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LE ORIGINI DELLE LINGUE ROMANZE
LA ROMANIZZAZIONE
A seguito delle varie conquiste militari di Roma, la cultura romana si diffonde nei territori che hanno costituito la
Romània.La romanizzazione non fu ugualmente profonda: ci sono stati territori romanizzati superficialmente, altri,
invece, come la Gallia e l’Hispania, sono stati romanizzati approfonditamente, tanto che fornirono a Roma
componenti importanti della loro élite intellettuale.
Esempio: il poeta Publio Terenzio Varrone, Cornelio Gallo, i due Seneca, Il poeta Lucano, Quintigliano, ecc.
La lingua e la civiltà di Roma rimasero proprie di popoli diversi e territori estesi; nessuna popolazione aveva mai
conquistato territori tanto vasti. Le conquiste di Roma erano volte principalmente a soddisfare le esigenze politiche e
economiche del governo romano: in seguito alle vittorie militari e politiche, venne esercitato il diritto romano e le sue
leggi vennero estese, senza il proposito di assimilare i vinti con la forza, sia per quanto riguarda la lingua, sia per la
religione. Nonostante ciò, i territori conquistati erano suggestionati a utilizzare il latino, in quanto lingua prestigiosa.
IL LATINO VOLGARE
Esaminando le lingue romanze e il fenomeno della romanizzazione, appare chiaro che le lingue romanze non sono la
continuazione del latino classico (lingua di scrittori, prosatori, poeti, oratori) ricercato e solenne e lingua della cultura,
ma di quello popolare, o meglio del latino volgare. Non si possiedono documenti che rispecchino tutte le
caratteristiche o norme del latino popolare, ma esistono alcune fonti Le attestazioni del latino volgare sono 5, a cui si
aggiungono i graffiti pompeiani e le testimonianze dei grammatici:
1. →
'defixionum tabellae' (tavolette di maledizioni) formule di maledizione con cui viene lanciato il malocchio.
Gli autori sono in particolare stregoni e streghe. Queste tavolette, essendo frutto dell'ignoranza e tracciate da
persone ignoranti possono essere dei buoni esempi del latino volgare che non rispetta né la buona educazione
né la buona grammatica, infatti presentano esempi di errori grossolani.
2. →
Libretti di argomento tecnico riguardano le istruzioni da seguire in alcuni mestieri. Ne è un esempio il
trattato di appunti di veterinaria ‘mulo medicina Keronis’, in cui si danno delle dritte per come far nascere un
mulo. Sono opere di carattere tecnico, in cui l’importanza è riservata ai consigli pratici, ma non al modo in cui
vengono espressi; di fatti, non è presente alcuna ricerca di correttezza grammaticale, anche perché
probabilmente gli autori e i lettori non appartenevano a una cerchia intellettuale. L'unico scopo era quello di
farsi capire.
3. →
Iscrizioni, in particolare quelle funerarie i vedovi, per lasciare traccia del coniuge chiedevano ad amici colti
di scrivere o cantare le lodi. Tuttavia queste iscrizioni sono ricche di errori grammaticali.
4. →
Testi letterari, e di elevato rilievo artistico testi nei quali l'autore dava spazio all'espressione di alcuni
personaggi di bassa cultura e di scarsa conoscenza grammaticale.
Es. 'Satyricon', romanzo narrativo di genere comico-satirico, attribuito a Petronio, soprannominato 'arbiter
elegantiarum' perchè era una persona particolarmente elegante nel presentarsi e nel parlare. È stato condannato a
morte per motivi politici ai tempi di Nerone, intorno al I sec. d.C., infatti il romanzo ne presenta numerose
allusioni. É un'opera divisa in molti libri, ma a noi sono giunti alcuni frammenti e solo un libro interamente: il
XVesimo Trama: avventure, per lo più erotiche, del protagonista Incolpio, accompagnato dal suo efebo Gitone
(efebo = adolescente che sta con un adulto per carattere formativo). Nel libro XV esimo è descritta la scena più
famosa: la cena a casa di Trimalcione con offerta libera. Trimalcione è una persona arricchita grazie al
commercio delle carni, inizialmente garzone di un macellaio. Il suo latino è ridicolo, pieno di errori (esagerato al
fine umoristico) e può essere considerato un esempio di latino parlato.
5. Alcuni testi nei quali persone di ottima cultura si fanno annunciatori di testi cristiani.
Es : 'è meglio che ci rimproverino i grammatici piuttosto che non ci capisca la gente'. –Sant’Agostino-.
Iscrizioni morali di Pompei o Graffiti pompeiani : nel 79 d.C, con l’eruzione del Vesuvio, Pompei, Ercolano e Stabia
vennero distrutte. Cento anni dopo, gli scavi di Pompei portarono alla luce dei tesori artistici e si notò la presenza di
alcuni graffiti sulle mura delle case. Il caso dei graffiti porta alla luce la lingua latina schietta, non filtrata da alcuna
ambizione culturale (insulti).
Il latino volgare in sé non esiste come lingua, ma esistono dei testi di grammatici latini nei quali compaiono dei
volgarismi (si discostano dalle norme grammaticali latine)
'IX. APPENDIX PROBI'
Il testo 'appendix Probi' è una testimonianza del grammatico Veikko Våånånen che ha corretto alcuni errori
grammaticali fatti nelle opere. Egli descrive il funzionamento del latino volgare nell’introduzione.
L'appendix fu trascritta a Bobbio nel III/IV e oggi si trova a Napoli nella Biblioteca Vittorio Emanuele III.
L'appendix non ha niente a che fare con il testo che la precede, anzi, sembra sia stata completata partendo da altre
fonti: è costituita da 227 righe sintetiche e suddivisa in 2 categorie che sfruttano il meccanismo grafico “X non Y”. Le
227 righe segnalano i 227 errori in cui si contrappone la forma corretta e quella scorretta. Molti degli errori esaminati
dal compilatore hanno sostituito la forma corretta e sono diventati parole che oggi usiamo nelle lingue romanze.
[n. 1] 'articulus non articlus'→ nelle parole latine sdrucciole, con 3 sillabe e accento sulla terzultima sillaba, la vocale
della sillaba successiva, in posizione postonica, cade.
Es. di sincope della postonica Sincope: caduta della vocale
o della consonante all’interno
[n. 3] 'speculum non speclum' della parola
Apocope: caduta della vocale
(‘maschio’
[n. 4] 'masculus non masclus' italiano ricorda più la seconda opzione.) o consonante all’inizio della
parola
(l'italiano
[n. 5] 'vetulus non veclus' vecchio è ancora un po' più vicino alla forma errata.) Aferesi: caduta della vocale o
consonante a fine parola
[n. 10] ‘angulus non anglus’
[n. 16] 'cultellum non cuntellum'
[n. 20] ‘columna non colomna’
[n. 25] 'formica nun furmica'
→
[n. 53] 'calida non calda' calda per il compilatore era da biasimare, invece in italiano è usata come parola. Anche il
francese 'chaude' presuppone ‘calda’ perché il dittongo 'au' si realizza solo quando la consonante laterale 'l' è seguita
da una occlusiva dentale sonora.
→
[n. 55] 'vinea non vinia' dall'incontro tra la -e e la –a, lo iato si modifica nella semivocale o semiconsonante -i.
[n. 83] ‘auris non oricla’→ le lingue romanze si rifanno al vocabolo condannato dall’autore. Nel latino classico era
diffusa una forma diminutiva, originata nelle case patrizie, in cui i bambini venivano vezzeggiati con il termine
auricula (orecchietta). In seguito, con il passaggio dal latino classico al latino volgare si assiste alla chiusura del
dittongo “au” in -o chiusa. Nelle parole in cui si hanno almeno tre sillabe accentuate (accento sulla vocale tonica) sulla
terzultima sillaba (oricula) accade per legge fonetica che la vocale presente nella sillaba successiva sia portata a
cadere. La sillaba successiva, venendo dopo quella tonica, viene definita postonica. Per cui, in oricula, la vocale -u
postonica cade.
L’italiano “orecchia/o” non ricorda più il vocabolo latino auris ma deriva da oricola.
Il francese “oreille” presuppone oricola, così come la forma spagnola “oreja” e portoghese “orelha”.
La forma diminutivale oricula è attestata non solo in appendix probi ma anche in Cicerone.
→
[n. 111] ‘oculus non oclus’ fenomeno della sincope postonica. Parola trisillabica la cui vocale tonica cade sulla
terzultima sillaba (parole proparossitone o sdrucciole).
→
[n. 130] ‘tabula non tabla’ il francese “table” rimanda al vocabolo qui condannato “tabla”. Fenomeno della sincope
della postonica.
[n. 133] ‘fax non facla’→ fax = fiaccola, vocabolo della terza declinazione latina, al genitivo facis. L’abitudine dei
romani fece passare fax a facula, parola di tre sillabe e accentata sulla terzultima, in cui si verifica la sincope della
postonica. L’italiano “fiaccola” è testimonianza della diminutivizzazione del termine.
[n. 138] ‘teter non tetrus’→ si ha il passaggio da una classe aggettivale all’altra, infatti l’italiano tetro fa riferimento
all’accusativo tetrum anziché alla forma teter.
[n. 141] ‘faseolus non fasiolus’→ la -e tonica in iato e genera una -i semivocalica o semiconsonantica; ne deriva che il
quadrisillabo faseolus diventa trisillabo fasiolus (fagiolo).
[n. 142] ‘stabulum non stablum’→ fenomeno della sincope della postonica. L’italiano stabbio rimanda alla forma
stablum; il francese étable rimanda ugualmente dapprima a stablum con aferesi della consonante -s e aggiunta della -e.
Questo fenomeno porta a generare una vocale precedente alla consonante caduta, come nel caso di “écrire”.
il nesso –ct si riduce a t.
[n. 154] ‘auctor non autor’→
‘auctoritatas non autoritas’
‘Ipse non ipsus’→ l’italiano esso deriva da ipsus perché la -i vocalica diventa -e chiusa.
[n. 169] ‘nurus non nura’→ in latino la quarta declinazione presentava un numero ristretto di vocaboli ed era
caratterizzata dal nominativo e dal genitivo in -us. Per cui il soggetto e il complemento di specificazione (nuora, della
nuora) erano entrambi rappresentati da nurus. Questa declinazione non era tra le più frequentate, ragion per cui dalla
quarta declinazione, molte parole passarono alla seconda declinazione: nurus, nura.
→ la
[n. 170] ‘socrus non socra’ suocera, appartenente alla quarta declinazione, viene ricondotta ai femminile della
seconda declinazione.
[n. 179] ‘sibilus non sifilus’→ l’italiano rimanda alla forma più approvata, ma il francese rimanda alla forma sifilus
(fischio): siffler, sifflet.
[n. 201] ‘viridis non virdis’→ fenomeno della sincope della postonica. Alcune -i del latino classico diventano -e chiuse
nelle lingue romanze: verde, vert.
L’ordine del