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Siamo all’incirca al 7° secolo: alcuni Franchi si portano proprio nella parte più occidentale che chiamano

Neustria. Lì rappresentano l’aristocrazia dominante, che esercita il suo potere su una popolazione gallo –

romanza. Questi Franchi non imposero la loro lingua, ma si suole dire che il latino gallo­romanzo sulla bocca

franca, diventò francese. Dal canto suo la parte orientale del territorio franco, cominciò ad essere chiamata

Austrasia, più tardi Austria, Austr­ è la radice del nome dell’est, avremo occasione di citare il nome tedesco

Ostarrichi (= regno orientale). I Franchi occidentali si portarono in un territorio al quale dettero il loro nome,

Francia, dettero il loro nome anche alla lingua parlata in quel territorio francese, ma non rimasero franchi, cioè

non continuarono una lingua germanica e si “convertirono” a una lingua romanza.

Cristianizzazione. In ogni ambito germanico si è realizzata questa esperienza. Anche in Germania sono arrivati

dei missionari che hanno avuto la necessità di imparare la lingua locale per farsi capire ed istruire il clero locale.

Si trattava di persone che non avevano mai letto o scritto prima, eccezion fatta per qualche esperienza runica di

pochi. Dovettero compiere un’opera di formazione che compirono su testi scritti in latino. Studiando testi in latino

anche questi monaci tedeschi hanno avuto una formazione classica, hanno apprezzato i vantaggi della

conoscenza dell’alfabeto latino, hanno pensato di dover mettere per iscritto la loro cultura indigena (fino ad allora

orale) servendosi proprio dell’alfabeto latino. Nella Germania del periodo delle origini, questo processo si segue

in maniera chiara. Proprio nel 7° secolo iniziano le fondazioni dei monasteri, che hanno scuole per i novizi. Il

primo è del 614, il chiostro di San Gallo (a sud del lago di Costanza) fondato da un Irlandese, San Gallo. Anche

qui come in Inghilterra, abbiamo due movimenti missionari diversi: uno che viene dal nord, dall’Inghilterra, o

propriamente anglosassone o irlandese; questi monaci diffondono anche in Germania la cultura del libro,

insegnano a leggere e scrivere, soprattutto diffondono una cultura che non è solo religiosa, ma anche

grammaticale. L’altro movimento invece veniva da Roma. Si tratta di monaci benedettini, dotati di una

grandissima mobilità, cioè potevano spostarsi da un convento all’altro. Dal nostro punto di vista questo tipo di

situazione porta al fatto che nel medesimo convento tedesco possono rifluire monaci che provengono da aree

dialettali diverse. In sostanza c’è un dialetto del posto e i vari dialetti dei monaci che abito il convento di quella

regione. Questa vivacità di rapporti tra gente che parla dialetti diversi non ha all’inizio favorito la creazione di una

lingua nazionale, dovremo aspettare ancora tanto.

La storia del tedesco nel primo Medioevo, non è la storia di una lingua unitaria, ma la storia di dialetti che noi

conosciamo attraverso opere letterarie che sono attestate a partire da 9° secolo. Leggendo i testi possiamo dire

che erano consapevoli di parlare varietà della stessa lingua, ma questo non significa che non si debbano

attendere altri secoli prima di avere un lingua nazionale unitaria. Anche se dobbiamo parlare di tedesco anche

nell’antichità, in realtà non conosciamo nemmeno i dialetti che nominiamo. Conosciamo la lingua di un

determinato scrittore, che opera impiegando un determinato dialetto. La situazione può essere molto complicata

perché questo scrittore può produrre un’opera che non rispecchia neppure il dialetto della zona in cui opera. Per

esempio tra i centri di cultura tedeschi spicca il nome di Fulda, che si trova in area franco­renana; fondata da 36

Bonifacio, un monaco anglosassone, nel 744. Nell’8° secolo qui si comincia a scrivere in bavarese, perché è

bavarese il suo primo abate. Nel 9° secolo arriva Rabanomauro (figura importantissima del Medioevo germanico)

e a Fulda si scrive in franco orientale, il dialetto di un’opera fondamentale chiamata Taziano. Taziano è il nome

del monaco siriaco che ha scritto un’armonia evangelica, cioè un quinto vangelo che nasce dalla combinazione

degli altri. Questo Taziano ha una grande fortuna in Grecia e a Roma e proprio da Roma un manoscritto del

Taziano latino viene portato in Germania, e lì proprio per volere di Rabanomauro si traduce in franco orientale.

Alla fine del dominio di Rabanomauro si scriverà in dialetto franco­renano. Bisogna mettere in evidenza che forse

questi amanuensi ci hanno rovinato, perché dobbiamo fare i conti con l’assenza di regole ortografiche! Vari

dialetti quindi hanno consuetudini grafiche diverse.

dialetti tedeschi?

Quali sono questi Da un punto di vista linguistico la situazione è chiaramente espressa da una

dicotomia insanabile; se facciamo riferimento alla lingua dei secoli iniziali sappiamo che dobbiamo distinguere in

Germania, due zone diverse dal punto di vista linguistico: alto tedesco (centro­meridionale) e basso tedesco (nord).

Abbiamo una grossa divisione che nasce dalla presenza nell’alto tedesco di un fenomeno rilevantissimo rappresentato

dalla seconda mutazione consonantica. Il limite tra dialetti alto e basso tedeschi è rappresentato dalla capacità

basso tedesco

espansiva del mutamento noto come seconda mutazione consonantica. Nell’ambito del distinguiamo

due realtà: basso franco e sassone (lingua del poema epico Heliand, che assicura da solo al sassone la dignità di lingua

tedesco tedesco superiore

letteraria). Nella zona dell’alto distinguo due zone: ( alamanno ad ovest, bavarese ad est e

tedesco centrale. franco superiore

langobardo a sud) e L’area del tedesco centrale si divide a sua volta in due gruppi:

franco centrale

(franco orientale, franco renano, franco renano meridionale) e (franco ripuario ad ovest e franco

mosellano ad est). Dietro queste aggregazioni ci sono delle concordanze comuni, delle isoglosse comuni a più dialetti.

Ha un senso parlare di franco superiore perché alludo a delle innovazioni e caratteri tipici unificanti che ritrovo in tutti i

dialetti che comprendo sotto quella etichetta.

LEZIONE 10 – 14.03.2017

TEDESCO ANTICO. La volta scorsa abbiamo illustrato i molteplici dialetti che possiamo in qualche modo

riassumere tutti sotto l’etichetta di tedesco antico. La Germania medievale dal punto di vista linguistico è divisa in

tedesco”

due zone che vedono operanti dialetti diversi: la zona centro­meridionale dell’ “alto e la zona

tedesco”.

settentrionale del “basso Abbiamo messo in evidenza come questa terminologia, che scaturisce dalla

dimensione puramente geografica, poggi su una caratteristica fonologica importantissima, la seconda mutazione

consonantica, della quale partecipano solo i dialetti alto tedeschi. Con il termine alto tedesco, vogliamo indicare

quell’episodio linguistico di circa 3 secoli che porta dal germanico preistorico all’attuale forma della lingua

tedesca. Quindi qualcosa di estremamente ridotto ma altrettanto importante. Alto tedesco è anche una maniera

di comodo per indicare in maniera collettiva tutti i dialetti che condividono certe caratteristiche. Sappiamo però

che una lingua tedesca unitaria non è mai esistita in antichità.

Abbiamo buoni motivi per credere che i Romani abbiano finito per considerare nomi di popoli, certi sostantivi che

indicavano semplicemente il nome dei guerrieri, quegli uomini impegnati negli scontri. A quali nomi facciamo

riferimento? Per esempio ad Alamanni, che verosimilmente deve essere stato un grido di battaglia (= tutti gli

uomini). Un altro nome trasparente è quello della tribù degli Eruli, in realtà la radice che sta alla base di questo

nome è la stessa che sta alla base di “conte” in inglese antico; in sassone per esempio erl è la parola per uomo,

in gotico è jarl ed è la parola per nobiluomo. Un ultimo esempio è quello dei Teutoni, che derivano il loro nome da

un “teuta” ovvero il nome per assemblea. Questo esempio consente di far luce su un altro problema onomastico

rappresentato dal nome della lingua tedesca: quando appare il termine tedesco e cosa vuol dire? Il termine 37

deriva da una radice che nelle lingue indoeuropee si presenta come teut/tout per indicare la civitas ( in gallico

abbiamo teuta, in osco touto, in umbro toutam). Da questa radice viene fatto derivare nelle lingue germaniche il

nome di popolo: la forma sassone è thiod; la parola alto tedesca è diot, da questo lessema è derivato anche

l’aggettivo diutisk (= lingua volgare, popolare). Quest’ultimo alla fine è diventato un nome proprio per esprimere il

nome della lingua e della nazione. Accanto a diutisk è attestato anche diuten (infinito) che significa “significare”,

“spiegare”. Possiamo dire che soprattutto grazie all’influenza e all’uso che ne fecero i Romani, la parola che

significava semplicemente “volgare”, ha finito per essere reso come “tedesco”, cioè come nome proprio della

lingua. Possiamo immaginare che già dalla fine 6°/ inizio 7° secolo si fosse affermato questo uso; però è certo

che in un documento dell’8° secolo troviamo l’aggettivo teudiscus, ovvero la latinizzazione del termine per

indicare il volgare tedesco in contrapposizione al latino. Ma è soprattutto dalla prima metà del 9° secolo che

troviamo stabilmente attestata la forma diutisk per esprimere la lingua tedesca. Stiamo alludendo ai cosiddetti

Giuramenti di Strasburgo, pronunciati il 14 febbraio dell’842, in cui Carlo il Calvo (a capo dei Franchi ormai

francesizzati) pronuncia questi giuramenti in tedesco e Ludovico il Germanico (di lingua tedesco) li pronuncia in

gallo­romanzo. Da quel momento in poi vedremo che questa diventerà l’espressione corrente per indicare quello

che anche oggi chiamiamo tedesco.

Accanto ad una determinazione dei dialetti dal punto di vista geografico, dobbiamo procedere anche ad una

distinzione dal punto di vista cronologico. Si suole far cominciare il periodo alto tedesco dal 7°/8° secolo fino

all’11° secolo. Il periodo medio alto tedesco dall’11° al 15° secolo e infine dal 16° secolo in poi abbiamo il tedesco

moderno. Dobbiamo stare attenti, nei libri scritti in tedesco, al valore che si deve dare all’aggettivo mittel, che in

tedesco vale “centrale” o “mediano” sia da un punto di vista spaziale che temporale; se parliamo di mittel

deutsch intendiamo proprio il tedesco centrale (denominazione di ordine geografico), se invece parliamo di

mittelhochdeutsch (determinazione di ordine cronologico).

Come già abbiamo visto in Inghilterra, anche per quel che riguarda il tedesco moderno possiamo d

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucyinthesky_8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia germanica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Guerrieri Anna Maria.