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Microbiologia degli Alimenti Matteo Corradi
o Alterazioni indipendenti dalla composizione del substrato:
➢ Ammuffimento;
➢ Colorazioni anomale;
➢ Slime;
- Principali microrganismi alterativi (elenco).
Microbiologia degli Alimenti, parte terza, descrizione microrganismi causa
di malattie alimentari
5. Microrganismi causa di malattie alimentari
- Malattie di origine alimentare: definizione OMS
o Malattie trasmesse con gli alimenti: classificazione;
o Quali alimenti coinvolti;
o Dove sono stati consumati;
o Numero di notifiche e distribuzione epidemie;
o Esempi di Campylobacter, Salmonella, Listeria;
- Analisi del rischio microbiologico negli alimenti
o Modello teorico e separazione dei compiti;
o Definizioni;
o Analisi del rischio:
➢ Valutazione del rischio:
→Identificazione del pericolo;
→Caratterizzazione del pericolo (tassonomia e nomenclatura, caratteristiche, virulenza);
→Valutazione dell’esposizione (distribuzione nell’ambiente e negli alimenti, dose
infettiva, alimenti coinvolti);
→Caratterizzazione del rischio (misure di controllo);
➢ Gestione del rischio;
➢ Comunicazione del rischio;
- I principali batteri responsabili di malattie alimentari
o Infezioni (enteroinvasive, enterotossiche, invasive, non invasive, elenco infezioni alimentari più note);
o Intossicazioni (e quali sono le più note);
o Tossinfezioni (e quali sono le più note);
o Difesa dell’ospite e il meccanismo dose-risposta;
➢ Manifestazione della malattia;
➢ DIM;
➢ Virulenza:
→Tossicità;
→invasività;
→LD ;
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- Patogeni Gram positivi
I. Staphylococcus aureus
1. Identificazione del pericolo: microbiota umano (cavità nasai), malattie nosocomiali (alta morbilità e
infettività), intossicazioni alimentari (nausea, vomito, crampi addominali, malattia non grave
autolimitante). Enterotossine termostabili.
Le notifiche sono poche e datate, questo a testimoniare la bassa gravità della malattia.
2. Caratterizzazione del pericolo
a. Tassonomia e nomenclatura: phylum Firmicutes, genere Staphylococcus, specie aureus, subsp.
aureus e anerobious. Suddivisione in coagulasi positivi (6 specie, tra le quali le patogene S. aureus,
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Microbiologia degli Alimenti Matteo Corradi
S. hyicus, S. intermedius) e negativi (batteri protecnologici per prodotti carnei fermentati, quindi
virtuosi).
b. Caratteristiche
o Sporigeno: no;
o Gram +, forma coccia, catalasi e coagulasi positivo;
o Osigeno: anaerobio facoltativo;
o Catalasi e coagulasi positivo;
o A : crescita fino a 0,83 (20% NaCl), produzione tossina fino a 0,85. Sopravvivenza fino a
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25% NaCl (batterio alofilo, con capacità di accumulo nella cellula di soluti biocompatibili
quali prolina, glicina, betaina);
o pH: rallentamento duplicazione a 4,5, arresto duplicazione a 4, arresto produzione di
tossina a 4 (piuttosto scarsa resistenza all’acidità);
o Temperatura: crescita fino a 7°C, inattivato dalla pastorizzazione (ma può sopravvivere
alla termizzazione). Produzione tossina fino a 10°C;
c. Virulenza: intossicazione che provoca gastroenteriti, vomito, crampi addominali, diarrea. Malattia
non grave, autolimitante. Enterotossine termostabili (resistenti ai trattamenti termici di
pastorizzazione e sterilizzazione), inoltre sono resistenti agli enzimi proteolitici gastrici e
pancreatici. L’enterotossina mantiene la propria attività dopo trattamento a 121°C per 11 min.
3. Valutazione dell’esposizione al pericolo
a. Distribuzione nell’ambiente e negli alimenti: diffusione ubiquitaria nell’ambiente, soprattutto in
materie prime di origine animale non trattate termicamente, in latte e prodotti lattiero caseari
prodotti da latte crudo, operatori settore alimentare, prodotti che hanno subito manipolazione.
Essendo diffuso nella specie umana gli operatori del settore alimentare sono considerati fonte di
contaminazione;
b. Dose infettiva: produzione tossina termostabile a 10 -10 cellule/g. La produzione di tossina è
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regolata da complessi sistemi che coinvolgono più fattori di trascrizione. 1 mg di tossina per dare
i sintomi;
c. Alimenti coinvolti: carni, prodotti carnei fermentati, prodotti lattiero caseari, prodotti che hanno
subito manipolazione, prodotti conservati sopra i 10°C.
4. Caratterizzazione del rischio
a. Misure di controllo:
o Trattamenti termici (può sopravvivere alla termizzazione);
o Refrigerazione;
o Evitare contaminazione crociata in post-trattamento;
o Tossina non eliminata termicamente (il prodotto non è vendibile);
o Regolamento CE 1441/2006 impone il limite di cellule di S. aureus in formaggi a latte crudo
a 10 cellule/g, che se raggiunto richiede l’esecuzione di saggi immunologici per valutare
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la presenza di tossina.
II. Clostridium botulinum
1. Identificazione del pericolo: morfologia bacillare, la tossina termolabile è la più potente sostanza
tossica naturale, incidenza limitata ma mortalità alta (6%). La pericolosità è elevata poiché il
microrganismo è anaerobio, sporigeno, tossinogeno (tossina molto potente).
L’incidenza dell’intossicazione è limitata ma la mortalità è elevata (6%).
2. Caratterizzazione del pericolo
a. Tassonomia e nomenclatura 6
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o Gruppo I proteolitico e lipolitico, mesofilo, spore più termoresistenti, produzione tossine
A, B, F, non cresce a T<10°C. Responsabile di odori sgradevoli nell’alimento;
o Gruppo II proteolitico e saccarolitico, psicrotrofo, spore meno termoresistenti,
produzione tossine B, E, F, non cresce a T<3,3°C. Può non originare alterazioni evidenti
nell’alimento;
b. Caratteristiche
o Sporigeno: sì;
o Gram +, morfologia bacillare;
o Ossigeno: anaerobio o microaerofilo
o A : germinazione spora, sviluppo e produzione tossina inibiti a 0,96 per i proteolitici e
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0,97 per i non proteolitici. Concentrazioni inibenti di NaCl del 10% per ceppi proteolitici
e 5% per ceppi non proteolitici;
o pH: minimo a 4,6 per i ceppi proteolitici, 5 per i ceppi non proteolitici. L’ambiente acido
favorisce l’effetto delle alte temperature;
o Temperatura
→Gruppo I: ottimale a 40°C, minima a 10°C;
→Gruppo II: ottimale a 30°C, minima a 3,3°C (attenzione psicrotrofo);
c. Virulenza: intossicazione (botulismo alimentare, tempo di incubazione di alcune ore o pochi
giorni). Tossine molto potenti, con apparsa dei sintomi dopo poche ore o alcuni giorni
dall’ingestione. I sintomi sono debolezza, vertigini, nausea, visione confusa, progressiva difficoltà
a deglutire e parlare. Morte per blocco del sistema nervoso periferico in seguito a interazione delle
tossine con i sistemi di trasmissione neuronali.
0,1-1,0 mg di tossina A per causare la morte nell’uomo.
I ceppi più pericolosi sono A, B, F.
3. Valutazione dell’esposizione al pericolo
a. Distribuzione nell’ambiente e negli alimenti: ubiquitario in suolo, fondali lacustri, acque marine e
lacustri, tratto digerente animali e pesci. Presente sia in alimenti animali e vegetali.
Tipo E più presente in prodotti ittici provenienti dal mare del Nord. Tipo B più presente nei suoli
europei. Tipo A più presente nei suoli dell’Ovest-Nord America;
b. Dose infettiva: valutare anche botulismo infantile e da ferita.
c. Alimenti coinvolti: alimenti di origine vegetale e animale.
4. Caratterizzazione del rischio
a. Misure di controllo
o Rispetto di buone pratiche agronomiche, di igiene di processo. Riduzione della
contaminazione fecale per le carni;
o Temperatura: congelamento e refrigerazione per prevenire la produzione di tossine,
senza effetto però su spore. Tossina termolabile a temperature superiori a 80°C (ok
bollitura per 15 minuti). La termoresistenza della tossina decresce all’abbassarsi
dell’acidità del substrato.
Sterilizzazione a 121°C per 2,5 minuti per eliminare le spore. La resistenza della spora
varia in funzione del sierotipo, del numero di spore presenti, del substrato;
o pH: minimo a 4,6 per i ceppi proteolitici, 5 per i ceppi non proteolitici. L’ambiente acido
favorisce l’effetto delle alte temperature sulle spore;
o Aw: germinazione spora, sviluppo e produzione tossina inibiti a 0,96 per i proteolitici e
0,97 per i non proteolitici. Concentrazioni inibenti di NaCl del 10% per ceppi proteolitici
e 5% per ceppi non proteolitici. Le richieste di a aumentano a pH acidi e al diminuire
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della temperatura; 7
Microbiologia degli Alimenti Matteo Corradi
o Redox: sia Cl. botulinum che Cl. perfringens tollerano piccole quantità di O . Considerare
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fattori che modificano red-ox;
o Fattori impliciti
→batteri lattici per contrastare lo sviluppo (abbassamento del pH per acidificazione ad
opera di acido lattico, produzione di nisina, antibiotico naturale);
→lieviti e muffe favoriscono lo sviluppo;
o Ad eccezione di alimenti acidi come le conserve acide, il Cl. botulinum è inibito dal
contemporaneo intervento di più fattori.
III. Clostridium perfringens
1. Identificazione del pericolo: morfologia bacillare, produce tossina termolabile.
2. Caratterizzazione del pericolo
a. Tassonomia e nomenclatura: Clostridium perfringens, classificato in 5 gruppi (A, B, C, D, E);
b. Caratteristiche
o Sporigeno: sì;
o Gram +, morfologia bacillare;
o Ossigeno: anaerobio o microaerofilo;
o Temperatura: crescita tra i 12°C e i 50°C. Germinazione della spora a T<50°C;
c. Virulenza: tossinfezione. Ingestione di 10 cellule che a livello intestinale sporulano, al momento
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del rilascio della spora la cellula madre si lisa e rilascia anche la tossina, che è attivata dalla tripsina
e si lega agli enterociti, dove forma canali per acqua e ioni. I sintomi sono diarrea acuta, nausea,
crampi addominali (si manifestano dopo 8-24 ore dall’ingestione delle cellule). Raramente mortale
e a decorso rapido.
3. Valutazione dell’esposizione al pericolo
a. Distribuzione nell’ambiente e negli alimenti: ubiquitario nell’ambiente e presente nel tratto
digerente di uomo e animali. Si ritrova in alimenti entrati a contatto con suolo o materia fecale,
come carne, pesce, vegetali, prodotti lattieri caseari;
b. Dose infettiva: 10 cellule ingerite per porzione. Il fattore di rischio è un trattamento come la
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cottura (che stimola la formazione delle spore e quindi la produzione di tossina) seguito da una
conservazione sopra i 12°C (germinazione delle spore e quindi rilascio della tossina).
Il fattore distintivo per questa infezione è infatti un trattamento termico seguito da conservazione
a temperatura superiore a 12°C;
c