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Metodologie di pianificazione
Tra le metodologie di pianificazione, ritroviamo il
problem solving e il decision making. Entrambe
vengono applicate all’infermieristica; tuttavia, fra le
due, la metodologia prevalente è il problem solving.
Questo, infatti, parte da una situazione che necessita
di una valutazione generale, che permette di
identificare, attraverso la raccolta dati, una situazione problematica (diagnosi infermieristica),
che deve poi essere risolta. Il decision making è, invece, una metodologia che parte da un
problema già definito: il problema già lo conosciamo e, dunque, non risulta necessario
raccogliere dati. Porremo, quindi, attenzione a quella che è la risoluzione del problema. In
questo ambito viene meno, infatti, il ragionamento diagnostico e ipotetico-deduttivo, ma
risulta invece primario l’attuazione di una procedura, volta a risolvere il problema.
Le fasi che contraddistinguono il decision making sono:
1. Definizione problema.
2. Identificazione cause. Le cause da prendere in considerazione sono, ovviamente,
quelle primarie, che hanno potuto provocare il problema, non quelle secondarie, che
da sole non bastano affinché il problema possa sorgere.
3. Soluzioni possibili. Esamino le probabili soluzioni al problema.
4. Soluzione vantaggiosa. Fra le varie soluzioni, scelgo quella che risulta essere più
vantaggiosa, in base ai risultati che questa ha nei confronti del problema.
5. Messa in atto. Attuo la soluzione più vantaggiosa appena scelta.
6. Valutazione. Effettuiamo una valutazione generale, che richiede un processo di
ragionamento e di confronto, fra i risultati che avevamo ipotizzato e quelli realmente
raggiunti. ha un’applicazione molto limitata nell’ambito
Come già detto, però, il decision making
infermieristico, perché i nostri assistiti non li conosciamo. Infatti, nel momento in cui questi
arrivano nella nostra unità operativa, il nostro obiettivo primario è proprio quello di
conoscerli, quello di scoprire il loro problema: il nostro tipo di approccio, quindi, è più
orientato verso il problem solving e meno verso il decision making.
Quand’è che, quindi, l’infermiere può trovarsi ad applicare il decision making? Durante la
presa in carico di un assistito, può capitare che si presentino nuovi problemi, non riscontrati
inizialmente. A questo punto, una volta scoperto il problema, il ragionamento da eseguire è
proprio il decision making. Andiamo a vedere qual è la causa, identifichiamo le possibili
soluzioni, applichiamo quella più vantaggiosa e poi valutiamo il risultato.
Normalmente, il decision making è più un processo utilizzato dal medico: questo, infatti, va
unicamente a trattare un problema che già conosce (per esempio, gli arriva uno con un infarto
del miocardio; il medico sa esattamente come procedere). All’infermiere non arriva un
assistito con una diagnosi infermieristica già pronta. Questo perché, la prima cosa da fare,
quando ci arriva un assistito, è quella di valutare l’autonomia della persona, così da capire
quali sono i problemi che questa ha.
Allora vediamo di cosa si compone il problem solving. La prima fase che contraddistingue il
problem solving dal decision making, è la raccolta dati, che poi dovranno essere analizzati, e
valutati. Ecco, quindi, le fasi:
1. Raccolta dati (accertamento), che devono essere opportunamente elaborati, integrati
e analizzati.
2. Identificazione del problema. Anche se il problem solving, come già detto, non
prevede una vera e propria riflessione sulle cause, è comunque importante
conoscerle e valutarle. Le cause le deduciamo attraverso l’analisi dei dati raccolti.
Se, infatti, non conosciamo le cause del problema, è impossibile pianificare la
risoluzione.
3. Pianificazione.
4. Attuazione.
5. Valutazione. Anche qui dobbiamo eseguire un confronto fra i risultati che ho
ipotizzato di raggiungere e quelli che ho realmente raggiunto.
Il problem solving, dunque, è quel metodo che ci permette di identificare il problema, che è la
diagnosi infermieristica e di risolverlo, attraverso un ragionamento. Ovviamente, la fase che
contraddistingue la diagnosi infermieristica è l’identificazione del problema.
Il processo infermieristico
Il processo infermieristico non è altro che una serie di fasi ed azioni pianificate che mirano a
soddisfare i bisogni e risolvere i problemi degli individui.
Alla base del processo infermieristico troviamo la metodologia utilizzata nel problem solving,
un processo logico e sistematico per risolvere i problemi.
Il processo di nursing è costituito da 5 fasi, come il problem solving stesso:
L’accertamento consiste nella
1. Accertamento, che rappresenta la raccolta dati nel PS.
raccolta e classificazione dei dati. Queste sono guidate dai concetti fondamentali della
disciplina infermieristica e sono finalizzate ad ottenere informazioni relative al
paziente, considerando i fattori fisici, psicologici, socioculturali ed emotivi che
possono influenzare il suo stato di salute. Principale obiettivo della raccolta dati è
proprio l’accertamento del dell’assistito, in modo da determinare,
livello di autonomia
sia per il passato che per il presente, le condizioni di salute e lo stato funzionale della
persona. Importante, i questa fase, è anche il modello di coping, ossia la capacità
dell’individuo di adattarsi alla malattia. L’accertamento può essere di tipo iniziale, se
fatto entro le 48h dall’ingresso dell’assistito (questo perché, passate 48h, lo stato
funzionale della persona può essere mutato). Questo tipo di accertamento è attuato nel
momento in cui il paziente entra nella struttura sanitaria, riceve assistenza da un
servizio domiciliare o è visitato per la prima volta in un ambulatorio. Gli scopi sono di
valutare lo stato di salute del paziente, identificare i modelli fisiologici di salute
problematici e offrire un database approfondito e completo, fondamentale per valutare
i cambiamenti nello stato di salute del paziente negli accertamenti successivi. Poi
abbiamo l’accertamento di tipo mirato ad un preciso problema. Questo raccoglie dati
su un problema già identificato: ha, infatti, uno scopo più specifico e si realizza in un
tempo più breve dell’accertamento Nell’accertamento mirato l’infermiere
iniziale.
determina se il problema esiste ancora e se lo status del problema è cambiato (per
esempio, se è migliorato, peggiorato o risolto). Questo accertamento comprende
anche la valutazione di ogni problema nuovo, trascurato o mal diagnosticato. In
un’unità di cure intensive l’infermiere può eseguire un accertamento mirato ogni
pochi minuti.
I dati che andiamo a raccogliere vengono detti caratteristiche definenti; questi
rappresentano quegli elementi soggettivi, oggettivi e strumentali, che permettono
all’infermiere di definire l’autonomia della persona e, di conseguenza, la diagnosi
infermieristica.
I dati, poi, vengono elaborati e confrontati con dei valori standard o scale di
valutazione, tramite le quali è possibile assegnare un punteggio totale alla
caratteristica definente, che corrisponde al livello di autonomia funzionale
dell’assistito. Ovviamente, la variabile che ha raggiunto un valore minimo è quella su
cui sarà necessario lavorare maggiormente.
2. Diagnosi infermieristica (DI) o problema collaborativo (PC), che corrisponde
all’identificazione del problema nel PS. La diagnosi infermieristica costituisce la base
sulla quale scegliere gli interventi infermieristici volti a raggiungere dei risultati di cui
l’infermiere è responsabile. E’ un’affermazione che descrive uno specifico tipo di
problema o di risposta identificato dall’infermiere. Esprime, quindi, il giudizio
professionale sulle condizioni del paziente, sulle sue risposte ai trattamenti ricevuti e
sulle necessità di assistenza infermieristica.
L’obiettivo principale della pianificazione è l’uso migliore delle
3. Pianificazione. al fine di aiutare la persona a raggiungere i risultati attesi. E’,
risorse disponibili
inoltre, un metodo per comunicare all’intera equipe quale assistenza infermieristica il
nostro utente richiede.
in cui l’infermiere mette in atto le abilità necessarie
4. Attuazione, per far fronte alle
diagnosi infermieristiche del paziente e per risolvere i bisogni di salute del paziente.
Durante l’attuazione, l’infermiere può riproporre una nuova valutazione, revisionare e
modificare il piano d’assistenza, cercare aiuto, stabilendo, se necessario, l’intervento
di altri membri dell’equipe.
in cui viene accertata l’efficacia del piano di
5. Valutazione, assistenza.
6. Follow Up, che indica una serie di controlli a cui viene sottoposta la persona assistita,
in seguito alla terapia. Questo ci permette di assicurare quella che è la continuità delle
Facciamo conto, per esempio, che oggi l’assistito si trova in medicina, mentre
cure.
domani passerà in chirurgia. Il follow up ci permette di garantire la continuità di cure
all’assistito, prima di passarlo ad un ambito diverso.
L’attore principale del processo infermieristico è, ovviamente, l’infermiere. Tuttavia,
troviamo anche gli OSS e i consulenti in generale. La responsabilità, tuttavia, resta sempre
dell’infermiere, che è Ecco, dunque, che l’infermiere assume la
prescrittore e collaboratore.
piena autonomia decisionale su tutte le fasi del processo infermieristico.
Gli OSS hanno sola autonomia operativa: quindi, si inseriscono in tutte le fasi del processo,
Tuttavia, nella fase di “attuazione”, è possibile
ma con un ruolo minore, di collaboratore.
“lasciare da soli gli OSS”, poiché questi si dovranno limitare ad applicare compiti che
l’infermiere ha assegnato loro.
Infine, tutti quei professionisti chiamati in consulenza, li troveremo in tutte le fasi, tranne in
quelle di diagnosi infermieristica (che ovviamente è di nostra competenza) e nella fase di
valutazione.
Le diagnosi possono essere di varia tipologia:
1. Reali: diagnosi presente. Diagnosi derivante da problemi che risultano essere presenti
nella persona assistita; tutta una serie di fattori che permettono di convalidare una
specifica diagnosi. Se il problema è convalidato, la diagnosi allora risulta essere reale.
2. Potenziali o di rischio: al momento il problema non è tangibile; tuttavia ci sono tutta
una serie di fattori contribuenti lo sviluppo del problema. Ciò che viene evidenziato,
dunque, è l’insieme di alcuni fattori