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L'Orestea o l'invenzione della giustizia
Scritta nel 460-459 a.C., l'Orestea di Eschilo è la sola trilogia tragica che l'antichità ci abbia tramandato. La storia di Oreste si divide in tre opere: Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi.
L'Orestea racconta le aporie della legge del taglione e, in alternanza, la sperimentazione della giustizia umana che sa integrare la dimensione del perdono e fare la scommessa della deliberazione: in definitiva Oreste, il matricida, sarà finalmente assolto. Le tre opere sono molto diverse tra di loro in quanto ognuna rappresenta un passaggio da uno stato di vendetta ad una forma sempre più democratica di giustizia. Infatti si legge l'Orestea come un passaggio dal genos aristocratico alla polis democratica, ma questa trilogia non si riduce al solo passaggio dalla vendetta privata alla giustizia pubblica. Il registro giuridico viene messo in rapporto con 4 temi:
- Attuazione del tribunale
- Si applica al colpevole e ai suoi discendenti
- Può essere scatenato dalla violazione, non veramente intenzionale, di divieti impliciti, di tabù più o meno scuri (es: Clitennestra farà calpestare il tessuto di porpora al marito per sfidare gli dèi)
- Si esegue tanto con atti giudiziari
- Cambiamento di luogo, da Argo a Delfi e poi ad Atene come se questa fosse solo il modello delle città virtuose
- Cambiamento di orientamento temporale, fine della vendetta e proscioglimento di Oreste
- Trasformazione spettacolare del registro della parola, non più imprecazioni tradizionali ma parola dialogata e persuasiva
- Imputazione degli atti con accento alle responsabilità personali
- Rivoluzione teologica, l'antica spartizione delle divinità olimpiche è abolita, viene attuata una nuova logica civica.
dell'Areopago e quindi concorso attivo di demos e aristocrazia
La natura religiosa, la concordia civile ha senso solo se si appoggia su un armonia di livello superiore, alleanza anche tra dèi.
Responsabilità individuale, si sottrae la nozione di colpa all'idea di follia, errore. Si tiene conto poco per volta dei motivi individuali e delle colpe soggettive.
La parola e la liberazione della stessa: la giustizia si appellerà poco per volta a una parola dialogica e argomentata.
Passiamo ora all'analisi delle tre opere:
AGAMENNONE
In Agamennone si racconta della legge del taglione: per regolare i conti con Paride che aveva rapito Elena, Agamennone parte alla volta di Troia, sacrifica sua figlia Efigenia per assicurarsi la benevolenza degli dèi. Argo, la città di Agamennone è regnata da Clitennestra la quale medita la vendetta contro lo stesso marito, colpevole di aver ucciso la figlia. Eschilo sottolinea nel testo i molti intrecci
amorosi(la madre di Agamennone che ha relazione con il cognato Tieste, la stessa Clitennestra ha una relazione con Egisto, figlio di Tieste) è come se Eschilo volesse sottolineare che è da queste condotte personali che nascono quelle incomprensioni che portano alla vendetta personale distruggendo così l'armonia della convivenza pacifica. La voce dominante è, innegabilmente, quella della giustizia del taglione, le allusioni al taglione sono numerosissime associate alla personificazione delle orrende Erinni che devono assicurare la vendetta alla parte offesa. Il taglione è presentato sotto estrema chiarezza dal coro delle Erinni esso:
Quanto sotto la forma di disgrazie naturali. Nella logica del taglione, ogni delitto è interpretato come la giusta e necessaria vendetta di un misfatto precedente, occorre quindi mantenere nella memoria la somma dei misfatti passati, perché determinano meccanicamente il futuro. Comunque ci si chiede se la responsabilità del sacrificio di Ifigenia fosse solo di Agamennone o attribuita agli dèi, lo stesso è per Clitennestra che viene spinta dalla voce vendicativa degli antenati. In tutto questo si nota una reticenza a parlare, come se ognuno, depositario di terribili segreti di famiglia, si chiudesse in una sorta di omertà, la famosa legge del silenzio che accompagna proprio i regolamenti di conti che interessano parecchie generazioni. "LE COEFORE" (sono schiave, portatrici di libagioni ossia cerimonia di offerta agli dèi per calmare l'ira dei defunti) Questa seconda opera racconta la storia di un uccisione, quella di Clitennestra.
Si nota una congiura dello spirito vendicatore di Agamennone con il coro delle Coefore, Elettra e suo fratello Oreste (figli di Agamennone). Elettra e le Coefore chiedono vendetta, in fondo le libagioni di Clitennestra non potevano calmare il risentimento dei morti. Oreste afferma che è lo stesso Apollo ad inviarlo a vendicare il padre, lo stesso Oreste preparerà un discorso per la sua difesa. Il linguaggio degli "attori" delle Coefore è più esplicito, non si ricorre ad antifrasi. Qui si apprende che certi delitti ammettono una compensazione finanziaria, altri invece non possono essere soddisfatti da questo accomodamento (è il caso dell'omicidio del proprio sangue). Si vede anche la parte attiva che viene attribuita allo spirito del morto (il caso delle libagioni), inoltre il delitto viene assimilato a una vera e propria sconcezza fisica che infetta per contatto tutto ciò che avvicina. "LE EUMENEDI" o la vendetta superata. Nella terzaparte l'interesse si focalizza sulla sorte delle Erinni notiamo:Era considerata solo il vaso depositario del seme maschile). Si sostituisce quindi un processo dove tutti hanno diritto alla parola: Oreste difeso da Apollo, le Erinni che difenderanno la loro posizione di vendicatrici e non accennano a nessun tipo di perdono, Atena che con una maestria invidiabile riesce a mediare i conflitti sorti durante il processo con la potenza della persuasione, infatti, ella dopo numerosi tentativi riuscirà a persuadere le Erinni affidando loro un posto ad Atene come vigilante della giustizia e le stesse da Erinni si trasformano in Eumenidi. Le Eumenidi illustrano il successo della scommessa contro la violenza, un superamento della giustizia sulla vendetta che per tutta la trama dell'Orestea era impersonificata dalle Erinni sino all'epilogo finale, le stesse Erinni che trasformatesi in Eumenidi avranno sempre il compito di incudere terrore ma questa volta sarà un terrore salutare poiché è necessario per la convivenza tra tutti.
Quanto l'opera di giustizia presuppone sempre una dose di violenza (oggi chiamata pena)
ALTRE OPERE:
SOFOCLE: "ELETTRA" e "AIACE"
Elettra viene descritta come una figura selvaggia, tutto il peso della determinazione della vendetta è assunto da Elettra: la vendetta occupa tutto lo spazio e si confonde con il compimento della giustizia; non c'è parola pubblica, l'epilogo consiste nella celebrazione della vendetta.
AIACE invece rappresenta la condanna della vendetta senza appello, Aiace commetterà un crimine, passa al fil di spada il bestiame degli Atridi e sarà Ulisse appellandosi alla comprensione ad evitare ad Aiace la morte. Rifiutandosi di rispondere ad un oltraggio con un altro oltraggio, l'uomo greco si emancipa via via dal taglione e s'inventa una nuova concezione dell'onore.
EURIPIDE: "Elettra" e "Oreste"
La condanna della vendetta divina e la presa di distanza nei confronti della
vendetta (umana) sugli eroi è molto netta. La vendetta cessa di essere concepita come il mezzo necessario per restaurare l'onore perduto e per reintegrare uno statuto sociale negato. Comunque è presente la condanna a morte per questi tipi di delitti, infatti per Euripide Oreste ed Elettra devono essere condannati alla morte o per lapidazione o trafitti da una spada. La storia si arricchirà di avvenimenti: Elettra ed Oreste vanno ad uccidere Elena e a prendere come ostaggio la figlia Ermione per poterla barattare con la propria liberazione. La differenza tra le Eumenidi di Eschilo ed Elettra di Euripide: 1) Eumenidi: si istituisce la città; Elettra: si compra il popolo 2) Eumenidi: diritto ispirato ad un codice d'onore; Elettra: si manipolano gli interessi personali 3) Eumenidi: si mescolavano i voti degli dèi con quelli degli uomini; Elettra: si dissociano i tribunali, si contrappongono due verdetti contraddittori 4) Eumenidi: si assumevanodegnamente le sentenze del destio; Elettra: ricatto e ritorsione.Come se Euripide non credesse più alla possibilità di un giudizio secondo giustizia.
ARISTOFANE : “le Vespe”Qui c’è una messa in discussione della giustizia popolare, in causa è l’eccitazione processualedella folla, la giustizia non era disinteressata perché i giurati percepivano un compenso. Lafigura primaria è quella di Filocleone che istituisce un tribunale nella propria abitazione.
IN PRINCIPIO ERA LA MIA COSCIENZA
La protesta spontanea è quella che ci fa affrontare il diritto dal suo lato negativo,nell’obiezione di coscienza è il soggetto stesso che si impegna, si mette a rischio per sostenerele proprie convinzioni. Quando il soggetto nell’affermare le proprie convinzioni si riferisce( ieriagli dèi oggi alla dignità) il diritto si trova in una posizione scomoda e si riferisce anche allacoscienza. La libertà