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Disturbi gastrointestinali e alimentari

Disturbi gastrointestinali possono interferire con lo stato di benessere, sullo sviluppo psicofisico e sul rendimento individuale, pertanto devono essere riconosciuti e trattati. Nausea e vomito sono sintomi frequenti in età pediatrica, ma a volte il loro trattamento richiede l'ospedalizzazione perché è spia di un problema più grave del previsto. Anche la diarrea e la stipsi sono problemi estremamente comuni, così come l'inappetenza e i disturbi alimentari, che negli ultimi anni sono in notevole crescita.

13.1 - PROBLEMATICHE ASSISTENZIALI GENERALI: APPROCCIO AL BAMBINO E ALLA FAMIGLIA

Fin dai primi giorni di vita l'alimentazione e l'evacuazione hanno una valenza psico-affettiva e quindi vengono viste non solo come l'espletamento di bisogni fisiologici. L'infermiere cerca, facendo riferimento ai modelli funzionali abituali, di favorirne la loro regolare e naturale espressione.

Alimentari e gastrointestinali possono essere risolti in maniera semplice, in altre invece possono compromettere la salute del bambino. L'infermiere oltre ad assistere il bambino può quindi trattare questi sintomi ed educare la famiglia soprattutto per evitare i casi di infezioni oro-fecali.

13.2 - IDENTIFICAZIONE E MONITORAGGIO DEI PRINCIPALI SEGNI E SINTOMI INDICATIVI DI DISTURBI GASTROINTESTINALI O ALIMENTARI

Gli obiettivi infermieristici sono quelli di identificare e monitorare i principali segni e sintomi di disturbi gastrointestinali ed attuare i relativi interventi in caso di nausea, rigurgito, vomito, diarrea, stipsi, disidratazione, ridotta o eccessiva assunzione di cibo, ecc.

13.3 - NAUSEA

È una sensazione di vomito imminente ed è provocata da un aumento di tensione delle pareti dello stomaco, dell'esofago o del duodeno. Le cause di nausea possono essere transitorie, psicogene, iatrogene e patogene. Spesso si accompagna a cefalea, sudorazione,

pallore e malessere generale. Per evitare la nausea bisogna:
  • Favorire la tranquillità ambientale ed evitare i movimenti del bambino
  • Provare a distrarre il bambino con giochi
  • Non forzare il bambino ad assumere cibi o liquidi
  • Segnalare il periodo di insorgenza dei sintomi ed eventuali relazioni con situazioni scatenanti
Se la nausea persiste di solito viene prescritto un antiemetico. 13.4 – RIGURGITO Nel lattante è frequente il rigurgito di una certa quantità di latte emessa dopo il pasto, quindi ancora non digerito, solitamente è un fattore meccanico, quindi non patologico e a volte segue l'eruttazione. Ma a volte può essere conseguente a patologie, soprattutto se viene emesso a getto o se accompagnato da dolore, rifiuto del cibo, tosse e pianto inspiegabile. Quando il rigurgito dipende da un'eccessiva ingestione di liquidi o aria, bisogna intervallare maggiormente le poppate, manipolare il bambino meno possibile e mettere ariposare in posizione supina o laterale. 13.5 – VOMITO È costituito a differenza del rigurgito, dall’emissione violenta di alimenti già digeriti dallo stomaco e si riconosce per l’odore acido e pungente. Può essere causato da fenomeni emozionali, può essere un riflesso di difesa verso un cibo sgradito o ancora può essere sintomo di alcune patologie. Se prolungato nel tempo può dare disidratazione e squilibrio elettrolitico. In caso di vomito insistente bisogna ricercare altri possibili segni e sintomi come alterazione della respirazione, della FC, aritmie, segni neurologici, riduzione della diuresi, dolore, pallore, ecc. Importante è l’osservazione del materiale emesso e delle sue caratteristiche, quindi l’aspetto (contenuto e colore) e la sua frequenza e quantità. Durante il vomito è importante facilitare l’emissione del materiale, sostenere il bambino, rassicurarlo, tenere a portata di mano un o una stoffa per raccogliere il vomito, pulire il bambino, cambiare i vestiti se necessario e lasciare riposare il bambino dopo il vomito. Un altro obiettivo è quello di prevenire la disidratazione, quindi somministrare liquidi, ma se per via orale scatena di nuovo il vomito potrebbe essere necessario l'inserimento di un sondino o di alimentarlo per via parenterale. In caso di vomito in stato di incoscienza, porre il bambino in decubito laterale per evitare che inspiri il materiale emesso. 13.6 - ALTERAZIONI DELL'ALVO Le feci si manifestano con un colorito marrone-giallastro o marrone-scuro e l'odore dipende dal tipo di alimentazione, da alterazioni patologiche ma anche dalla velocità di transito intestinale che può essere di tipo fermentativo, acido o putrefattivo. Anche la quantità e la frequenza variano a seconda dell'età, dell'alimentazione, dell'attività fisica, ecc. Il meconio ha un colore

nero-verdastro e assume poi una colorazione giallastra per viadell’allattamento, il bambino può defecare anche 8 volte al giorno e le feci hanno una consistenza cremosa, odore fermentativo e aderiscono bene al pannolino.

Invece le feci che derivano da alimentazione a base di latte sostitutivo hanno caratteristiche diverse, come colore giallo-grigiastro, consistenza pastosa, odore putrefattivo e aderiscono poco al pannolino.

13.7 – DIARREA

Rappresenta l’aumentata frequenza delle evacuazioni e l’evacuazione di feci peridratate, molli o addirittura acquose. È conseguenza ad un alterato assorbimento di liquidi nel lume intestinale e può essere acuta o cronica.

Nel lattante può essere causata dall’iperalimentazione, oppure da errori nella scelta del latte artificiale, mentre in età scolare può essere causata da stress, paura, tensione, ecc.

Può essere causa inoltre di disidratazione ed acidosi metabolica.

importante capire se alla diarrea si associano altri sintomi come dolore, nervosismo, inappetenza, nausea, vomito, meteorismo, febbre, cefalea, torpore, perdita di coscienza, ecc. Molto importante in caso di diarrea profusa, la rilevazione dei parametri vitali, la frequenza delle evacuazioni, le caratteristiche e la consistenza. Agli infermieri spesso verrà chiesto di effettuare esami ematici ed esami colturali e chimici sulle feci. La raccolta delle feci si effettua mettendo in delle provette piccole quantità di feci facendo attenzione ad inquinare il meno possibile i campioni. In caso di disidratazione, ristabilire l'idratazione per via orale o per via parenterale. Fondamentale è la prevenzione delle lesioni cutanee del perineo conseguenti all'azione irritante delle feci liquide, quindi bisogna lavare spesso la zona perineale, cambiare il pannolino anche se contiene solo urina ed applicare medicamenti (creme all'ossido di zinco). In caso di presunta diarrea.

Di origine infettiva bisogna attuare delle precauzioni come l'isolamento del bambino in camera singola, l'utilizzo di presidi monouso, la detersione del water o della padella, ecc.

13.8 - STIPSI

Intende un aumento della permanenza del materiale fecale nell'intestino che comporta sia la riduzione della frequenza, sia l'espulsione a fatica di feci disidratate e dure, e quindi la difficoltà di ottenere un soddisfacente svuotamento dell'intestino.

La stipsi può comparire già nel lattante, ma molto spesso è fisiologica per l'assorbimento completo del materiale ingerito, molto frequente invece è la dischezia che si caratterizza per tentativi dolorosi di evacuare, accompagnata da rossore al volto e pianto intenso.

La stitichezza può apparire dopo il divezzamento a causa dell'ingestione di cibi solidi, durante l'età scolare (anche per l'eventuale presenza di ragadi che striano di sangue le feci), in

Caso di improvvisi cambiamenti di abitudine, interventi chirurgici, ecc. L'infermiere deve annotare le caratteristiche della stipsi e dei sintomi conseguenti (dolore, presenza di gas, ecc.). Per evitare la stipsi si somministrano elementi ad alto contenuto di fibre, aumentando l'apporto idrico e effettuando una regolare attività fisica. Il trattamento invece si basa soprattutto sull'educazione alla regolarità della defecazione, sulla modificazioni delle abitudini alimentari e in certi casi sull'assunzione di lassativi o clisteri (se prescritti dal medico).

5513.9 - DISIDRATAZIONE
Tra le varie cause di disidratazione nel bambino, le più diffuse sono diarrea e vomito che causano stati gravi soprattutto se il bambino è un lattante. La disidratazione può essere ipotonica (in cui la perdita di elettroliti è maggiore di quella dei liquidi), ipertonica (in cui la perdita di liquidi è maggiore rispetto a quella di elettroliti).

La disidratazione può essere classificata in due tipi: ipertonica (in cui la perdita di liquidi è maggiore rispetto alla perdita di elettroliti) e isotonica (in cui la perdita di liquidi ed elettroliti è uguale). Questa differenziazione è importante perché riguarda un preciso compartimento di liquidi (intra o extracellulare) e quindi richiede un trattamento differente.

L'infermiere quindi deve riconoscere la disidratazione attraverso anche la semplice osservazione per evitare quadri più gravi (come lo shock ipovolemico). Si valuteranno quindi l'idratazione cutaneo-mucosa, la diuresi, la tensione delle fontanelle craniche, globi oculari infossati, pianto senza lacrime, assenza di salivazione, estremità fredde, ecc.

Anche la rilevazione del peso del bambino fornisce indicazioni per la perdita di acqua, mentre qualsiasi entrata ed uscita di liquidi deve essere costantemente annotata.

Il compito principale dell'infermiere è quello di reidratare il bambino con la somministrazione di liquidi per via orale, a piccoli sorsi se è presente vomito, ma se è presente uno stato

Di incoscienza si passerà alla via parenterale o con l'applicazione di un sondino.

13.10 - RIDOTTA ASSUNZIONE DI CIBO

Difficoltà alimentari transitorie e inappetenza possono verificarsi e sono da considerarsi fisiologiche, mentre sono da approfondire i controlli se durano per un po' di tempo.

Nel bambino l'inappetenza che compare all'improvviso può essere causata da infiammazioni alla bocca e alla faringe, da stipsi persistente, o ancora da un rifiuto volontario per inadeguatezza del ruolo materno.

Negli adolescenti invece un rifiuto del cibo, associato a perdita di peso, eccessiva attività fisica, vomito autoindotto, lassativi, ecc., può portare alla diagnosi di anoressia nervosa.

Il compito dell'infermiere è quello di registrare la quantità e la qualità dei cibi effettivamente assunti dal bambino.

Altre cause di inappetenza possono essere la tem

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
66 pagine
SSD Scienze mediche MED/38 Pediatria generale e specialistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher wallacekr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Medicina materno-infantile e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Catanzaro - Magna Grecia o del prof Miniero Roberto.