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MATEMATICA I
10 settembre 2018
TEORIA DEGLI INSIEMI
Gli insiemi sono gruppi di elementi.
Gli insiemi sono indicati con una lettera maiuscola.
Gli elementi si indicano con le lettere minuscola.
Esempio:
X = {a, b, c, d}
oppure
A = {1, 2, 3}
Possono anche esistere gruppi (insiemi) formati da elementi che verificano una determina proprietà.
B = {x : x verifica una proprietà}
Esempio:
B = {m ∈ N : m non è divisibile per 2}
(dunque B è l’insieme dei numeri dispari)
- E = appartiene
- ∉ = non appartiene
- ∃ = esiste
- ∄ = non esiste
- ∀ = per ogni
INSIEME DELLE PARTI
Dato un insieme A l’insieme di tutti i sottoinsiemi di A detto insieme delle parti di A si indica con P(A)
Esempio: A = {a, b}
P(A) = {∅, {a}, {b}, A}
B = {1, 2, 3}
P(B) = {∅, {1}, {2}, {3}, {1, 2}, {1, 3}, {2, 3}, {1, 2, 3} }
∅ = insieme vuoto – per convenzione è sempre un sotto insieme.
È un’insieme in cui una proprietà non è mai verificata.
Es. Numeri dispari divisibili per 2.
Gli insiemi che contengono un solo elemento si chiamano singoletto.
Numero di sottoinsiemi...
Se m = numero degli elementi di X, allora 2m = numero degli elementi di P(x)
Implicazione
Definizione: Siano P1 e P2 due proprietà. P1 ⟹ P2 Si dice che S verifica P1 allora S verifica anche P2.
Esempio: n > 1 n è divisibile per 2
Proprietà equivalent:
Si dice che P1 è equivalente a P2 (P1 ⇔ P2) se P1 ⟹ P2 e P2 ⟹ P1
Osservazione: Se P1 ⟹ P2 allora ¬P2 ⟹ ¬P1
Esempio: X è nato a New York X è americano
Operazioni con gli insiemi
- Unione: Si indica con U. Sia X l'insieme di partenza, siamo A e B sottoinsiemi di X (A ⊆ X, B ⊆ X)
Esempio: A = {1, 2} B = {2, 3, 4}
- Intersezione: Si indica con ∩ A ∩ B = {x ∈ ℕ: x ∈ A e x ∈ B}
Esempio: A = {1, 2} B = {2, 3, 4}
A ∩ B = {2}
Esempi:
A = {1/m, m ∈ ℕ-{0}}
sup A = 1
1 ∈ A
inf A = 0
0 ∉ A
A = {x ∈ ℝ, √2 < x < 2} = {x ∈ ℝ, √2 < x < √2
sup A = √2
√2 ∉ A
inf A = -√2
-√2 ∉ A
Proprietà
Sia A limitato superiormente.
M = sup A ⇔
- M ≥ a, ∀ a ∈ A
- ∀ ε > 0, ∃ b ∈ A / M - ε < b ≤ M
Vuol dire che M è il maggiorante più piccolo perché se togliamo un numero qualunque positivo ad M otteniamo un numero che appartiene all’insieme A.
Sia A limitato inferiormente.
m = inf A ⇔
- m ≤ a, ∀ a ∈ A
- ∀ ε > 0, ∃ b ∈ A / m ≤ b < m + ε
Vuol dire che m è il più grande dei minoranti perché aggiungendo un numero qualunque positivo ad m otteniamo un numero che appartiene all’insieme A.
b dipende da ε
I PUNTI DI UN INSIEME
Punti interni.
L'insieme dei punti interni di A si dice intorno di A e si indica con A˚
Esempio, A = {X ∈ ℝ: 0 < X < 2}
A˚ = {X ∈ ℝ: 0 < X < 2}
1, 2 mm è interno.
Punti di frontiera.
Se un punto X non è né interno né esterno ad A, si dice che X è un punto di frontiera o punto di vuoto di A.
L’insieme di tali punti si dice bordo o frontiera di A e si indica con ∂A
Esempio, A = {X ∈ ℝ: 0 < X < 2}
∂A = {0 ; 2}
FRONTIERE
Osservazione
Identifichiamo R con l'insieme { (a,0); a ∈ R }
(a,b): (a,0) + (0,b)
∀ (a,b) ∈ C
b ∉ R perché appartiene all'asse Y
Ripartiamo da (a,b) = (a,0) + (0,b)
Dobiamo dare un significato a (0,1):
(0,1) (0,1) = (-1,0) = -1
Forma Algebrica
Un numero complesso z ∈ C scritta in forma algebrica z = a + ib
dove i è il numero immaginario che verifica i² = -1
Moltiplicazione
(a+ib)(c+id) = ac + iad + ibc + (ib)(id) = (ac - bd) + i(ad + bc)
=> (ac - bd, ad + bc)
Sia z ∈ C, z = a+ib
- a si chiama parte reale di z ( = Re(z))
- b si chiama parte immaginaria di z ( = Im(z))
* ℤ = a - ib si chiama coniugato di z = a + ib
ℤ ∙ z = (a - ib)(a + ib) = a² + b²
Re(z) = (z + ℤ) / 2
Im(z) = (z - ℤ) / 2i
Definizione
f si dice periodica con periodo T > 0 se ∀ x < Df, x+T ∈ Df e f(x+T) = f(x).
Esempi.
- f(x) = Cos x
- Df = ℝ
- Cos(x + 2π) = Cos x ∀ x ∈ ℝ
- T = 2π
Definizione
f: Df → ℝ
f si dice crescente se ∀ x, y ∈ Df x < y ⇒ f(x) ≤ f(y)
f si dice decrescente se ∀ x, y ∈ Df x < y ⇒ f(x) ≥ f(y)
f si dice monotona se è sia crescente che decrescente
Definizione
Siano g: Dg → ℝ due funzioni,
La funzione composta è (g ⚬ f)(x) = g(f(x)) ∀ x ∈ Dg ⚬ f, x ∈ Df, f(x) ∈ Dg
27 Settembre 2018
Definizione
- Sia f: A → ℝ una funzione, f si dice iniettiva se ∀ y ∈ B, ∃ x ∈ A. f(x) = y ⇔ x = y
- Sia f: A → B una funzione. f si dice biettiva se f è sia iniettiva e suriettiva
- ∀ y ∈ B, ∃! x ∈ A f(x) = y
- f (ℝ): l'immagine di ℝ
- Sia f: A → B biettiva. Allora si definisce la funzione inversa f-1: B → A
- f-1(f(x)) = x ∀ x ∈ A e f(f-1(y)) = y ∀ y ∈ B
Definizione
Sia f: A → B una funzione.
f(A) = {y ∈ B: ∃ x ∈ A, f(x) = y } ⊆ B Si chiama immagine di A
- Sia C ⊆ B l'insieme f-1(C) = {x ∈ A | f(x) ∈ C} ⊆ A
- Si chiama anti - immagine (o contro immagine) di C
Quando c'è convergenza si dice che E è arbitrariamente piccolo.
Si prenda un E molto grande, posso dire che c'è un limite della funzione, ma per esistere realmente il limite tale caratteristica deve essere valida per ogni valore di E.
∃ lim am = ad (la successione positivamente divergente) se:
∀H∈R{1} ∃ am > H, ∀n > ϑ
H t positivo e arbitrariamente grande.
∃ lim am = ad (la successione negativamente divergente) se:
∀H∈R{1} ∃ am< -H, ∀n > ϑ
- Le successioni che ammettono un limite (convergente ad a o divergente ± ad) sono dette regolari.
- Le successioni che non ammettono limiti (non esiste) sono dette non regolari (Es: 1).
- Una successione può ammettere al più un unico limite.
- Una successione è se ha un limite, questo è unico.
- Una successione convergente non può ammettere limiti distinti.
UNICITÀ DEL LIMITE
Ipotesi:
am -> a, a ∈ R
Impostiamo un ragionamento per assurdo:
- am -> a, a ∈ R ∀ε∈R_+
- am -> b, b ∈ R ∀ε∈R_+
- Poniamo E = |a-b| per entrambe le definizioni.
- Stimiamo la differenza tra i limiti in valore assoluto: |a-b|
- |a-b| ≤ |a-am| + |am-b|
- Per le proprietà del valore assoluto se: |a-am| + |am-b| ≤ |a-am| + |am-b|
- quindi: |a-b| ≤ |am-a| + |am-b| ≤ E ε _{H}
Siamo giunti ad un assurdo.
Una quantità non può essere strettamente minore di se stessa.