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RESTRIZIONE E MODIFICAZIONE
E. coli K restringe la crescita del batteriofago X proveniente da E. coli C. Coli C non
resitringe la crescita di lambda proveniente da Coli K.
Il DNA di Coli K-12 è modificato grazie a una metiltranferasi specifica che metila residui
adenosinici che fanno parte di brevi sequenze specifiche (Modificazione). Durante la
replicazione l’elica neosintetizzata non è metilata e i siti specifici risultano liberi.
E. coli K12 possiede una endonucleasi che riconosce gli stessi siti della metiltransferasi: se
non sono metilati l’enzima taglia il DNA, che verrà poi completamente degradato da
nucleasi (Restrizione).
I geni di questi enzimi si trovano a livello plasmidico. I sistemi di tipo I e III sono
biochimicamente complessi e non tagliano il DNA al sito di riconoscimento. Il tipo II è
costituito da due enzimi distinti, che lavorano indipendentemente: endonucleasi di
restrizione, metiltransferasi di modificazione. Gli enzimi di restrizione creano estremi che
sono un buon substrato per la DNA lipasi che li congiunge covalentemente.
REGOLAZIONE DELL’ESPRESSIONE GENICA
Il genoma contiene regioni che portano segnali per l’espressione di proteine o RNA,
regioni codificanti e non codificanti. È necessario segregare il patrimonio genetico. Da un
punto di vista regolato ci possono essere diversi livelli: trascrizionale o traduzionale (post-
trascrizionale), può essere regolata anche dalla stabilità del messaggero (degradazione).
Una proteina può essere anch’essa regolata coinvolgendo la sua stabilità o cambiandone
l’attività attraverso modificazione covalente o effetto allosterico (il legame dell’effettore
allosterico all’enzima porta a un’inibizione della sua attività).
Nei procarioti troviamo operoni, gruppi di geni cotrascritti. Ci sono sequenze chiamate
terminatori trascrizioni che segnano la fine della trascrizione.
Apparato trascrizionale dei procarioti:
- RNA polimerasi (sensibile a Rifampicina nei batteri, non negli Archea). Nei batteri è
costituita da quattro subunità: alfa, beta, beta’ e sigma. Alfa ha dominio N-terminale che
si lega a BetaBeta’ e collegato da un linker alla C terminale che lega il DNA. Sigma
riconosce in modo specifico il promotore (-35, -10 a monte del sito d’inizio); assiste
anche all’apertura della doppia elica, che segna l’inizio della trascrizione. Alfa2BetaBeta’
è chiamato enzima CORE (in grado di polimerizzare) con sigma associato prende il
nome di oloenzima. In Archea si trovano subunità alfa, beta e beta’ simili a quelle dei
batteri ed eucarioti, sigma invece è diversa.
- Inizio: il complesso CORE è in equilibrio con il DNA e sembra totalmente indifferente
alla presenza del promotore. Se si aggiunge la sigma aumenta tantissimo l’affinità tra
RNA polimerasi e promotore. Una volta iniziata la trascrizione, sigma si stacca ed è solo
la CORE proseguire con la polimerizzazione. In E. coli esistono tanti fattori sigma: il
sigma70 è il principale, gli altri riconoscono sequenze diverse (sigma32 heat shock,
sigma54 utilizzazione dell’azoto, sigma38 fase stazionaria o altri stress, sigma24 stress
vari, sigma28 biosintesi dei flagelli). Sigmuloni: gruppi di geni che vengono trascritti da
uno stesso fattore sigma.
- Terminazione: durante l’allungamento alcune sequenze fanno entrare in stallo la
polimerasi. Se la trascrizione non riprende si parla di terminazione. Ci sono terminati
intrinseci, sequenze ripetute invertite che assumano strutture a forcina ricche in G-C.
Quando la RNA polimerasi incontra queste sequenze si blocca. L’interazione della
polimerasi con la forcina provoca il rilascio dal DNA stampo dell’enzima. La
terminazione Rho dipendente richiede la presenza di una proteina Rho che interagisce
con una sequenze specifica del trascritto. Su muove verso la polimerasi e riesce a
raggiungerla quando fa una pausa, promuovendone il distacco. Se si ha carenza di
amminoacidi Rho viene impiegata per fermare la trascrizione.
OPERONE TRIPTOFANO
Tra il sito operatore e i geni si trova un sito L (leader), che regola la sintesi di triptofano. Il
repressore che si lega all’operatore ha affinità per il triptofano: se ne è presente poco la
sintesi è attivata, in caso contrario repressa. I mutanti del repressore lo sintetizzano anche
in sua presenza. Attenuazione: terminazione prematura della trascrizione (solo quando
Trp +); la regione L contiene un piccolo gene, TrpL e un sito attenuatore che possiede un
terminatore intrinseco di trascrizione. Queste strutture promuovono il distacco della
polimerasi, la struttura di terminazione è preceduta da un loop di pausa, dato dalla
formazione di struttura secondaria nella regione 1 e nella 2 del sito L. Quando le regioni 2
e 3 formano un loop di antiterminazione, la RNA polimerasi è stimolata a procedere verso
i geni dell’operone. La formazione dei loop è dipendente dalla concentrazione di
triptofano; la diversa posizione del ribosoma sulla catena a seconda o meno della presenza
di Trp, porta alla formazione dei loop. Il ribosoma in stallo va a proteggere la regione 1 (sui
codoni Trp Trp, Trp assente): loop di antiterminazione (2-3); se il ribosoma avanza
(presenza di Trp) va a coprire la regione 2 e verrà forzata la produzione del loop di
terminazione (1-2). Il loop di pausa si forma prima dell’arrivo del ribosoma.
Il legame del triptofano all’antranilato sintetasi porta a regolazione allosterica.
Una modificazione covalente molto utilizzata è la fosforilazione, che influenza l’attività di
un regolatore trascrizionale (sistemi a due componenti). Viene stimolata la formazione di
multimedia che hanno maggiore affinità per il DNA; si comportano o da attivatori o da
repressori a seconda della posizione rispetto a -10 e -35. Agiscono sempre in coppia con un
sensore, solitamente una chinasi in grado di percepire stimoli ambientali (seconda
componente), in grado di autofosforilarsi e di fosforilare l’attivatore/repressore. In alcuni
casi un’unica proteina fa sia da sensore che da regolatore trascrizionale. Sono molto
diffusi: approvvigionamento di nutrienti, metabolismo energetico, virulenza
(trasferimento plasmidi, produzione di tossine), vie di differenziamento.
La diversità morfologica non rispecchia la più grande diversità genetica. La diversità
biochimica, metabolica, fisiologica dei procarioti è grandissima e riflette le innumerevoli
strategie messe in atto per ottenere materia e energia.
Come si è originata la diversità? La teoria fissista è contraddetta dalla paleontologia ed è
stata rimpiazzata dalla teoria evoluzionistica (gli organismi cambiano, anche se
lentamente).
Il progenitore è comune (LUCA) e ha dato origine alla varietà attuale. Può essere
ricostruita una filogenesi; durante la crescita possono esserci mutazioni che provocano
cambiamenti fenotipici. In base alla filogenesi è possibile costruire una classificazione
naturale. È più difficile sviluppare un sistema naturale di classificazione per Procarioti
rispetto a piante e animali.
TASSONOMIA DETERMINATIVA
Anche i batteri sono stati ordinati in Taxa, di ordine gerarchico crescente. Non era possibile
applicare la definizione di specie utilizzata per piante e animali (organismi interfecondi,
prole fertile).
Specie procariotiche: insieme di ceppi (isolati) che presentano caratteristiche in comune
che li differenziano da altri ceppi, con grado elevato di somiglianza fenotipica. Un’altra
definizione: insieme di ceppi con similarità DNA/DNA >70% (% ibridazione).
Il nome della specie è finito da due termini in latino corsivo (nomenclatura binomia) che
indicano genere e specie. Possono avere un valore descrittivo e si possono riferire a
caratteri metabolici, morfologico-cromatici…
Caratteristiche generalmente utilizzate:
- Struttura parete (Colorazione Gram)
- % G-C nel genoma
- Temperatura ottimale e intervallo di crescita
- Capacità di trasportare endospore
- Tipo di accettore di elettroni per respirazione/fermentazione
- Capacità di fare fotosintesi
- Motilità
- Morfologia della cellula
- Fonti di C e N utilizzabili (zuccheri-ammonio, N2, nitrato..)
- Auxotrofie
- Composizione lipidi di membrana
- Antigeni di superficie
Isolamento batteri dall’intestino di un mammifero: ottengo una cultura pura: colorazione
Gram (negativo) —> morfologia cellulare, bastoncelli —> metabolismo, aerobio facoltativo
—> fermenta lattosio producendo acido e gas —> altri saggi biologici. Risulta essere E.
coli.
TASSONOMIA NUMERICA
Considerare un numero elevato di caratteri alternativi, caratterizzare i ceppi in base ai
caratteri considerati, confrontare i ceppi e stabilire concordanze e divergenze. Assomiglia a
una classificazione genetico-molecolare, ma a livello fenotipico. Le macromolecole
informazionali (DNA, RNA, proteine) sono adatte per ricostruire alberi filogenetici.
d = distanza evolutiva = (N caratteri diversi / Totale caratteri) x 100
Caratteristche di un marcatore genetico:
1. Il gene deve essere presente in tutti gli organismi presi in considerazione
2. Le copie del gene devono mostrare un livello appropriato di conservazione di
sequenza, tale per cui si possa postulare un’origine comune (OMOLOGIA)
3. Il gene deve essere stato ereditato in tutte le specie per trasmissione verticale e non
deve essere soggetto a trasferimento orizzontale
I più utilizzati sono i geni che codificano per la subunità piccola del ribosoma (ma anche
DNA polimerasi, purine e pirimidine, ciclo TCA, proteine Heat-shock, parete cellulare
biosintesi aa e cofattori…). Gli rRNA sono presenti in tutti gli organismi viventi; 16S/18S è
abbastanza piccolo, ma sufficientemente informativo: alcune regioni non tollerano
sostituzioni, sono quindi adatte per allineare sequenze diverse. Altre regioni cambiano
poco frequentemente, sono adatte per identificare diramazioni antiche (viceversa regioni
variabili identificano diramazioni recenti). La presenza di regioni conservate combinate
con tecniche di amplificazione del DNA permettono una rapida classificazione.
L’albero filogenetico universale è stato proposto da Carl Woese negli anni ’80 ed è basato
sul confronto delle sequenze firma dell’rRNA.
INTERAZIONI MICRO-MARCO ORGANISMO
Gli organismi animali sono ottimi ambienti per la sopravvivenza e la crescita di numerosi
organismi. Ad esempio: pelle, cavità orale, stomaco, intestino, tratto respiratorio e
gastrourinario.
I macrorganismi dipendono o giovano dalla presenza dei microrganismi; le interazioni
possono essere positive o negative (simbiosi e commensalismo positive, parassitismo
negativo). Le infezioni i