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Il movimento può essere considerato un mezzo di formazione globale della personalità umana. In età
evolutiva lo sviluppo della personalità procede a stadi e lo sviluppo motorio può influenzarli
positivamente. Lo sviluppo motorio non può e non deve essere trattato in modo disgiunto dagli altri
aspetti della personalità del bambino.
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Capitolo Secondo – Forme e classificazione del movimento
1. La motricità riflessa o automatica
1.1. La motricità primitiva La motricità primitiva dal punto di vista neurofisiologico è riflessa, si fonda
su movimenti innati legati alla sopravvivenza. Meinel parla di movimenti massivi incontrollati (nei primi
tre mesi di vita ed in stato di veglia, ci fanno sembrare il neonato come un piccolo essere agitato, disordi-
nato e goffo nella sua motricità, specialmente quando muove in modo scoordinato gli arti superiori assie-
me a quelli inferiori) ed atetotici (realizzati in forma segmentaria ed in una condizione di rilassamento e
di calma).
1.2. La motricità riflessa Si basa appunto sull’azione riflessa (ogni risposta di adattamento che avviene
senza il controllo della coscienza o senza l’intervento della volontà), che è presente quando l’impulso per-
corre almeno due neuroni; questo sistema di neuroni prende il nome di arco riflesso. Quando si percepisce
uno stimolo sensoriale, l’impulso nervoso raggiunge il nevrasse e qui si trasmette ad un’altra cellula ner-
vosa, la quale a sua volta lo porta alla periferia.
1.3. Riflessi monosinaptici e polisinaptici I riflessi si possono suddividere in riflessi monosinaptici e ri-
flessi polisinaptici. Quelli del primo tipo sono molto rari, quelli del secondo molto più frequenti. RM: av-
vengono quando la cellula nervosa proveniente dalla periferia si articola direttamente con quella che dal
centro porta verso la periferia; sul neurone efferente (cellula nervosa che porta l’impulso dal centro al-la
periferia) arrivano fibre da tutte le parti del nevrasse, motivo per cui esso prende anche il nome di via fi-
nale comune. RP: si hanno quando tra il neurone afferente e quello efferente si trovano interposti da de-
gli interneuroni, neuroni che attenuano e modulano l’automatismo del movimento globale, assicurando la
diffusione o irradiazione della risposta che potrà essere eccitatoria o inibitoria.
1.4. Classificazione in base al tipo di stimolo a) propriocettivi, provocati da afferenze interne mu-
scolari, articolari e vestibolari; b) esterocettivi, derivano da afferenze di recettori del tatto e del gusto; c)
telecettivi, indotti da stimolazioni acustiche, visive ed olfattive; c) enterocettivi, provocati da afferenze
della muscolatura liscia; d) nociocettivi, l’impulso attivante è di tipo dolorifico.
1.5. Riflessi da stiramento o di flessione RS: avvengono con un aumento di tensione, arrivando alla
contrazione vera e propria, sono importanti per la stazione eretta, per l’equilibrio, per la regolazione del
tono muscolare; si tratta principalmente dei riflessi tendinei, contrazione brusca e breve di un muscolo in
risposta alla percussione del suo tendine; es.: riflessi rotuleo ed achilleo, riflessi bicipitale e tricipitale.
RF: vi è l’allontanamento della parte stimolata dalla sorgente dello stimolo, hanno significato come rea-
zione di difesa; es.: riflesso cutaneo-plantare.
1.6. Ontogenesi della motricità riflessa Tra i più importanti riflessi innati: a) riflesso di prensione o
grasping (chiusura della mano quando avviene il contatto tattile del palmo con un oggetto esterno); b) ri-
flesso posturale labirintico del capo (tentativo di estendere la testa da posizione prona). Quest’ultima è la
prima delle reazioni di raddrizzamento (movimenti automatici che servono per fissare o ripristinare la po-
sizione del capo nello spazio e rispetto al corpo, nonché per mantenere l’allineamento capo-tronco e tron-
co-arti inferiori). La motricità riflessa di raddrizzamento viene via via integrata dalle reazioni di equilibrio
(servono per evitarci di cadere e per aiutarci a controllare le posizioni del corpo nello spazio in opposizio-
ne alla forza di gravità). La motricità riflessa innata viene via via condizionata, appunto da riflessi condi-
zionati, studiati a lungo da Pavlov.
1.7. Riflessi condizionati o acquisiti Creano nuovi legami tra gli stimoli provenienti dal mondo esterno
e i processi fisiologici. Nasher è stato in grado di dimostrare sperimentalmente quattro modalità di reazio-
ne condizionata ad uno squilibrio: a) spostamento di arti e tronco in direzione opposta allo squilibrio; b)
spostamento di un arto inferiore nella direzione dello squilibrio; c) compensazione d’anca in direzione op-
posta allo squilibrio; d) compensazione di caviglia in opposizione allo squilibrio.
1.8. Il riflesso miotatico o “stretch-reflex” Si tratta di una contrazione del muscolo scheletrico in forma
di motricità automatica quando esso viene sottoposto ad eccessivo allungamento: i motoneuroni alfa rice-
vono continue afferenze sinaptiche da parte dei muscoli formando l’arco riflesso miotatico monosinapti-
co, quelli gamma vanno ad innervare le fibre intrafusali contenute all’interno del fuso neuro-muscolare. I
principi che governano i sistemi di controllo della risposta enunciano che: a) viene determinato un punto
fisso; b) le deviazioni da quel punto fisso sono captate da un sensore; c) tali deviazioni vengono compen-
sate da un sistema effettore; d) il sistema ritorna al punto fisso. Questo circuito è chiamato catena gamma.
Il riflesso miotatico inverso è dato principalmente dall’azione delle efferenze Ib; esso protegge il musco-
lo: a) evitando che debba sopportare un’eccessiva tensione di carico, b) riducendo la contrazione musco-
lare quando la forza di contrazione aumenta.
1.9. Funzione e ruolo degli interneuroni spinali La loro funzione primaria consiste nel mediare e fun-
gere da interfaccia tra le afferenze sensoriali e propriocettive, le vie discendenti del controllo motorio ed i
motoneuroni alfa e gamma. Il processo per il quale si ha la contrazione di un gruppo di muscoli accompa-
gnato dal rilasciamento dei muscoli antagonisti prende il nome di inibizione reciproca.
1.10. Riflesso estensorio crociato Avviene quando ritraendo un arto inferiore in seguito ad uno stimolo
che ha provocato il riflesso flessorio, vengono attivati i muscoli estensori ed inibiti i muscoli flessori del-
l’arto opposto. Ha la funzione di eccitare la muscolatura estensoria del lato opposto per consentire a que-
sto di sostenere totalmente il peso del corpo che prima era distribuito su entrambi i lati.
1.11. La velocità della modulazione riflessa La modalità più attendibile per la misurazione dell’attività
riflessa è l’elettromiografia (EMG), che consente di misurare l’attività elettrica di un muscolo o di un
gruppo di muscoli.
2. La motricità volontaria o controllata
Motricità volontaria: comprende tutti quegli atti motori che, oltre ad essere voluti intenzionalmente, richie-
dono all’uomo un certo grado di attenzione, cura e controllo, sono eseguiti con l’intenzione di raggiunge-
re un fine programmato, sono impegnativi sotto l’aspetto sia condizionale sia coordinativo e dispendiosi
dal punto di vista energetico soprattutto le prime volte che vengono eseguiti, risultando inoltre poco flui-
di, scollegati, poco coordinati, associati ad interventi segmentari inutili e fuori tempo. Elaborazione con-
trollata: meccanismo di scelta e di controllo tipico di gesti nuovi o poco conosciuti e praticati tipici della
fase che Meinel chiama della coordinazione grezza (in cui i gesti appaiono impacciati, poco fluidi, avven-
gono ad un ritmo lento e senza la giusta scelta di tempo). I programmi motori o pattern (insieme di co-
mandi motori che si strutturano con l’esperienza e vengono attuati grazie ad un coordinamento ed una sin-
cronizzazione di output che arrivano al sistema muscolare) si costruiscono attraverso una completa auto-
matizzazione del movimento compongono la memoria chinestetica o procedurale.
2.1. Gli analizzatori sensoriali Rappresentano un’interfaccia indispensabile per decodificare a livello
cerebrale gli stimoli provenienti dall’ambiente e dall’interno del nostro corpo e che vengono captati da
appositi recettori altamente selettivi e trasmessi sotto forma di impulsi nervosi.
Analizzatore visivo Gli organi recettori sono gli occhi che inviano alla corteccia visiva due immagini
che vengono poi unificate. L’informazione visiva segue poi due vie separate e specializzate: a) visione fo-
cale, identifica gli oggetti nella zona centrale del nostro campo visivo consentendoci di metterli a fuoco;
b) visione ambientale, assume le caratteristiche di una percezione anche periferica del nostro campo visi-
vo ed avviene anche se non ce ne accorgiamo direttamente.
Analizzatore uditivo Svolge un ruolo importante nell’apprendimento motorio in quanto il timing della
coordinazione dell’intervento muscolare viene scelto dal soggetto che si muove anche in base alla perce-
zione uditiva prima ed all’interiorizzazione poi del ritmo dell’esercizio da compiere.
Analizzatore tattile Canale che integra e completa l’informazione visiva specialmente per farci scoprire
e conoscere parti del nostro corpo che non possiamo vedere. L’uomo si serve della sensibilità tattile delle
parti a contatto del terreno per avvertire eventuali variazioni di pressione, indici di perdita dell’equilibrio.
Analizzatore propriocettivo o cinestetico Propriocezione: ci informa del grado di apertura/chiusura del-
le articolazioni, del grado di contrazione/rilasciamento muscolare nonché dell’orientamento del nostro
corpo nello spazio in situazioni statiche. Cinestesi: ci fornisce le stesse informazioni della propriocezione
ma legate ad una situazione dinamica. I recettori della sensibilità cinestetica sono quattro. a) Fusi neuro-
muscolari: sempre sincronizzati con le situazioni di allungamento e stiramento, ci trasmettono informa-
zioni sul grado di allungamento o di contrazione della muscolatura. b) Organi muscolo-tendinei di Golgi:
localizzati nella giunzione tra il muscolo ed il tendine, innervati da un gruppo di assoni sensitivi chiamati
Ib, agiscono come misuratori della tensione muscolare. c) Apparato vestibolare: vero e proprio organo
propriocettivo situato nell’orecchio interno e composto dalla coclea e dal labirinto vestibolare che ci per-
mette di rilevare la posizione del capo nello spazio, rispetto al tronco e le variazioni di orientamento spa-
ziale del capo rispetto alla forza di gravità consentendoci di reagire prontamente alle perdite di equilibrio.
d) Propriocettori articolari: sono le terminazioni di Ruffini e i corpuscoli di Pacini; si trovano nelle capsu-
le articolari ed inviano informazioni sul senso di posizione, sul grado di apertura/chiusura delle articola-
zioni e sulla direzion