vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
(LEZIONE CON IL PROF. CASADEI)
Parliamo della "funzione Montale" nella poesia del Novecento. Montale è
l'autore che meglio sintetizza ciò che d'importante c'è nella lingua e nella
nazione in un determinato periodo storico.
Nasce a Genova nel 1886, consegue studi di ragioneria e riceve un'istruzione
modesta; caratteristico della sua vita è il rapporto di amore-odio con il padre
commerciante. La madre era casalinga. Rinuncia agli studi universitari, nella vita
reale è considerato un inetto, non è attivo ed è molto marginale nella letteratura.
Montale si interessa particolarmente dello sviluppo della poesia europea
tradizionale (Eliot, Saba e Gozzano), dalla quale riprende il classicismo
paradossale e lo shock aulico-prosaico, grazie ai quali verrà classificato come
autore classico-novecentesco. Diventa un poeta provinciale, come già detto,
marginale volontario (inetto), lontano dalle avanguardie, oltre la storia
(diversamente dal futurismo). Guadagnava vendendo le sue opere ad amici e
parenti, per poi pagare le sue pubblicazioni all'interno della rivista antifascista di
Gobetti, il "Baretti". Nel 1938 Montale si trova a Firenze nel momento culminante
per i poeti italiani del Novecento (Caffè delle Giubbe rosse); ha una relazione
con la teologa dantesca ebrea Irma Brandais. Con il regime fascista viene
estromesso dalla rivista di Gobetti, e Irma viene deportata. Così la biografia si
intreccia con l'opera di Montale con le "Lettere a Clizia", pseudonimo per
indicare Irma in una figura della donna angelicata dantesca alla maniera di
Beatrice all'inizio del Paradiso. In seguito diventerà un giornalista del Corriere
della Sera, un opinionista, senatore a vita e infine riceverà nel 1975 un premio
Nobel alla letteratura. Criticato duramente nella sua vita per le sue scelte
politiche (conservatore-moderato).
"Ossi di seppia" (1925)
Montale si immette con questa raccolta nella letteratura italiana (pubblicato sul
Baretti). La raccolta esprime il dolore incomprensibile nella condizione
esistenziale dell'uomo. Riporta una metrica classica, affiancata dal classicismo
paradossale, cioè irregolarità nella metrica classica. Il poeta utilizza le stesse
immagini e tematiche in ogni poesia (es. anello, rete rotta …).
- "Spesso il male di vivere ho incontrato" dagli "ossi brevi" presenta immagini
scelte per la loro valenza simbolica: il rivo che gorgoglia, la foglia che si
incartoccia, il cavallo stramazzato sono esempi della condizione umana di
dolore di fronte all'indifferenza divina. Le immagini lasciano capire l'inesistenza
della vera felicità.
- "Flussi". Espressione dell'inesistenza della natura malvagia: il bambino
inizialmente è felice, solo quando vede affondare le barchette capisce che la vita
è dolore. Immagine della condizione del poeta.
- "In limine" è una poesia esemplare del classicismo paradossale: temi ricorrenti,
endecasillabi, rime imperfette (fuggi-ruggine), giochi fonici. Il classicismo è come
incompiuto, rotto. Evocazione dell'epifania, l'occasione.
La seconda edizione esce nel 1928. Caratterizzata dall'aggiunta di speranza
nell'epifania-occasione di fronte al male di vivere. Ripresa del simbolismo
francese, Bergson, e belga, Rimbaud, Mallarmè e Verlain. La poesia è
terapeutica di fronte al dolore, eterna, legata ai riti magici. Riferimenti alla
Beatrice Dantesca nell'introduzione della figura di Clizia.
"Le Occasioni" 1938-39
Rapporto fra biografia e opera, realtà biografica e storica riportate nell'opera.
Quando tutto è perduto, la poesia è fondamentale. Visione negativa del mondo
in questa raccolta per la perdita di Clizia e l'avvento del regime fascista. Qui
Montale cita Dante, Petrarca, D'Annunzio e Pascoli per le figure di morte e
dolore esistenziali, Eliot per la figura dell'occasione-epifania, che manifesta una
realtà che va oltre (suono delle nacchere).
-La figura della donna angelicata e il dolore dell'io di fronte alla sua perdita è
espresso nel "mottetto 12". Ci troviamo in un mezzogiorno insolito, con ombre
nere, un sole freddoloso (richiamo a Verga per il nespolo). La condizione è
oscura, ricorda piuttosto la sera.
"La Bufera ed altro" 1956
Testo allegorico, vicino al barocco Shakespeiriano e Dantesco. Poesia alta. Qui
la donna non è più angelo ma volpe, la scrittrice è la femme fatale, totalmente
contrapposta alla figura di Clizia.
- "La primavera Hitleriana" descrive l'arrivo di Hitler e Mussolini nel maggio '38,
non tanto come evento storico ma come storia di altri: l'umiltà del popolo che
vede arrivare i dittatori, senza imporsi per essendo consapevoli di tutto. La colpa
dei fatti è quindi collettiva, ma in realtà è di nessuno.
"Satura" 1970
La raccolta di prose. Il titolo deriva dai termini latini "satura laux" cioè la satira
ironica. Montale esprime qui l'incertezza diversa da quella della giovinezza. Dice
che la prosa sta a metà fra la poesia e la materia. Vuole dare una poesia
differente, che spiazzi il lettore, che indichi la sua finitezza con l'uso di ironia e
parodia.
"I miraggi"
La poesia che fissa l'attimo. Testo complesso e dettagliato, riprende la lirica
"Arabelle" di Strauss nella ricchezza della scenografia. L'oggetto della poesia è
la posizione bassa dell'io che solo così riesce a spiare. Rivisitazione del primo
Montale in chiave ironica.
Giorgio Caproni commenta Montale: "non suggerisce né espone le idee, ma le
suscita" una poesia che scuote nel profondo e trasforma la percezione nel modo
di vedere la realtà; la razionalità che incontra il rapporto fra poesia e storia.
Il 15 gennaio 1925 Montale pubblica un saggio sul Baretti "Stile e Tradizione" ,
per evidenziare il suo rapporto con la tradizione, la classicità. Si fa poeta-vate
civile interpretando attraverso un'angoscia personale la tragedia (delitti Matteotti
e Gobetti) di un'intera generazione, quella del suo tempo.
Montale sviluppa la sua poesia in uno scenario naturale: la Liguria aspra
composta di terra e mare (Genova e Monterosso). Diventa un personaggio
mitteleuropeo, viene infatti pubblicato anche sulla rivista di Eliot.
Con il peggioramento della situazione politica l'autore compie una serie di
trasgressioni linguistiche che rendono il suo classicismo paradossale: variazioni
di registro, dall'aulico al regionale, metrica che combina versi tradizionali in
modo nuovo e innovativo. Il suo non è sperimentalismo ma un paradosso.
"OSSI DI SEPPIA"
La scelta del titolo deriva dall'immagine che lascia: gli ossi, rottami, frantumi
lasciati sulla spiaggia, inerzie essenziali, di poco valore, abbassano il tono della
poesia. Quella degli "ossi di seppia" è una poesia che narra dell'essenziale
attraverso i dettagli, l'essenza delle cose. La raccolta è caratterizzata dalla
struttura a cornice e dell'insieme di raccolte all'interno di un macrotesto.
incipit
"Limine"
"Movimenti"
"Poesie per Camillo Sbarbaro"
"Sarcofaghi"
"Altri versi"
centro
"Ossi brevi" (chiave di lettura per l'intera raccolta)
"Mediterraneo"
"Meriggi e Ombre"
finale
"Riviere"
ANALISI: "Arremba su la strinata prora"
Parte centrale degli "Ossi brevi". Ampio uso dei vezzeggiativi ("fanciulletto",
"ortino", "fumacchi") e ligurismi ("arremba", "ammara"). Il modello ripreso è
quello di Leopardi e Schopenhauer, con il finale gnomico. Il tema è quello
dell'angoscia portata con la fine dell'infanzia, età felice, e l'inizio dell'età adulta.
Ripresa nella poesia della storia: la gabbia descritta dall'autore è il lasso di
tempo compreso fra il delitto di Matteotti e quello di Gobetti. La metrica è
paradossale ("siepi-strepitio" rima nascosta).
La prima strofa è caratterizzata dal rallentamento dovuto all'uso di termini
classici, aulici: "malevoli spiriti", "veleggiano" (3 parole sdrucciole affiancate,
rallentano il verso).
La seconda strofa è al contrario caratterizzata dai termini prosaici. Ci troviamo in
una dimensione ottimale, Montale ferma l'attimo in cui il bambino ormai adulto si
rende conto di essere ingabbiato nella prigione dell'età adulta. Visione
improvvisa di fallimenti e cedimenti ("l'attimo che rovina l'opera lenta di mesi").
La terza strofa definisce lo "spacco" del passaggio dell'età. "Ammarra la tua
flotta tra le siepi", l'immaginazione, il gioco delle barchette in "Flussi", sono persi
nella vecchiaia.
ANALISI: "Suscita idee"
Dagli "Ossi brevi", infatti ne riprende gli argomenti: gioco del bambino che
risveglia la ragione dell'adulto sul passaggio dell'età, l'atmosfera arida e surreale
dell'estate. Il punto di vista non è l'io narrante, né un'interlocutore, bensì un terzo
punto, il passante. Il passante medita sul suo passaggio d'età osservando i
bambini giocare. La metrica è paradossale: uso di dodecasillabi (endecasillabo
+ 1), decasillabo (endecasillabo - 1) e doppio settenario. Rime perfette.
La prima strofa si apre con la descrizione attraverso una danza provenzale, la
"frangola", il gioco esuberante dei bambini che, come "vita", emerge dal
paesaggio morto. In un ambiente secco e povero ("canne", "sterletto"), emerge
l'io che si unisce alla natura nella figura inquietante del "cespo umano", metafora
forte.
Nella seconda strofa, l'adulto "passante" sente l'angoscia ricordando la sua
infanzia.
ANALISI: "Fine dell'infanzia"
Poemetto in 109 versi racchiusi in 8 strofe. Da "Meriggi ed Ombre" (1924).
Racconto non lineare pieno di sussulti e interferenze, esprime angoscia e
inconclusione. Uso del tempo verbale del racconto il passato remoto. Scenario
di Monterosso (colline, spaggia), l'interlocutore è il mare. Il modello ripreso è
ancora il Leopardi delle "Ricordanze", stesso per la metrica, la canzone libera
(abbiamo 42 endecasillabi, 37 settenari e alcuni quinari). Il tema è ancora quello
dell'inizio dell'età adulta.
La prima strofa si apre con un riferimento al "Sentimento del Tempo" di Bergson,
la sua relati