esemp.scrivere alla
lavagna o su un assegno bancario).
Quando vengono definiti questi parametri?
Un atleta dopo aver ricevuto determinati stimoli sensoriali dall’ambiente
(STADIO IDENTIFICAZIONE DELLO STIMOLO), seleziona l’opportuno
PROGRAMMA MOTORIO GENERALIZZATO (esemp. lancio) (STADIO DI
SELEZIONE DELLA RISPOSTA), questo programma viene preparato x dare avvio
ai movimenti (STADIO DELLA PROGRAMMAZIONE RISPOSTA). Proprio in questo
stadio l’atleta modifica il programma generalizzato scelto, in base all’info
ambientale disponibile subito prima di iniziare l’azione (specifica arto che deve
usare, velocità, forza da imprimere,ecc). Una volta prese queste decisioni il
soggetto stima i valori dei PARAMETRI (tempo, ampiezza, muscoli e arto) al
fine di produrre l’azione desiderata (esemp. se l’atleta deve lanciare una
palla con una traiettoria lunga, nel tempo + breve possibile, l’atleta seleziona
un tempo di movimento rapido e un’ampiezza di movimento grande).
Una volta definiti questi parametri, l’atleta è pronto ad iniziare il movimento.
Oltre al PROGRAMMA MOTORIO, esiste una teoria alternativa x
spiegare i meccanismi del controllo motorio: APPROCCIO DINAMICO (di
Bernshtein)
Questa teoria fu messa in piedi in opposizione a quella di PROGRAMMA
MOTORIO, nei confronti del quale si criticava la troppa enfatizzazione
dell’ORGANIZZAZIONE, CONTROLLO, RAPPRESENTAZIONE A LIVELLO SNC;
ignorando molte caratteristiche dinamiche del movimento come
DISCONTINUITA’ CONTRAZIONE MUSCOLARE, FREQUENZE PREFERITE DI
OSCILLAZIONE DEGLI ARTI.
L’APPROCCIO DINAMICO si basa sul fatto che tutti gli stimoli che
determinano l’atto motorio, non sono rappresentati all’interno di un
PROGRAMMA MOTORIO, ma che piuttosto emergano naturalmente come
il risultato d’interazioni tra numerosi elementi (teoria analoga a quella
esplicativa di molti eventi fisici: l’acqua passa dallo stato fluido a solido senza
che ci sia un programma che controlli gli stimoli responsabili di tale
cambiamento).
A sostenere tali ipotesi, diverse ricerche mostrano come le dinamiche dei
pattern dell’azione degli arti durante la locomozione vengano raggiunte grazie
all’esistenza di fondamentali richieste di stabilità e grazie all’associazione di
semplici proprietà meccaniche del muscolo (combinazione di più elementi).
Comunque viene presa in considerazione la teoria del PROGRAMMA MOTORIO,
in quanto rappresenta un modello molto fruttuoso nel quale poter integrare più
tipi differenti di risultati sperimentali.
Cap. 6
PRINCIPIO DEL CONTROLLO MOTORIO E PRECISIONE DEI MOVIMENTI
1) caratteristiche stabili del PROG.MOTORIO GENERALIZZATO
2) principi fondamentali produzione movimento, che governano
relazione fra VELOCITA’-AMPIEZZA-PRECISIONE
3) Cause degli errori di movimento
1) Caratteristiche del PROG.MOTORIO GENERALIZZATO che rimangono
stabili, quando vengono variate le CARATTERISTICHE SUPERFICIALI del
movimento CARATTERISTICHE INVARIANTI: la più importante è quella
riguardante la struttura temporale (timing), definito come TIMING
RELATIVO.
TIMING RELATIVO
Costituisce il ritmo fondamentale di un movimento. Questo TIMING
RELATIVO, rimane SEMPRE “essenzialmente” invariato, anche quando
vengono modificate le CARATTERISTICHE SUPERFICIALI. L’accelerazione di un
movimento, determina l’accelerazione uniforme di TUTTE le componenti
che lo costituiscono e non solo di alcune di esse. Ciò significa che la
proporzione fra la DURATA di ciascuna componente e la DURATA TOTALE
dell’interno movimento, rimane COSTANTE. (esemp.pag.149-150)
La capacità del TIMING RELATIVO di non variare, consente di mantenere
invariata la forma dei movimenti ogni volta che vengono modificate le
CARATTER.SUPERFICIALI (altrimenti, ad esempio nello scrivere più
velocemente, se una componente che costituisce il movimento scrittura varia
con una proporzionalità diversa dalle altre, viene alterata la forma del
movimento).
Invarianza T.REL. nel LANCIO è un movimento che può venir effettuato in
un numero illimitato di varianti. Tale flessibilità è data dalla possibilità di poter
variare le CARATT.SUPERFICIALI, mentre in tutte queste varianti il TIMING
RELATIVO dovrebbe rimanere tendenzialmente costante.
Il TIMING RELATIVO rimane invariante all’interno di una classe di
movimenti, mentre DIFFERISCE da una classe di movimenti all’altra:
MARCIA vs CORSA (esperimento pag.151-153), ma anche CORSA vs
SALTELLI.
2) Come incidono le modifiche apportate ai PARAMETRI sul
raggiungimento dell’obiettivo ambientale?
Per saperlo dobbiamo individuare i principi (analoghi alle leggi fisiche) che
governano l’esecuzione dei movimenti semplici:
Relazione VELOCITA’- PRECISIONE nei movimenti continui-veloci
• tale relazione è possibile comprenderla attraverso la LEGGE DI FITTS:
questa legge dimostra come x l’esecuzione di movimenti veloci e precisi,
vengono fatti dei compromessi tra VELOCITA’-PRECISIONE, cioè si
tende a sacrificare la PRECISIONE alla VELOCITA’ o viceversa, a seconda
delle richieste del compito.
Questa legge viene spiegata, mediante una relazione matematica
(pag.152), nella quale il TEMPO MEDIO necessario a compiere un certo
movimento è in relazione lineare con l’INDICE DI DIFFICOLTA’
[2A/W]. Dove A= ampiezza movimento / W= grandezza del bersaglio:
TM=2A/W
All’aumentare dell’AMPIEZZA DEL MOVIMENTO aumenta il TEMPO
MEDIO
Al diminuire delle DIMENSIONI DEL BERSAGLIO aumenta il TEMPO
MEDIO
Al diminuire dell’AMPIEZZA MOVIMENTO diminuisce TEMPO MEDIO
All’aumentare DIMENSIONI DEL BERSAGLIO diminuisce TEMPO
MEDIO
Se INDICE DIFFICOTA’ è elevato maggiore probabilità di errore
aumento TM (diminuzione velocità: il gesto viene eseguito più
lentamente; viene “sacrificata” la velocità alla precisione)
Che cosa succede quando vengono eseguiti dei movimenti veloci
e continui che cercano di colpire un certo bersaglio: chi esegue il
movimento, inizialmente genera un’azione che è programmata x
muovere l’arto verso il bersaglio; ad un certo punto dell’esecuzione
del movimento viene però elaborato il feedback relativo alla sua
precisione, comportando una o più correzioni del movimento x guidare
l’arto precisamente verso il bersaglio. Questa situazione mostra una
fusione tra AZIONI PROGRAMMATE ed ELABORAZIONE
AGGIUNTIVA DEI FEEDBACK (verso la fine del movimento)
combinazioni di processi a CIRCUITO APERTO e CIRCUITO CHIUSO.
3) Cause degli errori di movimento
Un soggetto che cerca di produrre la stessa entità di forza in una serie
successive di prove, ha come risultato prestazioni notevolmente incostanti.
L’origine di questi errori (variabilità) va rintracciata in quei processi presenti
all’interno del SNC che convertono l’IMPULSO NERVOSO nell’ATTIVAZIONE DI
UNITA’ MOTORIE (contrazioni muscoli), i quali appaiono “disturbati”
(incostanti). A questi processi si aggiungono le reazioni riflesse M1-M2
(pag.160) che possono influire.
Di conseguenza disturbi a livello di questi processi, determina che le forze
prodotte durante una contrazione non sono sempre uguali a quelle
prestabilite dal sistema.
All’aumentare della forza da produrre con la contrazione, aumenta il “rumore”
generato da questi processi, il quale a sua volta determina un aumento
variabilità della forza prodotta (MAGGIOR ERRORE).
Da un punto di vista pratico, questi “disturbi” a livello dei processi determinano
delle variazioni nelle contrazioni muscolari, che portano ad un’esecuzione
alterata del movimento (vedi pag.160-161): nel movimento in cui si va a colpire
la pallina con la mazza da golf, si attivano diversi muscoli. La direzione di
azione di alcuni di questi muscoli è in linea con il movimento
prestabilito, mentre la direzione di altri muscoli non lo è, x cui si formano
vari angoli rispetto alla direzione del movimento. Per effettuare il
movimento nella direzione voluta è importante raggiungere l’esatta entità di
forza, perciò i vari muscoli devono contrarsi in modo coordinato. Se ciò
avviene, la somma di tutte queste forze determina una forza risultante che
sarà diretta verso la direzione voluta. Un errore a livello di una di queste forze
(eccessiva contrazione di un muscolo), determinerebbe una direzione del
movimento alterata, con conseguente aumento del margine di errore.
Cosa avviene al variare del TEMPO DI MOVIMENTO
DIMINUZIONE TEMPO MOVIMENTO (aumentata velocità) le forze esercitate
sulle ossa aumentano, determinando un aumento delle possibilità di
errore con il risultato di avere una reazione diversa da quella prevista nel
programma motorio IMPRECISIONE aumenta, all’aumentare della
VELOCITA’ movimento (dovuto in particolar modo al maggior “rumore”
generato quando si producono contrazioni muscolari intense). Questa reazione
avviene con movimenti che richiedono un aumento della forza max fino 70%,
dopodiché la variabilità della forza diminuisce.
VIOLAZIONE COMPROMESSO VELOCITA’-PRECISIONE In situazioni in
cui si effettuano movimenti ESTREMAMENTE RAPIDI e caratterizzati
dalla produzione di ELEVATI LIVELLI DI FORZA, il principio del
COMPROMESSO VELOCITA-PRECISIONE sembra essere violato:
ci sono abilità che hanno come obiettivo la precisione temporale (non
spaziale), si eseguono movimenti in modo tale che il movimento finisca in un
particolare istante o coincida con il movimento di un oggetto o evento esterno
(esemp. pugile che cerca di bloccare pugno avversario). Attraverso diversi
studi, è stato visto che queste abilità, seguono principi in parte differenti da
quelli che valgono x le abilità con obiettivi di precisione SPAZIALE:
VIOLAZIONE COMPROMESSO VELOCITA’-PRECISIONE x le abilità che
hanno come obiettivo la precisione SPAZIALE, vale il principio del
COMPROMESSO VELOCITA’-PRECISIONE nel quale all’AUMENTARE della
velocità di movimento si ha una DIMINUZIONE della precisione.
Nelle abilità con obiettivo la precisione TEMPORALE si ha l’effetto contrario,
cioè all’AUMENTARE della velocità del movimento si ha un AUMENTO della
precisione temporale.
Movimenti che richiedono CONTRAZIONE ESTREMAMENTE INTENSE dei
muscoli che portano al raggiungimento di velocità di movimento
massimale (esemp. calciare palla) (TEORIE NON CONFERMATA) questi
movimenti devono essere eseguiti con precisione SPAZIALE e TEMPORALE
e alterazioni della VELOCITA’ DI MOVIMENTO (TEMPO DI MOVIMENTO)
provocano effetti che differiscono da quei movimenti che richiedono livelli di
forza inferiori. Anche x queste attività si assiste ad una VIOLAZIONE DEL
COMPROMESSO VELOCITA’-PRECISIONE, il quale normalmente prevede che a
velocità di movimento MAGGIORE si ha una DIMINUZIONE della
precisione. Attraverso un esperimento condotto da Schmidt, in dei movimenti
rapidi si è dimostrato la veridicità del COMPROMESSO VELOCITA’-PRECISIONE
fino ad un certo punto: in movimenti estremamente rapidi <80ms si assisteva
ad una diminuzione del margine di errore (AUMENTO PRECISIONE), al di
sopra di tale intervallo il margine di errore aumentava (DIMINUZIONE
PRECISIONE) per poi scendere più il movimento si faceva LENTO. Dal grafico è
emerso un andamento a ∩ (pag.164) il quale dimostrava che MOVIMENTI
MOLTO VELOCI e MOVIMENTI MOLTO LENTI avevano il minor numero di errori
spaziali.
Com’è possibile che movimenti possono essere allo stesso tempo
VELOCI e PRECISI sotto il profilo spaziale? I muscoli che intervengono nel
movimento con un’intensità >70% determinano una diminuzione variabilità
delle forze. Nel caso di attività molto rapide, la contrazione estremamente
intensa dei muscoli (>70%) ha portato ad ottenere una minor probabilità di
errore.
Cap.7
PREPARARE L’ESPERIENZA DI APPRENDIMENTO
L’apprendimento è fondamentale x l’esistenza biologica, in quanto permette di
adattarsi alle particolari caratteristiche di un certo ambiente e di trarre profitto
dalle proprie esperienze.
Apprendimento dell’uomo sembra avvenire in maniera continua, ogni giorno
acquisiamo nuove conoscenze che avranno un effetto su cose future.
Quelle situazioni in cui c’è intenzionalità e volontà da parte del soggetto di
apprendere, prende il nome di ESPERIENZE DI APPRENDIMENTO.
Per chi si trova nel ruolo di insegnare l’apprendimento di un dato compito ad un
allievo, è importante considerare: la finalità della loro esperienza di
apprendimento (DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI) e il TRANSEF DI
APPRENDIMENTO.
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI (quali abilità vuole padroneggiare? In quali
condizioni vuole padroneggiarle?, ecc) ci sono certi allievi che sono
CONSAPEVOLI DEI LORO OBIETTIVI ed altri NO. Tutti gli allievi dovrebbero
essere incoraggiati a definire le loro finalità, in maniera da poter identificare
le abilità (con le quali perseguire gli obiettivi) e i comportamenti specifici
che si vogliono ottenere (azioni che permettono di mettere in atto le
ABILITIA’ TARGET). In questo modo si avrà un punto di riferimento x valutare il
progresso dell’allievo.
Gli obiettivi, possono variare da persona a persona (la volontà di raggiungere
un obiettivo realistico, stimolante, ottenibile e specifico, ha ripercussioni
benefiche sulla prestazione: posso “vedere” il mio obiettivo e ciò determina
una motivazione maggiore nel raggiungerlo).
Tipi di obiettivi che vengono definiti
Obiettivi relativi al RISULTATO: miglioramento della prestazione che si
• concentra sul risultato finale dell’attività, che comporta il confronto della
propria prestazione con quella altrui (esemp.battere un proprio amico in
una certa attività).
Obiettivi relativi alla PRESTAZIONE: miglioramento della prestazione
• rispetto al precedente livello di prestazione dell’individuo (aumentare la
capacità di realizzazione da calci di punizione).
Obiettivi relativi al PROCESSO: quegli obiettivi che enfatizzano
• particolari aspetti dell’esecuzione dell’abilità (esemp.movimento
alternato della braccia durante la corsa 100m).
Dato che gli obiettivi relativi a PRESTAZIONE e PROCESSO permettono di
concentrare l’attenzione su miglioramenti propri, risultano più motivanti,
rispetto a quelli relativi al RISULTATO che invece comportano confronti con la
prestazione di altre persone (esemp.pag.178). E’ comunque importante
incoraggiare gli allievi a definire tutte e 3 le tipologie di obiettivi.
Definire gli obiettivi, consente di identificare le ABILITA’ che si
vogliono sviluppare: ABILITA’ TARGET Tali abilità sono quei compiti che
le persone devono apprendere allo scopo di ottenere i loro obiettivi
(esemp.pag.178).
Una volta identificate le ABILITA’ TARGET, si dovranno determinare i
COMPORTAMENTI SPECIFICI: COMPORTAMENTI TARGET sono quelle
azioni che si devono produrre con successo, allo scopo di mettere in atto le
ABILITA’TARGET (esemp. ABILITA’ TARGET indirizzare una schiacciata a 1,5m
dalla linea di fondo avversaria. COMPORTAMENTI TARGET nella schiacciata
potrebbero essere: guardare la palla, preparare anticipatamente la racchetta,
ecc).
Nel corso dell’insegnamento è importante stimolare gli allievi a focalizzarsi su
più di uno di questi comportamenti, al fine di farli diventare
caratteristiche abituali dei loro movimenti.
Altro elemento che va preso in considerazione: CONTESTO TARGET
contesto ambientale nel quale gli allievi voglio essere in grado di eseguire
un’abilità target (dove i soggetti vogliono mettere in atto le abilità target??
Esemp.torneo di tennis tra amici in un parco pubblico).
Incoraggiare gli allievi a definire le 3 tipologie di obiettivi, permetterà
di ottenere un quadro chiaro della destinazione che l’allievo intende
raggiungere così si può aiutarlo a identificare ABILITA’ TARGET –
COMPORTAMENTI TARGET che lo metteranno in condizione di
raggiungere l’obiettivo prefissato in un certo CONTESTO TARGET (in tal
senso è importante impostare un apprendimento specifico rivolto ad
esercitarsi in quelle condizioni che si avvicinano di più all’abilità target e al
contesto target (esemp. esercitarsi nel servizio, servendo una palla da tennis
ad un avversario, simulando la condizione di gioco).
TRANSFER APPRENDIMENTO influenza (positiva o negativa) di un compito
appreso in esperienze pregresse, sull’apprendimento di nuovi compiti:
Esperienza precedente del 1° compito ha un effetto POSITIVO
• sull’apprendimento del 2°compito transfer positivo.
Esperienza precedente del 1° compito ha un effetto NEGATIVO
• sull’apprendimento del 2°compito transfer negativo. La ricerca di
laboratorio suggerisce che tale fenomeno è “virtualmente inesistente”
nell’ambito dell’att.motoria. Soltanto durante la prima fase
dell’apprendimento, quando il livello di abilità è di natura generale, ci
potrebbe essere un influenza negativa dell’apprendimento precedente.
Esperienza precedente del 1° compito non ha nessun effetto
• sull’apprendimento del 2°compito nessun transfer.
I vari aspetti del transfer sono:
Generalizzazione (transfer ravvicinato): possibilità di mettere in
• atto delle azioni apprese in un certo contesto, ad altri contesti
(paziente con protesi che afferra cibi nel suo ambiente domestico, dopo
averlo imparato in ambiente ospedaliero: il movimento è lo stesso,
cambia il contesto ambientale) oppure la possibilità di mettere in atto le
azioni apprese in un certa situazione, ad altre situazioni MOLTO
SIMILI (esemp. cestista che accentua l’arco dorsale nel tiro in
sospensione che ha imparato in ALLENAMENTO x superare, durante una
PARTITA, le braccia distese in alto di un’avversaria più alta: il movimento
è lo stesso ma è attuato in circostante diverse ma molto simili:
ALLENAMENTO-PARTITA).
Transfer distanziato: impatto dell’apprendimento motorio di
• BASE sul FUTURO apprendimento di altre abilità tipo di transfer
di apprendimento che avviene da un compito all’altro o da una situazione
all’altra, molto diverse tra loro.
In questo caso si intende lo sviluppo di ABILITA’ GENERALI, x produrre
in futuro una grande varietà di azioni (tecnica più conosciuta x
sviluppo tale transfer è l’EDUCAZIONE MOTORIA nella scuola
elementare). In tal senso è importante sottoporre l’allievo a varie
attività motorie, come il LANCIARE, SALTARE, CORRERE,ecc.
(esemp.pag.180).
Transfer apprendimento relativo alla scomposizione di un’abilità,
• al fine di facilitare l’esecuzione o l’apprendimento di un’intera
abilità cap.9
ALLIEVO (chi apprende)
Allo scopo di creare esperienze di apprendimento opportune, si devono tenere
in considerazioni le caratteristiche dell’allievo:
Motivazione: è la forza trainante che spinge il soggetto verso il
raggiungimento di un certo obiettivo, che può essere il miglioramento
della propria prestazione nell’esecuzione del compito stesso
oppure il miglioramento della propria prestazione rispetto ad altri.
La motivazione è correlata alla percezione del proprio successo.
Ci sono anche situazioni in cui la motivazione manca (esemp. pazienti
infortunati che sono così scoraggiati dalle loro condizioni fisiche, che
hanno difficoltà nel trovare l’energia necessaria x affrontare la
fisioterapia), perciò gli “insegnanti” x aumentare la motivazione,
ricorrono a modi creativi (esemp.video, discussioni gruppo,
incoraggiamenti,ecc) x creare una connessione tra ALLIEVO e
ABILITA’ che deve essere appresa.
Le chiavi della motivazione sono la rilevanza personale e processo
finalizzato Un modo efficace x aumentare la motivazione è
coinvolgere l’allievo nella definizione del proprio scopo: quando
viene data agli allievi la possibilità di definire i propri obiettivi e di
incoraggiarli a valutare i successi ottenuti, essi si troveranno
sempre nella condizione di essere esecutori esperti (essere capaci) e
fino a quando essi sentiranno di poter aver successo nell’ottenimento dei
loro obiettivi, continueranno ad essere motivanti.
Esperienze pregresse: da esperienze motorie passate, si possono
ricavare quegli elementi motori-percettivi-concettuali che possono
servire x l’apprendimento di un nuovo compito:
Elementi motori: riguardano pattern motori di azioni diverse
o (esemp.lanciare palla baseball e canna da pesca hanno pattern
motori simili).
Elementi percettivi: riguardano gli stimoli correlati con il
o compito che si deve essere in grado di interpretare x assicurarsi la
riuscita di una esecuzione (nel ping-pong e tennis si deve avere
una consapevolezza della traiettoria con cui la palla rimbalzerà sul
terreno o sulla rete).
Elementi concettuali: aspetti di un compito che hanno a che fare
o con i principi, direttive o strategie della prestazione.
Capacità: quegli atleti che presentano elevati livelli di capacità ereditati,
si trovano sicuramente in una situazione di vantaggio di apprendimento,
importanti x eseguire abilmente il compito stesso.
Alcuni ritengono valido il concetto comune, ma fuorviante, che le
capacità fondamentali possono essere migliorate con la pratica di attività
diverse (esemp.pag.185). Sfortunatamente, l’evidenza suggerisce che
esercizi di questo tipo hanno uno scarso effetto sul miglioramento
della prestazione in questi compiti specifici. Se si vuole invece
facilitare l’apprendimento, si dovrebbe incoraggiare gli allievi a
esercitarsi prevalentemente nelle abilità specifiche x l’ottenimento
degli obiettivi che voglio raggiungere.
Stadio attuale del suo apprendimento: si possono cominciare
esperienze di apprendimento a diversi stadi di apprendimento, i quali
sono però “relativamente distinti”, visto che esistono normalmente
alcune sovrapposizioni tra gli stadi. Questi stadi sono:
Stadio VERBALE-COGNITIVO gli allievi in questo stadio si
o confrontano con un compito totalmente estraneo. In questo
stadio gli allievi passano molto tempo a dire a se stessi
(verbale) quello che si accingono a provare, e pensare
(cognitivo) alle strategie che potrebbero essere efficaci. Dunque,
durante questo stadio gli allievi si cimentano in una prolungata
conversazione con se stessi, guidando verbalmente le proprie
azioni. Questa attività richiede molta attenzione e impedisce di
elaborare altre info come le appropriate strategie e gli elementi
fondamentali del gesto.
Tutto ciò serve a dare agli allievi un’idea generale, ma questo
stadio dovrà essere abbandonato non appena gli individui
diventano più esperti del compito da eseguire.
In questo stadio i miglioramenti sono abb. evidenti e avvengono
rapidamente, anche se possono risultare esitanti, a scatti (proprio
in seguito al processo di verbalizzazione), incerti,ecc.
Utili saranno le istruzioni da parte dell’insegnante, che possono
essere di tipo verbale o visivo (mostrando il gesto), oppure
affidandosi ai transfer d’apprendimento, cioè indicando le
similitudini degli elementi tra i compiti appresi precedentemente e
il nuovo compito.
Stadio MOTORIO avendo un’idea generale di come devono
o essere i movimenti, la concentrazione dell’allievo si sposta verso la
rifinitura dell’abilità, attraverso una più efficace
organizzazione delle strutture del movimento. L’attenzione
dell’allievo è quella di associare, fissare qualsiasi cosa sia
necessaria x la rifinitura dell’abilità. Questa rifinitura risulta
essere diversa a seconda che i movimenti siano RAPIDI o LENTI, o a
seconda che le abilità siano OPEN SKILL o CLOSED SKILL.
MOVIMENTI RAPIDI in questo caso, si attua il PROGRAMMA
MOTORIO.
MOVIMENTI LENTI in questo caso l’azione viene controllata
attraverso un’elaborazione che utilizza feedback provenienti
dall’esecuzione del movimento.
CLOSED SKILL gli allievi possono “fissarsi” sulla riproduzione
delle stesse azioni.
OPEN SKILL gli allievi iniziano a “diversificare” le loro azioni, in
risposta alle condizioni ambientali che variano.
In questo stadio, gli allievi sembrano divenire più efficienti nella
produzione dei loro movimenti e, a volte sembrano eseguirli senza
sforzo, rendendo i movimenti più fluidi e meno affrettati. Inoltre
iniziano a monitorare i feedback e a rilevare gli errori. Questo
stadio può durare più a lungo di quello verbale-cognitivo (settimane
o mesi), a seconda della complessità del compito. Meno importanti
risulta l’assistenza educativa.
Stadio AUTONOMO dopo una lunga pratica, gli allievi entrano in
o uno stadio in cui sono capaci di eseguire le loro azioni quasi
automaticamente, ponendo scarsa o nessuna attenzione nel
corso dell’esecuzione. Essi sviluppano i loro programmi motori
fino al punto che possono utilizzarli x controllare le loro azioni x
periodi di tempo più lunghi. Quindi non devono pensare a ogni
componente dell’abilità che stanno eseguendo (esemp.ginnasta è
in grado di eseguire un esercizio alla sbarra x diversi secondi).
Programmando sequenze più lunghe, soggetti molto esperti non
devono attivare un maggior numero di programmi. Ciò
diminuisce la richiesta di attenzione come invece accade quando si
devono iniziare movimenti più frequentemente.
In questo stadio c’è anche un aumento dell’automatismo
nell’analisi sensoriale e sensitivi dei pattern ambientali
(esemp.pag.187), la quale permette a soggetti esperti di cimentarsi
in attività cognitive più elevate, come cambiare velocemente
strategia di gioco.
In questa fase si nota una maggiore sicurezza e una maggiore
capacità di rilevare errori nei movimenti. I movimenti sono
caratterizzata da maggior automatismo, ridotto sforzo fisico e
mentale, miglioramenti nello stile e forma. È comunque più
difficile ottenere miglioramenti della prestazione, in quanto gli
allievi stanno raggiungendo i limiti della loro abilità.
VALUTAZIONE PROGRESSI DELL’ALLIEVO
Per la valutazione dei miglioramento, sono importanti 2 aspetti che
rappresentano i migliori indicatori di un’azione evoluta: finalità e aspetti
della prestazione. Per valutare il livello di raggiungimento dell’obiettivo
prefissato, si dovrà valutare la prestazione, scegliendo quegli aspetti che
meglio riflettono le qualità associate all’obiettivo stesso.
Selezione degli ASPETTI DELLA PRESTAZIONE che potendo essere
valutati, permetteranno di poter poi determinare i progressi
dell’allievo si possono classificare 2 categorie di aspetti della
prestazione, che possono essere utilizzati come indicatori del livello di abilità
del soggetto:
Misura del RISULTATO il soggetto viene valutato a seconda del
• risultato (esemp. in quanto tempo vengono eseguiti i 100m)
Misura del PROCESSO il soggetto viene valutato prendendo in
• considerazione la qualità di alcuni aspetti del movimento. Affinché
questa valutazione sia valida, si dovranno identificare i corretti aspetti
che riflettono con più precisione il COMPORTAMENTO TARGET (esemp.
riguardo i criteri che possono essere presi in considerazione x valutare la
qualità della deambulazione pag.192).
Questa valutazione può essere eseguita, attraverso strumentazioni
sofisticate, ma tale pratica è poco agevole e costosa; oppure attraverso
giudizi formulati da operatori esperti (allenatori, fisioterapisti, ecc).
Quali modifiche avvengono nei vari stadi del SNC con
l’APPRENDIMENTO
L’apprendimento coinvolge tutti gli stadi del SNC, ma rifacendoci al modello
concettuale (pag.193) possiamo elencare le varie modificazioni che avvengono
negli stadi:
1. Identificazione stimolo il processo di analisi delle strutture sensoriali e
sensitive che indicano l’attività di oggetti o eventi esterni, conosce un
aumentato ricorso ad automatismi (esemp. “abitudine” nel riconoscere la
velocità di un oggetto che si sta avvicinando).
2. Selezione della risposta migliora la selezione della risposta da
mettere in atto
3. Programmazione della risposta migliora l’organizzazione dei
movimenti, aumentando la qualità dell’azione (esemp. nel movimento di TIRO
nel calcio, i movimenti che permettono di effettuare tale azione, vengono messi
in atto in maniera da consentire una maggiore qualità di tiro).
4. Programma motorio vengono sviluppati programmi motori più efficaci
nel midollo spinale.
I vari cambiamenti che avvengono con l’apprendimento a questi stadi, possono
essere dedotti a partire dall’osservazione di alcune caratteristiche
(osservabili dall’esterno)che si sono modificate.
Elenco di alcune caratteristiche osservabili che variano con
l’apprendimento di compiti motori, e che possono essere utilizzate x
valutare li livello di apprendimento del soggetto (misura del
PROCESSO):
Conoscenza dei concetti: una caratteristica degli esecutori abili è la
• comprensione delle regole, strategie e elementi raffinati
dell’abilità. In soggetti esperti si nota una maggiore capacità nel
prendere decisioni più rapide e appropriate, poiché hanno una
comprensione più “sofisticata” di “ciò che sta accadendo” e di “cosa
deve essere fatto”, rispetto ai principianti che invece potrebbero
comprendere un numero di fatti isolati, ma non essere capaci di integrarli
in modo produttivo.
Controllo e coordinazione: i movimenti di individui esperti sono
• caratterizzati da una maggiore fluidità nell’esecuzione, un controllo
più efficiente e una più fine coordinazione delle articolazioni e
muscoli (esemp.pag.194). Questa caratteristica può essere utilizzata x
valutare il livello di apprendimento del soggetto e x essere stimata si
valuta la forma.
Muscoli utilizzati: I principianti, inizialmente utilizzano uno schema di
• attività caratterizzato dalla contrazione simultanea (co-contrazione)
dei m.agonisti – antagonisti. Con l’esercizio, in soggetti esperti si
osserva una diminuita co-contrazione dei muscoli
agonisti-antagonisti. Infatti lo schema del soggetto tende a contrarre i
muscoli agonisti-antagonisti soltanto in tempi appropriati e
necessari, determinando un gesto fluido e muscolarmente più
economico.
Efficacia del movimento: diminuisce anche il costo energetico del
• movimento (meno fatica), potendo produrre azioni efficaci x un periodo di
tempo prolungato. Questa caratteristica può essere utilizzata x valutare il
livello di abilità del soggetto, prendendo in considerazione, per quanto
TEMPO viene protratta una certa quantità d’azione, oppure
chiedendo la percezione dello sforzo (scala psicometrica).
Attenzione: individui esperti sono capaci di mantenere l’attenzione x
• periodi di tempo prolungati, sono portati a porre attenzione a
quegli elementi che sono più essenziali x la prestazione. Di
conseguenza, presenteranno un più rapido riconoscimento e una più
rapida risposta a schemi complessi di stimoli ambientali
(esemp.aumentata capacità di captare i diversi movimenti di un
avversario). La richiesta di attenzione diminuisce poi con il miglioramento
delle abilità, determinando movimento + scorrevoli e fluidi e la capacità
di effettuare più cose contemporaneamente.
Rilevazione e correzione dell’errore: individui esperti, sono più
• portati a riconoscere e correggere gli errori in cui incorrono,
ponendo più attenzione a feedback propiocettivi-esterocettivi. Per
ATT.CONTINUE (guidare,sciare, pattinare) nel corso dell’azione
dovrebbero essere in grado di adattare più efficacemente i loro
movimenti. Per ATT.DISCRETE ( calciare, lanciare, colpire) i soggetti
dovrebbero essere in grado di fornire un’accurata valutazione dei loro
errori dopo che il movimento è stato completato e spiegare come
intende correggerlo nel tentativo successivo.
Quando si valuta la prestazione degli atleti, si dovrebbe cercare di
simulare il più possibile il CONTESTO TARGET, ed attuarlo in quelle
condizioni in cui fattori temporanei (stress,fatica,ecc) sono minimizzati
(in maniera da non influenzare la valutazione, ottenendo un dato non veritiero).
Quando e con quale frequenza valutare? non esistono regole rigide,
in quanto dipende dai BISOGNI INDIVIDUALI: si potrebbe effettuare
una VALUTAZIONE INIZIALE, dopo che l’allievo ha acquisito una certa
capacità di produrre il movimento target, da poter utilizzare come
punto di riferimento x i successivi miglioramenti e x poter individuare
quelle aree che necessitano di un’attenzione particolare. Poi si
potrebbero condurre VALUTAZIONI PERIODICHE x determinare
l’efficacia degli interventi educativi.
Cap.8
POTENZIARE L’ESPERIENZA DI APPRENDIMENTO
Le esperienze di apprendimento, sono sforzi di cooperazione tra ALLIEVI –
INSEGNANTI. Gli ALLIEVI devono essere in grado di identificare le
ABILITA’ che vogliono imparare e i CONTESTI nei quali metterle in atto.
INSEGNANTI devono essere in grado di assistere gli allievi nella
realizzazione degli scopi prefissati, creando una FAVOREVOLE
CONDIZIONE DI APPRENDIMENTO. Questa condizione è costituita da diversi
aspetti, tra i quali:
FAMILIARIZZAZIONE DEGLI ALLIEVI E COMUNICAZIONE APERTA:
• anticipando ai soggetti ciò che si possono aspettare durante le
sedute di apprendimento, si può ottenere una diminuzione della loro
incertezza e preoccupazioni. Infatti, solitamente, situazioni di
apprendimento possono spaventare, in quanto si ha paura di commettere
errori.
Agevolare il processo di familiarizzazione alle situazioni di
apprendimento, con sostegno e incoraggiamento da parte del docente,
mette i soggetti in condizione di essere più propensi ad affrontare
rischi che portano al miglioramento della prestazione.
La familiarizzazione è importante x stabilire una
o COMUNICAZIONE APERTA tra ISTRUTTORE-ALLIEVO: avere un
adeguato rapporto comunicativo tra le 2 figure, consente all’allievo
di esporre in maniera più disinvolta i propri dubbi, comunicandoli al
docente. Ciò permette di fornire un’assistenza che meglio si
addice all’allievo, massimizzando l’efficacia
dell’insegnamento.
DIRIGERE L’ATTENZIONE DEGLI ALLIEVI VERSO L’INFO RILEVANTE
• X IL COMPITO: dato che l’attenzione diminuisce in situazioni di ansia, è
importante assistere gli allievi nel dirigere il loro FOCUS ATTENTIVO,
verso gli aspetti più rilevanti del compito, così facendo si potrà
promuovere lo sviluppo del controllo della loro attenzione. Con la
pratica poi, gli atleti diventeranno più capaci nel gestire la loro
attenzione, e ciò contribuirà alla realizzazione dei loro obiettivi.
Esistono 2 dimensioni di attenzione:
Una ha a che fare con la DIREZIONE focus attentivo si
o distinguono focus ESTERNO attenzione rivolta a info
ambientali / focus INTERNO attenzione rivolta a propri pensieri
o sensazioni.
Una ha a che fare con l’AMPIEZZA focus attentivo si
o distinguono focus RISTRETTO comprende una quantità
limitata di info / focus AMPIO comprende un grande numero
di info allo stesso tempo.
Si possono educare gli atleti a dirigere l’attenzione verso una dimensione
ESTERNA-INTERNA / AMPIA-RISTRETTA, a seconda del compito svolto
(esemp.pag.203), ma anche a seconda delle situazioni del compito
(esemp.pag.204).
CREARE LIVELLI DI ATTIVAZIONE OTTIMALI: quando sentiamo che la
• nostra prestazione sta x essere valutata, si ha un aumento notevole dello
stato di ansia, ed elevati livelli di ansia (al quale corrispondono elevati
livelli di ATTIVAZIONE) contribuiscono a rendere il movimento NON
EFFICACE. È importante quindi che l’istruttore trovi il giusto approccio
nei confronti dell’allievo, affinché possa contenere il livello di
attivazione (e di conseguenza contenere l’ansia) (vedi schema pag.68).
Alcune soluzioni possono essere quelli di porre l’accento sugli obiettivi
relativi al PROCESSO più che su quelli relativi al RISULTATO
(esemp.pag.205), oppure si potrebbe richiedere all’allievo di definire i
propri obiettivi realistici (cioè l’obiettivo che è in grado di raggiungere
in base alle proprie potenzialità) possono essere diversi da individuo a
individuo), e fin quando l’allievo percepisce che le proprie abilità sono
sufficienti x affrontare il compito, è meno ansioso nell’esecuzione
(esemp. essere consapevoli di aver studiato così tanto da essere
potenzialmente in grado di poter prendere un 30 ad un esame).
EQUILIBRIO TRA ESERCIZIO E RIPOSO: la ricerca suggerisce che sono
• più efficienti le sedute di esercitazione BREVI e DISTANZIATE,
rispetto a quelle LUNGHE e CONCENTRATE.
Gli effetti della diversa distribuzione tra ESERCIZIO-RIPOSO, sono diversi
a seconda di compiti DISCRETI o CONTINUI. Per compiti DISCRETI
minor tempo di riposo tra una prestazione e l’altra, ha un’influenza
scarsa o nulla sull’apprendimento. Per compiti CONTINUI nel corso
di una prestazione si possono avere stati di affaticamento, e quindi la
diminuzione del tempo di riposo tra i tentativi potrebbe andare ad
influenzare negativamente l’apprendimento.
Come proporre all’allievo l’abilità che dovrà praticare: TECNICHE DI
PRESENTAZIONE DELL’ABILITA’
Ad un allievo che si trova di fronte ad apprende un nuovo compito, sarà
importante come prima cosa, proporre e far acquisire un’idea generale del
movimento. Ciò può essere perseguito con diverse tecniche raggruppate in
categorie di:
ISTRUZIONI: solitamente sono fornite in forma verbale e contengono
o un’informazione generale sugli aspetti fondamentali dell’abilità:
“come ci si deve muovere”; “gli aspetti a cui si devono prestare
attenzione”; “cosa si deve fare”; “mettere in risalto similitudini tra
abilità”; “mettere in evidenza ciò che potrebbero sentire quando
eseguono l’abilità (esemp. sentire trazione delle spalle)”; ecc.
Vista la difficoltà nel tradurre a parole un gesto, a volte le istruzioni
possono risultare inefficaci.
Un errore in cui si può, ma non si deve incombere, è quello di fornire
con le istruzioni, troppe informazioni: l’uomo ha infatti una capacità
limitata di attenzione, cioè riesce a concentrarsi solo su una piccola
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Metodologia del movimento umano, basato su rielaborazione di appunti personali e studio del libro Apprendimento Motorio e Prestazione
Richard A.Schmidt - Craig A.Wrisberg, Societa Stampa Sportiva Roma.
ABILITA’
Il concetto di abilita può essere espresso in 2 modi:
1. Abilità intesa come compito motorio (sai fare quella abilità?), in questo
caso esse vengono classificate in base a:
o Modalità di organizzazione del compito (del movimento) si
distinguono:
ABILITA’ DISCRETE, in cui un compito motorio viene
organizzato in maniera tale che l’azione è generalmente
breve ed ha un INIZIO e una FINE ben definita (lanciare
palla, sparare con fucile, muovere manopola di un flipper).
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AndriMariot di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia del movimento umano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Carlo Bo - Uniurb o del prof Bensi Roberto.
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