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COMPLICANZE DELLA CHEMIO E RADIOTERPIA.
La gestione delle manifestazioni cliniche è suddividibile in due aree:
Sintomi secondari: ritroviamo maggiormente sintomi come mucosite, nausea,
vomito, fatigue, stipsi, diarrea, alopecia ecc
Sintomi in fase avanzata: compaioni più tardi e sono sintomi che può
presentare un malato di cancro in fase avanzata e sono dolore, anoressia,
alterazione del gusto e della mucosa orale, infezioni, secchezza delle fauci,
nausea, vomito, stipsi e/o diarrea, dispnea, decubiti
Bisogna verificare e misurare l’assistenza!
Anoressia: si intende la mancanza di appetito, dovuta ad una ridotta o assente
sensazione di fame. Tale sintomo è tanto più frequente e più grave quando più
la malattia è in uno stadio avanzato e l’equilibrio metabolico è alterato. L’obtv in
qesta fase non è quello di fornire una nutrizione ottimale, ma quello di ridare il
piacere di mangiare al pz che presenta una cecità gustativa. Una delle cause di
inappetenza nei malat di cancro è alterazione o mancanza sapore.
La chemioterapia può contribuire alla malnutrizione attraverso meccanismi diretti e
indiretti, includono l’anoressia, nausea, vomito, mucosite, danni organici (tossicità) e
l’avversione condizionata ad alcuni cibi. Il grado di compromissione dipende dal tipo di
farmaco, dal dosaggio e dal grado di suscettibilità individuale.
I farmaci chemioterapici agiscono sulle cellule normali così come sui tessuti maligni ed
hanno un maggior effetto sulle cellule a rapida proliferazione, come quelle dell’epitelio
del tratto alimentare. Grado di compromissione alimentare varia da pz a pz, bisogna
stilare il PAI.
Mucosite: forma principale di tossicità gastrointestinale (gastrotossicità), può
essere nettamente aumentata dalla temporanea terapia radiante. Può
interessare qualsiasi parte del tratto alimentare e portare ad ulcerazioni,
sanguinamenti e malassorbimento; la riepitelizzazione della mucosa del tratto
intestinale è rapida, cosicchè la mucosite derivata dalla chemio è di breve
durata. Nausea e vomito accompanano normalmente la somministrazione di
molti farmaci antitumorali e possono essere presenti anche prima dell’inizio
della terapia.
Cecità gustativa: si quando vi sono alterate sensazioni dell’amaro e dell’acido.
Meno coinvolti sono il gusto del salato e del dolce ma non è detto che ce
l'abbiano. Nella maggior parte dei pz il senso del gusto si ripristina
gradualmente nel corso dei mesi. Recupero graduale entro 4 mesi dalla fine
della terapia ma può durare fino ad un anno.
Le consegenze clinche sono:
1. aumento morbilità e mortalità
23 2. aumentata suscettibilita alle infezioni
3. ritardata guarigione delle ferite a
4. umento durata della degenza e dei costi ospedalieri.
malnutrizione cachessia
In caso di e quindi di ci possiamo avvalere della nutrizione
parenterale e della enterale.
La enterale con sng e stomia. Si usa quando il pz mangia ma
non è troppo adeguata. intestinale adeguata.
funzione Se la nutrizione è insufficiente
occore la npt con catetere periferico o cvc. funzione intestinale insufficiente.
Importante sapere l'osmolarita perchè se superiore a 800mOsm serve il cvc sennò uso
il periferico. L'infermiere valuta l'anoressia o lo stato di malnutrizione misurandolo
come misuro i pv. La scala usata, è la scala numerica che va da 0 a 10 a seconda
dell'appetito. Va effettuata al momento della diagnosi e va ripetuta in modo
sistematico e con periodicità a seconda della necessità. Esiste
anche un consuelling sulla nutrizione, questo deve fornire al pz un adeguato e
sistemico supporto tecnico sulla quantità e la qualità di alimenti naturali da consumare
nella giornata e un follow up nutrizionale in grado di influenzare in maniera importante
la prognosi e migliorare la qualità della vita dei pazienti sottoposti a radioterapia per
neoplasie del grosso intestino.
Durante lo screening nutrizionale devono essere valutate le priorità dell’intervento
ovvero quali benefici può portare l'intervento nutrizionale al malato. Quali
miglioramenti nella gestione dell'alimentazione possono apportare il malato e i
familiari con la loro diretta collaborazione. Se vi è la necessità
si può fare riferimento alla figura della dietista e al nutrizionista.
a. Dietista: prerara il piano per controllare la qualità del cibo
e come viene percepito dal pz, anchè aspetto
quantitativo; se pz è soddisfatto o no, se sono seguite le
norme igieniche all’interno della SOD
b. Nutrizionista: in base alla situazione clinica del pz
stabilisce la quantità di amminoacidi, carboidrati,
proteine ecc che deve assumere il pz tutto per
ottimizzare l’apporto di nutrienti.
Modello nutrizionale- metabolico con il quale il pz puo riferire nausea vomito diarrea
stitichezza, macanza di appetito, recente perdita di peso.. ecc.
Mentre ci serviamo della logopedista per capire il livello di disfagia.
Anamnesi
Esame obbiettivo: apparato muscolo scheletrico si possono osservare ipotrofia
muscolare generalizzata, astenia da edemi declivi. Apparato tegumentario a livello
della cute vi puo essere presenza di dermatite squamosa alle gambe e piedi
accompagnata da vene dilatate petecchie.
Sistema nervoso: il pz si puo presentare anche soportoso, parestesie, debolezza degli
arti inferiori, paralisi facciali e confusione mentale. Considerazioni che noi dobbiamo
andare a fare. Apparato digerente e ghiandolare. Edemi, stomatiti con aumento
volume parotidi e tiroide.
Apparato digerente e ghiandolare quindi labbra, lingua, parotidi, tiroide ecc..
24
Apparato oculare.
Apparato tegumentario quindi cute, capelli, unghie.
Infermiere case managere: significa che deve avere una serie di professionalità.
Capace di facilitare il coordinamento dell’assistenza mantendo una stretta
collaborazione con tutti i sanitari coinvolti.
Candidosi: soprattutto gli anziani hanno la patina scura non chiara. Se parliamo
di quella vaginale abbiamo patine piu chiare con perdita di liquido bianco. A
livello orale soprattuto negli anziani è scura. Si ha sptt nei pz affetti da linfomi e
leucemia. Viene usato il dactarin gel.
GESTIONE DEGLI ACCESSI VENOSI
Accessi venosi centrali a lungo termine: gestione peculiare, dei pazienti critici e
nei quali l’approccio terapeutico è complesso. Disporre di un valido accesso venoso
facilita il processo assistenziale e curativo. Il progetto terapeutico prevede:
polichemioterapia aggressiva, prelievi ematici multipli, infusione di fluidi ed elettroliti,
Ruolo
trasfusioni di sangue, NPT, gestioni complesse.
dell’infermiere è centrale nella gestione dell’accesso venoso promuovere sicurezza,
informazione ed educazione. Obiettivi: ottenere conoscenze e comportamenti
uniformi nella gestione. linee guida come aiuto nella pratica clinica in quanto
contengono raccomandazioni più o meno importanti che permettono di migliorare il
nostro lavoro e evitare di sbagliare.
NB: classificazione raccomandazioni delle linee guida CDC
- Ia: strategia fortemente raccomandata supportata da studi
sperimentali, clinici o epidemiologici
- Ib: strategia fortemente raccomandata per l’implementazione e
supportata da studi sperimentali, clinici o epidemiologici e da un forte
razionale teorico oppure pratica correlata e diffusa benchè supportata
da evidenze scientifiche.
- Ic: pratica richiesta da norme, regolamenti o studi fed
- II: pratica suggerita
- Problema irrisolto.
25 standard:
E’ assicurato un servizio di qualità quando vengono raggiunti i seguenti
a. soddisfazione del pz,
b. collaborazione del pz per la corretta gestione dell’accesso venoso,
c. assenza di complicanze: infezioni, occlusioni, fuoriuscita accidentale del CVC,
mantenimento del sistema per tutto il tempo necessario alla cura.
[I punti di sutura sono comodi, sudore stacca il cerotto, la barba irrita per
servono
tenere in situ.]
DISPOSITIVI INTRAVASCOLARI:
CVP – MIDLINE sono dispositivi periferici nelle vene del braccio in sede
distale rispetto alle vene centrali, arrivo fino a livello ascellare.
PICC è un catetere centrale ad insersione periferica che arriva fino alla vena
cava superiore e che rimane in sede fino a 12 mesi.
CVC non tunnellizzato a breve permanenza 20-30gg, poliuretano (arrow);
media permanenza < 3 mesi silicone (picc-hohn). È un catetere a breve-
medio termine inserito per via percutanea nelle vene centrali. Maggior rischio di
colonizzazione batterica.
CVC esterno tunnellizzato (groshong a punta chiusa, hickman a punta
aperta) in silicone, a lunga permanenza (vengono impiantati in modo
sottocutaneo) > 3 mesi, a punta aperta o chiusa (valvola antireflusso, non
necessario eparinare), con uno o due lumi.
CVC totalmente impiantabili: PORT di solito vengono utilizzati nel pz
neoplastico, sono costituiti da due elementi fondamentali resevoir (o port),
impiantato totalmente sottocute, è simile ad un piccoolo disco (camera)
prodotto in materiale plastico o titanio, si può pungere fino a 3.000 volte, con un
ago che si chiama ago di Huber o Gripper. venoso a lunga
accesso
permanenza di solito impiantato in sede toracica ma esistono anche port
brachiali. Vantaggi: miglior risultato estetico, importante per pz giovani e attivi.
Preserva immagine corporea, consente nuoto e bagno, minor rischio infezione,
comoda gestione. Svantaggi: necessita di personale esperto, aumento del
rischio putura accidentale per gli operatori, presente dolore nel funzionamento e
rimozione ago, possibilità di stravaso da dislocazione del resevoir, possibili
danni cutanei cronici da puntura continua della cute e danni acuti quali
sanguinamento, flogosi. Manutenzione: inserito tramite intervento chirurgico
che serve a stabilizzare il resevoir nella tasca sottocutanea. Dopo intervento la
cute si presenterà gonfia e dolente, cosigliabile non utilizzare se non dopo una
settimana di impianto.
CVP:
a. Durata < 6 gg
b. Per farmaci con concentrazione dei nutrienti molto bassa
c. Quando non vi è indicazione di una restrizione idrica
26 d. Nel caso di integrazione di una nutrizione orale o enterale che non copra i
fabbisogni del paziente
e. Sempre che vi sia una disponibilità/tolleranza degli accessi venosi periferici.
f. Sito d’ingresso: mano e avambraccio Basilica-cefalica-dorso della mano.
Evitare le zone di flessione e la parte interna del polso per diminure il rischio di
danneggiamento dei nervi radiali ulnari e mediani