vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CLASSIFICAZIONE DI LANCEFIELD
Un altro tipo di classificazione è quello che ha permesso un grande progresso nelle tecniche di frazionamento dei batteri. Questo tipo di classificazione è dovuto alla ricercatrice inglese Lancefield che, durante gli anni '40, nel periodo della guerra mondiale in cui le infezioni da streptococcus erano frequenti come la scarlattina. Questa malattia era letale a metà 800 ma durante il novecento la sua incidenza è diminuita finché è scomparsa durante gli anni '50. Negli ultimi venti anni è ricomparsa di nuovo, non sotto forma di scarlattina ma sotto forma di qualcosa che produce shock tossico simile a quello degli stafilococchi. Prima della seconda guerra mondiale le malattie reumatiche con complicanze cardiache erano frequenti e la Lancefield era interessata proprio a questo. Una cosa importante da dire è che lo streptococcus è sensibile alla penicillina. Non vi sono trovate alcune resistenze.
Alla penicillina e se il trattamento viene effettuato nei primi dieci giorni successivi all'infezione, le malattie reumatiche con complicanze cardiache non si hanno, perché la penicillina blocca l'evoluzione della malattia. Allora la Lancefield, seguendo le tecniche di estrazione dei vari costituenti della superficie dei microrganismi, a pH acido, estrasse dei polisaccaridi indicati con la sigla C (polisaccaridi C degli streptococchi) che avevano una particolare caratteristica: uno zucchero particolare, l'amnosio con varie catene laterali. Ella, quindi, estrasse un polisaccaride C in base al quale era possibile suddividere gli streptococchi patogeni per l'uomo in un certo numero di gruppi sierologici. L'importanza di questa classificazione β risiede nel fatto che, gli streptococchi emolitici hanno questo polisaccaride e vengono divisi in gruppi che non hanno tutti la stessa patogenicità.
GRUPPI
I gruppi vengono indicati con la lettera maiuscola dell'alfabeto.
Oggi sono stati trovati 18 gruppi. Solo il gruppo A ha una patologia complessa con complicanze di malattie, sequele a distanza, malattie cardiache, corea o gomerulonefrite, mentre gli altri gruppi non danno mai sequele di questo genere. Proprio per questo è importante stabilire i gruppi poiché le diagnosi devono specificare se si tratta di un'infezione da streptococcus di gruppo A (può causare sequele a distanza) o di qualche altro gruppo (può causare faringiti, piodermite, tutte malattie localmente distribuite che si risolvono da sole in un paio di giorni). Del gruppo C fanno parte gli streptococchi agalactiae, del gruppo D fanno parte gli streptococchi fecali (oggi si è visto che, con la tecnica di Lancefield, non si estrae il polisaccaride C ma un acido teicoico. Per questo è stata creata un'altra classe, quella degli enterococchi che hanno dimensioni più grandi, habitat diverso, a sede intestinale quindi devono resistere a sostanza.
STREPTOCOCCHI DI GRUPPO A Ci interessano molto perché danno questa patologia legata alle superfici distruttura della cellula batterica, alle esotossine ed esoenzimi che elaborano ed una sequela a distanza su base immunitaria (cosa che non accadeva negli stafilococchi).
Ognuno di noi va incontro più volte a faringiti perché vi sono molti streptococchi di gruppo A. La molecola che determina questa distinzione in tipi (detti sierologici perché si identificano dall'anticorpo che forma questa proteina) è la proteina M. Di proteine M vi sono circa una sessantina, ciò significa che vi sono una sessantina di tipi sierologici. Fortunatamente nella stessa area geografica ne circolano ogni volta 5 o 6 tipi. Ecco perché il bambino appena va a scuola prende il mal di gola perché comincia a prendere tutte le infezioni che si trasmettono nelle goccioline di saliva. Una di queste è quella da streptococcus.
La proteina M viene
Indicata con i numeri arabi. L'importanza dellaproteina M sta nel fatto che si comporta da immunogeno e gli anticorpicontro quest'immunogeno sono protettivi. L'individuo, quindi, che formaanticorpi contro la proteina M non ammala con quel tipo sierologico distreptococco. A microscopio elettronico a grosso ingrandimento e conopportuni accorgimenti ( ombreggiare con sale di oro in modo opportuno ilpreparato) si vede una specie di alone costituito dalle fimbrie dellostreptococcus che contengono la proteina M, perché questa proteina è unaproteina di superficie, ma non è un buon immunogeno, non produce unaspiccata risposta anticorpale. I test diagnostici in vitro, infatti, che siutilizzano per misurare il TAS di anticorpi contro la proteina M, non sonomolto frequenti perché non danno una buona significatività con quella cheè la patologia. La proteina M si intreccia con l'acido lipoteicoico performare quella specie di fimbria.
Con la parte COOH terminale si fissa all'aparete cellulare e fuoriesce come fimbria mantenuta nella sua posizione da catene di acido lipoteicoico. Queste fimbrie vanno a formare quelle che vengono chiamate adesine. L'adesione delle cellule molto spesso è su base specifica ed è mediata da queste adesine. La proteina M è aggredibile dalla pepsina, resistente ad altri enzimi proteolitici e vi è una zona variabile e una zona conservata. Ciò significa che vi sono sequenze che sono le stesse in tutti i tipi del gruppo A e sequenze che variano a seconda del tipo. Questo fa sì che l'eventuale protezione deve essere specifica contro la parte variabile. La proteina M, essendo il fattore di virulenza dello streptococco, protegge la cellula dalla fagocitosi e nello stesso tempo favorisce la funzione di attecchimento dell'organismo, attraverso l'adesina, alle cellule della cavità orofaringea oppure alle cellule della cute perché la.La proteina M è capace di fissarsi a delle proteine che sono presenti alle cellule della membrana orofaringea o della cute. Una di queste proteine è la fibronectina. Ognuno di noi, infatti, ha un diverso numero di fibronectina; ciò fa sì che coloro che possiedono un numero maggiore, hanno più possibilità di essere soggetti alla faringite.
Vi sono anche altre proteine che favoriscono l'attecchimento dello streptococco alla cellula bersaglio, una di queste è la proteina F presente sulla membrana del batterio. La proteina M infatti non può essere eliminata del tutto perché vi è sempre qualche altro gruppo recettoriale che favorisce l'adesione.
La proteina M, inoltre, inibisce l'attecchimento, attraverso i macrofagi, del fattore C5P, un fattore chemioattrente liberato dal peptidoglicano dopo che la cellula è stata infetta dal batterio. Il fattore C5P, quindi, non riesce ad essere in contatto con il macrofago.
ciò impedisce la fagocitosi. Quando, invece, gli anticorpi contro la proteina M sono presenti, lo streptococco viene eliminato, ma non completamente perché il peptidoglicano e il polisaccaride C resistono a lungo nelle cellule dendritiche, anche per anni. Tutti gli antigeni dello streptococco danno luogo ad una risposta abbondante, quindi lo streptococco rimane anche dopo che è terminata l'infezione.
RISPOSTA ANTICORPALE
La patologia degli streptococchi di gruppo A, specialmente nelle sequele a distanza, è legata a particolari tipi di risposta immunitaria. Quindi le esotossine e gli esoenzimi degli streptococchi si comportano da buoni immunogeni tranne la proteina M.
La risposta anticorpale durante l'infezione da streptococco è elevatissima; il polisaccaride C specialmente comporta una elevatissima risposta di anticorpi. Sperimentalmente, se si compie un tracciato elettroforetico di un animale infettato da streptococco, si nota che nella
La frazione IgM è un picco anche a quattro settimane dopo l'infezione da streptococco. Questo, però, è un picco di tipo monoclonale perché viene prodotto da uno o pochi cloni di linfociti che producono questo tipo di anticorpo. Nel bambino, queste manifestazioni di tipo monoclonale sono sempre indice di qualcosa di molto pericoloso, in quanto un clone che si moltiplica abbondantemente da solo può significare anche una crescita di tipo neoplastica. La produzione nel tempo delle Ig varia a seconda se l'antigene è polisaccaridico o proteico, perché nel proteico si ha la cosiddetta risposta alla seconda immunizzazione (es. vaccini), manca una fase di latenza della risposta e il picco che si raggiunge è elevatissimo. Il polisaccaridico non raggiunge la latenza, presenta un picco lentamente nel tempo e decade lentamente in assenza di successive stimolazioni. Pertanto, se vi è un picco di IgM, e si tratta di infezione batterica, non è
detto che vi sia infezione in atto. Nelle infezioni da virus, invece, gli anticorpi contro i polisaccaridi e il peptidoglicano dello streptococco possono durare anche uno, due anni con la distruzione della cellula batterica con nessuna infezione perché questa struttura è rimasta sequestrata negli organi linfatici. Nella maggior parte delle infezioni, specialmente da streptococcus, questo sequestramento non implica alcun problema, semplicemente una risposta nel tempo. Se vi è questa risposta nel tempo, le sequele a distanza vengono aggravate man mano. ESOTOSSINE LIBERATE DALLO STREPTOCOCCUS Anche lo streptococcus libera delle emolisine che lisano i globuli rossi. Anche queste sono delle citolisine (interessano tutte le cellule, specialmente quelle endoteliali) che agiscono, come tutte le citolisine, attaccando lo scheletro di colesterolo presente nella membrana cellulare. Quelle cellule che non hanno colesterolo nella membrana cellulare non possono essere attaccate da quella chesi chiama Streptolisina O (dettacosì perché inattivata dall’ossigeno). Un’ altro tipo di streptolisina è lastreptolisina S detta così perché è siero solubile.
La streptolisina O viene liberata nel terreno e si comporta da ottimo immunogeno. La streptolisina S è di piccolo peso molecolare, non raggiunge i 5000 di peso molecolare, ciò significa che non può essere immunogeno. Di conseguenza non vengono formati mai anticorpi contro la streptolisina S, cosa invece riscontrabile in quella di tipo O. Generalmente la streptolisina S è legata alla cellula. Nel supernatante di coltura dello streptococco viene trovata la streptolisina O.
La streptolisina è importante dal punto di vista diagnostico. Vi è, infatti, un test indicata con la sigla TAS (titolo anti-O-streptolisina) che misura la quantità di anticorpi che ognuno di noi presenta contro.